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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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5 Guidano VF. La complessità del Sé. Torino: Bollati Boringhieri<br />

1988.<br />

6 Guidano VF. Lo sviluppo del Sé. In: Bara B, a cura <strong>di</strong>. Manuale<br />

<strong>di</strong> psicologia cognitiva. Torino: Bollati Boringhieri 1996.<br />

7 Nar<strong>di</strong> B. Processi psichici e psicopatologia nell’approccio cognitivo.<br />

Milano: Franco Angeli 2001.<br />

8 Reda MA. Sistemi cognitivi complessi e psicoterapia. Roma:<br />

Carocci 2001.<br />

9 Picar<strong>di</strong> A. First Steps in the Assessment of Cognitive-Emotional<br />

Organisation within the Framework of Guidano’s Model of the<br />

Self. Psychother Psychosom 2003;72:363-5.<br />

10 Picar<strong>di</strong> A, Mannino G, Arciero G, Gaetano P, Pilleri MF, Arduini<br />

L, et al. Costruzione e validazione del QSP, uno strumento per<br />

la valutazione dello stile <strong>di</strong> personalità secondo la teoria delle<br />

“organizzazioni <strong>di</strong> significato personale”. Rivista <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

2003;38:13-34.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle narrative personali nella<br />

psicoterapia <strong>di</strong> pazienti depressi: un<br />

progetto <strong>di</strong> ricerca nell’ottica cognitivo<br />

costruttivista<br />

S. Lenzi, B. Nar<strong>di</strong><br />

SBPC, Scuola Bolognese <strong>di</strong> Psicoterapia Cognitiva, Università<br />

<strong>di</strong> Ancona<br />

Introduzione: utilizzando la cornice teorica cognitivo costruttivista,<br />

che consente <strong>di</strong> evidenziare il particolare collegamento<br />

tra le narrazioni personali, i contesti interattivi in<br />

cui tali narrazioni vengono prodotte e i processi cognitivi, ci<br />

proponiamo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o delle modalità narrative<br />

dei pazienti depressi e dell’influenza che il <strong>di</strong>alogo terapeutico<br />

ha su <strong>di</strong> esse ai fini del cambiamento.<br />

Metodologia: verrà presentato un progetto <strong>di</strong> ricerca multicentrico<br />

che ha per oggetto i cambiamenti delle narrative<br />

personali in pazienti depressi sottoposti a terapia cognitivocostruttivista<br />

e cognitivo-post-razionalista.<br />

In particolare verranno esaminate le modalità <strong>di</strong> assessment<br />

e <strong>di</strong> elicitazione delle narrative stesse, che implicano, oltre<br />

allo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> trascritti <strong>di</strong> seduta all’inizio e alla fine <strong>della</strong> terapia,<br />

la realizzazione <strong>di</strong>:<br />

1)conversazioni guidate per la produzione <strong>di</strong> narrazioni in<br />

particolari formati interattivi al fine sondare l’attivazione<br />

selettiva dei <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> memoria;<br />

2)elaborati narrativi inerenti esperienze e vicende <strong>di</strong> vita,<br />

redatti in con<strong>di</strong>zioni standar<strong>di</strong>zzate.<br />

Verrà esposta la modalità <strong>di</strong> valutazione dei dati raccolti,<br />

che riguarda oltre all’analisi <strong>di</strong> aspetti contenutistici e formali<br />

delle narrative, il rilevamento dei processi cognitivi<br />

tramite equivalenti linguistici e delle modalità interattive<br />

tramite l’analisi dei formati interattivi conversazionali.<br />

Risultati: i risultati presentati sono preliminari. Verranno<br />

descritti i principali criteri <strong>di</strong> classificazione dei dati e verranno<br />

offerte esemplificazioni dell’analisi <strong>di</strong> singoli casi.<br />

Conclusioni: l’insieme dei dati presi in esame dall’analisi<br />

cognitivo-conversazionale consente la valutazione integrata<br />

<strong>di</strong> aspetti narrativi, conversazionali e dei processi cognitivi<br />

soggiacenti. Tale insieme <strong>di</strong> dati consente <strong>di</strong> evidenziare e<br />

valutare il processo terapeutico da una prospettiva teorica<br />

complessa, in particolare attraverso la definizione dello stile<br />

conversazionale, un costrutto che proponiamo come idoneo<br />

a valutare il cambiamento terapeutico profondo. Il progetto<br />

39<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

<strong>di</strong> ricerca descritto mira dunque ad in<strong>di</strong>viduare da un lato il<br />

