XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

creased prefrontal N-acetyl-aspartate on magnetic resonance
spectroscopy. The limbic structures, proposed as biological
substrate of AS, are also crucial in sensorimotor gating, a
process by which excess or non-relevant stimuli are suppressed
or “gated” to allow selective processing of relevant stimuli.
The suppression of the P50 auditory event-related response
is an ideal psychophysiological measure of sensory
gating which has been used extensively in schizophrenia research.
The paradigm consists of measuring the amplitude of
the P50 wave to each of two auditory clicks (conditioning
and test). In normal subjects, the second P50 wave is suppressed,
or “gated,” because of the inhibitory effects of the
first click. Prepulse inhibition using the P50 paradigm has
been successfully recorded as early as 7 years of age.
In this study we investigated P50 suppression in a group of
children with AS to try and identify whether sensory gating
deficits seen in adults with AS can be identified early in the
natural history of the condition. We further investigated the
possible correlation with deficits in Theory of Mind tasks, a
reliable measure of social intelligence and of medial prefrontal
cortex activity.
Results have shown a significant impairment in auditory
sensory gating in AS with respect to controls, and a significant
correlation between lack of P50 suppression and increasing
severity in social intelligence deficits. Although the
study design did not enable to assess the specificity of these
findings, results indicate that if confirmed on a larger
sample, P50 suppression might be an objective measure of
severity in the behavioural phenotype.
References
McAlonan GM, Daly E, Kumari V, Critchley HD, van Amelsvoort
T, Suckling J, et al. Brain anatomy and sensorimotor gating in
Asperger’s syndrome. Brain 2002;125:1594-606.
Swerdlow NR, Caine SB, Braff DL, Geyer MA. The neural substrates
of sensorimotor gating of the startle reflex: a review. J
Psychopharmacol 1992;6:176-90.
Baron-Cohen S, Ring HA, Wheelwright S, Bullmore ET, Brammer
MJ, Simmons A, et al. Social intelligence in the normal and autistic
brain: an fMRI study. Eur J Neurosci 1999;11:1891-8.
265. Il suicidio come causa evitabile
di morte: la mortalità per suicidio in Italia
dal 1997 al 2001
D. Pucci1 , M. Paone2 , D. D’Alessandro1 , G.M. Fara1 1 Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica “G. Sanarelli”,
Università “La Sapienza” di Roma; 2Consulente Mappe
G.I.S.
Introduzione: il suicidio è un fenomeno multifattoriale al
quale concorrono diversi fattori di rischio, sia di natura neuropsichiatrica
(depressione, disturbi di personalità, abuso di
sostanze, alcolismo) che di natura psicosociale (povertà, disoccupazione,
isolamento, mancanza di un supporto, eventi
stressanti, invecchiamento).
Obiettivo: valutare la distribuzione dei suicidi in Italia dal
1997 al 2001 confrontando le varie realtà geografiche.
Metodo: il metodo della standardizzazione diretta, aggiustata
per età, consente di valutare le differenze di mortalità
nelle regioni e nelle province italiane. È stata utilizzata come
popolazione di riferimento quella italiana del 2001.
341
POSTER
Risultati: il tasso nazionale medio di suicidi dal 1997 al
2001 è di 11,5/100.000 abitanti negli uomini e 3,5/100.000
abitanti nelle donne. Il numero totale di suicidi nel quinquennio
è 20.944 (di cui 15.849 uomini e 5.095 donne). Entrambi
i sessi presentano elevati tassi di mortalità in Val
d’Aosta (26,8/100.000 nei M, 7,6/100.000 nelle F) e in Sardegna
(M: 20,8); seguono il Trentino Alto Adige, il Friuli
Venezia Giulia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, le Marche,
l’Umbria (con tassi compresi tra 13,2 e15,9/100.000 nei M
e tra 4,1 e 4,9/100.000 nelle F). L’incidenza del suicidio tende
ad aumentare con l’avanzare dell’età sia negli uomini che
nelle donne. La percentuale di suicidi tra gli uomini oltre i
65 anni è più alta rispetto alle altre fasce d’età. Gli uomini
prediligono metodi di soppressione cruenti (impiccagione,
colpo d’arma da fuoco), le donne optano per altri metodi:
nell’ordine, la precipitazione, seguita poi dall’impiccagione.
Conclusioni: dalla valutazione dei dati è possibile delineare
l’esistenza di alcuni gruppi di popolazione che presentano
un rischio suicidario più alto di quello cui è esposta la popolazione
generale; nei confronti di questi gruppi possono
essere indirizzate delle specifiche strategie di prevenzione
primaria e/o secondaria a mezzo di interventi specificamente
rivolti alla riduzione del rischio.
Bibliografia
1 Marquet RL, Bartelds AI, Kerkhof AJ, et al. The epidemiology of
suicide and attempted suicide in Dutch General Practice 1983-
2003. BMC Fam Pract 2005;6:45.
2 Saunders K, Hawton K. Suicide prevention and audit. Br J Hosp
Med (Lond) 2005;66:627-30.
3 Goldney RD. Suicide prevention: a pragmatic review of recent
studies. Crisis 2005;26:128-40.