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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

liare e <strong>di</strong>venta estraneo a volte persecutorio. Il lavoro <strong>della</strong><br />

pubertà consiste, proprio, nell’integrare le rappresentazioni<br />

del corpo infantile onnipotente con quelle del corpo pubere<br />

sessuato che rimanda ineluttabilmente alla complementarietà<br />

e quin<strong>di</strong> al bisogno. È ciò che chiamiamo mentalizzazione<br />

del corpo, molto <strong>di</strong> più <strong>della</strong> nozione <strong>di</strong> schema corporeo.<br />

In effetti, l’elemento inquietante, messo in tensione<br />

dalla pubertà è che il corpo “non è soltanto dove si vede, si<br />

sente, si palpa, si gode: là ma contemporaneamente su<br />

un’altra scena soggetto-oggetto <strong>di</strong> rappresentazioni e <strong>di</strong> desideri”<br />

(Birraux, 1990). Il senso <strong>di</strong> estraneità accompagna le<br />

esperienze del corpo pubere, che viene trattato come “fuori<br />

dalla psiche”, su un’altra scena, come un oggetto che non fa<br />

parte <strong>di</strong> sé, depositario dell’o<strong>di</strong>o e dell’aggressività. È contro<br />

il corpo che vengono <strong>di</strong>rezionate tutte le <strong>di</strong>fese nel tentativo<br />

<strong>di</strong> controllare l’ineluttabile cambiamento espressione<br />

<strong>della</strong> paura <strong>di</strong> crescere e del desiderio <strong>di</strong> restare bambino.<br />

Non stupisce, alla luce <strong>di</strong> tutto ciò, la quantità <strong>di</strong> riti, operazioni,<br />

in<strong>di</strong>viduali e <strong>di</strong> gruppo, che l’adolescente normalmente<br />

destina al corpo. Abbigliarlo, <strong>di</strong>pingerlo, travestirlo,<br />

Continuità e cambiamento nei vari<br />

momenti <strong>della</strong> vita<br />

manipolarlo in mille mo<strong>di</strong> e non sempre la finalità è quella<br />

<strong>di</strong> migliorarlo esteticamente. A volte si tratta <strong>di</strong> tentativi<br />

<strong>di</strong> appropriarsene per trasformarlo come nel piercing<br />

(bucarsi qualsiasi parte del corpo tranne le orecchie per<br />

collocarvi piccoli anelli, fibule, barrette metalliche), o nella<br />

body art (decorare, personalizzare e abbellire il proprio<br />

corpo in modo estremo e permanente); a volte si tratta <strong>di</strong><br />

vere e proprie eclatanti violenze nel senso <strong>di</strong> mutilazioni<br />

come il self cutting (autoinfliggersi delle ferite, delle lesioni<br />

sulla superficie corporea, cicatrici, piccoli tagli con<br />

oggetti metallici), il bran<strong>di</strong>ng (marchiare la pelle a fuoco<br />

incidendo con un ferro rovente scritte, numeri, <strong>di</strong>segni e<br />

simboli), lo scaring (tagliare la pelle con delle lamette da<br />

barba o ad<strong>di</strong>rittura ami da pesca versando poi sopra le ferite<br />

dell’inchiostro alcolico).<br />

Sembrano proprio essere cambiati gli scenari del <strong>di</strong>sagio<br />

mentale e il corpo <strong>di</strong>viene, per l’adolescente, il luogo, il rappresentante,<br />

il testimone nel quale iscrivere il conflitto interno,<br />

un “ritratto nella carne” del <strong>di</strong>sagio psichico non elaborabile.<br />

24 FEBBRAIO 2005 - ORE 16.00-17.30<br />

SALA SAN GIOVANNI<br />

S75 - Continuità e cambiamento<br />

nella vita e in psicopatologia<br />

L. Pavan<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Sezione <strong>di</strong> <strong>Psichiatria</strong><br />

