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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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Il TSO come relazione<br />

L. Zedda<br />

S.C.D.U. <strong>Psichiatria</strong>-ASO “Maggiore <strong>della</strong> carità”, Novara<br />

In questa occasione si intende affrontare, anche con la presentazione<br />

<strong>di</strong> alcuni case-report come il TSO presenti complessi<br />

ed articolati aspetti relazionali che coinvolgono in<br />

egual misura coloro che lo attivano, coloro che lo attuano e<br />

coloro che lo subiscono. Non è infatti possibile prescindere<br />

dalla ovvia considerazione che qualunque “incontro”, quale<br />

che ne sia la motivazione o la natura, determina una “relazione”<br />

che è significativamente influenzata dai sentimenti e<br />

dalle convinzioni, anche ideologiche <strong>di</strong> coloro che ne sono<br />

attori.<br />

Poiché il TSO riguarda situazioni nelle quali è “assente la<br />

consapevolezza <strong>di</strong> malattia che necessita <strong>di</strong> trattamento” è<br />

in primo luogo necessario considerare come questa “consapevolezza”<br />

venga a definirsi negli operatori in funzione,<br />

anche, dei <strong>di</strong>versi orientamenti culturali che possono avere.<br />

Gli operatori fattivamente impegnati nel TSO hanno poi<br />

funzioni profondamente <strong>di</strong>fferenti e profondamente <strong>di</strong>fferenti<br />

possono essere le ragioni “emotive” implicate nelle relazioni<br />

tra le <strong>di</strong>verse figure professionali coinvolte (me<strong>di</strong>ci<br />

proponenti – me<strong>di</strong>ci riceventi – personale parame<strong>di</strong>co – vigili<br />

urbani), tra questi ed il paziente e fra questi ed i suoi familiari<br />

ed amici.<br />

La consapevolezza e la conoscenza <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>namiche relazionali<br />

è la sola che può consentire una caratterizzazione<br />

del TSO come “atto terapeutico” inserito in una articolata<br />

“strategia terapeutica”, <strong>di</strong>versamente esso si configurerebbe<br />

come mero atto <strong>di</strong> “or<strong>di</strong>ne pubblico” mascherato da “atto<br />

me<strong>di</strong>co”.<br />

Occorre infatti non <strong>di</strong>menticare che quando si affrontano<br />

(incontrano) le problematiche connesse alla “Sofferenza<br />

Psichica”, quale che sia l’in<strong>di</strong>rizza culturale <strong>di</strong> riferimento<br />

dei terapeuti, fondamentale è sempre la <strong>di</strong>mensione relazionale.<br />

Inscin<strong>di</strong>bile infatti dal concetto <strong>di</strong> “persona” è il concetto <strong>di</strong><br />

“relazione” e tutta la pratica psichiatrica (e non soltanto i <strong>di</strong>versi<br />

riferimenti culturali o si “scuola”) hanno come oggetto<br />

la “persona che soffre” e che spesso è ragione <strong>di</strong> sofferenza<br />

per il “mondo” nel quale vive.<br />

TSO: strumento terapeutico o strumento<br />

<strong>di</strong> controllo?<br />

C. Picco<br />

Già Direttore DSM ASL 6 Piemonte, Direttivo Nazionale<br />

U.N.A.SA.M.<br />

È in atto un <strong>di</strong>battito sul TSO, vertente soprattutto sulle modalità<br />

<strong>della</strong> sua esecuzione, per renderlo più facile da un<br />

punto <strong>di</strong> vista burocratico, per co<strong>di</strong>ficare le procedure (ad<br />

esempio l’intervento delle Forze dell’or<strong>di</strong>ne), e per proporre<br />

mo<strong>di</strong>ficazioni legislative in merito. Non è questo però<br />

l’oggetto del mio <strong>di</strong>scorso. Non mi pare infatti che ci si interroghi<br />

a sufficienza su quando, come e perché si deve ricorrere<br />

a questo tipo d’intervento, su quanto influisca sulla<br />

relazione e sul risultato terapeutico conseguente.<br />

207<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

È necessario rifarsi alle iniziali e precise in<strong>di</strong>cazioni legislative:<br />

il TSO è il mezzo estremo per poter praticare un intervento<br />

terapeutico urgente, quin<strong>di</strong> non rinviabile, non accettato<br />

dalla persona cui è proposto. È un intervento sanitario,<br />

la cui finalità è legata esclusivamente alla salvaguar<strong>di</strong>a <strong>della</strong><br />

salute. È possibile che un intervento repressivo, si trasformi<br />

in un momento terapeutico, e che renda possibile<br />

l’instaurarsi <strong>di</strong> una relazione, <strong>di</strong> una “alleanza terapeutica”?<br />

