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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

Questo conflitto che si declina tra due poli opposti, rappresentati<br />

dalla coppia libertà in<strong>di</strong>viduale/doveri istituzionali,<br />

può produrre come risultato una scissione tra i due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

valori.<br />

Ciò comporta risultati terapeutici modestissimi ed in<strong>di</strong>pendenti<br />

dalla specifica gravità <strong>di</strong> ogni specifico caso clinico,<br />

ma determina anche un <strong>di</strong>sorientamento soggettivo, personale<br />

dello psichiatra che può esitare in un burn-out.<br />

Si riportano alcune brevi vignette cliniche che illustrano le<br />

più frequenti situazioni <strong>di</strong> conflitto/fallimento terapeutico.<br />

Il ripetersi <strong>di</strong> queste funeste esperienze può spingere l’operatore<br />

verso l’inibizione <strong>della</strong> terapeuticità con conseguenti<br />

costi gravi o gravissimi per l’equilibrio dei pazienti.<br />

Il <strong>di</strong>ssolvimento <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni psicologiche così severe<br />

può ottenersi operando al contempo sia sul piano <strong>di</strong><br />

realtà nei confronti dell’alieno mondo impersonale dell’istituzione<br />

sia sul versante <strong>della</strong> soggettività dell’operatore attraverso<br />

un lavoro personale <strong>di</strong> riflessione sulle proposizioni<br />

inconsce che l’incontro con il paziente determina nel<br />

mondo interno del terapeuta.<br />

Alleanza terapeutica e consenso informato<br />

nel trattamento dell’adolescente<br />

A. Ariaudo, A.M. De Leonar<strong>di</strong>s<br />

ASL RME – DSM U.O. Complessa Giovani Adulti<br />

Il ruolo dello Psichiatra ha avuto una grande trasformazione<br />

negli ultimi decenni.<br />

Da custode-gestore del malato a conduttore-manager del<br />

percorso <strong>di</strong> salute dell’utente.<br />

La prevenzione e la cura dei <strong>di</strong>sturbi psichici richiedono ingenti<br />

risorse economiche.<br />

La crisi del modello paternalistico <strong>della</strong> me<strong>di</strong>cina e l’affermarsi<br />

<strong>della</strong> autonomia decisionale dell’utente pongono quesiti<br />

e problemi organizzativi, etici, clinici molto delicati.<br />

Attraverso la descrizione <strong>di</strong> un caso clinico complesso, che<br />

ha richiesto l’intervento <strong>di</strong> vari servizi sanitari e sociali, cercheremo<br />

<strong>di</strong> tracciare alcune linee <strong>di</strong> condotta del terapeuta<br />

impegnato nel trattamento <strong>di</strong> un adolescente, sia per quanto<br />

riguarda il consenso informato nel minorenne, sia per quanto<br />

riguarda la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> strutturare l’alleanza terapeutica,<br />

all’interno <strong>della</strong> logica <strong>di</strong> una buona condotta clinica in<br />

un’equa <strong>di</strong>stribuzione delle risorse.<br />

Lo sviluppo <strong>di</strong> una coscienza dei <strong>di</strong>ritti ha accresciuto la responsabilità<br />

del paziente, ma ha reso molto più arduo ed elaborato<br />

il compito del me<strong>di</strong>co nel processo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />

delle decisioni sanitarie.<br />

La psichiatrie est une pathologie<br />

de la liberté<br />

L. Secchiaroli<br />

DSM ASL Roma H<br />

Scriveva Ey: “Les mala<strong>di</strong>es organiques sont des menaces à<br />

la vie, les malades mentales sont des atteintes à la liberté”<br />

ed ancora “La psichiatrie est une patologie de la liberté,<br />

c’est la me<strong>di</strong>cine appliqué aux amoindrissement de la liberté”.<br />

