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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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In conclusione, i nostri risultati in<strong>di</strong>cano che l’esposizione<br />

durante le fasi precoci post-natali a un ambiente sociale arricchito<br />

produce <strong>di</strong>fferenze alla fase adulta che riguardano<br />

il comportamento sociale ed i livelli cerebrali <strong>di</strong> neurotrofine.<br />

Infine, poiché alterazioni delle competenze sociali e<br />

cambiamenti nel livelli <strong>di</strong> neurotrofine, in particolare una<br />

67<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

riduzione dei livelli <strong>di</strong> BDNF, sono stati associati a <strong>di</strong>verse<br />

patologie psichiatriche, inclusa la depressione, i risultati<br />

del presente stu<strong>di</strong>o corroborano l’idea che le esperienze<br />

sociali precoci possano influenzare la probabilità in in<strong>di</strong>vidui<br />

vulnerabili <strong>di</strong> sviluppare alcuni sintomi <strong>di</strong> psicopatologia.<br />

22 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S23 - Libertà e <strong>di</strong>pendenza nel rapporto<br />

psicoterapeutico<br />

La <strong>di</strong>mensione psicologica <strong>della</strong> libertà in<br />

psicoterapia<br />

I. Carta<br />

Università <strong>di</strong> Milano “Bicocca”<br />

Parlare <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione psicologica in psicoterapia richiede<br />

necessariamente, come premessa, una limitazione del valore<br />

semantico <strong>della</strong> parola libertà. Infatti questo termine è<br />

ricchissimo <strong>di</strong> significati e, sotto molteplici aspetti il tema<br />

<strong>della</strong> libertà viene trattato in filosofia, in politica, in teologia<br />

e nelle scienze umane in generale. S’impone quin<strong>di</strong> una limitazione<br />

<strong>di</strong> campo, una scelta, quando si parla <strong>di</strong> libertà in<br />

psicoterapia, ossia quando si utilizzano strumenti e risorse<br />

psicologiche per curare soggetti affetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi mentali<br />

che si riflettono sul loro agire e quin<strong>di</strong> sul loro comportamento<br />

e sulle loro scelte. Penso che una riflessione sulla <strong>di</strong>mensione<br />

psicologica <strong>della</strong> libertà in psicoterapia sia basata<br />

sulla convinzione dello psicoterapeuta che il setting psicoterapeutico<br />

sia un luogo in cui avviene in forma progressiva<br />

un processo <strong>di</strong> sviluppo delle capacità <strong>di</strong> pensare e agire liberamente.<br />

Ma il setting psicoterapeutico, qualunque sia il<br />

modello teorico a cui si ispira e da cui è informato, è strutturato<br />

da regole che ne fondano la normatività a cui sono<br />

sottoposti sia il paziente o i pazienti e il terapeuta o i terapeuti.<br />

Un aforisma latino recita: “sub lege libertas” la cui interpretazione<br />

può attribuire valore dominante alla legge per<br />

cui la libertà è subor<strong>di</strong>nata ad essa o al contrario pone la legge<br />

al servizio <strong>della</strong> libertà, attribuendo alle norme il significato<br />

<strong>di</strong> scudo, armatura protettiva, al riparo <strong>di</strong> cui la libertà<br />

può <strong>di</strong>morare e fiorire. Ritengo che sia la seconda interpretazione<br />

quella da assumere come traccia <strong>di</strong>rettiva del lavoro<br />

psicoterapico. In questa prospettiva le regole che strutturano<br />

il setting psicoterapeutico sono funzionali allo sviluppo<br />

<strong>della</strong> libertà del pensiero e dell’azione, soprattutto quando<br />

l’azione segue al pensiero. Questa consequenzialità è evidente<br />

in modo particolare nella costituzione del setting psicoterapico<br />

analitico che privilegia il pensare rispetto all’agire<br />

all’interno <strong>di</strong> una cornice normativa che penalizza, in un<br />

certo senso, l’azione che non sia sostenuta da un pensiero<br />

che ha maturato nella riflessione e nel silenzio le motivazioni<br />

e le scelte dell’agire. Siamo confrontati, come spesso<br />

accade, con una sorta <strong>di</strong> paradosso per cui lo sviluppo maturativo<br />

delle capacità <strong>di</strong> fare libere scelte è possibile solo<br />

MODERATORI<br />

C. Loriedo, I. Carta<br />

nel rispetto <strong>di</strong> norme che impe<strong>di</strong>scono l’espressione imme<strong>di</strong>ata<br />

<strong>di</strong> istanze pulsionali e conseguentemente riconoscono<br />

attributi che qualificano come libere quelle azioni che sono<br />

il prodotto <strong>di</strong> una elaborazione riflessiva delle complesse <strong>di</strong>namiche<br />

che si agitano nel mondo interno del paziente.<br />

Dipendenza, libertà e regolazione<br />

emozionale nella relazione terapeutica<br />

M.A. Reda, L. Canestri<br />

Università <strong>di</strong> Siena, Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e del Comportamento, Sezione <strong>di</strong> Scienze del Comportamento<br />

Che le alterazioni psichiatriche limitino o tolgano la libertà<br />

ad un in<strong>di</strong>viduo è indubbio (Reda & Reda, 2002), in quest’ottica<br />

la psicoterapia è uno dei possibili mezzi che una<br />

persona può attuare per riappropriarsi <strong>della</strong> propria libertà.<br />

Talvolta sono gli stessi operatori che limitano la libertà del<br />

paziente nel caso in cui, prima <strong>della</strong> psicoterapia, sia stata<br />

posta una <strong>di</strong>agnosi ed una terapia farmacologia da un altro<br />

operatore; la comunicazione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>agnosi può costringere<br />

una persona a pensare a sé come ad un in<strong>di</strong>viduo insano,<br />

malato, non libero <strong>di</strong> vivere ed agire i propri vissuti emotivi.<br />

Tale comunicazione comporta inoltre delle implicazioni<br />

sulla libertà <strong>di</strong> azione del terapeuta che si trova costretto a<br />

lavorare su significati che non sono propri del paziente ma<br />

appartengono alla cultura e alla formazione dell’operatore<br />

che ha posto la <strong>di</strong>agnosi e prescritto una terapia, fornendo<br />

un significato patologico ai vissuti emozionali propri del paziente<br />

ed impedendogli <strong>di</strong> autoriferirsi le perturbazioni affettive<br />

proprie <strong>di</strong> una situazione <strong>di</strong> scompenso emotivo.<br />

Ogni in<strong>di</strong>viduo è particolarmente sensibile e vulnerabile ai<br />

segnali emessi da un conspecifico, siano essi richieste <strong>di</strong> aiuto-protezione<br />

(modelli operativi <strong>di</strong> attaccamento), oppure stimoli<br />

recepiti da un altro in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong>sposto a fornire aiuto<br />

(modelli operativi <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento) 1 , nella relazione terapeutica<br />

il sistema comportamentale <strong>di</strong> attaccamento del paziente<br />

viene agito in accoppiamento strutturale con un sistema comportamentale<br />

<strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento operato dal terapeuta.<br />

Per il paziente la <strong>di</strong>pendenza dal terapeuta o dalla terapia, si<br />

determina attraverso <strong>di</strong>namiche relazionali caratterizzate dal

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