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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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comportamentale unificati da un comune denominatore<br />

che si caratterizza per: la molteplicità, l’interruzione prematura,<br />

l’inutilità (vantaggi secondari legati al mantenimento<br />

del <strong>di</strong>sturbo).<br />

In particolare viene puntualizzato il problematico controtransfert<br />

in relazione al ruolo e allo stato dell’utente capace<br />

<strong>di</strong> sviluppare una iniziale identificazione concordante nella<br />

<strong>di</strong>ade (pt-terapeuta) con conseguente stagnazione del quadro<br />

psicopatologico. In seguito viene dato risalto al senso<br />

dell’agito del terapeuta capace <strong>della</strong> trasformazione verso<br />

una identificazione complementare dove l’interpretazione<br />

<strong>di</strong>venta possibile e praticabile 1 .<br />

In conclusione vengono riferiti 3 sogni in sequenza che<br />

sembrano in<strong>di</strong>care il percorso dalla costrizione <strong>di</strong> dover essere<br />

all’ambivalenza <strong>di</strong> poter essere verso la ricerca <strong>della</strong><br />

consapevolezza <strong>di</strong> essere libero <strong>di</strong> essere.<br />

Bibliografia<br />

1 Racker H. Stu<strong>di</strong> sulla tecnica psicoanalitica. Roma: Armando<br />

E<strong>di</strong>tore 1991.<br />

Problemi <strong>di</strong> compliance nel trattamento<br />

<strong>della</strong> Demenza <strong>di</strong> Alzheimer: il ruolo<br />

del caregiver<br />

F. Colmegna, C.L. Cazzullo, M. Clerici<br />

Fondazione “Legrenzi Cazzullo” e Associazione Ricerche<br />

sulla Schizofrenia, Milano<br />

Dall’analisi degli stu<strong>di</strong> effettuati nell’ultimo ventennio,<br />

emerge in modo rilevante il “carattere familiare” <strong>della</strong> malattia<br />

<strong>di</strong> Alzheimer (AD), sia in relazione all’enorme risorsa<br />

sociale fornita dalla famiglia nell’assistenza del malato, sia<br />

risultando totale il coinvolgimento del caregiver nell’accu<strong>di</strong>mento,<br />

nel sostegno psicologico e nella tutela del proprio<br />

congiunto malato. Le variabili che possono influenzare la risposta<br />

emotiva del caregiver riguardano:<br />

– la qualità <strong>della</strong> relazione tra lo stesso familiare ed il malato;<br />

– le strategie <strong>di</strong> coping utilizzate, anche precedentemente;<br />

– la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> un supporto formale ed informale;<br />

– il significato che il caregiver attribuisce alla situazione;<br />

– la relazione me<strong>di</strong>co-familiare-paziente in atto fin dall’inizio<br />

<strong>della</strong> malattia.<br />

Questi fattori, oltre che pre<strong>di</strong>re un decorso migliore o peggiore<br />

<strong>della</strong> patologia, influenzano l’esito del caregiving<br />

con maggior ricorso all’ospedalizzazione del malato e, <strong>di</strong><br />

conseguenza, sollecitano in<strong>di</strong>rettamente anche un incremento/riduzione<br />

dei costi sanitari ed assistenziali complessivi.<br />

Si evince, pertanto, che accanto alle procedure <strong>di</strong>agnostiche<br />

ed al trattamento farmacologico e riabilitativo per il paziente<br />

affetto da AD, è necessario applicare e pianificare programmi<br />

<strong>di</strong> valutazione e d’intervento per i caregiver, fin<br />

dalle fasi lievi <strong>della</strong> malattia e far sì che il me<strong>di</strong>co sia attento<br />

alla delicata e complessa relazione con il malato, ma anche<br />

con la sua famiglia. Lo sviluppo <strong>di</strong> tali programmi integrati<br />

non può che seguire le valide e ormai documentate in<strong>di</strong>cazioni<br />

dell’area cosiddetta psicoeducativa.<br />

Il problema assistenziale evidente oggi nell’AD in<strong>di</strong>ca un rilevante<br />

carico oggettivo e soggettivo cui è sottoposto il fa-<br />

119<br />

SIMPOSI TEMATICI<br />

miliare-carer. La compliance del caregiver è <strong>di</strong>rettamente<br />

correlata all’adesione e alla collaborazione ai programmi terapeutici<br />

ed assistenziali del proprio congiunto nelle <strong>di</strong>verse<br />

fasi dell’AD. I carer possono essere considerati anche dei<br />

“secon<strong>di</strong> malati” per lo stress elevato cui sono sottoposti,<br />

