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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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L’atteggiamento anoressico-bulimico impone al terapeuta<br />

una relazione che può svolgersi solo sul versante muto del<br />

corpo.<br />

Le emozioni e le memorie soggettive vengono conservate e<br />

vissute rigidamente in un doloroso scenario psicosomatico.<br />

Le pazienti affette da anoressia e bulimia propongono sulla<br />

scena terapeutica i loro corpi, fanno parlare il cibo che ingeriscono,<br />

rifiutano o rigettano attraverso un linguaggio somatico<br />

che è intensamente pervaso <strong>di</strong> emotività.<br />

Quasi come un’artista, un pittore, uno scultore, mo<strong>di</strong>ficano<br />

e deformano se stesse nel <strong>di</strong>sperato tentativo <strong>di</strong> mostrare attraverso<br />

la propria opera (il corpo) le emozioni più profonde<br />

ad uno spettatore che adesso è costretto a guardare ciò<br />

che prima voleva ignorare.<br />

Del resto è proprio me<strong>di</strong>ante le opere d’arte che l’uomo ha<br />

espresso in ogni tempo le proprie emozioni comunicandole<br />

al mondo e rendendo comprensibili, attraverso le immagini<br />

rappresentate, gli aspetti più profon<strong>di</strong> dei fatti e degli uomini.<br />

Questa relazione si ripropone <strong>di</strong> osservare il corpo femminile<br />

attraverso lo sguardo <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> artisti del passato e del<br />

presente, cercando <strong>di</strong> cogliere le emozioni che tale corpo<br />

trasmette. Ci si soffermerà in particolar modo sul “corpo<br />

deformato”, quello che soggetti anoressici e bulimici offrono<br />

allo spettatore come sintomo, come ultima <strong>di</strong>sperata richiesta<br />

d’aiuto.<br />

Un corpo che comunica la paura dell’anoressica <strong>di</strong> ingrassare<br />

o <strong>di</strong> prendere peso. È una paura fredda, che irrigi<strong>di</strong>sce<br />

le relazioni con gli altri e consente <strong>di</strong> polarizzare l’attenzione<br />

sulla propria immagine corporea che davanti allo specchio<br />

viene presentata come espressione del dominio <strong>di</strong> sé.<br />

Col procedere del <strong>di</strong>magrimento è proprio questa emozione<br />

ad intensificarsi.<br />

Nelle pazienti bulimiche la paura <strong>di</strong> ingrassare assume una<br />

connotazione <strong>di</strong>versa: è paura <strong>di</strong> non saper controllare il<br />

proprio impulso a mangiare. Ma è anche, sia per l’anoressica<br />

che per la bulimica, paura dell’intrusività dell’altro, del<br />

giu<strong>di</strong>zio dell’altro. In questo senso la particolare preoccupazione<br />

riguardo al cibo e al peso sono una manifestazione tar<strong>di</strong>va<br />

<strong>di</strong> un più importante <strong>di</strong>sturbo relativo al concetto <strong>di</strong> Sé<br />

che espone il soggetto a sentimenti <strong>di</strong> inadeguatezza e incapacità.<br />

Il giu<strong>di</strong>zio dell’altro <strong>di</strong>venta allora quanto <strong>di</strong> più temibile<br />

si possa sostenere perché ad esso è ascritto inconsciamente<br />

il delicato compito <strong>di</strong> riconoscere la propria identità:<br />

“io non esisto se non attraverso gli occhi dell’altro”.<br />

Nello stesso tempo lo sforzo implicito nei Disturbi <strong>della</strong><br />

Condotta Alimentare sembra essere quello <strong>di</strong> spostare l’attenzione<br />

dell’altro su <strong>di</strong> sé e pretendere nello stesso tempo<br />

che l’altro abbia occhi per vedere il significato nascosto <strong>di</strong>etro<br />

al cibo, al peso, al proprio corpo. In fondo alla confusione<br />

interiore si nutre un’aspettativa nei confronti degli altri,<br />

aspettativa che viene puntualmente delusa e da cui nascono<br />

l’ostilità e la rabbia per tutte quelle carenze emotive <strong>di</strong> cui<br />

implicitamente accusa la madre, il padre, i fratelli, gli amici.<br />

L’ostilità verso gli altri verrebbe spostata in particolare<br />

sul cibo, <strong>di</strong>strutto voracemente o espulso con il vomito per<br />

scaricare la rabbia e l’aggressività. L’attacco al cibo consente<br />

inoltre <strong>di</strong> spegnere temporaneamente quell’incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

emozioni che va dall’ansia alla rabbia, alla per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> autostima<br />

