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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

noscenza sulle attività da svolgere (sia sulla malattia che<br />

sui Servizi) ed attuare un sostegno assistenziale e psicologico<br />

a seconda delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> adattamento riscontrate.<br />

Solo allora i trattamenti spesso senza consenso dei loro<br />

congiunti potrebbero giovarsi <strong>di</strong> un alto livello <strong>di</strong> ottimizzazione.<br />

La compliance terapeutica nelle istituzioni<br />

chiuse (carcere, OPG, CT per<br />

tossico<strong>di</strong>pendenti in “Doppia Diagnosi”,<br />

istituzioni per anziani o per minori):<br />

prospettive e limiti<br />

M. Clerici, N. D’Urso, F. Colmegna *<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina, Chirurgia e Odontoiatria, Polo<br />

Universitario AO “San Paolo”, Università <strong>di</strong> Milano;<br />

* DSM AO “L. Sacco”<br />

Il problema <strong>della</strong> adesione ai trattamenti psichiatrici nelle istituzioni<br />

chiuse non si pone certo esclusivamente in relazione<br />

alle procedure <strong>di</strong> “trattamento sanitario obbligatorio”, ma deve<br />

implicare oggi una particolare attenzione a tutti i contesti<br />

terapeutici dove forte o esclusiva è proprio la necessità <strong>di</strong><br />

“controllo sociale”, come evidente nel <strong>di</strong>battito culturale e<br />

politico presente a livello dei mass-me<strong>di</strong>a o nella riflessione<br />

delle associazioni professionali. Se la richiesta sociale “esterna”<br />

risulta spesso sempre più in<strong>di</strong>rizzata al contenimento <strong>della</strong><br />

devianza, e non <strong>di</strong> rado amplificata proprio in relazione a<br />

fatti <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> ampia risonanza mass-me<strong>di</strong>atica, la posizione<br />

attuale <strong>di</strong> molti psichiatri – in particolare quelli operanti<br />

nei Servizi Pubblici – risulta scarsamente in sintonia con tali<br />

“pressioni” e tende a valorizzare invece la necessità <strong>di</strong> ottenere,<br />

in primo luogo, il consenso, almeno nella maggior parte<br />

dei casi e, secondariamente, <strong>di</strong> operare perché anche nei<br />

contesti terapeutici “chiusi” venga esercitato il massimo degli<br />

sforzi per ottenere un miglioramento <strong>della</strong> consapevolezza<br />

degli utenti. Ciò al fine <strong>di</strong> controllare tutte le possibili indebite<br />

manipolazioni che si verificano per ottenere adesioni a trattamenti<br />

che, nei fatti e soprattutto agli occhi <strong>di</strong> chi li subisce,<br />

vengono associati più a bisogni “sanzionatori/punitivi/<strong>di</strong> controllo”<br />

che alla finalità curativa che le manifestazioni psicopatologiche<br />

che li giustificano e che vengono osservate in<br />

ambio clinico giustificano.<br />

Alla luce <strong>di</strong> tali considerazioni e <strong>della</strong> lunga esperienza effettuata<br />

in setting “chiusi” quali carcere, comunità terapeutiche<br />

per tossico<strong>di</strong>pendenti con “doppia <strong>di</strong>agnosi”, istituzioni<br />

per adulti affetti da patologie organiche quali, ad<br />

esempio, demenza, ecc. o per la prossimità clinica ad altre<br />

istituzioni quali OPG o strutture per minori, gli Autori forniranno<br />

alcune riflessioni suffragate dalla necessità <strong>di</strong> evidenziare<br />

quanto possano essere facilitati tali percorsi <strong>di</strong><br />

adesione consapevole e come una relazione terapeutica basata<br />

su un approccio psicoeducativo, informativo e supportivo<br />

– anche con il coinvolgimento <strong>della</strong> famiglia del<br />

paziente – sia in grado <strong>di</strong> migliorare la consapevolezza<br />

dell’interessato o, nei casi più estremi (ve<strong>di</strong> demenza <strong>di</strong><br />

