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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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Le infanticide, a confronto con le figlicide, sono infatti in<br />

genere più giovani, hanno attorno un ambiente meno supportivo,<br />

non hanno un partner, non presentano generalmente<br />

segni <strong>di</strong> patologia mentale.<br />

Frequente è inoltre il <strong>di</strong>niego <strong>della</strong> gravidanza che a volte fa<br />

sì che anche l’ambiente circostante la futura infanticida non<br />

si accorga del fatto che è incinta.<br />

Anche il comportamento omici<strong>di</strong>ario è <strong>di</strong>fferente così che<br />

nell’infantici<strong>di</strong>o vengono utilizzate modalità meno cruente<br />

che non nel figlici<strong>di</strong>o. Per quanto riguarda il comportamento<br />

post-delictum le infanticide raramente tentano o realizzano<br />

il suici<strong>di</strong>o.<br />

La generale mancanza <strong>di</strong> tratti psicopatologici nelle infanticide<br />

non deve stupire se si va a comprendere qual è il significato<br />

evoluzionistico del comportamento che compare in<br />

molte specie animali ed è <strong>di</strong>ffuso in tutte le popolazioni<br />

umane.<br />

Nelle con<strong>di</strong>zioni nelle quali si sono probabilmente evoluti i<br />

nostri comportamenti <strong>di</strong> accu<strong>di</strong>mento materni (e paterni)<br />

l’investimento <strong>di</strong> una madre su <strong>di</strong> un bambino appariva certamente<br />

molto oneroso. In presenza <strong>di</strong> possibili con<strong>di</strong>zioni<br />

legate alle caratteristiche <strong>di</strong> salute del bambino o alle con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali (perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità o <strong>di</strong> carestia) ovvero alla<br />

presenza <strong>di</strong> altri bambini sui quali si era già effettuato un investimento<br />

è possibile che sia evoluto un modulo psico<br />

comportamentale che prevede la possibilità, per la donna, <strong>di</strong><br />

mettere imme<strong>di</strong>atamente fine alla vita del proprio figlio, prima<br />

che si venga a creare quel legame madre bambino, che<br />

poi renderebbero l’atto psicologicamente molto più <strong>di</strong>fficile<br />

da attuare.<br />

Appare <strong>di</strong> estremo rilievo infatti che sia in popolazioni cosiddette<br />

primitive sia nelle nostre civiltà evolute sia una costante<br />

il fatto che il corpo del neonato sia avvolto subito dopo<br />

o durante l’atto omici<strong>di</strong>ario in qualcosa che non permetta<br />

alla madre <strong>di</strong> incontrare il suo sguardo.<br />

Bibliografia<br />

1 Daly M, Wilson M. Homicide. Hawthorne, NY: Al<strong>di</strong>ne de Gruyter<br />

(1988a).<br />

2 Marchetti M. Appunti per una Criminologia darwiniana. Padova:<br />

Cedam 2004.<br />

3 Resnick PJ. Child murder by parents: a psychiatric review of filicide.<br />

Am J Psychiatry 1969;126:325-34.<br />

4 Resnick PJ. Murderof a newborn: a psychiatric review of neonaticide.<br />

Am J Psychiatry 1970;126:1414-20.<br />

209<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Disturbi psicopatologici nella paternità<br />

M. Rossi Monti<br />

Cattedra <strong>di</strong> Psicologia Clinica, Università <strong>di</strong> Urbino<br />

Nell’ambito <strong>della</strong> psicopatologia <strong>della</strong> genitorialità i <strong>di</strong>sturbi<br />

psicopatologici che si verificano nel corso <strong>della</strong> assunzione<br />

<strong>della</strong> funzione e del ruolo <strong>di</strong> padre sono stati sempre<br />

collocati a margine <strong>della</strong> riflessione.<br />

In realtà questi <strong>di</strong>sturbi, per quanto rari, mostrano la complessità<br />

dei meccanismi psicologici che sottendono la assunzione<br />

<strong>di</strong> un ruolo genitoriale.<br />

Una analisi dei quadri clinici <strong>di</strong> più frequente osservazione<br />

consente <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere forme ad espressività eminentemente<br />

somatica, forme <strong>di</strong> carattere affettivo, forme dominate da<br />

agiti comportamentali e veri e propri scompensi <strong>di</strong> carattere<br />

psicotico.<br />

Vissuti alessitimici in gravidanza<br />

D. De Berar<strong>di</strong>s, A. Carano<br />

Istituto <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università “G. d’Annunzio”, Chieti<br />

Introduzione: lo scopo del presente stu<strong>di</strong>o è stato quello <strong>di</strong><br />

valutare il vissuto alessitimico in un campione <strong>di</strong> donne in<br />

gravidanza e le sue relazioni con i sintomi depressivi nel post-partum.<br />

Materiali e meto<strong>di</strong>: è stato stu<strong>di</strong>ato un campione <strong>di</strong> donne<br />

in gravidanza me<strong>di</strong>ante la seguente batteria <strong>di</strong> test: Toronto<br />

Alexithymia Scale (TAS-20), E<strong>di</strong>nburgh Postnatal Depression<br />

Scale (EPDS), Family Assessment Device (FAD), Whiteley<br />

Index (WI), State-Trait Anxiety Inventory (STAI). Le<br />

valutazioni sono state effettuate nel primo trimestre <strong>di</strong> gravidanza<br />

ed entro un mese dal parto.<br />

Risultati: le donne alessitimiche avevano un più alto grado<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stress psicologico rispetto alle non alessitimiche. I punteggi<br />

alla TAS-20 erano relativamente stabili e correlavano<br />

in modo significativo con la presenza <strong>di</strong> sintomi depressivi<br />

misurati con la EPDS. La presenza <strong>di</strong> alessitimia è risultata<br />

pre<strong>di</strong>ttiva <strong>di</strong> più alti punteggi alla EPDS nel post-partum.<br />

Conclusioni: i dati del presente stu<strong>di</strong>o sono in<strong>di</strong>cativi per<br />

un’associazione tra vissuto alessitimico e possibile rischio<br />

<strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> sintomi depressivi nel periodo post-partum.<br />

Le implicazioni verranno <strong>di</strong>scusse.

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