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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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257. Il trattamento <strong>della</strong> schizofrenia<br />

in una prospettiva <strong>di</strong> genere<br />

F. Pinna, S. Massa, L. Bona, V. Mattana, B. Carpiniello<br />

Clinica Psichiatrica, Università <strong>di</strong> Cagliari<br />

Introduzione: dai dati <strong>della</strong> letteratura sulle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

genere nella schizofrenia emerge come tra uomini e donne<br />

esistano <strong>di</strong>versità in termini <strong>di</strong> insorgenza <strong>della</strong> malattia,<br />

sintomatologia, fattori neurobiologici, decorso, incidenza e<br />

risposta al trattamento. Modelli <strong>di</strong> malattia costruiti prevalentemente<br />

su profili maschili rischiano, pertanto, <strong>di</strong> sottovalutare<br />

specifici fattori <strong>di</strong> rischio o <strong>di</strong> protezione e portano<br />

all’attuazione <strong>di</strong> trattamenti meno efficaci. Il nostro stu<strong>di</strong>o si<br />

propone <strong>di</strong> verificare le modalità <strong>di</strong> trattamento in pazienti<br />

con <strong>di</strong>sturbi dello spettro schizofrenico secondo un approccio<br />

gender-oriented.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato selezionato un campione consecutivo<br />

<strong>di</strong> 85 pz, 53 m e 32 f, <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>a pari a 38,2 ±<br />

9,6 anni nei m e 44,2 ± 15,7 anni nelle f, affetti da Disturbi<br />

dello Spettro Schizofrenico, afferenti a un CSM Universitario.<br />

Il rilevamento dei dati è stato effettuato me<strong>di</strong>ante<br />

una scheda dei dati socio-anagrafici e clinico-terapeutici<br />

del paziente.<br />

Risultati: le uniche <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere statisticamente significative<br />

riguardano gli interventi Psicoterapici e Socio-<br />

Assistenziali, più rappresentati nel genere femminile, e <strong>di</strong><br />

Riabilitazione, più rappresentati nel genere maschile. Non<br />

emerge alcuna <strong>di</strong>fferenza genere-<strong>di</strong>pendente per quanto<br />

concerne tipologia e dosaggi me<strong>di</strong> dei farmaci utilizzati, sia<br />

antipsicotici, tipici e atipici, che non antipsicotici. Nel genere<br />

femminile si osserva un trend verso una maggiore incidenza<br />

<strong>di</strong> effetti collaterali in corso <strong>di</strong> trattamento antipsicotico.<br />

Conclusioni: non emergono, nel complesso, <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong><br />

genere significative nelle modalità <strong>di</strong> trattamento dei <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro schizofrenico, a conferma <strong>di</strong> quanto ancora<br />

si sia lontani dal considerare il trattamento <strong>della</strong> schizofrenia<br />

in una prospettiva <strong>di</strong> genere, dando il giusto peso ai bisogni<br />

specifici dei due sessi.<br />

258. Carico familiare e morbilità psichiatrica<br />

in caregivers <strong>di</strong> pazienti affetti da demenza<br />

<strong>di</strong> tipo Alzheimer<br />

O. Piperopoulos, E. Fragkou, F. Siravo, G. Morelli,<br />

D. Ruggiero, D. Ussorio * , R. Pollice *<br />

Scuola <strong>di</strong> Specializzazione in <strong>Psichiatria</strong>; * Clinica Psichiatrica,<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università<br />

de L’Aquila<br />

Introduzione: le demenze, e la malattia <strong>di</strong> Alzheimer in<br />

particolare, colpiscono un numero sempre crescente <strong>di</strong> persone<br />

e la loro prevalenza è destinata a salire con il progressivo<br />

invecchiamento <strong>della</strong> popolazione. In Italia il 6,4% delle<br />

persone <strong>di</strong> oltre 65 anni è affetto da demenza, con un incremento<br />

quasi esponenziale con l’età. Quasi tutti i soggetti<br />

con demenza presentano <strong>di</strong>sabilità nelle attività quoti<strong>di</strong>ane<br />

e in oltre il 60% dei casi la <strong>di</strong>sabilità è grave e richiede<br />

un’assistenza continua. Attualmente la famiglia rappresenta<br />

la principale risposta assistenziale dei pazienti affetti da de-<br />

337<br />

POSTER<br />

menza; i familiari de<strong>di</strong>cano me<strong>di</strong>amente sette ore al giorno<br />

all’assistenza <strong>di</strong>retta del paziente e quasi un<strong>di</strong>ci ore alla sua<br />

sorveglianza. Non è sorprendente che un impegno <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>mensioni<br />

comporti spesso rilevanti problemi per chi lo assume:<br />

assistere un paziente affetto da demenza rappresenta<br />

un’esperienza emotivamente stressante che può comportare<br />

un deterioramento <strong>della</strong> salute psicofisica dei caregivers e<br />

aumentare il rischio <strong>di</strong> istituzionalizzazione del paziente.<br />

