XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

98. Analisi dell’alessitimia e dell’impulsività
in un campione di soggetti
tossicodipendenti e alcolisti
M. Di Nicola, G. Martinotti, A. Sisto, G. Pozzi, L. Janiri,
P. Bria
Day Hospital di Psichiatria Clinica e Farmacodipendenze,
Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma
Introduzione: la presenza di due specifiche dimensioni
quali l’alessitimia e l’impulsività costituisce un fenomeno di
frequente riscontro nei Disturbi da Uso di Sostanze, come
riportato in letteratura (Taylor et al., 1990; Henderson et al.,
1998). Lo scopo del presente studio è stato di indagare le caratteristiche
psicopatologiche di un campione di tossicodipendenti
e alcolisti valutando la percentuale di soggetti con
alessitimia ed impulsività, l’eventuale presenza di differenze
significative tra i due gruppi considerati ed, infine, le correlazioni
esistenti tra la presenza del tratto alessitimico e di
quello impulsivo.
Metodologia: lo studio è stato condotto su un campione di
61 pazienti (15 donne e 46 uomini), di cui 28 con diagnosi
secondo DSM-IV-TR di Disturbo da Uso di Alcol e 33 di
Disturbo da Uso di Oppiacei. Il campione è stato reclutato
consecutivamente dal mese di febbraio 2005 al mese di luglio
2005 presso due differenti centri, il Day Hospital di Psichiatria
Clinica e Farmacodipendenze del Policlinico “A.
Gemelli” di Roma ed il SERT della ASL 2 di Potenza, al fine
di garantire la maggior eterogeneità del campione. La valutazione
è stata eseguita mediante la somministrazione dei
seguenti reattivi: la Barrat Impulsiveness Scale (BIS-11) e
la Toronto Alexithymia Scale (TAS-20).
Risultati: i risultati hanno evidenziato che 25 soggetti
(40,98%) del campione totale erano alessitimici, in particolare
12 tra gli alcolisti (42,85%) e 13 tra gli eroinomani
(39,39%). Le donne, in confronto agli uomini, sono risultate
mediamente più alessitimiche ed impulsive, sebbene la
differenza non abbia raggiunto la soglia per la significatività
statistica. Non si sono evidenziate differenze significative di
alessitimia ed impulsività nei due gruppi di tossicodipendenti
e di alcolisti. Analizzando il campione di abusatori di
eroina, i risultati hanno riportato una correlazione significativa
positiva (p < 0,05) tra punteggio totale della TAS-20 e
BIS-11. Non è stata, invece, riscontrata alcun tipo di correlazione
tra alessitimia e impulsività negli alcolisti.
Conclusioni: un’associazione tra alessitimia ed impulsività
non è stata riscontrata nel campione generale, ma, quando si
è differenziato questo in due sottogruppi di pazienti affetti
l’uno da Disturbo da Uso di Alcol e l’altro da Disturbo da
Uso di Eroina, si è rilevata in maniera forte in quest’ultimo
gruppo. Tale evidenza ci porta ad ipotizzare una possibile
differenziazione tra eroinomani ed alcolisti in termini di
specifiche peculiarità neurobiologiche. Un’altra ipotesi potrebbe
imputare alla differente influenza esercitata dall’uso
cronico delle due sostanze la modificazione dei tratti alessitimia
ed impulsività, influenzandone la possibile correlazione.
L’associazione tra le due variabili ci porta a concludere
che la presenza del tratto “alessitimia” possa favorire, in determinati
contesti, la comparsa dell’impulsività. Se, infatti,
con alessitimia intendiamo propriamente l’incapacità di
esprimere verbalmente le emozioni manifestando difficoltà
a identificare e descrivere i propri sentimenti e a discrimi-
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nare tra stati emotivi e sensazioni corporee, non risulta difficile
ipotizzare come una suddetta esperienza possa determinare
l’insorgere di fenomeni inerenti la sfera dell’impulsività.
Bibliografia
Taylor GJ, Parker JD, Bagby RM. A preliminary investigation of
alexithymia in men with psychoattive substanse dependence. Am
J Psychiatry 1990;147:1228-30.
Henderson MJ, Galen LW, DeLuca. Temperament Style and Substance
Abuse Characteristics. Subst Abus 1998;19:61-70.
99. Quoziente di Empatia (EQ): rilevanza
clinica ed utilità di applicazione
in un campione di alcolisti e/o poliabusatori
M. Di Nicola, G. Martinotti, F. Focà, V. Vispi, L. Janiri,
P. Bria
Day Hospital di Psichiatria Clinica e Farmacodipendenze,
Policlinico Universitario “A. Gemelli”, Roma
Introduzione: per empatia si intende l’abilità di relazionarsi
con gli altri, ossia la capacità di comprendere ciò che gli
altri provano e di rispondere in modo adeguato; come tale
rappresenta una parte essenziale del normale funzionamento
sociale (Decety J., Jackson PL, 2004). Presenta un costrutto
complesso, multidimensionale e pertanto risulta difficile
definire strumenti in grado di misurarne le differenze
individuali (Baron-Cohen, Wheelwright, 2004).
L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare l’empatia
in un campione di pazienti alcolisti e/o poliabusatori.
Metodologia: abbiamo sottoposto un campione di 100 soggetti
alcolisti e/o poliabusatori, reclutati tra coloro che accedono
al nostro servizio per un programma di disintossicazione,
alla compilazione del Quoziente di Empatia (EQ), un
questionario auto-somministrato recentemente introdotto e
validato (Lawrence et al., 2004).
Questo strumento consta di 60 items, 40 che valutano l’empatia
e 20 di controllo; il paziente può siglare ogni item con
un punteggio di 0, 1 o 2, con uno score finale compreso tra
0 e 80.
I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti da un
gruppo di controllo costituito da 100 soggetti sani.
Risultati: l’analisi delle differenze tra i punteggi di EQ effettuata
con il test t di Student ha evidenziato che gli abusatori
risultano significativamente meno empatici (p < ,05), rispetto
al gruppo di controllo.
In letteratura è riportata una variabilità legata al sesso, con
punteggi di empatia più elevati nelle donne. Ciò si verifica
anche nel nostro campione di controllo (p < ,05).
Conclusioni: i risultati conseguiti indicano la presenza di
un minore grado di empatia in soggetti con un disturbo da
dipendenza o abuso di sostanze. La scarsa capacità di comprendere
ciò che gli altri provano potrebbe essere alla base
della scarsa integrazione sociale riscontrabile in alcune
sottopopolazioni di alcolisti (Cloninger 1), nonché rappresentare
un fattore responsabile dell’emergere di tratti impulsivi
(Cloninger 2). Inoltre, la scarsa capacità empatica
degli abusatori potrebbe rappresentare una fonte di disagio
per i soggetti interessati, favorendo la ricerca di composti
in grado di compensare una carenza intrinseca: non a caso