grado <strong>di</strong> cambiamento strutturale o profondo ottenuto nel<br />

corso <strong>di</strong> una terapia cognitivo costruttivista, dall’altro ad in<strong>di</strong>viduare<br />

aspetti caratteristici dei singoli casi e dell’andamento<br />

delle singole terapie, potendoli collegare poi all’esito<br />

delle terapie stesse. Gli strumenti e le modalità <strong>di</strong> valutazione<br />

proposte si prestano ad essere utilizzati, oltre che per scopi<br />

<strong>di</strong> ricerca, anche in contesti <strong>di</strong>dattici e <strong>di</strong> supervisione.<br />

Possibilità e limiti <strong>della</strong> ricerca in<br />

psicoterapia nell’istituzione universitaria.<br />

G. Cavaggioni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

U.O.C. Psicoterapia, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

L’istituzione universitaria dovrebbe essere per antonomasia<br />

luogo <strong>di</strong> ricerca ed al contempo strumento favorente lo sviluppo<br />

e la realizzazione <strong>di</strong> questa. Sia per rispondere all’imperativo<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>dattica, inalienabile attività che permette il<br />

ponte col futuro, sia, in relazione allo specifico me<strong>di</strong>co, per<br />

sod<strong>di</strong>sfare la richiesta <strong>di</strong> cura del singolo e l’esigenza sociale<br />

e culturale <strong>di</strong> modalità d’intervento terapeutico sempre più<br />

efficaci ed esaustivi. La me<strong>di</strong>cina universitaria, inoltre, è costretta,<br />

vieppiù in questi ultimi anni, al confronto, per quanto<br />

necessario, con le esigenze <strong>di</strong> un’aziendalizzazione che<br />

tende, almeno fino ad ora, prioritariamente al rispetto <strong>di</strong> parametri<br />

amministrativi. Diversamente, la ricerca, in senso lato,<br />

necessita <strong>di</strong> due strumenti: denaro (e per gli investimenti<br />

attivi e per i costi passivi) e capacità <strong>di</strong> pensiero. Anche in<br />

psichiatria, le risorse tendono ad essere elargite con minori<br />

<strong>di</strong>fficoltà a quelle impostazioni che favoriscono una riabilitazione<br />

del paziente, sufficiente e rapida, piuttosto che una<br />

cura, in ambito psichiatrico, irrinunciabilmente trasformativa<br />

ed evolutiva. I modelli più squisitamente organicisti, l’approccio<br />

farmacologico in prima istanza, restano quin<strong>di</strong> quelli<br />

che più facilmente trovano spazi materiali ed economici.<br />

Questo, per quanto oramai siano dagli stessi storici promotori<br />

obbligatoriamente criticati come assolutamente non esaustivi.<br />

E la “ricerca” tende a mantenersi, com’è palese, fondamentalmente<br />

su tentativi <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione categoriali. Il<br />

danno <strong>di</strong> questa incongruenza non si limita all’incentivazione<br />

materiale <strong>di</strong> realtà parziali, ma contribuisce ad impe<strong>di</strong>re<br />

un possibile sviluppo del pensiero che, in psichiatria, ha concorso<br />

in verità a paralizzare la ricerca e collocare questa<br />

branca lontanissima dall’iperbole scientifica. È possibile invece<br />

ritenere che tali modelli siano validamente inerenti un<br />

ambito neurologico, mentre la psichiatria non possa essere<br />

altro se non psicoterapia. Ma allora, quale psicoterapia può<br />

trovare un maggiore sviluppo nel contesto istituzionale universitario?<br />

Allo stato attuale, sembra sia necessario immaginare,<br />

quella che più si avvicina a risposte, appunto, più funzionali<br />

che trasformative. Diversamente, l’esperienza <strong>di</strong> clinico<br />

e <strong>di</strong> ricercatore, mi portano a ritenere che lo stu<strong>di</strong>o debba<br />

ripartire dalla rilettura <strong>di</strong> una fenomenologia antica, che<br />

sia attenta, ma nuova. Attenta, nella misura in cui possa comportare<br />

il passaggio dall’elencazione dei fenomeni osservabili<br />

all’attribuzione <strong>di</strong> un senso; e nuova, nell’utilizzo <strong>di</strong><br />

un’ottica psico<strong>di</strong>namica che trascende il manifesto e permette<br />

l’osservazione <strong>di</strong> realtà psicopatologiche altresì non percepibili,<br />

seppure significativamente gravi.

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