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L'industria lattiero casearia.pdf - Iissmussomeli.it

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L’industria <strong>lattiero</strong>-<strong>casearia</strong><br />

Appunti a cura del prof. Vincenzo Maggio<br />

1


L’INDUSTRIA LATTIERO-CASEARIA<br />

1 Il latte<br />

1.1 Definizione e general<strong>it</strong>à<br />

Secondo la legge “il latte è il prodotto integrale della mung<strong>it</strong>ura completa ed ininterrotta della<br />

mammella di una vacca sana, ben nutr<strong>it</strong>a e non affaticata”. Il latte, quindi, deve essere<br />

consegnato come è usc<strong>it</strong>o dalla mammella, senza aggiunte o sottrazioni dei suoi componenti; non<br />

può essere considerato latte quello prodotto da solo due quarti o quello non poppato dai v<strong>it</strong>elli: si sa<br />

che la composizione del latte varia a seconda della fase della mung<strong>it</strong>ura; il latte di vacche affette da<br />

mast<strong>it</strong>i 1 o altre malattie non può essere destinato all’alimentazione umana e non è idoneo alla<br />

caseificazione; non idoneo è anche il latte prodotto da vacche denutr<strong>it</strong>e, affaticate o strapazzate.<br />

Per il latte non proveniente da bovine bisogna indicare la specie: ad es. latte di capra, latte di bufala<br />

ecc.<br />

Dal punto di vista biologico, il latte è il secreto della ghiandola mammaria, i cui componenti<br />

provengono dal sangue (es. globuline) o sono sintetizzati nella mammella (es. caseina). La<br />

produzione lattea avviene sotto l’azione stimolante di due ormoni: la prolattina secreta dall’ipofisi<br />

che stimola la secrezione lattea e l’oss<strong>it</strong>ocina, che stimola la discesa del latte fino ai capezzoli.<br />

Dal punto di vista chimico, il latte è una miscela d’acqua che tiene in soluzione zuccheri, alcune<br />

sostanze azotate, v<strong>it</strong>amine idrosolubili e sali minerali ed in sospensione grassi, v<strong>it</strong>amine<br />

liposolubili, proteine ed altri sali.<br />

Quello che si definisce solo “latte” è latte crudo, appena munto, che non ha sub<strong>it</strong>o né trattamenti<br />

termici né altri processi equivalenti, ma che è stato solo filtrato e refrigerato ad almeno 5° C.<br />

Il latte che ha sub<strong>it</strong>o almeno un trattamento può essere classificato nei seguenti tipi:<br />

Latte fresco (pastorizzato, a breve conservazione, da conservare in frigorifero e da consumare<br />

entro 4 giorni, compreso il giorno di produzione e lavorazione);<br />

Latte a lunga conservazione (sterilizzato, conservabile a temperatura ambiente, consumabile<br />

entro 3 o 6 mesi dal confezionamento).<br />

Latte microfiltrato (sottoposto a filtrazione amicrobizzante che elimina quasi tutti i batteri, da<br />

conservare in frigo, consumabile entro 7-8 giorni dal confezionamento).<br />

Ognuno dei precedenti tipi di latte è disponibile con differenti caratteristiche chimico-fisiche:<br />

Latte intero, con almeno il 3,5 % di grasso;<br />

Latte parzialmente scremato, contenente tra l’1,5 e l’1,8 % di grasso;<br />

Latte scremato, con meno dello 0,3 % di grasso;<br />

Latte concentrato e zuccherato, in cui è stata allontanata per evaporazione il 60 % dell’acqua<br />

ed è stato aggiunto saccarosio, usato in pasticceria e gelateria;<br />

Latte in polvere, ottenuto mediante disidratazione quasi completa del latte;<br />

Latte aromatizzato, come ad esempio il “latte al cioccolato”;<br />

Latte industriale, utilizzato per produrre burro, formaggio e latticini in genere.<br />

1 Le mast<strong>it</strong>i sono infezioni alle ghiandole mammarie causate da microrganismi diversi che provocano<br />

l’infiammazione e talvolta la sclerosi della mammella, ne riducono la capac<strong>it</strong>à secretiva e possono provocare<br />

anche la morte dell’animale. Ve ne sono due forme: la mast<strong>it</strong>e acuta o clinica o calda, che si manifesta in<br />

modo eclatante, consentendo la diagnosi e la cura ed una mast<strong>it</strong>e cronica o sub-clinica o fredda, più<br />

subdola, che alterna fasi acute ad altre meno evidenti e spesso si diagnostica quando è troppo tardi. È<br />

essenziale, quindi, la diagnosi tempestiva, che è possibile controllando periodicamente il pH ed altri<br />

parametri del latte. In caso di anomalie nel latte di una stalla, le vacche malate si individuano con la conta<br />

leucoc<strong>it</strong>aria nel latte individuale, segu<strong>it</strong>a dalla verifica del tipo di patogeni responsabili, essenziale per<br />

