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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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POSTER<br />

sia ad un peggioramento <strong>della</strong> qualità <strong>di</strong> vita sia ad un peggioramento<br />

<strong>della</strong> prognosi (Carota et al., 2005; Kauhanen<br />

et al., 1999). Relativamente alla popolazione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da patologie cerebrovascolari (CeVD), negli ultimi<br />

decenni sono stati condotti numerosi stu<strong>di</strong> che hanno confermato<br />

una stretta associazione <strong>di</strong> queste patologie con<br />

<strong>di</strong>sturbi d’ansia e depressivi, sino a riconoscere la depressione<br />

e l’ansia come una caratteristica intrinseca alle<br />

CeVD. La correlazione depressione-CeVD sembra essere<br />

bi<strong>di</strong>rezionale in quanto se da una parte le patologie vascolari<br />

aumentano il rischio <strong>di</strong> depressione, dall’altra la depressione<br />

stessa è un fattore <strong>di</strong> rischio per patologie vascolari<br />

e stroke. L’obiettivo primario dello stu<strong>di</strong>o è stato<br />

quello <strong>di</strong> verificare la presenza e la gravità <strong>della</strong> sintomatologia<br />

ansioso-depressiva nelle malattie cerebro-vascolari.<br />

Inoltre sono stati valutati i fattori <strong>di</strong> rischio per la comorbi<strong>di</strong>tà<br />

tra CeVD e <strong>di</strong>sturbi dello spettro ansioso-depressivo,<br />

la qualità <strong>di</strong> vita e le con<strong>di</strong>zioni generali <strong>di</strong> salute<br />

nei pazienti con CeVD e la frequenza e tipi <strong>di</strong> co-trattamenti<br />

farmacologici nelle CeVD in comorbi<strong>di</strong>tà con <strong>di</strong>sturbi<br />

dello spettro ansioso-depressivo.<br />

Metodo: a tuttora lo stu<strong>di</strong>o, ancora in corso, ha incluso 30<br />

pazienti affetti da uno o più patologie cerebrovascolari in <strong>di</strong>missione<br />

da un ricovero o durante una visita ambulatoriale<br />

presso la Clinica Neurologica dell’ASL4 <strong>di</strong> L’Aquila. Sono<br />

stati esclusi dal nostro stu<strong>di</strong>o soggetti con gravi <strong>di</strong>sturbi <strong>della</strong><br />

coscienza, deficit cognitivi <strong>di</strong> entità tale da impe<strong>di</strong>re<br />

un’intervista o la somministrazione <strong>di</strong> scale <strong>di</strong> autovalutazione,<br />

afasia grave, precedenti episo<strong>di</strong> maniacali, <strong>di</strong>agnosi<br />

<strong>di</strong> psicosi organica o funzionale, ritardo mentale, abuso <strong>di</strong><br />

sostanze. I pazienti reclutati sono stati valutati tramite l’uso<br />

<strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>agnostici standar<strong>di</strong>zzati: HAM-D per valutare<br />

la presenza e la gravità <strong>della</strong> sintomatologia depressiva<br />

durante la settimana precedente l’intervista stessa; STAI-1 e<br />

STAI-2 per valutare rispettivamente l’ansia-stato e l’ansiatratto.<br />

Inoltre sono stati valutati me<strong>di</strong>ante TC encefalica per<br />

definire il tipo e la sede <strong>della</strong> lesione.<br />

Risultati e conclusioni: i risultati preliminari evidenziano<br />

che la presenza <strong>di</strong> sintomatologia ansioso-depressiva nei pazienti<br />

con patologie cerebrovascolari risulta essere del 42%,<br />

in accordo con i dati presenti in letteratura. Tra le variabili<br />

considerate, un importante fattore pre<strong>di</strong>ttivo dello sviluppo<br />

<strong>di</strong> sintomi depressivi è dato dalla sede <strong>della</strong> lesione: un<br />

evento che coinvolge la sostanza bianca anteriore sinistra<br />

rappresenta un fattore <strong>di</strong> rischio maggiore per lo sviluppo <strong>di</strong><br />

una sintomatologia ansioso-depressiva rispetto ad una lesione<br />

localizzata nell’emisfero destro o in sede occipitale. Inoltre<br />

la presenza <strong>di</strong> sintomi ansioso-depressivi clinicamente<br />

significativi sembrerebbe rappresentare una variabile in<strong>di</strong>pendente<br />

che peggiora l’outcome funzionale a lungo termine<br />

nei pazienti con stroke.<br />

Bibliografia<br />

Carota A, Berney A, Aybek S, Iaria G, Staub F, Ghika-Schmid F, et<br />

al. A prospective study of pre<strong>di</strong>ctors of poststroke depression.<br />

