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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

Strategie <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> risposta<br />

e miglioramento dell’outcome terapeutico<br />

nel Disturbo Ossessivo Compulsivo<br />

P. Cave<strong>di</strong>ni, C. Zorzi, T. Bassi, L. Bello<strong>di</strong><br />

Istituto Scientifico “San Raffaele”, Dipartimento Scienze<br />

Neuropsichiche, Università “Vita-Salute San Raffaele”, Facoltà<br />

<strong>di</strong> Psicologia, Milano<br />

Introduzione: stu<strong>di</strong> clinici controllati in<strong>di</strong>cano che la percentuale<br />

<strong>di</strong> risposta ad un trattamento standar<strong>di</strong>zzato con<br />

SSRI per il Disturbo Ossessivo Compulsivo risulta variare<br />

tra il 40 e il 60% del campione trattato e che l’utilizzo <strong>di</strong><br />

strategie <strong>di</strong> augmentation con l’associazione <strong>di</strong> un basso dosaggio<br />

<strong>di</strong> farmaci antipsicotici atipici migliora la risposta<br />

farmacologica in una parte dei soggetti resistenti.<br />

Appare quin<strong>di</strong> cruciale la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare dei criteri<br />

pre<strong>di</strong>ttivi che possano in<strong>di</strong>rizzare al meglio la strategia terapeutica<br />

fin dall’impostazione del primo trattamento.<br />

Fino ad ora le variabili clinico-epidemiologiche analizzate<br />

allo scopo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare profili pre<strong>di</strong>ttivi <strong>di</strong> risposta alla terapia<br />

hanno condotto a risultai <strong>di</strong>scordanti.<br />

Lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> indagare quanto l’utilizzo<br />

<strong>di</strong> variabili correlate al funzionamento cognitivo dei<br />

soggetti in esame possa essere una meto<strong>di</strong>ca più affidabile<br />

al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare dei profili pre<strong>di</strong>ttivi.<br />

Metodologia: a tal fine è stato reclutato un campione <strong>di</strong> pazienti<br />

affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo ai quali è<br />

stata somministrata una batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici per<br />

l’indagine delle funzioni esecutive composta da: Iowa Gambling<br />

Task (IGT), Torre <strong>di</strong> Hanoi (TOH), Wisconsin Card<br />

Sorting Test (WCST), Weigl Sorting Test (WST). In base alla<br />

performance al IGT i pazienti sono stati sud<strong>di</strong>visi, secondo<br />

un <strong>di</strong>segno in cieco, in 3 gruppi terapeutici: 1. buona<br />

performance IGT/fluvoxamina + placebo; 2. cattiva performance<br />

IGT/fluvoxamina + placebo; 3. cattiva performance<br />

IGT/fluvoxamina + risperidone. La gravità dei sintomi è<br />

stata valutata tramite la Y-BOCS all’atto del reclutamento<br />

ed in seguito a 6 e 12 settimane <strong>di</strong> trattamento.<br />

Risultati: analizzando i dati dei pazienti dei gruppi 1 e 2, si<br />

evidenzia come i pazienti con una peggiore performance all’IGT<br />

mostrino significativamente una peggiore risposta al<br />

trattamento antiossessivo. Tali <strong>di</strong>fferenze non si apprezzano<br />

in relazione alle performance agli altri test somministrati.<br />

Il gruppo 3 mostra un outcome significativamente migliore<br />

del gruppo 2.<br />

Conclusioni: la prestazione all’IGT sembra essere un possibile<br />

fattore pre<strong>di</strong>ttivo specifico <strong>di</strong> risposta al trattamento<br />

farmacologico che può guidare verso la scelta <strong>di</strong> una migliore<br />

strategia terapeutica.<br />

Bibliografia<br />

1 Cave<strong>di</strong>ni P, Ribol<strong>di</strong> G, D’Annucci A, et al. Decision-making heterogeneity<br />

in Obsessive-Compulsive Disorder: ventrome<strong>di</strong>al<br />

prefrontal cortex function pre<strong>di</strong>cts <strong>di</strong>fferent treatment outcomes.<br />

Neuropsychologia 2001;40:205-11.<br />

2 Erzegovesi S, Cavallini MC, Cave<strong>di</strong>ni P, et al. Clinical pre<strong>di</strong>ctors<br />

of drug response in obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder. J Clin<br />

