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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

Conclusions: neuronal development in the adult hippocampus<br />

is tightly regulated by <strong>di</strong>fferent types of activity. As far<br />

as the hippocampus is concerned, <strong>di</strong>sorders such as major<br />

depression might reflect a long-term failure of cellular plasticity.<br />

Besides other mechanisms of action, psychotropic<br />

drugs inclu<strong>di</strong>ng antidepressants might modulate cellular<br />

plasticity. At the same time, adult hippocampal neurogenesis<br />

might contribute to the basis for the clinical observation<br />

that activity is “good for the brain”.<br />

Ruolo <strong>della</strong> Neurogenesi nella riabilitazione<br />

delle cerebrolesioni acquisite<br />

A. Martinuzzi, F. Nifosi, P. Amistà, M. Scanarini, G. Perini<br />

IRCCS “E. Medea” Polo Regionale <strong>di</strong> Conegliano, Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Introduzione: il riconoscimento che in alcune aree dell’encefalo<br />

adulto è attiva in modo costitutivo una rigenerazione<br />

neuronale, e che la neurogenesi può essere attivata<br />

in altre, apre prospettive del tutto nuove sia nella comprensione<br />

<strong>della</strong> patogenesi del danno cerebrale in patologie<br />

alquanto eterogenee quali la depressione, la sindrome<br />

<strong>di</strong> Cushing, il trauma cranico, sia nell’ambito delle possibilità<br />

riabilitative. Accanto all’approccio sostitutivo potrebbe<br />

delinearsi infatti una del tutto nuova potenziale strategia<br />

restituiva.<br />

La <strong>di</strong>mostrazione che tali con<strong>di</strong>zioni si associano a mo<strong>di</strong>fiche<br />

strutturali verosimilmente secondarie ad una modulazione<br />

<strong>della</strong> neurogenesi è prerequisito essenziale per<br />

proporre un domani trials terapeutici aventi l’obiettivo <strong>di</strong><br />

percorrere l’opzione riabilitativa restituiva potenziando la<br />

neurogenesi. Analogamente la conferma <strong>della</strong> modulazione<br />

positiva <strong>della</strong> neurogenesi costitutiva e non da parte <strong>di</strong><br />

agenti farmacologici potrebbe condurre all’ingresso <strong>di</strong> tale<br />

armamentario terapeutico nei progetti riabilitativi <strong>di</strong><br />

soggetti con TC.<br />

Metodologia: 20 soggetti con <strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> trauma cranico<br />

(TC) moderato non interessante <strong>di</strong>rettamente le strutture ippocampali<br />

vengono reclutati in un protocollo <strong>di</strong> ricerca che<br />

mira a verificare:<br />

a) la presenza <strong>di</strong> variazioni volumetriche dell’ippocampo a<br />

me<strong>di</strong>o lungo termine dopo TC;<br />

b) la correlazione <strong>di</strong> eventuali variazioni volumetriche con<br />

parametri funzionali cognitivi;<br />

c) la correlazione tra i precedenti parametri e variabili biochimiche<br />

umorali (BDNF, Cortisolo, ACTH, ormoni tiroidei).<br />

Il protocollo prevede entro il primo mese dopo TC:<br />

1) una RMN con volumetria ippocampale utilizzando un<br />

software de<strong>di</strong>cato (DCMSuite);<br />

2) valutazione neuropsicologica;<br />

3) misurazione <strong>di</strong> livelli ematici dei metabolici <strong>di</strong> interesse.<br />