Sono convinto che la risposta è positiva, ed esistono esempi.<br />

Anzi, in alcuni casi, il mancato ricorso ad un intervento<br />

coattivo può configurarsi come imperizia o negligenza nel<br />

curare.<br />

È innegabile che l’attuazione del TSO varia non solo da regione<br />

a regione, tra ASL ed ASL. L’esito derivante dall’esecuzione<br />

<strong>di</strong> un TSO (od anche <strong>di</strong> più TSO, tenuto conto che<br />

l’intervento terapeutico in psichiatria, quando rivolto ai casi<br />

gravi, è da prevedersi prolungato nel tempo), sarà positivo<br />

solo quando permetterà l’instaurarsi <strong>di</strong> una relazione duratura,<br />

e <strong>di</strong>penderà <strong>di</strong>rettamente dalle modalità <strong>di</strong> esecuzione<br />

dello stesso e dall’impatto con il ricovero in SPDC, soprattutto<br />

se si tratta del primo ricovero. Farò alcune riflessioni<br />

su questo aspetto. Lo psichiatra che propone il TSO,<br />

oltre che de<strong>di</strong>care il tempo necessario a cercare <strong>di</strong> ottenere<br />

il consenso del paziente (e ciò può ridurre in modo sorprendente<br />

il numero dei TSO), deve spiegare perché agisce in<br />

quel modo, deve esporre con pazienza la sua convinzione<br />

che è necessario intervenire con una terapia, che agisce nell’interesse<br />

del paziente. L’uso <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong> contenzione, <strong>di</strong><br />

violenza va assolutamente escluso. Bisogna mettersi nei<br />

panni dell’altro, che per lo più è molto spaventato, insicuro<br />

e non riesce bene a mettere a fuoco quanto gli sta capitando.<br />

È sufficiente fermezza e la presenza <strong>di</strong> un numero adeguato<br />

<strong>di</strong> persone.<br />

Altro aspetto da considerare è l’uso improprio del TSO come<br />

strumento <strong>di</strong> controllo sociale. Lo psichiatra non deve<br />

farsi strumentalizzare, deve rifiutarsi <strong>di</strong> sostituirsi ad altri,<br />

cui compete l’or<strong>di</strong>ne pubblico, perché non si tratta <strong>di</strong> atto<br />

sanitario, non è strumento terapeutico, anzi è antiterapeutico.<br />

Bisogna <strong>di</strong>alogare con Forze dell’or<strong>di</strong>ne e Magistratura,<br />

e spiegare quali sono i nostri compiti, i nostri doveri, le regole<br />

deontologiche. Altrimenti si rischia <strong>di</strong> doverci occupare<br />

nuovamente <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> problemi, non prioritariamente<br />

psichiatrici. Non dobbiamo rinunciare a quanto conquistato,<br />

cioè alla <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci, che lavorano in strutture<br />

sanitarie, e non in contenitori <strong>della</strong> devianza. Si potrebbe<br />

ampliare il <strong>di</strong>scorso alla terapeuticità dell’OPG per un malato<br />

mentale, o se non sarebbe meglio curarlo in carcere, con<br />

strumenti e modalità adeguate, che si stanno tra l’altro sperimentando,<br />

anche in Piemonte.<br />

Accenno brevemente alla “pericolosità”, alla violenza, che<br />

viene descritta come in aumento soprattutto negli SPDC.<br />

Sono convinto che più c’è repressione e meno c’è <strong>di</strong>alogo<br />

più ci sarà violenza. L’esempio del manicomio ci deve essere<br />

presente sempre. Esistono SPDC con porte “aperte”, dove<br />

non si pratica contenzione fisica. Non mi consta che essi<br />

contino un maggior numero <strong>di</strong> infortuni <strong>di</strong> operatori, rispetto<br />

alla me<strong>di</strong>a.<br />

Il TSO è, e deve restare, uno strumento esclusivamente sanitario.<br />

Non ha solo il compito <strong>di</strong> permettere la somministrazione<br />

<strong>di</strong> terapie farmacologiche, ma può permettere l’instaurarsi<br />

<strong>di</strong> una relazione, e quin<strong>di</strong> il passaggio ad un trattamento<br />

volontario (che è la norma). È un mezzo estremo ed

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