Obiettivi: in relazione al rilevante coinvolgimento <strong>della</strong> famiglia<br />

nella cura e nell’assistenza del malato <strong>di</strong> Alzheimer,<br />

abbiamo voluto verificare il benessere psicologico dei caregivers<br />

in un campione <strong>di</strong> pazienti affetti da demenza <strong>di</strong> tipo<br />

Alzheimer e ricercare nello stesso momento i determinanti<br />

dello stress assistenziale. In particolare abbiamo valutato il<br />

carico familiare e la sintomatologia ansiosa e depressiva nei<br />

caregivers e l’eventuale associazione tra le suddette variabili<br />

e la gravità <strong>della</strong> malattia, la capacità <strong>di</strong> svolgere le attività<br />

del vivere quoti<strong>di</strong>ano e la sintomatologia comportamentale<br />

dei pazienti.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: la ricerca è stata eseguita presso l’Unità<br />

<strong>di</strong> Psicogeriatria del Servizio Psichiatrico Universitario<br />

<strong>di</strong> Diagnosi e Cura dell’Ospedale San Salvatore de L’Aquila<br />

su 19 caregivers <strong>di</strong> altrettanti pazienti seguiti dal centro.<br />

I caregivers sono stati selezionati utilizzando criteri <strong>di</strong> inclusione<br />

sia riferiti al paziente (<strong>di</strong>agnosi <strong>di</strong> M. <strong>di</strong> Alzheimer<br />

probabile secondo i criteri DSM - IV e presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi<br />

comportamentali, valutati con Neuropsychiatric Inventory,<br />

NPI), sia riferiti ai caregivers stessi (scolarità <strong>di</strong> almeno 5<br />

anni, nessuna <strong>di</strong>agnosi psichiatrica pregressa).<br />

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad una valutazione multi<strong>di</strong>mensionale<br />

che comprendeva le funzioni cognitive (MM-<br />

SE), la sintomatologia non cognitiva (NPI), le capacità <strong>di</strong><br />

svolgere le attività del vivere quoti<strong>di</strong>ano (Activities of Daily<br />

Living, ADL). Per i relativi caregivers è stato valutato il Carico<br />

familiare (Caregiver Burden Inventory, CBI), la sintomatologia<br />

ansiosa (State – Trait Anxiety Inventory, STAI forma<br />

Y – 1) e depressiva (Beck Depression Inventory, BDI).<br />

Risultati: nella popolazione dei caregivers, su un totale <strong>di</strong><br />

19, 17 soggetti (89,47%) presentano una sintomatologia depressiva<br />

sopra la soglia (valore me<strong>di</strong>o alla BDI 12,70 ±<br />

4,75). Se<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> loro (84,21%) presentano una sintomatologia<br />

depressiva lieve (11,62 ± 1,70), mentre uno (5,26%) presenta<br />

una sintomatologia depressiva <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a gravità (30).<br />

L’analisi <strong>della</strong> regressione non ha evidenziato alcuna correlazione<br />

significativa tra la sintomatologia depressiva dei caregivers<br />

e la gravità delle alterazioni cognitive, la capacità<br />

<strong>di</strong> svolgere le attività del vivere quoti<strong>di</strong>ano e la sintomatologia<br />

comportamentale dei pazienti.<br />

Alla scala STAI Y-1 tutti i caregivers hanno superato il valore<br />

soglia pre<strong>di</strong>ttivo <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa (56,36 ±<br />

7,97, con un range <strong>di</strong> 45-78); 2 (10,52%) hanno ottenuto un<br />

punteggio in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa lieve (45),<br />

14 (73,68%) hanno riportato una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 54,93 ± 3,45 mostrando<br />

livelli <strong>di</strong> ansia moderata, mentre 3 familiari (15,78)<br />

hanno ottenuto valori caratteristici <strong>di</strong> sintomatologia ansiosa<br />

grave (70,67 ± 6,65). Come per la depressione, non esiste<br />

una correlazione statisticamente significativa tra il punteggio<br />

ottenuto alla STAI e le alterazioni delle funzioni cognitive,<br />

la gravità <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità e la sintomatologia comportamentale<br />

dei pazienti.<br />

Alla CBI il campione dei caregivers ha riportato una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />

53,89 ± 11,52 (valori normativi <strong>di</strong> riferimento secondo il cam-

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