Alzheimer) possa comunque facilitare, almeno in<strong>di</strong>rettamente,<br />

una migliore realizzazione degli obiettivi del programma<br />

terapeutico.<br />

La scarsa letteratura <strong>di</strong> riferimento in proposito e la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> adattare le esperienze internazionali ai <strong>di</strong>fferenti<br />

contesti <strong>di</strong> lavoro affrontati in questi anni rende ancora più<br />

necessarie l’elaborazione e il rispetto <strong>di</strong> linee-guida che possano,<br />

per quanto possibile, uniformare gli standard operativi<br />

<strong>di</strong> tali istituzioni, favorire una crescita <strong>di</strong> consapevolezza<br />

collettiva e ridurre le profonde <strong>di</strong>sparità evidenti in questi<br />

ambiti.<br />

Izzo: cronaca <strong>di</strong> due morti annunciate<br />

A. D’Aloise<br />

SPDC Ospedale <strong>di</strong> Termoli<br />

Le vicende <strong>della</strong> vita <strong>di</strong> Izzo, a leggerle bene, preannunciavano<br />

i fatti che la cronaca nera del 1975 e del 2005 ci ha reso<br />

tristemente noti.<br />

In adolescenza era aduso minacciare e picchiare i giovani<br />

scout <strong>della</strong> parrocchia <strong>di</strong> Piazza Euclide.<br />

Nel 1969 ha iniziato l’abuso <strong>di</strong> sostanze con l’hashish, a 16<br />

fumava saltuariamente l’oppio, a 17 la cocaina, ha poi continuato<br />

in carcere ad assumere Plegine e gran<strong>di</strong> quantitativi<br />

<strong>di</strong> coca cola.<br />

Nel 1972 il COGIDAS, una associazione <strong>di</strong> genitori contro<br />

la violenza nelle scuole, aveva consegnato alla magistratura<br />

un dossier sulle imprese squadriste <strong>di</strong> Izzo e Ghira e sulla<br />

loro attitu<strong>di</strong>ne alla violenza.<br />

Nel 1973 uno psichiatra <strong>della</strong> cattolica <strong>di</strong> Roma, lo curava<br />

per nevrosi maniaco depressiva.<br />

Nel ’74 fu processato e condannato a sei mesi per sequestro<br />

e violenza sessuale <strong>di</strong> due minorenni. Fu scarcerato con la<br />

con<strong>di</strong>zionale.<br />

Nel ’75 il Circeo.<br />

Le cronache del tempo lo descrivono, al momento dell’arresto,<br />

“spavaldo sprezzante e strafottente” mentre mostrava<br />

sorridente le manette ai fotografi.<br />

Ha tentato più volte <strong>di</strong> evadere, riuscendovi nel 1983.<br />

Quando fu riacciuffato a Parigi, si complimentò con i poliziotti<br />

per la loro bravura.<br />

Diventato collaboratore <strong>di</strong> giustizia fu poi contro-accusato<br />

da Buscetta e processato per calunnia. Tutte le sue rivelazioni<br />

si sono rivelate inconsistenti.<br />

A Campobasso si occupava <strong>di</strong> emarginati e dava loro sostegno<br />

psicologico e cure.<br />

Una nostra precedente ricerca su 111 detenuti maschi del<br />

carcere <strong>di</strong> Larino e su un piccolo campione <strong>di</strong> femmine, ha<br />

evidenziato che le basi comuni a tutti per il comportamento<br />

criminoso sono: l’abuso precoce <strong>di</strong> sostanze, la tendenza alla<br />

menzogna, l’assenza <strong>di</strong> sensi <strong>di</strong> colpa e la frequentazione<br />

del gruppo dei pari avvezzo al delinquere.<br />

Inoltre la presenza <strong>di</strong> uno o più <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità è<br />

presente nei soggetti con un maggior numero <strong>di</strong> reati commessi.<br />

Su incarico peritale degli avvocati <strong>di</strong>fensori <strong>di</strong> Izzo abbiamo<br />

effettuato colloqui clinici e somministrato test psicometrici<br />

dai quali risultano sod<strong>di</strong>sfatti i criteri <strong>di</strong>agnostici per<br />

sette <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> personalità.<br />

I delitti <strong>della</strong> Lopez e delle due Maiorano erano facilmente<br />

preve<strong>di</strong>bili.<br />

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