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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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Tali risultati potrebbero essere coerenti con ipotesi patogenetiche<br />

alla base dei <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità ed orientare verso<br />

adeguate strategie <strong>di</strong> trattamento.<br />

Gli effetti neurobiologici <strong>della</strong> psicoterapia<br />

nella prospettiva <strong>della</strong> psichiatria<br />

darwiniana<br />

A. Troisi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Neuroscienze, Università <strong>di</strong> Roma “Tor<br />

Vergata”<br />

Negli ultimi anni, numerosi stu<strong>di</strong> basati sull’uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

tecniche <strong>di</strong> brain imaging hanno <strong>di</strong>mostrato che la<br />

psicoterapia mo<strong>di</strong>fica il funzionamento metabolico <strong>di</strong><br />

specifiche aree cerebrali. In altri termini, è sempre più<br />

evidente che la psicoterapia, lungi dall’essere una terapia<br />

puramente psicologica, è a tutti gli effetti una terapia somatica.<br />

Manca però una teoria <strong>di</strong> riferimento che possa spiegare<br />

in che modo la psicoterapia induca mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche.<br />

In questa relazione propongo che tale ruolo possa<br />

essere svolto da una teoria <strong>di</strong> derivazione evoluzionistica,<br />

la teoria <strong>della</strong> regolazione-<strong>di</strong>sregolazione (regulation-dysregulation<br />

theory, RDT).<br />

La RDT postula che l’omeostasi neurobiologica <strong>di</strong>penda<br />

da un adeguato rapporto tra segnali sociali positivi e segnali<br />

sociali negativi. I punti chiave <strong>della</strong> RDT sono i seguenti:<br />

1) tipi specifici <strong>di</strong> interazioni sociali sono essenziali per il<br />

mantenimento <strong>della</strong> regolazione fisiologica;<br />

2) gli in<strong>di</strong>vidui si <strong>di</strong>stinguono sulla base <strong>della</strong> loro capacità<br />

<strong>di</strong> utilizzare l’ambiente sociale per ottenere una<br />

regolazione fisiologica;<br />

3) le persone ricercano ambienti sociali specifici che garantiscano<br />

loro gli effetti fisiologici desiderati. Alla<br />

luce <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> regolazione-<strong>di</strong>sregolazione, la<br />

relazione terapeuta-paziente assume una particolare<br />

importanza.<br />

In psicoterapia, tale relazione è caratterizzata da <strong>di</strong>fferenti<br />

aspetti che la rendono particolarmente efficace nel determinare<br />

marcate mo<strong>di</strong>ficazioni fisiologiche nel paziente.<br />

La costanza temporale, l’intensità del rapporto in termini<br />

<strong>di</strong> contatto emotivo, l’atmosfera <strong>di</strong> ascolto empatico e non<br />

critico sono tutti elementi che hanno un’alta probabilità <strong>di</strong><br />

rappresentare per il paziente dei segnali <strong>di</strong> ri-regolazione<br />

fisiologica perché, nelle situazioni extra-terapeutiche,<br />

queste caratteristiche si ritrovano soltanto nelle relazioni<br />

personali biologicamente adattative che implicano un legame<br />

<strong>di</strong> attaccamento.<br />

Per la maggioranza delle persone che fanno una psicoterapia,<br />

questi elementi <strong>della</strong> relazione possono essere in un<br />

certo senso unici, considerando che i loro deficit nel gestire<br />

le interazioni sociali nella vita <strong>di</strong> tutti i giorni le<br />

espongono a ripetuti segnali negativi e <strong>di</strong>sregolanti in termini<br />

fisiologici.<br />

È probabile che un riesame <strong>della</strong> psicoterapia in termini <strong>di</strong><br />

biologia evolutiva delle relazioni interpersonali porterà<br />

alla confutazione <strong>di</strong> molte assunzioni teoriche che ancora<br />

135<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

sopravvivono all’interno delle scuole <strong>di</strong> psicoterapia solo<br />

perché immuni dal controllo empirico.<br />

Questa previsione è in accordo con quanto vanno da tempo<br />

sostenendo alcuni esperti <strong>di</strong> psicoterapia e cioè che<br />

l’enfasi sulle <strong>di</strong>fferenti tecniche d’intervento oscura l’importanza<br />

