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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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dell’amigdala nei pazienti con DB rispetto a controlli sani.<br />

Gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> fMRI sembrano inoltre mettere in evidenza <strong>di</strong>minuzioni<br />

nell’attivazione <strong>della</strong> DLPC e aumento dell’attivazione<br />

dell’amigdala durante l’esecuzione <strong>di</strong> task <strong>di</strong> attivazione<br />

emozionale. Inoltre, l’esecuzione <strong>di</strong> test per le funzioni<br />

esecutive ha premesso <strong>di</strong> mettere in evidenza una iperreattività<br />

delle aree prefronto-limbiche.<br />

Conclusioni: gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> MRI hanno permesso <strong>di</strong> fare notevoli<br />

progressi nella comprensione dei meccanismi patofisiologici<br />

sottesi al DB anche se ulteriori stu<strong>di</strong> sono necessari.<br />

Interessante potrebbe essere la valutazione <strong>della</strong> Working<br />

Memory in questi pazienti. Un ulteriore affascinante campo<br />

<strong>di</strong> indagine futura potrebbe riguardare la valutazione con<br />

tecniche fMRI dei parenti <strong>di</strong> pazienti affetti da DB.<br />

349. L’obesità come possibile Disturbo<br />

<strong>della</strong> Condotta alimentare<br />

G. Capano, I. Soreca, C. Ciuoli * , E. Cigna, A. Di Muro,<br />

A. Goracci, F. Pacini * , P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, * Dipartimento<br />

<strong>di</strong> Endocrinologia, Università <strong>di</strong> Siena<br />

Introduzione: l’obesità non è ufficialmente considerato un<br />

Disturbo <strong>della</strong> condotta alimentare, ma con<strong>di</strong>vide con essi<br />

molti elementi <strong>di</strong> comunanza psicopatologica.<br />

Scopo: abbiamo cercato, attraverso la valutazione delle <strong>di</strong>mensioni<br />

psicopatologiche patognomoniche dei DCA <strong>di</strong><br />

comprendere se e quale posto l’obesità possa avere nell’ambito<br />

dei DCA.<br />

Metodologia: il campione clinico, reclutato tra i pazienti afferenti<br />

all’ambulatorio multi<strong>di</strong>sciplinare per l’obesità e i <strong>di</strong>sturbi<br />

<strong>della</strong> condotta alimentare dell’Università <strong>di</strong> Siena, e<br />

quello <strong>di</strong> controllo, vengono valutati tramite il Body mass<br />

index e l’Eating Disorder Inventory 2, corredato da un profilo<br />

<strong>di</strong> confronto <strong>di</strong> pazienti con DCA (pazienti anoressiche<br />

e bulimiche).<br />

Risultati e conclusioni: importanti analogie e correlazioni tra<br />

i gruppi sono risultate tra: il gruppo degli obesi e i controlli rispetto<br />

ai gruppi normativi <strong>di</strong> riferimento dei pazienti con<br />

DCA circa l’insod<strong>di</strong>sfazione corporea (maggiore nel secondo<br />

gruppo); l’impulso alla magrezza, che vede il gruppo dei controlli<br />

interme<strong>di</strong>o tra i punteggi più bassi, riportati tra i gruppi<br />

degli obesi e quello dei pazienti con DCA, che hanno riportato<br />

punteggi più alti, variegati nei sottotipi delle anoressiche<br />

restricter, <strong>di</strong> quelle con condotte <strong>di</strong> eliminazione, e le bulimiche.<br />

Differenze tra i due gruppi clinici sono risultati circa la<br />

mancanza <strong>di</strong> insight per la forma del proprio corpo e le <strong>di</strong>mensioni<br />

corporee, un basso impulso alla magrezza, contropolare<br />

a quello che si osserva nel gruppo <strong>di</strong> riferimento dei<br />

soggetti con DCA e da una bassa consapevolezza enterocettiva<br />

identica a quelle delle anoressiche restricter. Questi risultati<br />

suggeriscono la possibilità <strong>di</strong> considerare l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

sottotipo <strong>di</strong> obesità contropolare all’anoressia.<br />

Bibliografia<br />

Bruch H. Eating Disorders. Obesity, Anorexia nervosa and the person<br />

within. New York: Basic books 1973.<br />

Wadden TA, Stunkard AJ. Psychopathology and obesity. Ann NY<br />

Acad Sci 1985;499:55-65.<br />

379<br />

POSTER<br />

350. L’attività mentale influisce sullo stato<br />

cognitivo dell’anziano<br />

S. Caprini * , A.R. Atti * , M. Morri * , M. Ukaj * , B. Ferrari * ,<br />

E. Dalmonte ** , D. De Ronchi *<br />

* ** Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Bologna; Unità <strong>di</strong><br />

Geriatria, ASL <strong>di</strong> Ravenna<br />

Introduzione/scopo: valutare se il grado <strong>di</strong> attività mentale<br />

(AM) in età adulta e avanzata può influire sullo stato cognitivo<br />

dell’anziano.<br />

Metodologia: sud<strong>di</strong>videndo la popolazione anziana <strong>di</strong><br />

Faenza 1 in tre classi in base al tipo <strong>di</strong> occupazione svolta e<br />

agli anni intercorsi tra il momento dell’intervista e quello<br />

del pensionamento (quali in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> AM), si confronta il<br />

punteggio riportato al Mini Mental State Examination (MM-<br />

SE) da ciascuna classe. Me<strong>di</strong>ante regressione logistica si<br />

calcolano Odds Ratio (OR) e 95% Intervallo <strong>di</strong> Confidenza<br />

(IC) per demenza (DSMIII-R) in relazione a AM, aggiustato<br />

per sesso ed età.<br />

Risultati: i punteggi me<strong>di</strong> all’MMSE nelle 3 classi <strong>di</strong> AM<br />

variano in relazione allo stato cognitivo mostrando un andamento<br />

interessante nella popolazione totale e nei non dementi;<br />

inoltre avere un AM più elevato si associa ad un OR<br />

per demenza inferiore:<br />

AM MMSE<br />

Tutti (7902)<br />

Me<strong>di</strong>a (DS) MMSE<br />

Dementi (513)<br />

non dementi (7389)<br />

Me<strong>di</strong>a (DS) MMSE<br />

Me<strong>di</strong>a (DS)<br />

OR (95% IC)<br />

Demenza<br />

basso 26,45 (5,26) 13,07 (13,11)<br />

28,20 (1,96) 1<br />

me<strong>di</strong>o 28,34 (3,18) 13,1 (7,10)<br />

28,87 (1,32) 0,34 (0,28-0,40)<br />

elevato 29,15 (2,65) 12,30 (9,09)<br />

29,47 (0,81) 0,29 (0,20-0,41)<br />

Discussione: AM potrebbe influire sulla capacità del cervello<br />

<strong>di</strong> creare nuove connessioni sinaptiche e sulla sua plasticità<br />

che non viene meno in età avanzata, permettendo<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> compensare agli attacchi del tempo.<br />

Conclusione: AM elevato esercita un ruolo protettivo nei<br />

confronti del deterioramento cognitivo e <strong>della</strong> demenza.<br />

Bibliografia<br />

1 De Ronchi D, et al. Dement Geriatr Cogn Disord 2005.

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