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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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Problematiche <strong>di</strong>smetaboliche nel<br />

trattamento con antipsicotici<br />

A. Bellomo, A. Lepore * , A. Borelli * , A. De Giorgi * ,<br />

M. Nar<strong>di</strong>ni **<br />

Dipartimento Misto <strong>di</strong> Salute Mentale, ASL FG3, Università<br />

<strong>di</strong> Foggia; * Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Me<strong>di</strong>che e del Lavoro,<br />

Università <strong>di</strong> Foggia; ** Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Neurologiche<br />

e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari<br />

Negli ultimi anni grande interesse ha destato la rilevazione<br />

<strong>della</strong> frequente associazione fra malattie psichiatriche e<br />

malattie metaboliche. In particolare, tra i pazienti affetti da<br />

Schizofrenia è risultata più alta l’incidenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>abete mellito<br />

<strong>di</strong> tipo 2, <strong>di</strong>slipidemia, obesità. Queste patologie sono<br />

state riscontrate sia separatamente che associate tra loro,<br />

configurando la cosiddetta sindrome X o metabolica. Le<br />

patologie metaboliche aumentano la morbilità e la mortalità<br />

per patologie car<strong>di</strong>ovascolari e, forse, neoplastiche. In<strong>di</strong>viduare<br />

i pazienti a rischio può offrire la possibilità <strong>di</strong> provvedere<br />

a programmi <strong>di</strong> prevenzione mirati a tale problema.<br />

Molti lavori sono stati prodotti negli ultimi anni. Poche<br />

esperienze sono state condotte in Italia. Tali stu<strong>di</strong> non hanno<br />

però fornito risposte conclusive a vari quesiti: associazione<br />

tra Schizofrenia e turbe metaboliche, importanza dello<br />

stile <strong>di</strong> vita, effetto iatrogeno dei trattamenti farmacologici<br />

antipsicotici, possibili link genetici fra le patologie, influenza<br />

dell’etnia.<br />

Nel corso dell’anno 2004 è stato realizzato uno stu<strong>di</strong>o osservazionale<br />

su un gruppo <strong>di</strong> 345 pazienti affetti da Schizofrenia<br />

(cod. ICD 9CM 295.0-295.9) assistiti dalle strutture<br />

ambulatoriali, ospedaliere e riabilitative del DMSM <strong>della</strong><br />

ASL Fg3 –, Università <strong>di</strong> Foggia.<br />

Sono stati rilevati dati sociodemografici (età e sesso), valutazione<br />

clinica ed anamnestica, trattamenti farmacologici,<br />

BMI, gravità <strong>di</strong> malattia (me<strong>di</strong>ante CGI), glicemia e <strong>di</strong>giuno,<br />

trigliceridemia e colesterolemia da prelievo ematico venoso<br />

periferico. È stata effettuata l’analisi statistica con test<br />

statistici: Test χ 2 , GLM procedure, Duncan’s multiple range<br />

test.<br />

Il campione è costituito da 227 maschi pari al 65,8% e da<br />

118 femmine pari al 34,2%. L’età me<strong>di</strong>a dell’intero campione<br />

è <strong>di</strong> 44,4 ± 12,86 anni; l’età dei maschi è lievemente<br />

più bassa (43,8 ± 13) rispetto a quella delle femmine<br />

(45,4 ± 12,4). 170 pazienti assumevano un farmaco antipsicotico<br />

in monoterapia. 107 assumevano un neurolettico<br />

tra<strong>di</strong>zionale in monoterapia, 41 pazienti assumevano una<br />

associazione fra farmaci antipsicotici tipici ed atipici, 8<br />

pazienti erano in trattamento con una associazione <strong>di</strong> due<br />

farmaci atipici, 12 assumevano due o più farmaci tipici in<br />

associazione, 7 pazienti non assumevano terapia farmacologia.<br />

La prevalenza <strong>di</strong> DM nel campione è del 13,62%<br />

(circa 3 volte quella <strong>della</strong> popolazione generale italiana).<br />

La prevalenza <strong>di</strong> DM aumenta con l’aumentare dell’età.<br />

L’obesità più grave sembra correlata a più elevati livelli<br />

glicemici a <strong>di</strong>giuno nei pazienti normoglicemici. L’ipertrigliceridemia<br />

appare più frequente nei maschi e nei <strong>di</strong>abetici.<br />

I singoli principi attivi non hanno mostrato <strong>di</strong>fferenze<br />

nel determinare DM o variazione dei valori glicemici a <strong>di</strong>giuno.<br />

