XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

279. Correlati neurali del riconoscimento
delle emozioni e stili di personalità
V. Rubino 1 , A. Bertolino 1,2,4 , G. Arciero 2 , V. Latorre 1 ,
M. De Candia 1 , V. Mazzola 2 , G. Blasi 1 , G. Caforio 1 ,
I. D’Errico 2 , M. Nardini 1 , T. Scarabino 3
1 Gruppo di Neuroscienze Psichiatriche, Dipartimento di
Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università di Bari;
2 Istituto di Psicologia e Psicoterapia Cognitiva Post-Razionalista
IPRA; 3 IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza”,
San Giovanni Rotondo (FG)
Un volto impaurito rappresenta uno stimolo a forte valenza
emotiva che può essere riconosciuto più o meno consapevolmente
da un individuo. A livello neurale il processamento
implicito (a minor carico cognitivo) dell’informazione
emozionale coinvolge strutture sottocorticali quali l’amigdala,
mentre il processamento esplicito (a maggior carico
cognitivo) dello stimolo recluta aree corticali inclusa la corteccia
prefrontale (PFC). Uno studio precedente di risonanza
magnetica funzionale (fMRI) ha mostrato che stili di personalità
differenti influenzano l’attività dell’amigdala durante
il processamento implicito di stimoli emotigeni. Scopo
del presente studio fMRI è valutare l’effetto della personalità
sull’attività della PFC durante il riconoscimento esplicito
di paura o rabbia in un volto. Sono stati confrontati 14
soggetti sani proni al disturbo fobico (PP) e 14 proni al disturbo
alimentare psicogeno (EDP) (nell’ottica del modello
Costruttivista). I due gruppi non differivano per alcuna caratteristica
socio-demografica nè per accuratezza della
performance. I dati di imaging hanno mostrato maggiore attività
della PFC mesiale nei PP rispetto agli EDP (Anova: p
< 0,005, K = 8). Questi risultati suggeriscono che i PP necessitano
di un maggior controllo cognitivo nel processamento
esplicito di uno stimolo emozionale fornendo nuove
possibili spiegazioni alle differenze individuali nel processamento
neurale di uno stimolo emozionale.
280. Validità ed affidabilità del Quality
of Life, Enjoyment and Satisfaction
Questionnaire, versione breve
POSTER
P. Rucci 1 , A. Rossi 7 , M. Mauri 1 , G. Maina 3 , F. Pieraccini
4 , S. Pallanti 5 , V. Camilleri 1 , M.S. Montagnani 1 , J. Endicott
6 e EQUIP II Gruppo)
1 Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia
e Biotecnologie, Università di Pisa; 2 Dipartimento di
Medicina Sperimentale, Università de L’Aquila; 3 Dipartimento
di Neuroscienze, Università di Torino; 4 Dipartimento
di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria, Università di Siena;
5 Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche,
Università di Firenze; 6 Department of Psychiatry, Columbia
University, New York; 7 Eli Lilly Italia S.p.A.
Il questionario sulla qualità della vita e soddisfazione (Q-
LES-Q) è usato sempre più frequentemente in psichiatria
perché pone un’enfasi particolare sulla prospettiva soggettiva
del paziente rispetto agli aspetti psicologici, fisici e sociali
che caratterizzano la sua vita.
Questo articolo riporta i risultati della validazione della Q-
LES-Q condotta nell’ambito di un ampio studio multicentri-
co italiano su pazienti ambulatoriali in trattamento per disturbi
d’ansia.
La diagnosi, la valutazione psicopatologica ed il livello di
gravità dei partecipanti sono stati indagati mediante la MI-
NI-International Neuropsychiatric Interview, la Symptom
Checklist (SCL-90) e la Clinical Global Impression (CGI).
L’alfa di Cronbach è stato utilizzato per determinare la consistenza
interna delle aree della Q-LES-Q, il coefficiente di
correlazione intraclasse (ICC) per valutare l’affidabilità test-retest
e il coefficiente di correlazione di Pearson per analizzare
la correlazione tra il punteggio della Q-LES-Q ed
quello di altri strumenti. I risultati indicano che la consistenza
interna e la stabilità dei punteggi della Q-LES-Q sono
eccellenti (alfa di Cronbach = 0,92 e ICC = 0,89). La validità
convergente rispetto alla WSAS ed ai costrutti psicopatologici
è moderata in valore assoluto e suggerisce che
funzionamento e qualità della vita sono concettualmente distinti.
Una peggior qualità della vita si riscontra nelle donne,
nei pazienti con comorbidità con depressione maggiore
e in condizione acuta, in linea con quanto atteso sulla base
della letteratura e dell’esperienza clinica.
In conclusione, la versione italiana della Q-LES-Q è valida
e affidabile come la versione originale inglese
281. Studio del profilo circadiano
premorboso e di stato in pazienti affetti
da disturbi depressivi di diversa gravità
clinica
D. Russo, S. Fiorentini, L. Limpido, G. Bersani, P. Pancheri
Dipartimento Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica,
Università di Roma “La Sapienza”
Introduzione: diversi dati in letteratura suggeriscono che in
pazienti affetti da disturbi depressivi è frequente osservare
modificazioni di processi biologici circadiani. Non a caso
tra i criteri diagnostici del DSM-IV sono riportati come sintomi
primari del Disturbo Depressivo Maggiore modificazioni
di funzioni e attività d’interesse cronobiologico quali
appetito e ritmo sonno-veglia.
Obiettivo: approfondire le conoscenze relative le relazioni
esistenti tra disturbi depressivi e modificazione delle funzioni
biologiche circadiane.
I risultati di un precedente lavoro suggerirebbero l’esistenza
di significative differenze nel profilo circadiano premorbosa
e di stato di pazienti depressi e individui sani. Il presente
studio si propone di approfondire tali dati valutando se a disturbi
depressivi di gravità clinica diversa corrispondano
profili cronobiologici diversi.
Materiali e metodi: è stato somministrato un questionario
in cui si chiedeva di indicare l’orario di addormentamento,
di risveglio, di maggiore appetito, di maggiore energia fisica
e di maggiore concentrazione a 81 pazienti con un Disturbo
Depressivo, di cui 43 con un quadro moderato/grave
e 38 con un quadro lieve. I dati ottenuti dai due campioni
(moderati/gravi e lievi) sono stati confrontati attraverso l’analisi
statistica “T di Student”.
Risultati: nell’età adolescenziale esiste una differenza tendenziale
nell’orario di risveglio (p = 0,18) (nei pazienti di
grado moderato/grave è anticipato di 31’ rispetto a quelli di
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