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XI Congresso della Società Italiana di Psicopatologia Psichiatria ...

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SIMPOSI TEMATICI<br />

scun gene ANIA è stato caratterizzato in base all’identificazione<br />

dei siti <strong>di</strong> bin<strong>di</strong>ng per fattori <strong>di</strong> trascrizione a livello<br />

del promotore, attraverso un algoritmo <strong>di</strong> bioinformatica appositamente<br />

ideato. Successivamente, sono stati ricercati<br />

nell’intero genoma altri geni con profilo regolativo simile.<br />

Risultati: sono stati identificati i fattori <strong>di</strong> trascrizione che potenzialmente<br />

possono regolare i geni ANIA. Inoltre tra i geni<br />

il cui profilo <strong>di</strong> regolazione è risultato maggiormente correlato<br />

a quello del gruppo <strong>di</strong> geni ANIA, grazie ad un’analisi <strong>di</strong><br />

Gene Ontology è stata riscontrata una prevalenza <strong>di</strong> geni implicati<br />

in meccanismi fisiologici e del metabolismo cellulare.<br />

Conclusioni: i fattori <strong>di</strong> trascrizione identificati e la lista dei<br />

geni il cui profilo <strong>di</strong> regolazione è risultato maggiormente<br />

correlato a quello del gruppo <strong>di</strong> geni ANIA, rappresenta un<br />

primo passo verso la caratterizzazione del network regolativo<br />

implicati nella fisiopatologia delle psicosi, anche in relazione<br />

al ruolo <strong>della</strong> dopamina nell’assegnazione <strong>della</strong> “salienza”<br />

e nella risposta ai farmaci antipsicotici. Nuovi stu<strong>di</strong><br />

saranno necessari sia per valicare le pre<strong>di</strong>zioni computazionali,<br />

sia per meglio caratterizzare il network regolativo utilizzando<br />

dati <strong>di</strong> espressione genica cerebrale in modelli animali<br />

in seguito a perturbazioni dopaminergiche.<br />

23 FEBBRAIO 2005 – ORE 16.00-17.30<br />

SALA LEONARDO<br />

S45 - Mo<strong>di</strong>ficazioni cerebrali e psicoterapia<br />

Risonanza Magnetica e psicofarmacologia:<br />

nuove prospettive<br />

G. Bersani<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Scienze Psichiatriche e Me<strong>di</strong>cina Psicologica,<br />

Università “La Sapienza” <strong>di</strong> Roma<br />

L’impiego <strong>della</strong> Risonanza Magnetica Cerebrale è stato introdotto<br />

più tar<strong>di</strong>vamente nello stu<strong>di</strong>o dei <strong>di</strong>sturbi psichiatrici<br />

rispetto a quanto avvenuto per altre patologie cerebrali.<br />

Tuttavia negli ultimi 20 anni il numero <strong>di</strong> indagini condotte<br />

con tale meto<strong>di</strong>ca nei pazienti psichiatrici, in particolare<br />

quelli affetti da psicosi, è stato enorme ed una serie <strong>di</strong> dati<br />

ricavati da tali indagini costituisce al momento attuale, nonostante<br />

un certo grado <strong>di</strong> persistente <strong>di</strong>somogeneità, un<br />

corpo <strong>di</strong> acquisizioni non più <strong>di</strong>scusse per quanto attiene le<br />

implicazioni cerebrali nelle psicosi, in particolare nella<br />

Schizofrenia. Come è ampiamente noto, tali acquisizioni si<br />

riferiscono alla rilevazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scordanze statistiche, in popolazioni<br />

<strong>di</strong> pazienti confrontate con popolazioni <strong>di</strong> soggetti<br />

sani, rispetto alle misure lineari o volumetriche <strong>di</strong> alcune<br />

regioni cerebrali, quali, più frequentemente, III e IV ventricolo<br />

cerebrale, corteccia prefrontale e temporale, ippocampo-amigdala,<br />

corteccia cingolata, corpo calloso, talamo, nuclei<br />

<strong>della</strong> base. Si tratta comunque, per sua definizione, <strong>di</strong><br />

un dato statico, in quanto ottenuto con tecnica <strong>di</strong> neuroimaging<br />