Pur nella semplicità del suo <strong>di</strong>segno, questo stu<strong>di</strong>o ha il privilegio<br />

rivalutare i <strong>di</strong>smetabolismi in una coorte <strong>di</strong> paziente<br />

35<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

italiani tutti provenienti dalla stessa area geografica; la mancanza<br />

<strong>di</strong> correlazione tra i singoli principi attivi e <strong>di</strong>smetabolismi,<br />

suggerisce <strong>di</strong> spostare l’interesse dalla scelta del<br />

trattamento alla attivazione <strong>di</strong> programmi specifici <strong>di</strong> screening,<br />

controllo del peso e dello stile <strong>di</strong> vita. Tutti i pazienti<br />

schizofrenici sono accomunati da maggior rischio <strong>di</strong> andare<br />

incontro a Sindrome Metabolica ed a rischio <strong>di</strong> morbilità<br />

car<strong>di</strong>aca: elevare il livello d’attenzione su vari aspetti, spesso<br />

trascurati nella pratica quoti<strong>di</strong>ana, è sicuramente in<strong>di</strong>ce<br />

buona pratica clinica.<br />

La compliance nel trattamento<br />

antipsicotico a lungo termine<br />

S. La Pia<br />

DSM ASL NA/4 U.O. <strong>di</strong> Salute Mentale <strong>di</strong> Cercola<br />

L’importanza del trattamento antipsicotico nel lungo termine<br />

risiede nella considerazione che il fattore più importante<br />

nel con<strong>di</strong>zionare la reci<strong>di</strong>va dei pazienti è proprio<br />

l’interruzione precoce <strong>della</strong> terapia.<br />

Non a caso, lo stu<strong>di</strong>o CATIE (Clinical Antipsichotic Trials<br />

of Intervention) ha posto, quale misura primaria <strong>di</strong> efficacia,<br />

l’abbandono precoce del trattamento per qualsiasi causa.<br />

La compliance, intesa come un processo attivo che,<br />

dalla adesione del paziente alle prescrizioni ricevute, punta<br />

a sviluppare l’alleanza terapeutica, all’interno <strong>di</strong> un modello<br />

con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> relazione me<strong>di</strong>co-paziente (“shared decision<br />

making model”) <strong>di</strong>pende da molteplici fattori, <strong>di</strong> cui<br />

l’efficacia e la tollerabilità percepite dei trattamenti costituiscono<br />

elementi fondamentali.<br />

Inoltre, il rapporto tra l’adesione alla terapia e l’esito degli<br />

interventi va considerato secondo una traiettoria bi<strong>di</strong>rezionale<br />

in quanto, se è vero che il venir meno <strong>della</strong> regolare<br />

assunzione <strong>della</strong> terapia favorisce la reci<strong>di</strong>va psicotica, è<br />

anche plausibile che una riacutizzazione sintomatologia,<br />

favorita dalla scarsa efficacia del trattamento in atto, può<br />

allontanare il paziente dal processo <strong>di</strong> cura.<br />

In questa relazione verranno esaminati i fattori (legati al<br />

trattamento, all’ambiente e alla <strong>di</strong>ade terapeutica) che influenzano<br />

la compliance al trattamento antipsicotico nel<br />

lungo termine, sia nel senso <strong>della</strong> riduzione (eventi avversi,<br />

complessità del regime posologico, insufficiente controllo<br />

dei sintomi, abuso <strong>di</strong> sostanze ecc.), sia nel senso<br />

dell’aumento, attraverso la progressiva acquisizione <strong>di</strong> una<br />

maggiore consapevolezza <strong>di</strong> malattia ed il miglioramento<br />

<strong>della</strong> collaborazione del paziente con le figure <strong>di</strong> riferimento<br />

(me<strong>di</strong>co, ambiente familiare ecc.).<br />

Particolare risalto sarà dato alle caratteristiche del trattamento<br />

antipsicotico <strong>di</strong> nuova generazione che non solo è<br />

caratterizzato da maggiore efficacia e migliore tollerabilità,<br />

rispetto alle terapie convenzionali, ma risulta in grado<br />

<strong>di</strong> favorire il grado <strong>di</strong> partecipazione del paziente al processo<br />

terapeutico attraverso l’effetto su parametri quali le<br />

capacità cognitive, l’impatto favorevole sul ritiro sociale e<br />

sulle componenti negative del quadro psicopatologico,<br />

l’attività sui sintomi psicotici persistenti e residui, la promozione<br />

dell’ingaggio del paziente in attività riabilitative<br />

e vocazionali.

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