L’identità, quale che sia la definizione che ne venga data, si<br />

confronta con la necessità del cambiamento che convive con<br />

l’istanza opposta, che è quella del conservare, del ripetersi,<br />

del non variare. La spinta del cambiamento è comunque presente<br />

come esigenza fisica e psichica e in entrambi i campi<br />

tende a produrre delle mo<strong>di</strong>ficazioni apprendendo dalle<br />

esperienze fatte. Ogni uomo è continuamente impegnato<br />

nell’affrontare la <strong>di</strong>scontinuità, le cadute, le per<strong>di</strong>te, le trasformazioni,<br />

le separazioni. La nostra vita nel suo aspetto<br />

anche più quoti<strong>di</strong>ano è un continuo flusso <strong>di</strong> esperienze<br />

emozionali che ci vengono proposte dall’esterno o che assai<br />

spesso noi attivamente ricerchiamo e in cui è implicito un<br />

qualcosa <strong>di</strong> perturbante in quanto è sempre insito l’elemento<br />

cambiamento, l’uscire da una con<strong>di</strong>zione precedente per<br />

andare verso un’altra. Potremmo pertanto aggiungere che<br />

ogni cambiamento è sempre per tutti una caduta <strong>di</strong> onnipotenza,<br />

e quanto più questa è la copertura <strong>di</strong> una effettiva impotenza<br />

e <strong>di</strong> una vulnerabilità, tanto più esso può risultare<br />

traumatico. Talvolta invece la <strong>di</strong>fficoltà a vivere la trasformazione<br />

irrigi<strong>di</strong>sce, si crea un conflitto fra le varie istanze<br />

che trovano un loro compromesso parziale attraverso <strong>di</strong>fese<br />

male adattative. Quando le cose procedono <strong>di</strong>scretamente,<br />

quando le <strong>di</strong>fese adattative funzionano, quando è attiva una<br />

capacità <strong>di</strong> rappresentare gli affetti, allora il nuovo viene<br />

MODERATORI<br />

L. Pavan, L. Ravizza<br />

contenuto, elaborato ed ammesso all’esperienza <strong>di</strong> sé così<br />

che la stabilità, pur mo<strong>di</strong>ficandosi, viene conservata. Un<br />

equilibrio precedente si rompe, entra in crisi il senso <strong>di</strong> continuità,<br />

il soggetto deve abbandonare delle identificazioni e<br />

aprirsi a delle nuove, fare delle scelte, separarsi, perdere<br />

qualcosa, parti <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong> qualcuno o <strong>di</strong> oggetti (a volte il cambiamento<br />

tende ad essere <strong>di</strong>struttivo proponendo <strong>di</strong> cancellare<br />

strutture esistenti) ed a tutto ciò ne consegue un vissuto<br />

<strong>di</strong> precarietà, una crisi del senso <strong>di</strong> continuità <strong>di</strong> sé, in definitiva<br />

una minaccia per l’identità.<br />

Gli eventi traumatici e i cambiamenti<br />

improvvisi come fattori <strong>di</strong> rischio<br />

C. Faravelli, S. Gorini Amedei, F. Rotella, S. Valgiusti,<br />

F. Cosci, L. Lampronti<br />

Università <strong>di</strong> Firenze, Dipartimento <strong>di</strong> scienze neurologiche<br />

e psichiatriche<br />

La relazione causale tra eventi e malattie, epidemie, carestie<br />

o catastrofi naturali la si ritrova fin da quando esiste la scrittura.<br />

Più recente invece l’approccio scientifico a questo argomento<br />

iniziato nel XX secolo e che sembra abbia ormai<br />

ampiamente riconosciuto l’effetto negativo dello stress sulla<br />

salute sia fisica che mentale e sul comportamento dell’uomo<br />

e <strong>di</strong> altri animali.<br />

Ma in che modo gli eventi possono essere all’origine <strong>di</strong> quadri<br />

patologici? Quale relazione c’è tra eventi <strong>di</strong> vita e malattie<br />

mentali? E quale può essere considerato un evento <strong>di</strong> vita?<br />

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