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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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polazione. Abbiamo perciò analizzato i dati sulla mortalità a<br />

Milano nei 15 anni dal 1990 al 2004: tali dati, pubblicati<br />

dall’ASL Città <strong>di</strong> Milano, sono sud<strong>di</strong>visi in base, tra gli altri,<br />

ad alcuni in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> salute ambientale, fra i quali red<strong>di</strong>to,<br />

l’andamento nel tempo e la <strong>di</strong>stribuzione tra sottogruppi.<br />

Inoltre sono state, ovviamente, prese in considerazione<br />

le “cause <strong>di</strong> morte” risultanti dai certificati ISTAT.<br />

Abbiamo confrontato l’andamento dei ricoveri ospedalieri e<br />

dei tassi <strong>di</strong> mortalità dei pazienti psichiatrici rispetto alla popolazione<br />

generale <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Milano ed ai tassi per abuso<br />

<strong>di</strong> sostanze e suici<strong>di</strong>o.<br />

Abbiamo inoltre analizzato l’andamento per le patologie citate<br />

al confronto con la popolazione generale degli in<strong>di</strong>catori<br />

<strong>di</strong> “salute ambientale” menzionati.<br />

Infine abbiamo posto a confronto le curve <strong>della</strong> mortalità<br />

nel quin<strong>di</strong>cennio tra le patologie <strong>di</strong> cui sopra e quelle delle<br />

principali patologie organiche valutandone analogie e <strong>di</strong>fferenze.<br />

Bibliografia<br />

Russo A. Ricoveri e mortalità a Milano. Atlante 2005. Luigi Bisanti<br />

E<strong>di</strong>tore Za<strong>di</strong>g<br />

Federico P, Tasco C, Zocchetti C, a cura <strong>di</strong>. Atlante dei ricoveri in<br />

Lombar<strong>di</strong>a 1998-1999. Milano: Regione Lombar<strong>di</strong>a, Direzione<br />

Generale Sanità, Osservatorio Epidemiologico e Sistemi <strong>di</strong> Remunerazione.<br />

305. Ippocampo e neurogenesi: valutazione<br />

morfovolumetrica tramite Risonanza<br />

Magnetica (RM) cerebrale in pazienti affetti<br />

da Disturbo Post-Traumatico da Stress<br />

(PTSD) prima e dopo trattamento<br />

farmacologico<br />

M. Tavanti, P.M. Annese, S. Calossi, A. Lombardelli, N.<br />

Polizzotto, L. Bossini, F. Pieraccini, P. Castrogiovanni<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università<br />

<strong>di</strong> Siena<br />

Molti dati in letteratura sono concor<strong>di</strong> nell’affermare che lo<br />

stress esercita un’azione lesiva su alcune strutture cerebrali.<br />

Infatti nei soggetti affetti da PTSD è spesso presente atrofia<br />

ippocampale. Stu<strong>di</strong> preliminari fatti sugli animali hanno<br />

mostrato che la somministrazione cronica <strong>di</strong> inibitori selettivi<br />

del re-uptake <strong>della</strong> serotonina (SSRI) ha un’azione neurorigenerativa<br />

sull’ippocampo capace <strong>di</strong> contrastare gli effetti<br />

indotti dallo stress. Recentemente due stu<strong>di</strong> sembrano<br />

in<strong>di</strong>care che alcuni farmaci psicotropi (la paroxetina e la fenitoina)<br />

presentano un’azione analoga nell’uomo. Anche un<br />

nostro stu<strong>di</strong>o preliminare (su 7 pazienti affetti da PTSD)<br />

aveva rilevato un incremento del volume ippocampale dopo<br />

6 mesi <strong>di</strong> terapia psicofarmacologica. Scopo <strong>della</strong> nostra ricerca<br />

è confermare il dato preliminare in un capione allargato<br />

e valutare il parallelo miglioramento clinico. Sono stati<br />

reclutati 15 pazienti affetti da PTSD drug free (T0) rivalutati<br />

dopo 6 mesi <strong>di</strong> terapia con SSRI e anticonvulsivanti<br />

(T1) tramite: CAPS (DX), DTS e RM cerebrale per la misurazione<br />

degli ippocampi. Verranno presentati i risultati relativi<br />

all’aumento significativo dei volumi degli ippocampi<br />

al T1 e le correlazioni con il miglioramento clinico con particolare<br />

riferimento agli specifici cluster sintomatologici<br />

359<br />

POSTER<br />

<strong>della</strong> DTS. I dati del nostro stu<strong>di</strong>o mostrano che la terapia<br />