Il tema <strong>della</strong> libertà nel campo delle malattie mentali veniva<br />

ripreso da Reda, in una conferenza da lui tenuta a Roma all’Ospedale<br />

S. Maria Immacolata il 27 marzo 1974 e riportata<br />

in un suo scritto dal titolo: “<strong>Psichiatria</strong> e libertà”.<br />

Questa impostazione <strong>di</strong> pensiero ha accompagnato e continua<br />

ad accompagnare la mia attività professionale, in quanto<br />

ritengo che possa essere ancora oggi <strong>di</strong> grande ausilio per<br />

chi opera nel campo <strong>della</strong> salute mentale, in un momento <strong>di</strong><br />

grande ripensamento <strong>della</strong> nosografia e <strong>della</strong> assistenza sanitaria,<br />

in un’epoca <strong>di</strong> rapide trasformazioni sociali, etiche<br />

ed economiche.<br />

Si intende portare un contributo attraverso una riflessione<br />

che percorre due strade parallele: la libertà del terapeuta e la<br />

libertà del paziente, recuperando in particolare la visione <strong>di</strong><br />

Ey.<br />

Non solo la libertà del paziente risulta dolorosamente limitata<br />

se non annullata dalla patologia, fino all’estrema per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>della</strong> libertà nel suici<strong>di</strong>o dello psicotico guidato dalle “voci<br />

imperative”, ma anche la stessa libertà del terapeuta appare<br />

“suggestionata”, “influenzata”, “vincolata”, “martoriata”,<br />

“asse<strong>di</strong>ata” da un insieme <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni esterne, vuoi<br />

leggi, contesti istituzionali, vuoi comportamenti emergenti,<br />

legati a vorticosi cambiamenti culturali.<br />

Anche questo può condurre al “suici<strong>di</strong>o <strong>della</strong> cura”.<br />

Sorge spesso, nello psichiatra, il cui unico obiettivo è la terapia,<br />

il conflitto tra l’etica nella propria professionalità e gli<br />

imperativi spesso “antietici” delle leggi, che pur vanno seguiti<br />

e applicati.<br />

In questo contributo, che vuol comunque restare stimolo <strong>di</strong><br />

riflessione, si <strong>di</strong>mostra come si possa risolvere il conflitto,<br />

attraverso lo strumento <strong>della</strong> relazione me<strong>di</strong>co-paziente e gli<br />

strumenti conoscitivi professionali.<br />

Anche la contenzione fisica, che pur toglie la libertà fisica,<br />

in una istituzione quale un SPDC, deve recuperare il suo valore<br />

terapeutico e <strong>di</strong> protezione del malato da se stesso privo<br />

<strong>di</strong> libertà a causa <strong>della</strong> malattia.<br />

Così il TSO, così le terapie farmacologiche, così l’ESK.<br />

Non a caso mi soffermo su strumenti terapeutici che sono a<br />

tutt’oggi demonizzati, e ancora considerati da molti psichiatri<br />

“repressivi”.<br />

Non a caso le logiche aziendali con i loro reports, i loro dati<br />

sulle prestazioni, i DRG ci sommergono e ci limitano, nella<br />

scelta dei provve<strong>di</strong>menti più opportuni per la cura del paziente.<br />

La libertà del terapeuta si cimenta nel lavoro d’équipe, nella<br />

scelta dei farmaci che hanno un prezzo, nell’uso dei provve<strong>di</strong>menti<br />

terapeutici contenitivi, nell’applicazione delle rigide<br />

e martorianti logiche aziendali.<br />

Comunque, la libertà del terapeuta va recuperata all’interno<br />

del proprio sapere, che deve essere consapevole e aggiornato,<br />

solo avendo chiara la propria funzione, che paradossalmente<br />

è quella <strong>di</strong> restituire libertà dalla malattia.<br />

Esperienza psichiatrica a “Regina Coeli”:<br />

identità professionale e libertà <strong>di</strong> cura<br />

R. Seller<br />

ASL RMH Roma<br />

Il carcere costringe lo psichiatra a confrontarsi con le richieste<br />

<strong>di</strong> un contesto <strong>di</strong> cura complicato da aspetti <strong>di</strong> spe-<br />

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