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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

rendeva conto <strong>della</strong> necessità <strong>di</strong> sviluppare una organica<br />

collaborazione non soltanto con gli stu<strong>di</strong>osi del comportamento,<br />

psicologi ed etologi, ma anche fisici, chimici, paleontologi,<br />

antropologi, filosofi (Maxwell Cowan et al.<br />

2000).<br />

Il termine “Neurophilosophy” con il quale Patricia Smith<br />

Churchland nel 1989 intitolò un suo famoso volume, in<strong>di</strong>vidua<br />

alcune interessanti prospettive ma testimonia la necessità<br />

sia <strong>di</strong> coniare nuovi termini, in questo caso Neurofilosofia,<br />

sia <strong>di</strong> intendere in maniera rinnovata termini e concetti<br />

che scaturiscono dalla tra<strong>di</strong>zione culturale.<br />

La neurofenomenologia, secondo la definizione <strong>di</strong> Varela<br />

(Varela, 1996), sarebbe un metodo per integrare la moderna<br />

scienza cognitiva con un approccio rigoroso all’esperienza<br />

umana attraverso un recupero <strong>della</strong> cosiddetta analisi in prima<br />

persona, propria <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione fenomenologica, reinterpretata<br />

alla luce delle moderne acquisizioni nel campo<br />

delle neuroscienze.<br />

La prospettiva neurofenomenologica, secondo un mutual<br />

enlightment, persegue il duplice scopo da un lato <strong>di</strong> raggiungere<br />

una conferma, rispondente ai canoni <strong>di</strong> scientificità<br />

moderni per le analisi fenomenologiche, che verrebbero<br />

sottratte in tal modo al carattere aleatorio <strong>della</strong> pura speculazione,<br />

dall’altro il superamento dell’approccio biologico<br />

dominante che tralascia l’esperienza vissuta.<br />

<strong>Psicopatologia</strong> ed emozioni: uno stu<strong>di</strong>o<br />

controllato con l’Ekman-Friesen test<br />

in popolazioni cliniche<br />

G. Cerroni, D. Mirabilio, S. Di Tommaso, M. Aniello,<br />

P. Valente, M. Di Pietro, A Rossi<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina Sperimentale, Università de L’Aquila<br />

Introduzione: il riconoscimento delle espressioni facciali<br />

(REF) rappresenta un importante aspetto nella comunicazione<br />

interpersonale ed è governato da substrati neurali specifici.<br />

Sono state riportate anomalie <strong>di</strong> questo aspetto <strong>di</strong> processamento<br />

dell’informazione nei <strong>di</strong>sturbi dell’umore (Kohler<br />

et al., 2004), così come nella Schizofrenia. In particolare,<br />

nei pazienti schizofrenici l’alterato riconoscimento delle<br />

espressioni facciali (REF) contribuisce ad un funzionamento<br />

sociale deficitario e potrebbe pre<strong>di</strong>re un loro scarso funzionamento<br />

cognitivo (Be<strong>di</strong>ou et al., 2005).<br />

Metodo: un gruppo <strong>di</strong> pazienti con Schizofrenia e con depressione,<br />

sono stati confrontati con un gruppo <strong>di</strong> controllo<br />

<strong>di</strong> trenta soggetti e valutati con il test per la <strong>di</strong>scriminazione<br />

emotiva <strong>di</strong> Ekman e Friesen (1976), che presentava 36 foto<br />

caratterizzate da 6 emozioni base <strong>di</strong> felicità, tristezza, paura,<br />

rabbia, sorpresa e <strong>di</strong>sgusto. Inoltre, a tutti i soggetti sono<br />

stati somministrati il Symptom Check List (SCL-90), il Millon<br />

Clinical Multiaxial Inventory (MCMI-III) e la Positive<br />

and Negative Syndrome Scale (PANSS) per analizzare la<br />

psicopatologia attuale.<br />

Risultati: i pazienti schizofrenici hanno ottenuto un basso<br />

punteggio rispetto al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento<br />

delle espressioni emotive, particolarmente<br />

nella <strong>di</strong>scriminazione <strong>della</strong> paura e del <strong>di</strong>sgusto. I pazienti<br />

