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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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2 Joint Commission on Healthcare Accre<strong>di</strong>tation. 2002 Hospital<br />

accre<strong>di</strong>tation standards. Oakbrook Terrace, IL: Joint Commission<br />

Resource 2002.<br />

3 Health Care Financing Administration. 2000 Hospital con<strong>di</strong>tions<br />

of partecipation for Patients Rights: Interpretative<br />

Guidelines.<br />

4 American Psychiatric Association. Report and recommendations<br />

regar<strong>di</strong>ng psychiatric emergency and crisis services. APA Task<br />

Force on Psychiatric Emergency Services 2002.<br />

Il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o: valutazione e gestione<br />

clinica<br />

L. Ferrannini, P. Milone<br />

DSM ASL 3 – Genovese<br />

Introduzione: solo recentemente il problema del suici<strong>di</strong>o, e<br />

<strong>della</strong> sua prevenzione, è stato posto all’attenzione dei servizi<br />

sanitari e psichiatrici come problema <strong>di</strong> salute pubblica. Il<br />

Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 ed i successivi hanno<br />

inserito tra gli obiettivi prioritari quello <strong>della</strong> riduzione del<br />

tasso dei suici<strong>di</strong> e conseguentemente il sistema sanitario<br />

(dal me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina generale ai servizi specialistici) è<br />

stato chiamato a sviluppare competenze ed interventi specifici.<br />

Metodologia: l’intervento sulle condotte autolesive – messe<br />

in atto all’interno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni psicopatologiche, comportamentali<br />

e sociali profondamente <strong>di</strong>versificate – pone<br />

complessi problemi <strong>di</strong> natura clinica, terapeutica, eticodeontologica<br />

e <strong>di</strong> risk management.<br />

I fattori e le con<strong>di</strong>zioni che possono innescare un gesto autolesivo<br />

si intrecciano con la necessità <strong>di</strong> un equilibrio nell’intervento<br />

tra il riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> persona e<br />

la necessità <strong>di</strong> cura, anche coattiva, quando le con<strong>di</strong>zioni<br />

psicopatologiche lo richiedono.<br />

In questo quadro assume particolare importanza la possibilità<br />

<strong>di</strong> prevenire o prevedere la messa in atto <strong>di</strong> comportamenti<br />

finalizzati, non soffermandosi solo sull’analisi delle<br />

con<strong>di</strong>zioni che sostengono le condotte suici<strong>di</strong>arie e dei fattori<br />

che influenzano il rischio suci<strong>di</strong>ario, quanto concentrando<br />

attenzione sugli interventi a breve e me<strong>di</strong>o termine,<br />

dalla fase presuici<strong>di</strong>aria alla gestione <strong>della</strong> fase imme<strong>di</strong>atamente<br />

successiva.<br />

Risultati: dati consolidati nella letteratura ed esperienze cliniche<br />

<strong>di</strong>mostrano l’importanza <strong>di</strong> lavorare non solo sui fattori<br />

pre<strong>di</strong>sponenti, spesso generalizzati ed aspecifici, quanto<br />

sugli elementi precipitanti, sui quali l’intervento deve essere<br />

finalizzato ed ha buone possibilità <strong>di</strong> successo. A supporto<br />

verrà presentata una casistica specifica.<br />

Conclusioni: il suici<strong>di</strong>o, ed in generale le condotte autolesive,<br />

costituiscono un terreno privilegiato <strong>di</strong> osservazione<br />

ed analisi sui mutamenti <strong>della</strong> espressività psicopatologica a<br />

seconda delle fasi e dei contesti sociali e sulla complessità<br />

dell’intervento psichiatrico, sempre a rischio <strong>di</strong> fare troppo,<br />

limitando il principio <strong>di</strong> autodeterminazione, o <strong>di</strong> fare troppo<br />

poco.<br />

Bibliografia<br />

1 Ferrannini L, Milone P. Il rischio <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o. In: Invernizzi G,<br />

Gala C, Rigatelli M, Bressi C, a cura <strong>di</strong>. Manuale <strong>di</strong> psichiatria<br />

<strong>di</strong> consultazione. Milano: McGraw-Hill 2002.<br />

187<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

Emergenze, terapie e libertà <strong>di</strong> scelta<br />

A. Vita<br />

Università <strong>di</strong> Brescia; DSM, A.O. Spedali Civili <strong>di</strong> Brescia<br />

