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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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ma Scale (DTS). Le <strong>di</strong>agnosi rilevate sono state le seguenti:<br />

4 casi <strong>di</strong> Disturbo Depressivo Maggiore <strong>di</strong> cui 3 <strong>di</strong> grado<br />

grave e 1 <strong>di</strong> grado moderato;4 casi <strong>di</strong> Disturbo Posttraumatico<br />

da Stress <strong>di</strong> cui 2 <strong>di</strong> grado moderato e 2 <strong>di</strong> grado<br />

grave; 5 casi <strong>di</strong> Episo<strong>di</strong>o Depressivo Maggiore <strong>di</strong> cui 3<br />

<strong>di</strong> grado grave e 2 <strong>di</strong> grado lieve; 2 casi <strong>di</strong> Disturbo dell’Adattamento<br />

Cronico misto ansia-depressione. La metodologia<br />

impiegata integra quella abitualmente in<strong>di</strong>cata in<br />

letteratura me<strong>di</strong>ante strumenti psicometrici (Rating<br />

Scales) che hanno consentito la quantificazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione<br />

ansia e depressione e hanno contribuito alla <strong>di</strong>fferenziazione<br />

tra reazione da lutto e sindrome depressiva<br />

strutturata legata all’evento <strong>della</strong> morte del congiunto.<br />

124. Disturbi da Uso <strong>di</strong> Sostanze e<br />

Comorbi<strong>di</strong>tà Psichiatrica: approccio<br />

farmacologico integrato<br />

POSTER<br />

S. Garbolino * *** , R. Tartaglia ** , C. Rosso *** , D. Pini * ,<br />

G. Faro *<br />

* Dipartimento Patologia delle <strong>di</strong>pendenze ASL 5, Orbassano<br />

(TO); ** Servizio Tossico<strong>di</strong>pendenze ASL 8, Nichelino<br />

(TO); *** <strong>Società</strong> <strong>Italiana</strong> <strong>di</strong> Sessuologia Clinica e <strong>Psicopatologia</strong><br />

Sessuale (SISPSe), Sezione Speciale SIP, Torino<br />

Introduzione: il Disturbo da Uso <strong>di</strong> Sostanze è una patologia<br />

cronica ad andamento reci<strong>di</strong>vante: è con<strong>di</strong>visa l’attenzione<br />

per aspetti simili ad altre patologie croniche (ritenzione<br />

in trattamento, qualità <strong>della</strong> vita, il compenso psicofisico).<br />

Metodologia: il lavoro, avente l’obiettivo <strong>di</strong> valutare l’efficacia<br />

<strong>di</strong> un farmaco neurolettico atipico (quetiapina) in somministrazione<br />

integrata con i farmaci oppioi<strong>di</strong> agonisti e antagonisti,<br />

si è avvalso dell’osservazione clinica e <strong>di</strong> una scala<br />

autovalutativa Leeds Dependence Questionnaire (LDQ)<br />

somministrata all’inizio del trattamento con quetiapina (range<br />

300-900 mg/<strong>di</strong>e) e dopo 4 mesi <strong>di</strong> terapia.<br />

Risultati: sono stati valutati 26 soggetti affetti da un Disturbo<br />

da Uso <strong>di</strong> Sostanze (DSM-IV-TR). L’analisi delle due<br />

successive somministrazioni <strong>della</strong> scala LDQ ha evidenziato<br />

alcuni punti significativi:<br />

1) Frequenza dell’uso <strong>di</strong> sostanze;<br />

2) Mo<strong>di</strong>ficazione del craving;<br />

3) Qualità <strong>di</strong> vita. Inoltre, per quanto concerne l’efficacia<br />

del farmaco sulla sintomatologia prevalente, si è assistito<br />

nella maggior parte dei soggetti ad una riduzione o scomparsa<br />

dei sintomi, con un’efficacia rispetto alla sintomatologia<br />

compulsiva, impulsiva e ai comportamenti aggressivi.<br />

Conclusioni: i dati avvalorano l’ipotesi <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong><br />

avvalersi <strong>di</strong> trattamenti integrati che prevedano anche l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> terapie psicofarmacologiche. Da questo punto <strong>di</strong> vista,<br />

la quetiapina può consentire un approccio clinico migliore<br />

ed una gestione del trattamento riabilitativo più adeguato.<br />

Bibliografia<br />

V. Carretti, et al. Le <strong>di</strong>pendenze patologiche. Raffaello Cortina E<strong>di</strong>tore<br />

2005.<br />

125. Schizofrenia e aggressività. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

comparativo<br />

E. Gebhardt, P. Stefanelli, L. Giorgini<br />

III Clinica Psichiatrica, Dipartimento <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong> e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica, Università <strong>di</strong> Roma “La Sapienza”<br />