Psychopharmacol 2001;21:488-92.<br />

3 Hollander E, Rossi NB, Sood E, Pallanti S. Risperidone augmentation<br />

in treatment-resistant obsessive-compulsive <strong>di</strong>sorder:<br />

a double-blind, placebo-controlled study. Int J Neuropsychopharmacol<br />

2003;6:397-401.<br />

4 Pallanti S, Hollander E, Bienstock C, et al. Treatment non-response<br />

in OCD: methodological issues and operational definitions.<br />

Int J Neuropsychopharmacology 2002;5:181-91.<br />

Which choice beyond SSRI and neuroleptics<br />

F. Bogetto, E. Pessina, U. Albert, G. Maina<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, SCDU <strong>Psichiatria</strong>, Servizio<br />

per i <strong>di</strong>sturbi depressivi e d’ansia, Università <strong>di</strong> Torino<br />

Nonostante da ormai più <strong>di</strong> venti anni siano <strong>di</strong>sponibili trattamenti<br />

farmacologici efficaci nel trattamento del Disturbo<br />

Ossessivo Compulsivo (DOC) a tutt’oggi alcuni problemi<br />

legati alla terapia <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>sturbo rimangono aperti. La risposta<br />

agli agenti antiossessivi si manifesta infatti con una<br />

latenza <strong>di</strong> 6-8 settimane e il miglioramento dei sintomi è generalmente<br />

molto lento. I farmaci debbono inoltre essere<br />

utilizzati a dosaggi elevati. La risposta agli SRI si manifesta<br />

nel DOC, in una percentuale compresa tra il 50 e il 60%.<br />

Nonostante le tecniche <strong>di</strong> potenziamento (serotoninergico o<br />

dopaminergico) una non trascurabile quota <strong>di</strong> pazienti rimane<br />

refrattaria alle terapie. Per tali motivi la ricerca continua<br />

a sperimentare nuovi interventi farmacologici per cercare <strong>di</strong><br />

nuovi approcci farmacologici che eventualmente riescano<br />

ad ovviare ad alcuni dei succitati problemi. In questo senso<br />

un farmaco che ha <strong>di</strong>mostrato la sua efficacia in monoterapia<br />

nel DOC è la venlafaxina. Tale agente (appartenente alla<br />

classe degli SNRI) ha un profilo farmacologico simile a<br />

quello <strong>della</strong> clomipramina, senza tuttavia essere gravata dalla<br />

sua collateralità. La venlafaxina oltre ad essere efficace<br />

nel DOC, parrebbe avere anche un effetto nel trasformare in<br />

responders alcuni pazienti che non avevano risposto ad un<br />

primo trial con un SRI. Altri antidepressivi sono stati testati<br />

in monoterapia in pazienti con DOC: una qualche efficacia<br />

sarebbe stata <strong>di</strong>mostrata per il buspirone e, più recentemente,<br />

per la mirtazapina; tuttavia gli stu<strong>di</strong> che hanno fornito<br />

questi risultati positivi sono limitati dall’esiguità del<br />

campione considerato e dalla metodologia non sempre rigorosa.<br />

Analogo <strong>di</strong>scorso si applica per altri agenti che sono<br />

stati testati in monoterapia nel DOC (ad esempio tramadolo,<br />

morfina, ondasetron, ipericina). Quasi sempre si tratta <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> condotti su un numero <strong>di</strong> pazienti raramente superiore<br />

a <strong>di</strong>eci e spesso si tratta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> in aperto. È <strong>di</strong>fficile quin<strong>di</strong><br />

trarre conclusioni cliniche circa l’efficacia <strong>di</strong> questi farmaci<br />

nel DOC.<br />

Per quanto riguarda il potenziamento <strong>della</strong> terapia con SRI,<br />

i farmaci che hanno una forte evidenza <strong>di</strong> efficacia sono alcuni<br />

degli antipsicotici utilizzati a basso dosaggio. Uno stu<strong>di</strong>o<br />

condotto sul pindololo (farmaco beta-bloccante che agisce<br />

come acceleratore <strong>della</strong> risposta all’antidepressivo nei<br />

pazienti con Depressione Maggiore) ha <strong>di</strong>mostrato l’utilità<br />

<strong>di</strong> questo agente nel potenziare la risposta agli SSRI nei<br />

non-responders, senza abbreviare invece la latenza <strong>di</strong> risposta.<br />

Un’accelerazione <strong>della</strong> risposta, si è osservata invece in<br />

un altro recente stu<strong>di</strong>o con l’aggiunta <strong>di</strong> mirtazapina al trattamento<br />

con un SSRI (citalopram).<br />

Nei casi <strong>di</strong> DOC molto gravi e che hanno <strong>di</strong>mostrato una assoluta<br />

refrattarietà alle terapie farmacologiche un approccio<br />

può essere rappresentato da interventi <strong>di</strong> chirurgia cerebrale<br />

condotti con tecnica stereotattica. Tali interventi agiscono<br />

sui circuiti cerebrali ritenuti coinvolti nella patogenesi del<br />

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