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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

Nella clinica, la relazione eticamente preferibile fra paziente<br />

adulto e psicoterapeuta è certamente quella basata sul sistema<br />

motivazionale cooperativo. Essa, fondata sul percepire l’altro<br />

come simile a sé nell’intenzionalità e capace <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />

un obiettivo, garantisce il massimo grado reciproco <strong>di</strong> autenticità<br />

e <strong>di</strong> libertà nella comunicazione. Una buona alleanza terapeutica<br />

costituisce l’esempio più evidente <strong>di</strong> relazione terapeuta-paziente<br />

fondata sul sistema cooperativo.<br />

La ricerca empirica in psicoterapia suggerisce che l’alleanza<br />

terapeutica è il più potente fattore pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> efficacia<br />

del trattamento, in<strong>di</strong>pendentemente dalle tecniche psicoterapeutiche<br />

utilizzate (psicoanalitiche, cognitivo-comportamentali,<br />

umanistico-esistenziali, ecc.). Etica e stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> efficacia<br />

convergono dunque nell’in<strong>di</strong>care il tipo <strong>di</strong> relazione<br />

che lo psicoterapeuta dovrebbe attivamente perseguire, soprattutto<br />

quando l’emergere, nella regolazione del <strong>di</strong>alogo<br />

clinico, <strong>di</strong> sistemi motivazionali <strong>di</strong>versi da quello cooperativo<br />

(attaccamento-accu<strong>di</strong>mento, sessualità, dominanza-subor<strong>di</strong>nazione)<br />

tende a pregiu<strong>di</strong>care l’alleanza terapeutica.<br />

Il senso del consenso (informato e non)<br />

R. Piperno<br />

Consulente Progetti Salute Mentale, Opera “Don Calabria”<br />

La cura <strong>di</strong> chi soffre <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali <strong>di</strong>fficilmente può essere<br />

concettualizzata come l’azione <strong>di</strong> una persona su un’altra<br />

persona. Anche nel caso <strong>della</strong> prescrizione farmacologia,<br />

dove sembra possa esserci il massimo <strong>di</strong> uni<strong>di</strong>rezionalità – io<br />

prescrivo e tu pren<strong>di</strong> – ci si trova in un campo relazionale<br />

molto complesso che può influenzare grandemente la compliance<br />

e quin<strong>di</strong> l’efficacia <strong>della</strong> cura. Quin<strong>di</strong> la “cura” in psichiatria<br />

e in psicoterapia richiede la collaborazione e la <strong>di</strong>sponibilità<br />

da parte dei vari partecipanti. Collaborazione come<br />

consenso reciproco che va molto al <strong>di</strong> là del consenso<br />

informato. Nonostante lo spirito <strong>della</strong> legge, quest’ultimo appare<br />

una sorta <strong>di</strong> accettazione burocratizzata da parte del paziente<br />

dei rischi impliciti nel suo progetto terapeutico. Se da<br />

una parte il consenso è necessario, in<strong>di</strong>spensabile o auspicabile<br />

a seconda dei casi, dall’altra proprio in psichiatria non è<br />

sempre facile ottenerlo, tanto che, in molte situazioni, può essere<br />

considerato punto <strong>di</strong> arrivo più che <strong>di</strong> partenza. Questo<br />

sia perché il processo terapeutico non si svolge secondo protocolli<br />

e procedure che possono essere sempre ben definite,<br />

sia perché la collaborazione si svolge a livelli comunicativi e<br />

relazionali molteplici e quando sembra sia stata assicurata ad<br />

un livello può accadere che venga negata ad altri livelli. Un<br />

progetto terapeutico inizia in un incontro dove la sofferenza<br />

<strong>di</strong> un paziente è accolta dalla <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un terapeuta. Ma<br />

il connubio <strong>di</strong>sponibilità del terapeuta-sofferenza del paziente<br />

può essere soggetto a varie vicissitu<strong>di</strong>ni. Vi può essere una<br />

sofferenza soggettiva che si rapporta con un riconoscimento<br />

oggettivo da parte del curante: Io paziente riconosco – elemento<br />

soggettivo – <strong>di</strong> stare male e tu curante riconosci – elemento<br />

oggettivo – che io sto male e sei <strong>di</strong>sponibile ad aiutarmi.<br />

