XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

157. Pazienti “resistenti” alla definizione
dei criteri di farmacoresistenza
S. Magara, F. Cozzolino, A. Eramo, G. Muscettola,
A. De Bartolomeis
Ambulatorio di Farmacoresistenza, Dipartimento di Neuroscienze
e Comportamento, Università “Federico II” di
Napoli
Introduzione: la percentuale di pazienti farmacoresistenti
nell’ambito dei disturbi psicotici 1 2 , riportata in letteratura,
risulta variabile dal 15 al 40%. Tale dato non sembra rispecchiare
il reale impatto clinico della resistenza al trattamento,
osservato presso l’ambulatorio di farmacoresistenza
alle psicosi del nostro istituto.
Obiettivo: individuare, sul totale dei pazienti osservati in
ambulatorio negli ultimi 4 anni, la percentuale di pazienti
che risulta farmacoresistente secondo i criteri più frequentemente
utilizzati in letteratura.
Metodologia: studio Osservazionale Retrospettivo. La percentuale
di farmacoresistenza è stata calcolata utilizzando i
criteri del Nice 3 e il modello a stadi 4 .
Risultati: di tutti i pazienti esaminati, è stato possibile applicare
tali criteri solo nel 11,1% del campione. È interessante
notare che tale percentuale, calcolata su pazienti afferenti
specificamente all’ambulatorio di farmacoresistenza,
risulta più bassa di quella in media riportata in letteratura
per i disturbi psicotici. Nella restante parte del campione,
variazioni minime della dose e della durata del trattamento
hanno determinato la non applicabilità dei criteri.
Conclusioni: gli attuali criteri di definizione di farmacoresistenza
non sembrano trovare applicabilità nella pratica clinica,
escludendo la maggior parte dei pazienti, risultando, di
fatto, fuorvianti non solo nella comprensione del fenomeno,
ma anche del reale impatto clinico.
Bibliografia
1 Lerner V, Libov I, Kotler M, Strous RD. Combination of “atypical”
antipsychotic medication in the management of treatmentresistant
schizophrenia and schizoaffective disorder. Prog Neuropsychopharmacol
Biol Psychiatry 2004;28:89-98.
2 Hoes MJ. Recent developments in the management of psychosis.
Pharm World Sci 1998;20:101-6.
3 National Collaborating Centre for Mental Health. Schizofrenia:
linee guida cliniche per gli interventi fondamentali nella medicina
di base e specialistica. Il Pensiero Scientifico Editore 2004.
4 Thase ME, Rush AJ. When at first you don’t succeeded: sequential
strategies for antidepressant nonresponders. J Clin Psychiatry
1997;58(Suppl 13):23-9.
158. Quetiapina nella terapia
di mantenimento del disturbo bipolare
L. Maggi, G.B. Cassano
Dipartimento di Psichiatria, Neurobiologia, Farmacologia
e Biotecnologie, Università di Pisa
Introduzione: recenti studi hanno dimostrato l’efficacia di
Quetiapina nel trattamento della fase maniacale e depressiva
del disturbo bipolare. L’azione antimaniacale ed antidepressiva
suggerisce la verifica di un’azione stabilizzante sul
tono dell’umore. Gli obiettivi sono di studiare l’efficacia di
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POSTER
quetiapina, in add-on, nella fase di mantenimento del disturbo
bipolare e di valutare l’influenza sulla sintomatologia
ossessiva e sulla variazione ponderale.
Metodologia: sono stati valutati 5 pazienti affetti da disturbo
bipolare di tipo I e seguiti per 8 mesi. Impiegata la SCID-
I/P per la diagnosi dei disturbi di asse I (DSM-IV), la
YMRS, la HAMD, la YBOCS, la CGI e la GAF. La Quetiapina
è stata aggiunta alla terapia in atto in un range 300-800
mg/die.
Risultati: si è assistito ad un miglioramento dell’umore in
assenza di effetti collaterali. Tutti i soggetti mantengono una
condizione di sostanziale equilibrio timico e discreto funzionamento
globale. Non si è verificata una variazione ponderale
significativa.
Conclusioni: l’azione “stabilizzante” di quetiapina, suggerita
dal profilo d’azione bimodale si è mostrata efficace nel
trattamento della fase acuta ed ha stabilizzato il tono dell’umore
nella terapia di mantenimento. Risultata efficace soprattutto
nei pazienti con sintomatologia affettiva acuta mista
con disforia, irrequietezza motoria, angoscia ed insonnia.
Significativo il dato della riduzione della sintomatologia
ossessiva in tutti i casi.
Bibliografia
1 Bowden, et al. A randomized, double blind, placebo-controlled
efficacy and safety study of quetiapina or lithium as monotherapy
for mania in bipolar disorder. J Clin Psychiatry 2005;66:111-
21.
2 Vieta E, et al. Quetiapine monotherapy for mania associated
with bipolar disorder: combined analysis of two international,
double-blind, randomised, placebo-controlled studies. Curr Med
Res Opin 2005;21:923-34.
159. Informed consent in clinical trials
involving psychiatric patients
G. Magnolfi, M Mazzo * , F. Bergamaschi ** , G.I. Perini ***
Clinica Psichiatrica, Università di Padova; * Comitato Etico,
Ospedale di Rovigo; ** Padova; *** Clinica Psichiatrica,Università
di Padova
Consent in medicine is a decision taken based on a sequence
of compulsory steps: information, comprehension and restitution.
Informed consent for the participation in research is
a process, rather than a single event which occurs within the
context of a professional relationship” 1 .
In psychiatric research field, more than in all the others, the
patient’s willingness should guide the physician’s behaviour.
A valid consent has to be actual (that means it should
be valid “here and now”) and free. Sometimes in psychiatric
patients, the presence of delusions, hallucinations or cognitive
impairment determined by acute episodes of their disease
may compromise the process of consent.
The clinical practice and research refers to an alliance between
doctor and patient. A scientifically and ethically
sound research is the principle prerequisite to protect the patient’s
rights. Given that clinical research’s importance has
been growing during the last decades, more effort should be
made in order to protect the rights of the most vulnerable
subjects. In a survey 2 involving 10,000 French citizens only
74% of them knew that a trial involving human subjects