Neurology 2005;64:428-33.<br />

Kauhanen M, Korpelainen JT, Hiltunen P, Brusin E, Mononen H,<br />

Maatta R, et al. Poststroke depression correlates with cognitive<br />

impairment and neurological deficits. Stroke 1999;30:1875-80.<br />

Pohjasvaara T, Leppavuori A, Siira I, Vataja R, Kaste M, Erkinjuntti<br />

T. Frequency and clinical determinants of poststroke depression.<br />

Stroke 1998;29:2311-7.<br />

Thomas AJ, O’Brien JT, Davis S, Ballard C, Barber R, Kalaria RN,<br />

et al. Ischemic basis for deep white matter hyperintensities in<br />

Major Depression: a neuropathological study. Arc Gen Psych<br />

2002;59:785-92.<br />

97. Pre<strong>di</strong>zione del decorso<br />

<strong>della</strong> schizofrenia. Uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> coorte<br />

a lungo termine<br />

V. Di Michele * ** , M. Mazza ** , R. Pollice ** , F. Bolino * ,<br />

R. Roncone ** , M. Casacchia **<br />

* ** Dipartimento <strong>di</strong> Salute Mentale, Pescara; Cattedra <strong>di</strong><br />

Clinica Psichiatrica, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il decorso <strong>della</strong> schizofrenia è attualmente<br />

considerato impreve<strong>di</strong>bile, sia nelle traiettorie <strong>di</strong>agnostiche<br />

che nelle traiettorie prognostiche. Questo sembra ascrivibile<br />

a svariati fattori: la durata <strong>di</strong> malattia non trattata, la risposta<br />

in<strong>di</strong>viduale al trattamento, l’aderenza generale alle<br />

cure, il profilo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sfunzione cognitive e comportamentale<br />

e probabilmente fattori genetici ed epigenetici.<br />

Scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> verificare l’effetto <strong>di</strong>fferenziale<br />

<strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> variabili sulla tendenza alle riacutizzazioni<br />

e alle ricadute in una coorte <strong>di</strong> pazienti sia all’esor<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> malattia che con <strong>di</strong>sturbo cronico seguiti per<br />

sette anni in un setting comunitario.<br />

Metodo: quarantasei pazienti affetti da schizofrenia <strong>di</strong>agnosticata<br />

secondo i criteri del DSM-IV e ICD-10 sono stati arruolati<br />

nel 1998 in maniera consecutiva e seguiti con controlli<br />

perio<strong>di</strong>ci ambulatoriali. È stata utilizzata una estesa<br />

batteria <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> valutazione psicopatologica<br />

(PANSS), clinica, cognitiva e <strong>di</strong> funzionamento sociale<br />

(VGF, LSP). Le valutazioni venivano effettuata in una fase<br />

<strong>di</strong> stabilizzazione clinica definita con criteri operativi espliciti<br />

(Di Michele et al., 2004). I pazienti erano trattati con criteri<br />

naturalistici dal loro psichiatra <strong>di</strong> riferimento e con protocolli<br />

<strong>di</strong> case management dall’équipe curante.<br />

Le valutazione venivano ripetute perio<strong>di</strong>camente e analizzate<br />

in una analisi <strong>di</strong> sopravvivenza.<br />

Risultati: i pazienti con prognosi migliore, caratterizzata<br />

cioè da migliore funzionamento dopo sette anni e assenza <strong>di</strong><br />

riacutizzazioni o ricadute, erano caratterizzati al baseline<br />

da: un punteggio più elevato in test <strong>di</strong> intelligenza (test <strong>di</strong><br />

Raven), migliore funzionamento sociale, ridotta sintomatologia<br />

psicotica, migliore cura <strong>di</strong> sé e capacità relazionale<br />

(non turbolenza).<br />

Quando queste variabili venivano analizzate in un modello<br />

<strong>di</strong> regressione logistica <strong>di</strong> Cox, tuttavia soltanto il livello intellettivo<br />

e la non turbolenza entravano nella equazione del<br />

modello statistico (Wald method: 7,2, p = 0,007; 9,3, p =<br />

0,002).<br />

Conclusioni: il presente stu<strong>di</strong>o suggerisce che molti fattori<br />

interagiscono sul decorso e influenzano la tendenza alle ricadute<br />

ed alle ospedalizzazioni in ambiente psichiatrico. Fra<br />

questi il livello intellettivo e la capacità a relazionarsi con i<br />

propri pari in maniera proficua e cooperativa influenzano in<br />

maniera positiva il decorso <strong>della</strong> malattia nel lungo termine.<br />

Bibliografia<br />

Di Michele V, Bolino F. The natural course of schizophrenia and<br />

psychopathological pre<strong>di</strong>ctors of outcome. A community based<br />

cohort study. Psychopathology 2004;37:98-104.<br />

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