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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

La terza si riferisce all’eccesso <strong>di</strong> contrazione muscolare.<br />

Molte persone reagiscono a stati d’ansia patologici attraverso<br />

un eccesso <strong>di</strong> contrazione muscolare.<br />

La quarta è relativa agli effetti del con<strong>di</strong>zionamento operante<br />

e può essere attribuita a tutti quei pazienti che non hanno<br />

una causa organica attuale o che non è mai stata rilevata. Secondo<br />

Merskey il termine “operante” è poco selettivo e può<br />

essere applicato ad un gran numero <strong>di</strong> patologie <strong>di</strong> base come<br />

Schizofrenia, depressione, isteria, ansia.<br />

La constatazione che una patologia dolorosa possa provocare<br />

una mo<strong>di</strong>ficazione psicologica esplicita la quinta possibilità.<br />

È anche vero il contrario, che una caratteristica psicologica<br />

può produrre una patologia dolorosa, ma sostanzialmente<br />

il quinto punto riba<strong>di</strong>sce il ruolo dello stretto legame<br />

fra emozioni e dolore.<br />

La sesta possibilità deriva dall’osservazione dei pazienti che<br />

si presentano allo specialista del dolore. In confronto con i<br />

pazienti senza problemi psicologici, quelli che ne soffrono<br />

ricorrono con maggiore frequenza a visite ed esami per accertare<br />

la natura dei loro dolori cronici e affrontare la cura<br />

dei problemi.<br />

In<strong>di</strong>cazioni alla psicoterapia: quando la prima <strong>di</strong>agnosi è<br />

quella psichiatrica per la terapia è opportuno riferirsi a questa<br />

piuttosto che alla terapia del dolore, ma non si deve<br />

escludere a priori un intervento psicoterapeutico mirato al<br />

dolore.<br />

Prima <strong>di</strong> affrontare in specifico le possibilità psicoterapeutiche<br />

con paziente con Disturbo <strong>di</strong> Personalità occorre <strong>di</strong>stinguere<br />

fra la psicoterapia utilizzata nelle consuete modalità<br />

psicologiche e psichiatriche e l’approccio <strong>della</strong> terapia del<br />

dolore. In quest’ultimo caso l’obiettivo non è la globalità<br />

<strong>della</strong> persona, che richiederebbe un gran numero <strong>di</strong> sedute e<br />

tempi lunghissimi, ma si focalizza su tutte quelle caratteristiche<br />

personali, comportamentali, cognitive e sociali che<br />

tendono ad aumentare e a mantenere la risposta dolorosa. Il<br />

modello teorico maggiormente impiegato nella terapia multi<strong>di</strong>sciplinare<br />

del dolore è quello cognitivo comportamentale<br />

che tiene in considerazione i fattori cognitivi, cioè gli appren<strong>di</strong>menti,<br />

le convinzioni, le aspettative ed i processi cognitivi<br />

come pensieri automatici e auto affermazioni. L’assunzione<br />

<strong>di</strong> base è che gli aspetti cognitivi sono essenziali<br />

non solo per ridurre il dolore, ma anche per un miglioramento<br />

dell’umore e per la <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> <strong>di</strong>sabilità.<br />

L’in<strong>di</strong>cazione alla psicoterapia per la gestione del dolore si<br />

<strong>di</strong>fferenzia anche fra l’impiego nel dolore acuto e in quello<br />

cronico. Nel dolore acuto è in<strong>di</strong>cata nel caso in cui il paziente<br />

abbia reazioni emozionali e comportamentali esagerate<br />

e negative. In molti casi si tratta soprattutto <strong>di</strong> gestione<br />

dell’ansia, se questa raggiunge dei livelli che rendono ingestibile<br />

interventi chirurgici o esami invasivi e potenzialmente<br />

in grado <strong>di</strong> scatenare fobie e reazioni avversive. Nel dolore<br />

cronico la scelta è determinata soprattutto dalla valutazione<br />

dei test psicologici e relativi al dolore che <strong>di</strong> routine<br />

dovrebbero essere somministrati ai pazienti nel corso dello<br />

screening iniziale al primo accesso ad una struttura che si<br />

occupa <strong>di</strong> dolore. In Italia sono ormai <strong>di</strong>ffusissimi gli ambulatori<br />

che si occupano <strong>di</strong> terapia antalgica, mentre sono<br />

assai meno <strong>di</strong>ffusi i centri in cui si affronta il dolore da un<br />

punto <strong>di</strong> vista multi<strong>di</strong>sciplinare, per cui permane il rischio <strong>di</strong><br />

un invio allo psichiatra solamente <strong>di</strong> quei pazienti che sono<br />

refrattari alle terapie e mostrino evidenti segnali <strong>di</strong> psicopatologia.<br />