nei soggetti considerati è associata ad un incremento del volume<br />

ippocampale, questo concorda con i dati presenti nella<br />

letteratura.<br />

306. Complicanze ostetriche e sviluppo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi del comportamento alimentare:<br />

uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> confronto tra soggetti sani,<br />

soggetti affetti e le loro sorelle non affette<br />

E. Tenconi, P. Pavani, A. Favaro, P. Santonastaso<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Padova<br />

Obiettivi: anche se l’eziologia dei <strong>di</strong>sturbi alimentari resta<br />

ignota, recenti stu<strong>di</strong> (Cnattingius et al., 1999; Lindberg &<br />

Hjern, 2003) hanno evidenziato che la presenza <strong>di</strong> danni perinatali<br />

aumenta significativamente il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

tali patologie, in particolare l’anoressia nervosa (AN). Uno<br />

stu<strong>di</strong>o recente svolto dal nostro gruppo <strong>di</strong> lavoro (Favaro et<br />

al., in press) ha evidenziato che il rischio <strong>di</strong> sviluppare AN<br />

è significativamente aumentato dalla presenza <strong>di</strong> complicanze<br />

perinatali a rischio ipossico, quali <strong>di</strong>abete gravi<strong>di</strong>co,<br />

pre-eclampsia, presenza <strong>di</strong> malformazioni car<strong>di</strong>ache, iporeattività<br />

neonatale. Il numero <strong>di</strong> complicanze perinatali è<br />

correlato con un effetto dose-risposta con il rischio <strong>di</strong> sviluppare<br />

il <strong>di</strong>sturbo e con la sua età <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o (più precoce<br />

tanto più numerosi sono i danni perinatali). Nella bulimia<br />

nervosa il rischio è aumentato in presenza <strong>di</strong> iporeattività<br />

neonatale, basso peso alla nascita per età gestazionale e ridotta<br />

circonferenza cranica per età gestazionale. Il nostro<br />

stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> fare una confronto tra soggetti con <strong>di</strong>sturbo<br />

del comportamento alimentare e le loro sorelle non<br />

affette per verificare se nell’associazione tra danni perinatali<br />

e rischio <strong>di</strong> sviluppare il <strong>di</strong>sturbo siano coinvolti fattori<br />

materni, quali presenza <strong>di</strong> familiarità psichiatrica o una pre<strong>di</strong>sposizione<br />

alle complicanze in gravidanza.<br />

Metodo: tra i soggetti dello stu<strong>di</strong>o precedente (Favaro et al.,<br />

in press), 36 soggetti con <strong>di</strong>sturbo del comportamento alimentare<br />

avevano almeno una sorella non affetta nata nello<br />

stesso ospedale. Sono state recuperate le cartelle ostetriche<br />

<strong>di</strong> 42 sorelle non affette ed analizzate secondo il metodo utilizzato<br />

nel precedente stu<strong>di</strong>o (Favaro et al., in press). Il<br />

gruppo <strong>di</strong> controllo è stato selezionato recuperando dallo<br />

stu<strong>di</strong>o precedente le cartelle dei soggetti non affetti nati subito<br />

prima e subito dopo i casi considerati (n = 72 soggetti<br />

<strong>di</strong> controllo).<br />

Risultati: nei soggetti con AN è stata evidenziata una <strong>di</strong>fferenza<br />

significativa nel numero <strong>di</strong> complicanze durante il parto<br />

e nella prima fase neonatale tra soggetti affetti e sorelle sane.<br />

I soggetti con AN si <strong>di</strong>fferenziano invece dai soggetti (non<br />

sorelle) sani soprattuto per le complicanze in gravidanza e<br />

neonatali. Non ci sono <strong>di</strong>fferenze significative tra i tre gruppi<br />

per quanto riguarda peso e lunghezza alla nascita o età gestazionale.<br />

Nella BN il gruppo <strong>di</strong> soggetti è meno numeroso e<br />

quin<strong>di</strong> si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un basso potere statistico. I confronti non<br />

evidenziano comunque <strong>di</strong>fferenze statisticamente significative<br />

riguardo nessuna delle variabili considerate.<br />

Conclusioni: questo stu<strong>di</strong>o preliminare sembra escludere la<br />

presenza <strong>di</strong> un bias legato a fattori materni negli stu<strong>di</strong> che<br />

hanno riscontrato un aumento del rischio <strong>di</strong> sviluppare una<br />

AN nei soggetti con complicanze perinatali.

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