XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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l’impiego in combinazione di due o più antipsicotici una
pratica da adottare solo come risorsa estrema, in quanto
non giustificata da studi controllati sulla sua efficacia. Diversi
autori hanno però evidenziato che più di un quarto
dei soggetti schizofrenici ambulatoriali riceve una politerapia
antipsicotica, in genere caratterizzata dalla combinazione
di un antipsicotico tipico con un atipico. Tali pazienti
sono esposti, forse senza che sia necessario, a un più
elevato rischio di effetti collaterali soprattutto extrapiramidali
(EPS), alcuni particolarmente disabilitanti come la discinesia
tardiva. L’obiettivo di questo studio è quello di
descrivere la pratica prescrittiva di farmaci antipsicotici in
un CSM del Piemonte.
È stata effettuata una revisione sistematica delle cartelle cliniche
di tutti i soggetti con schizofrenia (DSM-IV-TR) seguiti
presso il CSM di Dronero (CN). Per ogni paziente sono
stati raccolti dati demografici e storia clinica, si è individuato
il trattamento antipsicotico prescritto nel periodo di
osservazione (settembre 2004-settembre 2005) e la presenza
di effetti collaterali. Il numero di ricadute nel corso del
trattamento è stato utilizzato come principale indice di efficacia
della farmacoterapia.
Dall’analisi preliminare dei dati si evince che il 74% dei
pazienti effettua una monoterapia antipsicotica, mentre il
26% assume contemporaneamente più di un antipsicotico.
La dose media/die di antipsicotici prescritta è nel range
basso-moderato per i pazienti in monoterapia, elevata per i
soggetti in politerapia. Inoltre, l’utilizzo di anticolinergici
(indice di EPS) risulta molto più frequente (71%) nei pazienti
in politerapia. Anche nel nostro studio la combinazione
più frequente è fra un antipsicotico tipico e un atipico,
non sempre giustificata dai curanti con l’ottenere un
controllo più efficace di sintomi persistenti. Stiamo attualmente
analizzando le correlazioni fra tipo/dose di trattamento
antipsicotico assunto, alcune caratteristiche demografiche-cliniche
dei pazienti e gli indici di efficacia/collateralità
dei trattamenti.
Questo studio conferma la tendenza ad utilizzare dosi di antipsicotico
basse-moderate nei SSM italiani, ma documenta
ancora un diffuso utilizzo della polifarmacoterapia, confermando
un pattern che è rimasto invariato nel corso degli ultimi
20 anni.
I nostri risultati sono in accordo con gli studi in letteratura
che evidenziano una più elevata incidenza di EPS in pazienti
che assumono politerapia rispetto alla monoterapia
antipsicotica. Questo dato è particolarmente importante
alla luce del fatto che gli EPS, di per sé disabilitanti e causa
di stigma, possono influenzare negativamente compliance,
outcome e qualità di vita dei pazienti affetti da
schizofrenia.
Bibliografia
Tibaldi G, Munizza C, Bollini P, Pirfo E, Punzo F, Gramaglia F. Utilization
of neuroleptic drugs in Italian mental health services: a
survey in Piedmont. Psychiatr Serv 1997;48:213-7.
Tapp A, Wood AE, Secrest L, Erdmann J, Cubberley L, Kilzieh N.
Combination Antipsichotic Therapy in Clinical Practice. Psychiatr
Serv 2003;54:55-9.
170. Studio sull’azione della fototerapia
su prestazioni neurocognitive di attenzione
e memoria in soggetti sani
D. Marconi, E. Caroti, E. Tarolla, G. Bersani, P. Pancheri
Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica,
Università di Roma “La Sapienza”
Introduzione: negli ultimi anni sono stati condotti numerosi
studi che hanno dimostrato l’efficacia della fototerapia
nella cura di diverse forme di depressione atipica. È noto
che il profilo sintomatologico comune ai disturbi depressivi
atipici comprende anche un impairment cognitivo caratterizzato
da alterazione della memoria e dell’attenzione. Tuttavia,
in letteratura non esistono ancora studi che documentino
la reale portata dell’interazione tra fototerapia e deficit
cognitivi.
Obiettivo: questo lavoro si propone come studio pilota, volto
alla ricerca degli effetti della fototerapia su prestazioni
neurocognitive di attenzione e memoria in soggetti sani. È
stata inoltre valutata la specificità d’azione della fototerapia
indipendentemente dalle variabili emotive dei soggetti.
Metodo: nello studio sono stati reclutati 20 soggetti sani
suddivisi in un gruppo sperimentale e in un gruppo di controllo.
Il gruppo sperimentale, costituito da 10 soggetti (7
femmine e 3 maschi), è stato trattato con un ciclo di 5 sedute
di fototerapia per una durata totale di 4 ore e mezzo e valutato
con una batteria di test cognitivi comprendenti lo
Stroop Color Word Interference Test, il Test di Fluenza Verbale
per Lettere, il Test di Apprendimento di Coppie di Parole
ed il Test del Breve Racconto; per indagare la presenza
di tratti ansiosi o depressivi è stata somministrata la Hospital
Anxiety and Depression Scale (HADS). Sono state effettuate
una valutazione basale (T0) 3 giorni prima del trattamento
con fototerapia, un retest al termine della prima seduta
di fototerapia (T1), una valutazione al termine della terza
seduta di fototerapia (T2) e una valutazione finale a distanza
di 2 giorni dall’ultimo trattamento (T3). Per una valutazione
delle variabili cognitive ed emotive dei soggetti, è
stato considerato un gruppo di controllo, omogeneo per età
e scolarità al gruppo sperimentale, costituito da 10 soggetti
(6 femmine e 4 maschi), in cui è stata effettuata una valutazione
neuropsicologica e psicometrica in assenza di trattamento
con fototerapia, nelle stesse modalità e negli stessi
tempi del gruppo sperimentale.
Risultati: l’analisi statistica sul campione complessivo ha
evidenziato una notevole differenza tra la media dei punteggi
ottenuti dai test neurocognitivi del gruppo sperimentale
rispetto al gruppo di controllo. In T0 non è emersa alcuna
differenza significativa per nessuno dei test somministrati.
La differenza dei punteggi dei due gruppi nello Stroop Color
Word Interference Test non è risultata significativa nei
T1 (p = 0,344) e nei T2 (p = 0,272), mentre nel confronto tra
i T3 è risultata statisticamente significativa (p = 0,041). Nel
Test di Fluenza Verbale non sono state individuate differenze
significative nei T1 (p = 0,570), T2 (p = 0,677) e T3 (p =
0,427). Nel Test di Apprendimento di Coppie di Parole, non
si sono evidenziate differenze significative nei T1 (p =
0,593), ma la differenza dei punteggi è stata significativa nei
T2 (p = 0,050) e nei T3 (p = 0,001). I due gruppi non hanno
mostrato differenze importanti nel Test del Breve Racconto
nei T1 (p = 0,447) ma sono stati significativi i confronti nei
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