L’intervento del me<strong>di</strong>co è stato storicamente informato ad<br />

un atteggiamento <strong>di</strong> tipo paternalistico ma il cambiamento<br />

dei valori sociali ha però mo<strong>di</strong>ficato il rapporto me<strong>di</strong>co-paziente<br />

mettendo al centro il concetto <strong>di</strong> libertà ed autonomia<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />

Il concetto <strong>di</strong> autonomia risulta peraltro inapplicabile nelle<br />

situazioni <strong>di</strong> urgenza ovvero quando vi sia sostanziale riduzione<br />

delle capacità del paziente: in tal caso il principio <strong>di</strong><br />

beneficialità rappresenta una giustificazione etica dei trattamenti<br />

senza consenso.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alla cura e al trattamento, ma altresì alla libertà <strong>di</strong><br />

scelta dei trattamenti stessi ha confini variabili nel tempo e<br />

risente delle attitu<strong>di</strong>ni <strong>della</strong> società.<br />

La <strong>di</strong>sciplina dei trattamenti senza consenso presenta notevoli<br />

aspetti problematici e tuttora aree <strong>di</strong> non consenso anche<br />

tra operatori esperti, e ciò vale no solo nell’ambito del<br />

ricovero ospedaliero ma anche per i trattamenti territoriali.<br />

La “Carta <strong>di</strong> Milano”, co<strong>di</strong>ce etico deontologico per la pratica<br />

psichiatrica (“<strong>Psichiatria</strong> Oggi” <strong>XI</strong>V, suppl. 1 2001)<br />

rappresenta in tal senso uno strumento <strong>di</strong> riferimento utile<br />

per gli operatori attivi nella tutela <strong>della</strong> salute mentale.<br />

Stu<strong>di</strong>o osservazionale <strong>di</strong> un anno<br />

per valutare le modalità <strong>di</strong> aggressione:<br />

lo stu<strong>di</strong>o PERSEO. Trattamento acuto<br />

S. Fre<strong>di</strong>ani 1 , A. Ballerini 2 , R. Boccalon 3 , G. Boncompagni<br />

4 , M. Casacchia 5 , F. Margari 6 , L. Minervini 7 , R. Righi<br />

8 , F. Russo 9 , A. Rossi 1 , A. Salteri 10<br />

1 Eli Lilly Italia S.p.A.; 2 Ospedale “S. Maria Nuova”, Firenze;<br />

3 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 4 Ospedale<br />

“Sant’Orsola Malpighi”, Bologna; 5 Ospedale Universitario,<br />

L’Aquila; 6 , Università <strong>di</strong> Bari; 7 Azienda Ospedaliera<br />

ULSS16, Padova; 8 Ospedale “S. Anna”, Ferrara; 9 Ospedale<br />

Nuovo “Regina Margherita”, Roma; 10 Ospedale Città<br />

<strong>di</strong> Sesto “S. Giovanni”, Milano<br />

Obiettivi: questo stu<strong>di</strong>o ha lo scopo <strong>di</strong> analizzare l’aggressività<br />

nei pazienti afferenti in SPDC stratificati sulla base<br />

delle caratteristiche socio-demografiche e <strong>di</strong>agnostiche.<br />

Meto<strong>di</strong>: pazienti ricoverati in SPDC in un periodo <strong>di</strong> 5 mesi<br />

sono stati seguiti fino alla <strong>di</strong>missione. Le valutazioni erano<br />

effettuate all’ingresso, nei primi 3 giorni e alla <strong>di</strong>missione.<br />

Le scale psicometriche utilizzate erano la Brief Psychiatric<br />

Rating Scale (BPRS) versione 4.0, la Mo<strong>di</strong>fied Overt<br />

Aggression Scale (MOAS), la Brief Symptoms Inventory<br />

(BSI), la Subjective Well-being under Neuroleptic Treatment<br />

(SWN) e la Drug Attitude Inventory (DAI-30).<br />

Risultati: sono stati arruolati 2.521 pazienti adulti in 50<br />

centri; 2.472 (1.258 M, 1.214 F; età me<strong>di</strong>a 43,7 ± 14,2 anni)<br />

erano valutabili in accordo al protocollo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; il<br />

94% erano italiani. I pazienti che avevano preso almeno un<br />

farmaco psichiatrico prima <strong>di</strong> iniziare lo stu<strong>di</strong>o erano<br />

1.638 (66,3%), dei quali l’88,8% seguiva una terapia farmacologica<br />

combinata; il 58,6% usava benzo<strong>di</strong>azepine<br />

(BDZ), il 42,7% un antipsicotico atipico (AA), il 42,1% un

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