Introduzione: per molto tempo il malato psichiatrico, e in<br />

particolare il paziente schizofrenico, si è portato <strong>di</strong>etro l’etichetta<br />

immeritata <strong>di</strong> soggetto aggressivo e pericoloso. L’obbiettivo<br />

del nostro lavoro era indagare quale fosse l’idea che<br />

i pazienti avessero <strong>di</strong> sé o in altri termini il livello <strong>di</strong> aggressività<br />

autopercepito.<br />

Metodologia: nell’arco <strong>di</strong> 18 mesi presso l’ambulatorio del<br />

Day Hospital Psichiatrico del Policlinico Umberto I sono<br />

stati esaminati, tramite la somministrazione dell’Aggression<br />

Questionare, 2 gruppi <strong>di</strong> soggetti: 27 pazienti con <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> schizofrenia residuale e 30 soggetti senza precedenti <strong>di</strong>sturbi<br />

psichiatrici. La significatività dei risultati è stata valutata<br />

per mezzo del test del chi quadro e i risultati sono stati<br />

elaborati graficamente.<br />

Risultati: i pazienti affetti da schizofrenia residuale nel rispondere<br />

danno un’immagine <strong>di</strong> sé che non collima affatto<br />

con lo stereotipo <strong>di</strong> apatia e areattività che spesso si accre<strong>di</strong>ta<br />

loro, infatti tendono a descriversi come persone<br />

reattive, attaccabrighe, irritabili e in molti casi più aggressivi<br />

degli appartenenti al gruppo <strong>di</strong> controllo. Tale valutazione<br />

è in contrasto con il loro comportamento abitualmente<br />

timido, introverso e caratterizzato da un impoverimento<br />

affettivo.<br />

Conclusioni: dato che nessuno dei pazienti esaminati era<br />

inserito in una struttura riabilitativa come un centro <strong>di</strong>urno<br />

o una comunità terapeutica, si può ipotizzare che l’assenza<br />

<strong>di</strong> un’esperienza risocializzante e un intervento terapeutico<br />

basato sul solo uso <strong>di</strong> antipsicotici, possa contribuire al configurarsi<br />

<strong>di</strong> vissuti aggressivi e rabbiosi. Da qui la necessità<br />

<strong>di</strong> affiancare all’utilizzo <strong>di</strong> farmaci psicotropi un intervento<br />

a carattere psicoterapico e socioriabilitativo, nel cui contesto<br />

il paziente possa ricevere delle risposte al proprio malessere<br />

e ridurre la possibilità <strong>di</strong> acting out.<br />

Bibliografia<br />

Buss AH, Perry M. The Aggression Questionnaire. J Person Soc<br />

Psychol 1992;63:452-9.<br />

Bergeret J. La Violence Fondamentale. Paris: Dunod 1984.<br />

126. Impiego clinico dell’olanzapina in età<br />

evolutiva<br />

E. Germanò, A. Gagliano, T. Calarese, A. Magazù,<br />

R.M. Siracusano, C. D’Arrigo * , F. Calamoneri, E. Spina *<br />

Cattedra <strong>di</strong> Neuropsichiatria Infantile, * Istituto <strong>di</strong> Farmacologia,<br />

Università <strong>di</strong> Messina<br />

Introduzione: ancora pochi stu<strong>di</strong> descrivono efficacia, tollerabilità<br />

e profilo farmacocinetico dell’olanzapina in età<br />

evolutiva (Ross et al., 2003). Questo stu<strong>di</strong>o esplora efficacia<br />

e tollerabilità dell’olanzapina in pazienti con <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>agnosi.<br />

Metodologia: stu<strong>di</strong>o in aperto <strong>di</strong> 31 soggetti (8-18 anni) con<br />

<strong>di</strong>verse <strong>di</strong>agnosi (schizofrenia, anoressia, <strong>di</strong>sturbo bipolare,<br />

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