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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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Risultati: i pazienti inseriti nel gruppo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o e quelli <strong>di</strong><br />

alto rischio per CD hanno mostrato un peggiore outcome e<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Condotta nelle fasi successive in<br />

particolare tra il sottogruppo ad esor<strong>di</strong>o precoce. Delle variabili<br />

<strong>di</strong> rischio la presenza in comorbi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Iperattività, in<br />

particolare per i maschi, sembra rappresentare il fattore più<br />

significativo più specifico.<br />

Conclusioni: precocità dei sintomi, sesso maschile e presenza<br />

<strong>di</strong> segni <strong>di</strong> Iperattività rappresentano in<strong>di</strong>ci prognostici<br />

sfavorevoli per lo sviluppo <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong> Condotta in età<br />

Adolescenziale e per il successivo esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Disturbo <strong>di</strong><br />

Personalità Anatisociale in Età adulta.<br />

Una prospettiva psichiatrico forense<br />

sulle carriere criminali e la personalità<br />

antisociale<br />

S. Ferracuti<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina<br />

Psicologica<br />

La ricerca criminologica ha rilevato che la maggior parte dei<br />

reati sono compiuti da un numero relativamente piccolo <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>vidui, i quali iniziano a delinquere in età giovanile e che<br />

173<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

tendono ad essere polimorfi nelle condotte criminali. Queste<br />

persone sono classificate come delinquenti persistenti<br />

dai criminologi e o come “plurireci<strong>di</strong>vi” dai giuristi e sono<br />

scarsamente suscettibili ai trattamenti riabilitativi. Le stesse<br />

persone, quando classificate con criteri psichiatrici, sono denominate<br />

“personalità antisociali” oppure “Psicopatici”.<br />

L’insieme dei dati accumulati in molti decenni <strong>di</strong> ricerca in<br />

questo campo in<strong>di</strong>ca che i fattori <strong>di</strong> rischio per lo sviluppo<br />

<strong>di</strong> possibili condotte criminogene sono presenti fin dalla prima<br />

infanzia e sono probabilmente fattori legati al temperamento<br />

e alla <strong>di</strong>sposizione cognitiva del bambino. Le conseguenze<br />

<strong>di</strong> questa concezione sono però evidenti: se si vuole<br />

prevenire lo sviluppo <strong>di</strong> condotte persistentemente devianti,<br />

poco o nulla suscettibili <strong>di</strong> trattamento in età adulta, l’epoca<br />

<strong>della</strong> vita nella quale intervenire è la prima e la seconda infanzia,<br />

identificando bambini con tendenza all’impulsività,<br />

spesso ipercinetici, con <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ragionamento astratto,<br />

<strong>di</strong> temperamento irritabile, sui quali possono agire, come è<br />

ovvio, in senso migliorativo o peggiorativo fattori economici,<br />

sociali, familiari e relazionali e sui quali si possono attuare<br />

terapie cognitive protese a minimizzare le <strong>di</strong>fficoltà<br />

presenti, senza per questo stigmatizzare nessuno, ma riconoscendo<br />

che possono esistere un insieme <strong>di</strong> elementi fisiologici<br />

e cognitivi che rendono <strong>di</strong>fficoltosa l’integrazione in<br />

una società complessa come l’attuale.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA RODI<br />

S77 - La valutazione neuropsicologica nel contesto<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi psichiatrica<br />

Valutazione neuropsicologica nell’ambito<br />

del deterioramento mentale<br />

M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, R. Cambria, L. Cortese,<br />

A. Bruno, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

L’allungamento <strong>della</strong> durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> vita ha determinato <strong>di</strong><br />

conseguenza che una importante proporzione <strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong><br />

età superiore ai 65 anni risultino affetti da una qualche forma<br />

<strong>di</strong> compromissione delle funzioni cognitive <strong>di</strong> eziologia<br />

e gravità variabili. L’alterazione insi<strong>di</strong>osa e progressiva delle<br />

<strong>di</strong>verse funzioni cognitive quali l’attenzione, la memoria,<br />

il linguaggio, il pensiero astratto, le abilità visuo-spaziali,<br />

determina, in modo inequivocabile, una progressiva <strong>di</strong>fficoltà<br />

nello svolgimento delle attività finalizzate e nell’autonomia<br />

<strong>della</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana. In tale contesto, oltre alla valutazione<br />

clinico-strumentale, appare <strong>di</strong> indubbia utilità l’assessment<br />

neuropsicologico finalizzato alla quantificazione<br />

dei singoli deficit cognitivi e, oltre a ciò, delle capacità cognitive<br />

residuali. La relazione illustra i principali strumenti<br />

psico<strong>di</strong>agnostici utili nella valutazione del deterioramento<br />

cognitivo allo scopo <strong>di</strong> strutturare un profilo qualitativo <strong>di</strong><br />

compromissione il più possibile personalizzato e dettagliato<br />

per ciascun paziente.<br />

MODERATORI<br />

M. Meduri, M.R. Muscatello<br />

Le funzioni cognitive nell’ambito<br />

del Disturbo Schizofrenico<br />

L. Cortese, M.R.A. Muscatello, G. Pandolfo, R. Cambria,<br />

A. Bruno, R. Zoccali, M. Meduri<br />

U.O.C. <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong>, Università <strong>di</strong> Messina<br />

Diversi stu<strong>di</strong> neuropsicologici hanno <strong>di</strong>mostrato che i pazienti<br />

schizofrenici presentano frequentemente deficit cognitivi<br />

rispetto a soggetti sani. Compromissioni cognitive<br />

sono state rilevate, insieme ad alterazioni neurofisiologiche,<br />

anche in familiari clinicamente sani, <strong>di</strong> pazienti schizofrenici.<br />

L’assetto cognitivo e le alterazioni neuropsicologiche<br />

hanno così assunto il significato <strong>di</strong> markers <strong>di</strong><br />

“suscettibilità” senza peraltro capacità pre<strong>di</strong>ttive. Nell’ambito<br />

dei deficit cognitivi che interessano principalmente<br />

le funzioni esecutive il problema se la compromissione<br />

<strong>di</strong> queste fosse da intendersi come deficit generalizzato<br />

o globale, o se invece potesse essere sotteso da più<br />

semplici e specifiche funzioni neuropsicologiche (attenzione,<br />

memoria <strong>di</strong> lavoro, capacità <strong>di</strong> analisi del contesto<br />

ecc.).<br />

Un gruppo <strong>di</strong> soggetti schizofrenici è stato sottoposto ad una<br />

batteria <strong>di</strong> test neuropsicologici al fine <strong>di</strong> valutare i loro reciproci<br />

rapporti <strong>di</strong> coerenza o <strong>di</strong> relativa in<strong>di</strong>pendenza.

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