Le stesse analisi verranno ripetute dopo 12 mesi.<br />

Risultati e Conclusioni: i soggetti sono in reclutamento e<br />

sono acquisite le valutazioni basali. Verranno presentati i<br />

dati relativi ai primi pazienti reclutati, e verranno <strong>di</strong>scusse le<br />

implicazioni operative in termini <strong>di</strong> opzioni e in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong><br />

trattamento.<br />

I sintomi non cognitivi nell’anziano: dati<br />

preliminari sui correlati psicopatologica<br />

e morfofunzionali <strong>di</strong> pazienti con<br />

deca<strong>di</strong>mento cognitivo lieve-moderato<br />

A. Palma 1 , L.C Bergamo 2 , A. Morra 3 , A. Guglielmo 3 ,<br />

L. Barachino 3 , G.L. Alati 3 , P. Pancheri 1<br />

1 III Clinica Psichiatrica, Servizio Speciale <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Psicosomatica<br />

e Psicofarmacologia Clinica, Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”; 2 Responsabile U.O. Semplice <strong>di</strong> Coor<strong>di</strong>namento<br />

tra Neurologia e <strong>Psichiatria</strong> DSM Padova Anestesia<br />

Rianimazione; 3 Diagnostica per Immagini <strong>di</strong> Euganea<br />

Me<strong>di</strong>ca Padova<br />

Introduzione: attualmente anche se le basi neuroanatomiche<br />

e i meccanismi funzionali sottostanti ai <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici sono ancora da chiarire, i risultati delle ricerche<br />

centrate sull’indagine morfofunzionale rispetto ad<br />

uno screening neuropsichiatrico dei pazienti con deca<strong>di</strong>mento<br />

cognitivo secondario a demenza degenerativa primaria<br />

lieve-moderata, hanno portato ad interpretare almeno<br />

una parte dei <strong>di</strong>sturbi psichici e comportamentali <strong>della</strong><br />

demenza, non semplicemente come reattivi alla malattia o<br />

secondari al deterioramento cognitivo, ma come espressione<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>sfunzione <strong>di</strong> specifiche aree associative cerebrali.<br />

Le <strong>di</strong>sfunzioni metaboliche <strong>di</strong> alcune aree cerebrali interessate<br />

dal processo degenerativo trovano infatti significative<br />

correlazioni con i segni e i sintomi in<strong>di</strong>cativi <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>sturbo affettivo-emozionale in una fase clinica che spesso<br />

precede un’evidente deficit <strong>della</strong> performance cognitiva<br />

1 .<br />

Un’interessante documentazione scientifica è <strong>di</strong>sponibile<br />

infatti su come l’apatia e l’agitazione siano tra i sintomi<br />

psichiatrici che emergono con maggiore frequenza in soggetti<br />

con demenza soprattutto tipo Alzheimer (rispettivamente<br />

72 e 60%), seguiti dall’ansia (45%), dalla irritabilità<br />

(42%), dalla depressione (38%), dalla <strong>di</strong>sinibizione<br />

(36%), dai deliri (22%) e dalle allucinazioni (10%) 2 .<br />

Le ricerche finora condotte non sempre hanno riportato risultati<br />

tra loro omogenei.<br />

Restano da chiarire gran parte dei meccanismi neurobiologici<br />

e gli aspetti anatomofunzionali alla base dell’eterogeneità<br />

clinica psicopatologica dei processi degenerativi<br />

cerebrali nel paziente anziano.<br />

Persiste, tuttavia, una scarsa chiarezza se tra i fattori patogenetici<br />

dei sintomi non cognitivi <strong>della</strong> demenza vi sia<br />

un’eventuale alterazione dei processi <strong>di</strong> integrazione e dei<br />

circuiti associativi tra le <strong>di</strong>verse aree cerebrali piuttosto<br />

che mo<strong>di</strong>ficazioni strutturali specifiche <strong>di</strong> alcune aree cerebrali<br />

anatomicamente e biologicamente preposte alla regolazione<br />

<strong>di</strong> determinate funzioni cognitive, emotivo-affettive,<br />

del comportamento e quin<strong>di</strong> del funzionamento<br />

generale dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Obiettivi: primo obiettivo delle ricerca è valutare eventuali<br />

correlazioni tra sintomi psichiatrici positivi, negativi<br />

e comportamentali rispetto alla gravità del deficit cognitivo.<br />

Un secondo obiettivo è definire, secondo un’analisi epidemiologica<br />

statistica trasversale, gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> prevalenza<br />

e la morbilità dei sintomi non cognitivi tra i soggetti con<br />

probabile o accertato deca<strong>di</strong>mento cognitivo.<br />

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