depressi invece, hanno ottenuto un basso punteggio rispetto<br />

al gruppo <strong>di</strong> controllo nel compito <strong>di</strong> riconoscimento delle<br />

espressioni emotive, in particolare nella <strong>di</strong>scriminazione<br />

<strong>della</strong> felicità, mostrando una preferenza <strong>di</strong> risposta per le<br />

emozioni negative. Le <strong>di</strong>fficoltà nel riconoscere le emozioni<br />

in tale test pre<strong>di</strong>cevano significativamente alcune sottoscale<br />

dell’SCL-90. Inoltre, i soggetti con depressione mostravano<br />

una significativa correlazione con sensitività interpersonale,<br />

ostilità e psicoticismo.<br />

Conclusioni: il nostro stu<strong>di</strong>o conferma che il riconoscimento<br />

delle espressioni facciali è alterato, nella depressione,<br />

nell’ansia e nella Schizofrenia. In base ai risultati dei recenti<br />

stu<strong>di</strong> che affermano l’esistenza <strong>di</strong> un circuito neurale de<strong>di</strong>cato<br />

al riconoscimento dei volti e delle emozioni espresse<br />

me<strong>di</strong>ante la mimica facciale (es. giro fusiforme e le regioni<br />

più anteriori e dorsali del lobo temporale) si potrebbe quin<strong>di</strong><br />

ipotizzare che in questi pazienti vi è un deficit in tale sistema.<br />

Verranno ulteriormente <strong>di</strong>scusse le relazioni tra il test<br />

per la <strong>di</strong>scriminazione emotiva e le variabili cliniche e<br />

personologiche.<br />

Bibliografia<br />

1 Be<strong>di</strong>ou B, Krolak-Salmon P, Saoud M, Henaff MA, Burt M,<br />

Dalery J, et al. Facial Expression and Sex Recognition in Schizophrenia<br />

and Depression. Can J Psychiatry 2005;50:525-33.<br />

2 Ekman P, Friesen WV. Pictures of Facial Affect. Palo Alto, CA:<br />

Consulting Psychologists Press 1976.<br />

3 Kohler CG, Turner TH, Gur RE, Gur RC. Recognition of Facial<br />

Emotions in Neuropsychiatric Disorders. CNS Spectrums<br />

2004;9:267-74.<br />

Biologia degli stili e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

A. Bertolino<br />

Gruppo <strong>di</strong> Neuroscienze Psichiatriche, Dipartimento <strong>di</strong><br />

Scienze Neurologiche e Psichiatriche, Università <strong>di</strong> Bari<br />

Nell’ultimo decennio l’accrescersi dell’interesse nei confronti<br />

degli aspetti neurobiologici dell’emozioni e <strong>della</strong> personalità<br />

ha prodotto una vera rivoluzione nell’ambito delle<br />

neuroscienze cognitive.<br />

Sempre più stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> neuroimaging si sono proposti <strong>di</strong> esplorare<br />

i circuiti neurali alla base del riconoscimento o <strong>della</strong> regolazione<br />

emozionale enfatizzando il ruolo svolto dall’amigdala<br />

e dalla corteccia prefrontale in questi processi. Stu<strong>di</strong><br />

recenti hanno anche permesso <strong>di</strong> valutare come tratti temperamentali<br />

o stili <strong>di</strong> personalità possano entrare in gioco<br />

nel modulare l’attività e le interconnessioni funzionali tra le<br />

suddette strutture, aiutando a comprendere le basi biologiche<br />

delle <strong>di</strong>fferenze in<strong>di</strong>viduali nel esperire le emozioni. Insieme<br />

alla personalità, semplici variazioni genetiche che<br />

controllano il signaling dopaminergico e serotoninergico<br />

sembrano svolgere un ruolo chiave nella modulazione <strong>di</strong><br />

questi circuiti.<br />

Da un punto <strong>di</strong> vista psicopatologico i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità<br />

possono essere inquadrati come entità nosografiche che<br />

interessano sia la sfera cognitiva che emotiva con conseguenze<br />

sul piano relazionale e comportamentale. Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

neuroimaging hanno permesso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i circuiti neurali<br />

coinvolti in tali processi <strong>di</strong>sfunzionali suggerendo <strong>di</strong>sfunzioni<br />

a carico dei circuiti fronto-limbici.<br />

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