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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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MA, HAMD, PAAAS, SCRAS, MSPS, SF36 Health Survey)<br />

sia all’ingresso che a tempi regolari (3, 6, 12 mesi) con<br />

follow up sino a 3 anni. Le strategie <strong>di</strong> coping sono state indagate<br />

con la scala Cope (Carver C.S., 1989) al momento<br />

<strong>della</strong> presa in carico e al termine dell’intervento cognitivo<br />

comportamentale (tre mesi) e successivamente a 1 anno.<br />

L’analisi dei risultati ottenuti è condotta correlando le strategie<br />

attuate al momento <strong>della</strong> presa in carico alle variabili<br />

cliniche, quali la presenza <strong>di</strong> agorafobia, i punteggi <strong>della</strong><br />

MSPS, ed infine all’esito a tre mesi.<br />

Risultati: dai dati preliminari si può osservare che i pazienti<br />

entrati in trattamento adottano maggiormente strategie cosiddette<br />

“negative” quali il <strong>di</strong>simpegno comportamentale, la<br />

focalizzazione ed espressione delle emozioni e che proprio<br />

queste sono le strategie che si mo<strong>di</strong>ficano al termine dei primi<br />

tre mesi <strong>di</strong> trattamento, unitamente al cambiamento dell’utilizzo<br />

del supporto sociale e strumentale.<br />

Conclusioni: in accordo con quanto riportato in letteratura<br />

(Hino, Yamanouchi 2002), possiamo ritenere che questi primi<br />

risultati siano riconducibili prevalentemente alle tecniche<br />

<strong>di</strong> gestione dell’ansia e d’esposizione graduale utilizzate<br />

nell’intervento cognitivo comportamentale, più che all’effetto<br />

farmacologico, che sicuramente sostiene il paziente<br />

e riduce la frequenza delle crisi, ma poco incide sul vissuto<br />

soggettivo e sulle modalità <strong>di</strong> coping. Le tecniche cognitivo<br />

comportamentali che il paziente sperimenta, dapprima<br />

in un contesto gruppale e protetto e successivamente da<br />

solo, gli consentono l’appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> nuove strategie<br />

adattive, mettendolo quin<strong>di</strong> in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> affrontare già<br />

dopo i primi 3 mesi <strong>di</strong> trattamento le con<strong>di</strong>zioni temute ed<br />

evitate.<br />

319. Alcolismo e comorbilità psichiatrica:<br />

una presa in carico complessa<br />

POSTER<br />

C. Viganò, F. Castiglioni, A. Danese, G. Ba<br />

Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Interna,<br />

Università <strong>di</strong> Milano, Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore<br />

Policlinico, Mangiagalli, Regina Elena, Milano<br />

Secondo gli stu<strong>di</strong> del National Comorbility Survey (NCS)<br />

circa il 42% dei pazienti con un <strong>di</strong>sturbo da uso <strong>di</strong> alcol<br />

presenta anche comorbilità per un altro <strong>di</strong>sturbo mentale<br />

(Kessler 2004).<br />

I <strong>di</strong>sturbi possono variare da quadri indotti dalla sostanza<br />

stessa a complesse sindromi psicopatologiche in<strong>di</strong>pendenti<br />

dall’alcolismo ma che ne complicano il quadro clinico,<br />

il riconoscimento e il trattamento.<br />

Questa tipologia <strong>di</strong> pazienti alcolisti è comunemente definita<br />

con comorbilità psichiatrica o in doppia <strong>di</strong>agnosi. Si<br />

tratta <strong>di</strong> pazienti per i quali risulta più <strong>di</strong>fficoltosa la presa<br />

in carico da parte dei servizi, siano essi <strong>di</strong> alcologia (NOA<br />

o SerD) o psichiatrici (CPS o DSM), che assumono un atteggiamento<br />

conflittuale ed ambivalente verso il trattamento<br />

e con tempi <strong>di</strong> risposta che possono essere più lunghi.<br />

Ma la presa in carico è solo il primo gra<strong>di</strong>no, cui segue<br />

l’importanza per questi pazienti <strong>di</strong> proseguire il programma<br />

per un tempo utile affinché il risultato si stabilizzi<br />

(me<strong>di</strong>amente due anni).<br />

Dal 1994 presso l’Ambulatorio <strong>di</strong> Alcologia <strong>della</strong> Unità<br />