e <strong>di</strong> controllo, alla noia, al <strong>di</strong>sorientamento e alla demotivazione<br />

così come l’espulsione del cibo costituisce una<br />

catarsi all’opprimente senso <strong>di</strong> colpa.<br />

197<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Bibliografia<br />

Borgna E. L’arcipelago delle emozioni. Milano: Feltrinelli 2001.<br />

Canetti L, et al. Food and emotion. Behavioural Process<br />

2002;60:157-64.<br />

Hayaki J, Friedman M, Brownell K. Shame and severity of bulimic<br />

symptoms. Eat Behav 2002;3:73-83.<br />

Cibo, relazioni e cultura in età evolutiva<br />

C. De Pasquale, C. Russo * , S. Russo *<br />

Dipartimento Specialità Me<strong>di</strong>co-Chirurgiche, Università <strong>di</strong><br />

Catania; * Servizio <strong>di</strong> Neuro<strong>Psichiatria</strong> infantile, Azienda 3<br />

Catania<br />

Una definizione estremamente schematica definisce il comportamento<br />

alimentare come il risultato dell’equilibrio tra<br />

un sistema che dà origine alla ricerca e all’assunzione del cibo<br />

e un sistema che ne stabilisce il termine: tra la “fame” e<br />

la “sazietà”. Al raggiungimento <strong>di</strong> tale equilibrio contribuiscono<br />

numerosi fattori <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura.<br />

Accanto a fattori biologici la condotta alimentare è fortemente<br />

influenzata da componenti <strong>di</strong> natura psicologica.<br />

È noto come l’appetito e <strong>di</strong> conseguenza l’alimentazione varino<br />

in risposta ad emozioni, a stati d’animo, a variazioni del<br />

tono dell’umore. Per cercare <strong>di</strong> schematizzare possiamo <strong>di</strong>stinguere<br />

tre tipi <strong>di</strong> componenti psicologiche: componenti<br />

simboliche, componenti socio-culturali, componenti personali.<br />

Componenti simboliche: ci si riferisce a tutte quelle risonanze<br />

emotive, per lo più inconsapevoli, che il cibo e l’atto<br />

<strong>di</strong> alimentarsi provocano in ciascun in<strong>di</strong>viduo e che sono<br />

strettamente connessi alle profonde valenze simbolico-religiose<br />

che si legano alla nutrizione.<br />

Il comportamento alimentare, infatti, ha assunto nel corso<br />

dei millenni una infinità <strong>di</strong> significati simbolici non più connessi<br />

al concetto <strong>di</strong> sopravvivenza. Lo stesso concetto <strong>di</strong> fame<br />

esprime nella nostra lingua, come in quelle più antiche,<br />

un significato più ampio del semplice bisogno <strong>di</strong> alimentarsi<br />

ma <strong>di</strong>venta espressione <strong>di</strong> un bisogno spirituale, affettivo:<br />

“fame” <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> affetto, <strong>di</strong> potere ecc.<br />

Tuttavia il rapporto psicologico con il cibo è pieno <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni,<br />

così accanto a queste valenze positive coesistono<br />

simbolismi negativi ed inquietanti. Basti pensare alla capacità<br />

<strong>di</strong> contaminazione che da alcune religioni viene attribuita<br />

a certi alimenti come ad esempio il maiale o l’alcool<br />

per l’Islam o la carne <strong>di</strong> vitello per gli Indù; il cibo quin<strong>di</strong><br />

come oggetto cattivo capace <strong>di</strong> nuocere allo spirito incatenandolo<br />

alla corporeità, l’alimentarsi vissuto come condanna<br />

all’immanenza, come mortificazione <strong>della</strong> spiritualità.<br />

Componenti socio-culturali: insieme alle valenze simbolico-religiose<br />

sull’alimentazione insistono una serie <strong>di</strong> fattori<br />

socio-culturali che interagiscono sull’alimentazione e sui<br />

processi <strong>di</strong> nutrizione in senso lato.<br />

Il primo aspetto che salta subito all’osservazione è come,<br />

soprattutto nelle gran<strong>di</strong> città, il mo<strong>di</strong>ficarsi dei ritmi <strong>di</strong> vita<br />

e <strong>di</strong> lavoro hanno tolto sempre più spazio al rito dell’alimentazione.<br />

L’acquisto e il consumo del cibo viene identificato, dal sistema<br />

pubblicitario, come possibile fonte <strong>di</strong> gratificazione<br />

<strong>di</strong> un’intensa gamma <strong>di</strong> bisogni psicologici ed emotivi. Dietro<br />

ogni spot c’è uno stu<strong>di</strong>o complesso e accurato finalizza-

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