per il “carico” dell’assistenza e per il conseguente sviluppo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e sintomi psichiatrici, segnalati ampiamente in<br />

letteratura. Quin<strong>di</strong>, la compliance si riveste <strong>di</strong> un’ulteriore<br />

componente derivante dalla capacità del caregiver <strong>di</strong> riconoscere<br />

le proprie <strong>di</strong>fficoltà, richiedere aiuto e seguire un<br />

trattamento anche per se stesso.<br />

Le variabili del caregiver che dovrebbero essere considerate<br />

quando si parla <strong>di</strong> compliance, possono essere rappresentate<br />

in due categorie:<br />

1)demografica (età del caregiver, sesso, relazione con il paziente<br />

e “situazioni” <strong>di</strong> vita);<br />

2)variabili psicologiche (tendenze psicologiche esistenziali<br />

del caregiver, per esempio ansia e depressione, qualità<br />

<strong>della</strong> relazione con il paziente ed il supporto sociale <strong>di</strong>sponibile).<br />

Analisi dei risultati. Per lo sviluppo e la conferma <strong>di</strong> suddette<br />

teorie, abbiamo effettuato uno stu<strong>di</strong>o multicentrico sui<br />

caregiver <strong>di</strong> pazienti affetti da AD, coinvolgendo 10 strutture,<br />

<strong>di</strong>stribuite in tutta Italia. Sono stati reclutati, in modo<br />

randomizzato, 154 caregiver: 81 appartenenti al gruppo sperimentale<br />

– ai quali è stato applicato un trattamento <strong>di</strong> tipo<br />

psicoeducativo – e 73 a quello <strong>di</strong> controllo, senza alcun intervento.<br />

L’età me<strong>di</strong>a del campione è <strong>di</strong> 52,8 anni (DS =<br />

12,0), il 29,9% è <strong>di</strong> sesso maschile e il 70,1% <strong>di</strong> sesso femminile.<br />

Il 63% corrisponde a figli, il 26% a coniugi, il 6,5%<br />

a parenti/amici, il 4,5% a badanti. Solamente il 25,3% dei<br />

carer non lavora ed è in pensione. I caregiver presi in esame<br />

risultano essere impegnati per una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 9,1 ore (DS<br />

= 7,5) al giorno nell’assistenza del congiunto malato ed il<br />

74,7% vive con il paziente.<br />

I carer sono stati sottoposti ad una batteria testale che valutasse<br />

il loro “carico” assistenziale, l’ansia, la depressione,<br />

lo stress, la qualità <strong>di</strong> vita ed il grado d’informazione<br />

sull’AD. Si è rilevata, con la scala HRSD, una situazione<br />

depressiva dei caregiver <strong>di</strong> grado me<strong>di</strong>o ed un miglioramento<br />

<strong>di</strong> tale quadro, statisticamente significativo, dopo<br />

un programma psicoeducativo. È emersa una <strong>di</strong>screta conoscenza<br />

<strong>della</strong> malattia da parte dei carer ed una maggiore<br />

<strong>di</strong>fficoltà a riconoscere un trattamento adeguato per<br />

l’AD. Il campione <strong>di</strong> caregiver risulterebbe incluso tra il<br />

<strong>di</strong>stress psicologico moderato (testato con il PGWBI). La<br />

fascia <strong>di</strong> età tra i 55 ed i 64 anni potrebbe essere quella da<br />

identificare come la più sofferente e si <strong>di</strong>scosterebbe anche<br />

dai valori <strong>della</strong> popolazione generale italiana testata<br />

con PGWBI. Il maggior <strong>di</strong>stress sembrerebbe essere ad<br />

appannaggio dei carer che trascorrono l’intera giornata<br />

con il malato (9-12 ore). I caregiver con depressione moderata<br />

e grave alla HRSD mostrano valori al PGWBI <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stress. Il 38.9% delle femmine e il 35,2% dei maschi<br />

hanno una “alta” emotività espressa (EE): si evidenzia<br />

una maggiore frequenza <strong>di</strong> emotività “alta” nei soggetti<br />

femminili.<br />

In conclusione, i caregiver sembrerebbero i partner non riconosciuti<br />

del sistema assistenziale, sia come carico “<strong>di</strong> lavoro”<br />

che come sofferenza. Per ottenere una loro migliore<br />

collaborazione ed aderenza al trattamento del malato <strong>di</strong><br />

AD bisognerebbe fornire al caregiver un riconoscimento<br />

del ruolo e delle funzioni svolte, dare informazioni e co-

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