Conclusioni: il ruolo <strong>della</strong> psicoterapia nel rapporto fra psicopatologia<br />

e dolore deve essere inquadrato all’interno del<br />

modello teorico del dolore e del ruolo delle componenti <strong>di</strong><br />

personalità nella percezione e nel mantenimento del dolore<br />

stesso. La psicopatologia può essere una causa o un effetto<br />

che possono trasparire da una accurata fase <strong>di</strong>agnostica. Il<br />

<strong>di</strong>lemma da sciogliere non è solamente capire l’entità e le<br />

caratteristiche del Disturbo <strong>di</strong> Personalità, ma soprattutto e<br />

principalmente quanto queste influiscono sulla percezione e<br />

sul mantenimento del dolore. Sulla base <strong>di</strong> queste considerazioni<br />

un approccio psicoterapeutico è possibile anche con<br />

pazienti già seguiti presso le strutture <strong>di</strong> igiene mentale territoriali<br />

perché l’obiettivo rispetto al dolore non è <strong>di</strong> affrontare<br />

il complesso delle problematiche del paziente. Piuttosto<br />

si tratta <strong>di</strong> fornirgli delle abilità e dei supporti che gli permettano<br />

una migliore gestione del dolore.<br />

Bibliografia<br />

1 Beltrutti D, Lamberto A. Aspetti psicologici nel dolore cronico:<br />

dalla valutazione alla terapia. Faenza: Faenza 1997.<br />

2 Coste J, Paolaggi JB, Spira A. Classification of non specific low<br />

back pain. I. Psychological involvement in low back pain. Spine<br />

1992;17:1028-37.<br />

3 Gatchel RJ, Weisberg JN. Personality characteristics of patients<br />

with pain. Washington: Am Psychological Assoc 2000.<br />

4 Merskey H. The role of the psychiatrist in the investigation and<br />

treatment of pain. In: Bonica JJ, ed. Pain. New York: Raven<br />

Press 1980.<br />

5 Wolff HG. Headache and other head pain. London: Oxford University<br />

Press 1948.<br />

Antidepressants and antipsychotics<br />

in chronic pain management<br />

C. Coluzzi, M. Consalvo<br />

Dept. Anesthesiology, Intensive Care and Pain Therapy,<br />

University of Rome “La Sapienza”<br />

Adjuvant analgesics are defined as drugs with a primary in<strong>di</strong>cation<br />

other than pain that have analgesic properties in<br />

some painful con<strong>di</strong>tions. The group includes numerous<br />

drugs in <strong>di</strong>verse classes. These drugs have been shown to<br />

increase the antinociceptive, antiallodynic or antihyperalgesic<br />

effects of analgesics. Despite the widespread use of<br />

these drugs as first-line agents in chronic nonmalignant<br />

pain syndromes, they usually are combined with an opioid<br />

regimen when administered for cancer pain. They reduce<br />

opioid adverse effects, by decreasing the dose required. Adjuvants,<br />

such as antidepressants and antipsychotics, have<br />

been shown to have an important role in the multimodality<br />

management of chronic pain. Antidepressant drugs have<br />

been widely used for many years to treat neuropathic pain,<br />

despite the rationale for their use was still unclear. In<br />

chronic pain syndromes, antidepressants not only may provide<br />

their primary function of mood elevation, they may also<br />

have analgesic properties. It is now clear that their analgesic<br />

effect occurs independently of their antidepressant<br />

action, in lower doses and with a faster onset of action. Beside<br />

the tra<strong>di</strong>tional monoaminergic hypothesis, antidepressants<br />

interfere with the opioid system, interact with the<br />

NMDA receptors, and inhibit ion channel activity. Firm evidence<br />

from RCTs demonstrated that TCAs are the most ef-<br />

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