Vi è in questo caso un consenso reciproco <strong>di</strong> buon auspicio<br />

per il futuro <strong>della</strong> relazione terapeutica.<br />

Ma può anche esserci una sofferenza che non trova riscontro<br />

nella soggettività del paziente – ad esempio in una con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> un eccitamento maniacale – ma che può essere<br />

oggettivata dal terapeuta e dai suoi familiari: Io paziente<br />

non riconosco <strong>di</strong> stare male, con<strong>di</strong>zione che viceversa tu<br />

psichiatra o familiare evidenzi. In questi casi non c’è consenso,<br />

ma deve esserci cura. Il problema si sposta pertanto<br />

su come guadagnarsi il consenso nel corso del processo terapeutico.<br />

Ma vi può essere anche un’altra con<strong>di</strong>zione nella<br />

quale io paziente avverto soggettivamente una sofferenza<br />

che tu, familiare, me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> base, pronto soccorso, non mi<br />

riconosci. In questi casi il vissuto soggettivo non viene oggettivato<br />

e vi può essere un girovagare in cerca <strong>di</strong> consenso.<br />

La relazione si baserà su questi aspetti introducendo se possibile<br />

dei casi clinici.<br />

Analisi e deco<strong>di</strong>fica delle richieste:<br />

interventi e proposte dello psichiatra<br />

nel servizio pubblico<br />

F. Porseo<br />

DSM ASL RM-E, Centro <strong>di</strong> Salute Mentale “San Godendo”<br />

Non seleziona l’utenza né per patologie né per con<strong>di</strong>zioni<br />

socioeconomiche (facendosi carico dei pazienti e dei loro<br />

familiari); ha un accesso <strong>di</strong>retto; si lega al territorio e alla<br />

sua rete <strong>di</strong> risorse; ha al suo interno figure professionali <strong>di</strong>fferenziate;<br />

la missione è prendersi cura, anche in senso preventivo<br />

e riabilitativo <strong>della</strong> salute mentale, nella sua complessità,<br />

<strong>di</strong> una popolazione, integrandosi con le varie strutture<br />

del DSM; riflette sul suo operare attraverso una formazione<br />

permanente.<br />

Queste sono alcune delle caratteristiche <strong>di</strong> un Centro <strong>di</strong> Salute<br />

Mentale che spesso, più delle Cliniche Universitarie,<br />

degli Istituti <strong>di</strong> Ricerca, degli stu<strong>di</strong> professionali, “legano” a<br />

volte per una scelta obbligata, pazienti ed operatori attraverso<br />

storie, che possono proseguire per anni ed anni.<br />

Il buon operare, che in genere aumenta il numero delle richieste<br />

<strong>di</strong> aiuto; le risorse, spesso insufficienti quando non<br />

ad<strong>di</strong>rittura in <strong>di</strong>minuzione, tengono costantemente sospeso<br />

il fantasma <strong>della</strong> saturazione tra etica e clinica.<br />

Quali risorse aumentare?<br />

Quelle esterne (come numero <strong>di</strong> operatori) o quelle interne<br />

(legate più alla capacità dell’operatore <strong>di</strong> dare risposte adeguate<br />

e costanti, senza esaurirsi)?<br />

Queste ed altre questioni collegate, saranno trattate nella relazione.<br />

La libertà dello psichiatra<br />

A. Sbar<strong>della</strong><br />

DHP-SPDC/DSM ASL RM-E c/o ACO “San Filippo Neri”,<br />

RM<br />

A partire dalle definizioni dei termini in oggetto – libertà e<br />

psichiatra –, si è cercato <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are come la specificità <strong>della</strong><br />

nostra <strong>di</strong>sciplina specialistica, mostri già nell’etimo, delle<br />

<strong>di</strong>fferenze con altre branche <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina.<br />

Nel suffisso <strong>della</strong> nostra professione c’è insito il concetto<br />

<strong>della</strong> cura (-iatria), mentre per altri è dominante il concetto<br />

dello stu<strong>di</strong>o (-logia).<br />

Inoltre elementi <strong>di</strong> natura deontologica, morale e “naturale”,<br />

determinano <strong>di</strong>fferenze circa la possibilità o meno <strong>di</strong> un no-<br />

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