XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

240. Border e Bipolari: un confronto
sul drop out e prestazioni erogate
in un Servizio Psichiatrico
POSTER
M. Pavanini, A. Drago, V. Vianello Dri, M. Semenzin,
L. Pavan
Università di Padova, Clinica Psichiatrica
Lo scopo dello studio è un raffronto tra pazienti borderline
e pazienti bipolari per quanto riguarda la valutazione e il
confronto dei rispettivi tassi di drop out e la valutazione dell’impegno
clinico in termini di prestazioni erogate in un periodo
di 24 mesi dalla presa in carico.
Metodo: l’indagine retrospettiva è stata condotta su un
campione di 53 pz border e 74 pz bipolari, al loro primo
contatto con SPDC o CSM, avvenuto tra il 1999 e il 2003.
Risultati: i pazienti border con primo contatto avvenuto al
SPDC hanno un maggiore tasso di drop out rispetto ai bipolari
(χ 2 = 14,9 p = ,005), mentre non ci sono differenze significative
di drop out tra pz border o bipolari con primo
contatto avvenuto al CSM. In media i soggetti border dimessi
dal SPDC richiedono meno visite specialistiche al
CSM rispetto ai soggetti bipolari (media 5,21 vs. 12 U = 70
p = ,002); i pz bipolari hanno più giorni di ricovero rispetto
ai pz border (media 24 vs. 36 U = 92 p = ,010). Non c’è differenza
in termini di prestazioni erogate tra pz border e pz
bipolari con primo contatto avvenuto al CSM.
Commento: i pz border tendono ad avere tassi di drop out
superiori ai pazienti bipolari, in linea con le caratteristiche
psicopatologiche del disturbo. Inoltre i pz border tendono ad
avere ricoveri più brevi rispetto ai pz bipolari ed hanno un
numero minore di contatti ambulatoriali al CSM. Questo dato
conferma la difficoltà dei pz border nello stabilire un rapporto
terapeutico con i servizi psichiatrici.
Bibliografia
Rossi A, et al. Dropping out of care: inappropriate terminations of
contact with community-based psychiatric services. Br J Psychiatry
2002;181:331-338.
Morlino M, Martucci G, Musella V, Bolzan M, de Girolamo G. Patients
dropping out of treatment in Italy. Acta Psychiatr Scand
1995;92:1-6.
Percudani M, et al. Costi ed esito nell’assisentenza nei soggetti con
disturbo mentale grave. Epidemiologia e Psichiatria Sociale
2003;12:3.
241. Disabilità e frequenza di consultazioni
in Medicina Generale associate alla
Depressione Sottosoglia nell’anziano
E. Pedrini, M. Menchetti, D. Berardi
Istituto di Psichiatria “P. Ottonello”, Università di Bologna
Introduzione: dai dati riportati in letteratura emerge che la
Depressione Sottosoglia (DS) nell’anziano è associata a disabilità.
Pochi studi, però, analizzano le caratteristiche cliniche
della DS nei pazienti anziani della Medicina Generale.
Metodo: sono stati esaminati 588 pazienti di età ≥ 60 anni
selezionati da 191 MMG di 18 regioni italiane. I pazienti
con punteggio al GHQ > 5 venivano valutati mediante
la WHO ICD-10 Checklist per la depressione. La
diagnosi di DS era posta in base alla presenza di almeno 2
sintomi depressivi, di cui 1 doveva essere umore depresso,
anedonia o riduzione delle energie, della durata di 2 settimane
e la non soddisfazione dei criteri per l’episodio depressivo.
Ai pazienti veniva inoltre sottoposto il Brief Disability
Questionnaire (BDQ). Informazioni sulle patologie
fisiche, sul motivo della visita e la frequenza delle consultazioni
negli ultimi 6 mesi venivano riportate dal MMG
in appositi moduli.
Risultati: i pazienti con DS avevano un maggiore rischio di
avere livelli elevati di disabilità (OR = 3,28, 95% CI = 1,74-
6,21) e di richiedere la consultazione del proprio MMG più
di una volta al mese (OR = 2,64, 95% CI = 1,36-5,13) rispetto
ai non depressi. Tali associazioni rimanevano statisticamente
significative dopo avere controllato per età, genere
e patologie fisiche.
Conclusioni: la forte associazione di DS nell’anziano con
elevati livelli di disabilità e con l’alta frequenza di consultazioni
presso il MMG, che emerge da queste analisi, permette
di dedurre che la DS abbia un notevole impatto sia sulla
qualità di vita del paziente, che sul carico di lavoro per il
MMG.
242. Prevalenza della Depressione
Sottosoglia nell’anziano in Medicina
Generale
E. Pedrini, M. Menchetti, D. Berardi
Istituto di Psichiatria “P. Ottonello”, Università di Bologna
Introduzione: la Depressione Sottosoglia (DS) nel paziente
anziano è un disturbo molto frequente e con un notevole
impatto sulla qualità della vita; nonostante la figura
sanitaria più coinvolta nella gestione di tale disturbo sia il
Medico di Medicina Generale (MMG), dati epidemiologici
sulla DS nell’anziano in questo specifico settore sono
scarsi.
Metodo: un’indagine epidemiologica trasversale sulla DS è
stata condotta su un campione di 588 pazienti di età ≥ 60 anni
selezionati in maniera casuale da 191 MMG di 18 regioni
italiane. I pazienti che risultavano positivi allo screening
(punteggio al GHQ > 5) sono stati valutati per la presenza di
sintomi depressivi mediante la WHO ICD-10 Checklist per
la depressione. La diagnosi di DS era posta in base alla presenza
di almeno 2 sintomi depressivi, di cui almeno uno doveva
essere umore depresso, anedonia o riduzione delle
energie, della durata di 2 settimane e la non soddisfazione
dei criteri per l’episodio depressivo.
Risultati: la prevalenza di DS era complessivamente del
7,3% e paragonabile alla prevalenza della depressione ICD-
10 (8,8%). Nel gruppo di anziani più giovani (60-69 anni) la
DS era meno frequente della Depressione ICD-10 (6,0% vs.
11,3%), mentre nel gruppo di anziani più vecchi (70 o più
anni) si osservava un ribaltamento di questa tendenza: la
prevalenza di DS era dell’8,9% e quella della Depressione
ICD-10 del 5,9%.
Conclusioni: dai dati riportati emerge come la DS nell’anziano
sia molto frequente e come tenda ad aumentare con
l’età, tanto da essere il disturbo depressivo principale dopo
i 70 anni.
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