semplice, ma il cui significato clinico è stato anche esso<br />

prevalentemente interpretato in senso statico, cioè nei<br />

termini <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aspetti morfologici cerebrali<br />

strutturali, scarsamente evolutivi e comunque connessi in<br />

modo non definito con il funzionamento cerebrale, sia normale<br />

che associato alla psicopatologia. In particolare, il rapporto<br />

tra le alterazioni cerebrali riscontrabili alla RMN ed<br />

in<strong>di</strong>cazione o risposta ai trattamenti farmacologici è costantemente<br />

apparso assolutamente in<strong>di</strong>retto o del tutto non<br />

orientativo. I pochi dati che suggerivano una possibile maggiore<br />

incisività terapeutica per i farmaci antipsicotici nei pazienti<br />

con Schizofrenia in rapporto, ad esempio, ad aspetti<br />

più evidenti <strong>di</strong> atrofia corticale (prefrontale nei soggetti con<br />

prevalente quadro negativo, temporale nei soggetti con pre-<br />

MODERATORI<br />

A. De Pascale, A. Berthoz<br />

valente quadro positivo) sono risultati il più delle volte non<br />

significativi e comunque non adeguatamente confermati in<br />

indagini replicate.<br />

La situazione appare notevolmente mo<strong>di</strong>ficata con la più recente<br />

introduzione <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong> neuroimaging funzionale,<br />

in grado cioè <strong>di</strong> visualizzare, attraverso <strong>di</strong>verse meto<strong>di</strong>che,<br />

il livello <strong>di</strong> attivazione funzionale <strong>di</strong> specifiche regioni cerebrali.<br />

I dati, ormai abbondanti, relativi all’impiego <strong>della</strong><br />

Risonanza Magnetica Nucleare funzionale (RMNf) nei pazienti<br />

con psicosi hanno fornito informazioni precedentemente<br />

non <strong>di</strong>sponibili circa il possibile rapporto tra specifici<br />

aspetti del quadro psicopatologico e <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione<br />

dei livelli regionali <strong>di</strong> maggiore attivazione cerebrale. I risultati<br />

si riferiscono sia allo stu<strong>di</strong>o dell’attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

centri cerebrali, ad esempio le aree <strong>della</strong> corteccia temporale<br />

o del complesso amigdala-ippocampo, in pazienti con<br />

prevalenti profili sintomatici (ad esempio, presenza <strong>di</strong> allucinazioni<br />

u<strong>di</strong>tive), sia allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> localizzazione <strong>della</strong><br />

risposta cerebrale a stimoli o compiti mentali strutturati (ad<br />

esempio, attivazione <strong>della</strong> corteccia cingolata durante esecuzione<br />

<strong>di</strong> test cognitivi, attivazione dell’amigdala in risposta<br />

a specifici stimoli emotivi, etc.).<br />

È evidente come tale ultimo campo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o possa rappresentare<br />

un terreno <strong>di</strong> applicazione sia sperimentale che clinica<br />

per conoscenze relative all’impiego dei trattamenti farmacologici.<br />

I modelli relativi all’azione <strong>di</strong> questi, infatti, sono<br />

per lo più riferiti al loro effetto a livello sinaptico, con<br />

scarsa possibilità <strong>di</strong> localizzazione <strong>della</strong> sede anatomica <strong>della</strong><br />

loro azione. Le tecniche <strong>di</strong> neuroimaging funzionale, al<br />

contrario, consentono una visualizzazione delle mo<strong>di</strong>fiche<br />

indotte nella attivazione cerebrale regionale dai trattamenti<br />

farmacologici, fornendo in tal modo delle <strong>di</strong>rette in<strong>di</strong>cazioni<br />

circa la sede <strong>della</strong> loro azione e quin<strong>di</strong> circa la sede delle<br />

alterazioni neurotrasmettitoriali in qualche modo associate<br />

alla sintomatologia. Si tratta <strong>di</strong> osservazioni sperimentali<br />

ancora solo parzialmente applicabili alla clinica, ma che offrono<br />

comunque già allo stato attuale un contributo conoscitivo<br />

rilevante al modello <strong>della</strong> plasticità cerebrale, cioè<br />

<strong>della</strong> capacità delle strutture cerebrali <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare il loro<br />

livello funzionale e la loro stessa struttura in rapporto alle ri-<br />

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