Operativa <strong>di</strong> Riabilitazione Psichiatrica e Psicoterapia af-<br />

ferente al DSM dell’Ospedale Maggiore si programmano<br />

trattamenti terapeutico-riabilitativi per pazienti con alcol<strong>di</strong>pendenza<br />

inviati per lo più dai reparti dell’Ospedale<br />

Maggiore stesso o dal pronto soccorso. Negli anni si è andata<br />

selezionando un’utenza con maggior presenza <strong>di</strong> comorbilità<br />

psichiatrica.<br />

Presso tale servizio si attuano sia programmi terapeutici<br />

in<strong>di</strong>viduali in regime ambulatoriale, in collaborazione con<br />

il servizio per le Patologie Alcol Correlate <strong>della</strong> Me<strong>di</strong>cina<br />

Interna, che programmi riabilitativi in Day Hospital.<br />

Obiettivo finale <strong>di</strong> tale trattamento, che si rifà ad un approccio<br />

metodologico integrato, è il recupero ed il miglioramento<br />

del funzionamento globale del paziente in termini psicofisici<br />

e relazionali, recupero che passa inevitabilmente dal<br />

raggiungimento e mantenimento dell’astinenza dall’alcol, e<br />

quin<strong>di</strong> da un iniziale lavoro motivazionale.<br />

Obiettivi: obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è verificare la prevalenza<br />

<strong>della</strong> comorbilità nel campione in esame e l’influenza che<br />

la stessa ha sulla presa in carico e sull’adesione al trattamento.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: il campione in esame è composto dai<br />

pazienti afferiti al Servizio <strong>di</strong> Alcologia <strong>della</strong> U.O.S. <strong>di</strong> Riabilitazione<br />

Psichiatrica e Psicoterapia dal 1994 al 2003.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o è effettuato sul materiale clinico raccolto nel corso<br />

del decennio, ed in particolare sui 164 pazienti <strong>di</strong> cui si<br />

<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> dati completi.<br />

1. La prima parte dello stu<strong>di</strong>o è de<strong>di</strong>cata alla valutazione<br />

<strong>della</strong> prevalenza nel campione complessivo <strong>della</strong> comorbilità<br />

psichiatrica e delle possibili correlazioni <strong>della</strong> stessa<br />

con le altre variabili indagate: sociodemografiche e cliniche<br />

(alcologiche e psicopatologiche)<br />

2. La seconda fase prende in considerazione solo i pazienti<br />

che, completata la fase <strong>di</strong>agnostica, vengono presi in carico<br />

e aderiscono al trattamento proposto. Anche in questo<br />

caso sono analizzate le variabili sociodemografiche e<br />

cliniche del campione con particolare attenzione all’influenza<br />

che la comorbilità esercita sull’adesione.<br />

Conclusioni: i risultati del nostro stu<strong>di</strong>o ci permettono <strong>di</strong><br />

formulare alcune preliminari osservazioni:<br />

1. nel campione generale dei pazienti afferiti al servizio la<br />

comorbilità psichiatrica è presente nella proporzione del<br />

70% (una <strong>di</strong>agnosi sull’asse I del DSM IV è presente nel<br />

55% del totale dei pazienti, con maggiore presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

dell’umore; sull’asse II nel 33%, con maggiore prevalenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>pendente/evitante<br />

e borderline; ed una <strong>di</strong>agnosi sia sull’asse I che sull’asse<br />

II è presente nel 18% del campione);<br />

2. la presa in carico riguarda il 65% dei pazienti e, in accordo<br />

con quanto segnalato dalla letteratura, appare influenzata<br />

dal genere (il numero <strong>di</strong> donne prese in carico risulta significativamente<br />

maggiore <strong>di</strong> quello degli uomini) e dalla<br />

partecipazione ai gruppi <strong>di</strong> autoaiuto<br />

Bibliografia<br />

Kessler RC. The epidemiology of dual <strong>di</strong>agnosis. Biolog Psych<br />

2004;56:730-7.<br />

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