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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

antipsicotico tipico (AT), il 36,1% un antidepressivo (AD)<br />

e il 31,1% uno stabilizzatore dell’umore (SU). Circa la<br />

metà dei pazienti (43,8%) seguiva una terapia non farmacologica;<br />

l’85,8% <strong>di</strong> essi facevano visite in<strong>di</strong>viduali ambulatoriali<br />

(VIA), il 15,9% psicoterapia in<strong>di</strong>viduale (PI), il<br />

12,7% terapia riabilitativa (TR) e il 5,1% terapia <strong>di</strong> gruppo<br />

(TG).<br />

Durante il ricovero, 2.429 pazienti (98,3%) utilizzavano una<br />

terapia farmacologica, il 95,8% una terapia farmacologica<br />

combinata; il 79,3% usava BDZ, il 50,0% un AA, il 52,2%<br />

un AT, il 33,3% un AD e il 31,5% un SU. Più <strong>della</strong> metà dei<br />

pazienti (65,0%) ha seguito un trattamento non farmacologico,<br />

il 95,6% dei quali VIA, il 16,4% TG, il 9,0% PI ed il<br />

3,4% TR. Alla <strong>di</strong>missione, a 2.358 pazienti (95,4%) è stata<br />

prescritta una terapia farmacologica, combinata nel 70,3%<br />

dei casi; il 68,0% usava BDZ, il 51,8% un AA, il 33,7% un<br />

AD ed il 32,8% un SU. Più <strong>della</strong> metà dei pazienti (68,3%)<br />

ha seguito un trattamento non farmacologico, 86,3% dei<br />

quali VIA, 14,5% PI, 12,9% TR e 4,3% TG.<br />

Conclusioni: la maggior parte dei pazienti ricoverati in<br />

SPDC aveva ricevuto un trattamento prima del ricovero.<br />

Durante il ricovero quasi tutti i pazienti hanno ricevuto terapia<br />

farmacologica costituita, nella maggior parte dei casi,<br />

da più <strong>di</strong> un farmaco. Alla <strong>di</strong>missione, sia la terapia farmacologica<br />

che la non farmacologica sono sostanzialmente<br />

cambiate rispetto al periodo <strong>di</strong> ricovero.<br />

25 FEBBRAIO 2005 - ORE 14.15-15.45<br />

SALA MONTEMARIO<br />

S85 - La <strong>di</strong>mensione antisociale nella psicopatologia<br />

L’indotto antisociale nelle nuove<br />

<strong>di</strong>pendenze<br />

D. La Barbera<br />

Università <strong>di</strong> Palermo<br />

Le <strong>di</strong>pendenze comportamentali si vanno sempre più imponendo<br />

all’osservazione del clinico come un’area psicopatologica<br />

quanto mai vasta che si accompagna spesso ad elevati<br />

livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio psichico ed esistenziale e a ricadute molto<br />

negative sul piano dell’adattamento sociale e relazionale.<br />

Esse comprendono una varietà <strong>di</strong> condotte che, per quanto<br />

<strong>di</strong>fferenti le une dalle altre, implicano tutte analoghi meccanismi<br />

psico<strong>di</strong>namici e psicopatologici e richiamano spesso<br />

aspetti <strong>di</strong> comorbilità psichiatrica molto simili. Il lavoro<br />

prende in esame l’insieme dei <strong>di</strong>svalori che una <strong>di</strong>pendenza<br />

comportamentale sembra evidenziare e che si declinano intorno<br />

al limite tra piacere e dolore, gratificazione e frustrazione,<br />

norma e devianza. In particolare viene presa in considerazione<br />

la potenzialità criminogenetica insita in alcune<br />

condotte <strong>di</strong> ad<strong>di</strong>ction (ad esempio gambling, shopping) e la<br />

sua correlazione con gli aspetti <strong>di</strong> personalità e le caratteristiche<br />

psicologiche più frequenti in tali con<strong>di</strong>zioni.<br />

La psico<strong>di</strong>namica del serial killer<br />

D. La Torre, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, A. Bruno,<br />

R. Cambria, L. Cortese, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

I serial killer o assassini seriali sono criminali che uccidono<br />

“in serie”, per mesi o per anni, senza un movente preciso: si<br />

parla <strong>di</strong> assassino seriale quando vengono commessi più <strong>di</strong><br />

tre omici<strong>di</strong>, con un intervallo <strong>di</strong> tempo che separa gli eventi<br />

criminali. Gli assassini seriali si <strong>di</strong>fferenziano dai “mass<br />

murderers” oltre che per le caratteristiche fenomeniche dei<br />

delitti anche e soprattutto per gli aspetti psico<strong>di</strong>namici: il se-<br />

MODERATORI<br />

R. Zoccali, A. Di Rosa<br />

rial killer sceglie le proprie vittime, che hanno per lui un<br />

preciso significato che si inserisce nel suo ricco ed inquietante<br />

mondo fantasmatico in cui sesso e morte appaiono inestricabilmente<br />

interconnessi. L’atto omicida presenta un valore<br />

simbolico che assume paradossalmente una valenza riparatoria<br />

per la psiche. Al centro <strong>della</strong> <strong>di</strong>namica è stato sottolineato<br />

in tutti i casi un forte desiderio <strong>di</strong> dominio e <strong>di</strong> controllo<br />

che culmina nella decisione estrema <strong>di</strong> dare la vita o<br />

la morte. In un’ampia percentuale dei casi l’evento finale si<br />

configura come un rituale che completa un lungo iter, a partire<br />

da carenze affettive, maltrattamenti e abusi infantili che<br />

hanno con<strong>di</strong>zionato un’evoluzione personologico deviata in<br />

senso antisociale. Di solito i serial killer non risultano facilmente<br />

collocabili in una delle categorie abituali presenti nel<br />

DSM-IV, nonostante siano riconducibili a un Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità, per lo più misto. Solo una minoranza presenta<br />

una malattia psichiatrica <strong>di</strong> asse I, per lo più nell’ambito dei<br />

<strong>di</strong>sturbi schizofrenici; in essi i delitti sono correlati a fenomeni<br />

deliranti.<br />

Il terrorismo: aspetti sociali<br />

e psicopatologici<br />

M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, A. Bruno, R. Cambria,<br />

L. Cortese, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Il fenomeno del terrorismo è stato affrontato secondo <strong>di</strong>versi<br />

modelli teorici. Il modello psichiatrico assume che esistano<br />

determinati tratti personologico (borderline, narcisistici,<br />

antisociali, psicopatici, paranoici) favorenti la messa in atto<br />

<strong>di</strong> comportamenti violenti ed ostili. Inoltre, le ricerche esistenti<br />

in letteratura hanno indagato la presenza, in soggetti<br />

che commettono atti criminali e violenti, <strong>di</strong> anomalie neurobiologiche,<br />

traumi infantili o <strong>di</strong>sturbi nella socializzazione.<br />

Il modello sociologico assume un’implicita “normalità”<br />

psicologica del terrorista e pone piuttosto l’accento su con-<br />

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