<strong>di</strong> quelli che sono i veri ingre<strong>di</strong>enti terapeutici<br />

<strong>della</strong> psicoterapia (la relazione terapeuta-paziente, la regolazione<br />

degli affetti, la riorganizzazione).<br />

Neurofenomenologia e Disturbi<br />

<strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

L. Bello<strong>di</strong>, M.C. Cavallini, M. Grassi, S. Erzegovesi,<br />

A. Bosaia, F. Repazzini, F. Mapelli<br />

Università “Vita Salute San Raffaele”, San Raffaele Turro,<br />

Milano<br />

La neurofenomenologia è l’ambito <strong>di</strong> ricerca che si propone<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i substrati neurobiologici, che sottendono<br />

le specifiche manifestazioni psicopatologiche.<br />

Tuttavia sotto tale accezione i Disturbi <strong>della</strong> Condotta Alimentare<br />

(DCA) presentano un livello ulteriore <strong>di</strong> complessità,<br />

rappresentato dalla concomitanza <strong>di</strong> fenomeni<br />

potenzialmente ascrivibili a <strong>di</strong>sfunzioni del cervello<br />

omeostatico e <strong>della</strong> corteccia cerebrale.<br />

Inoltre i quadri clinici dei DCA non sono stabili nel tempo.<br />

Infatti rispetto alla presentazione <strong>di</strong> esor<strong>di</strong>o, osserviamo<br />

che in tempi <strong>di</strong>versi e in un medesimo paziente possono<br />

essere sod<strong>di</strong>sfatti i criteri per Anoressia e per Bulimia.<br />

Questo fatto potrebbe riflettere: l’espressione variabile<br />

temporalmente <strong>di</strong> una medesima alterazione cerebrale (situazione<br />

compatibile con il concetto <strong>di</strong> spettro) o il succedersi<br />

<strong>di</strong> alterazioni sequenziali in aree cerebrali <strong>di</strong>verse<br />

che determinerebbero la complessità <strong>della</strong> presentazione<br />

del quadro sintomatologico nel tempo.<br />

Per tali ipotesi i DCA che presentano uno shift <strong>di</strong>agnostico<br />

nella loro storia clinica potrebbero essere per il loro<br />

funzionamento neuronale un raggruppamento <strong>di</strong> pazienti<br />

particolari nell’ambito dei DCA.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista euristico e dell’intervento clinico appare<br />

importante in<strong>di</strong>viduare quali siano gli elementi correlati<br />

al funzionamento neuronale (assetto neuropsicologico),<br />

alle <strong>di</strong>mensioni del temperamento <strong>di</strong> questi pazienti e alla<br />

struttura cerebrale (per esempio geni) che li identifichino.<br />

Pertanto è cruciale applicare strategie <strong>di</strong> trattamento delle<br />

informazioni <strong>di</strong>sponibili che tengano in appropriata considerazione<br />

i loro <strong>di</strong>versi livelli descrittivi.<br />

Attualmente le Reti Neurali Artificiali (ANN) possono<br />

rappresentare uno strumento interessante per la modellizzazione<br />

delle relazioni tra elementi presunti significativi<br />

all’interno <strong>di</strong> caratteri complessi.<br />

Pertanto l’ANN dovrebbe pre<strong>di</strong>re, partendo da variabili<br />

potenzialmente significative, lo “stato” psicopatologico<br />

del paziente. Abbiamo applicato in via sperimentale questa<br />

strategia <strong>di</strong> analisi ad un campione <strong>di</strong> circa 200 soggetti<br />

affetti all’esor<strong>di</strong>o da Anoressia Nervosa con l’obiettivo<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i fattori pre<strong>di</strong>ttivi dell’eventuale instabilità<br />

<strong>di</strong>agnostica <strong>di</strong> questi pazienti.

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