decidere la terapia più appropriata.<br />

2


1.2 Caratteristiche chimiche e fisiche del latte<br />

Il pH normale del latte è 6,5-6,7; è più alto in caso di mast<strong>it</strong>e e più basso nel colostro 2 . L’acid<strong>it</strong>à<br />

del latte si esprime in acido lattico ed è determinata t<strong>it</strong>olando 100 ml di latte con una soluzione<br />

acquosa di NaOH N/4: i ml di soda utilizzata sono i gradi S.H. (Soxlet Henkel) del latte. L’acid<strong>it</strong>à<br />

normale del latte è compresa tra 6 ed 8° S.H. Nella filiera del Parmigiano-Reggiano, l’acid<strong>it</strong>à del<br />

latte si determina su 50 ml di latte e quindi si esprime in gradi S.H./50; l’acid<strong>it</strong>à normale è perciò<br />

compresa tra 3 e 4 gradi S.H./50.<br />

La dens<strong>it</strong>à, a 15° C, varia da 1,029 a 1,034. Il punto di congelamento normale è s<strong>it</strong>uato tra -<br />

0,55 e –0,56. Il punto d’ebollizione normale è compreso tra 100,15 e 100,17° C.<br />

La determinazione di questi parametri fisico-chimici permette di valutare la freschezza di una<br />

part<strong>it</strong>a di latte e di scoprire eventuali frodi (annacquamento e/o sottrazione di grasso).<br />

1.3 Composizione del latte<br />

Varia in rapporto a diversi fattori: specie, razza, individuo, età, alimentazione, stadio della<br />

lattazione, stagione, stato di salute.<br />

Elenchiamo di segu<strong>it</strong>o, in ordine decrescente di presenza percentuale, le diverse componenti del<br />

latte vaccino.<br />

Acqua<br />

Cost<strong>it</strong>uisce circa l’87,5 %. Se si fa evaporare questa rimane il residuo secco (pari al 12,5 %).<br />

Separando da quest’ultimo il grasso otteniamo il residuo secco magro, che per legge deve essere<br />

almeno dell’8,5 %, altrimenti vuol dire che il latte è stato annacquato.<br />

Zuccheri<br />

Gli zuccheri semplici sono numerosi ma percentualmente scarsi (0,01 %). Il disaccaride<br />

lattosio, invece, cost<strong>it</strong>uisce il 4,5-4,8 % del latte. Ogni sua molecola è formata da una di glucosio ed<br />

una di galattosio legate insieme. E’ il nutrimento dei batteri che intervengono nella coagulazione<br />

della caseina, nella maturazione dei formaggi e nella produzione dello yogurt e di prodotti simili,<br />

ma che provocano anche l’aumento dell’acid<strong>it</strong>à nel latte non più fresco. Tutti questi fenomeni sono<br />

dovuti alla fermentazione lattica, vale a dire la trasformazione del lattosio in acido lattico.<br />

2 È il liquido secreto dalle mammelle nei primi giorni dopo il parto. Ha composizione, colore, caratteristiche<br />

fisico-chimiche e funzioni diverse dal latte. Non può essere destinato alla caseificazione o all’alimentazione<br />

umana. I v<strong>it</strong>elli neonati con il colostro (almeno 2 kg nelle prime 6 ore di v<strong>it</strong>a) ricevono dalla madre gli<br />

anticorpi che li difenderanno dai patogeni presenti nelle stalle.<br />

3


Lipidi o grassi<br />

Sono presenti, mediamente, nella misura del 3,7 % e sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i per il 98-99 % da trigliceridi<br />

di numerosi acidi grassi, saturi (soprattutto palm<strong>it</strong>ico, stearico e butirrico) e insaturi (soprattutto<br />

oleico e linoleico). Il rimanente 1-2 % è rappresentato da fosfolipidi, steroli e v<strong>it</strong>amine liposolubili<br />

(A, D, E, K).<br />

Sono presenti sottoforma di globuli del diametro di 2-10 micron che formano un’emulsione<br />

grazie ad una membrana che li avvolge, impedendogli di aggregarsi tra loro. Ciò li rende più<br />

digeribili. Il contenuto in grasso nel latte è influenzato molto dall’alimentazione delle lattifere, che<br />

lo sintetizzano trasformando sostanze prodotte nel rumine con la demolizione di cellulosa e fibre.<br />

Inoltre durante l’estate l’alimentazione a base di foraggi verdi, ricca di carotene (prov<strong>it</strong>amina A),<br />

rende il grasso di colore giallo.<br />

Avendo un peso specifico inferiore alle altre componenti del latte, i globuli di grasso<br />

affiorano spontaneamente alla superficie nel giro di poche ore, formando uno strato superficiale di<br />

crema o panna.<br />

Sostanze azotate<br />

Cost<strong>it</strong>uiscono mediamente il 3,5 % del latte vaccino e per il 99,5 % sono rappresentate da<br />

proteine.<br />

La caseina è la proteina più importante, rappresentando l’80 % delle proteine totali ed<br />

essendo la materia prima principale della caseificazione. Chimicamente è una proteina coniugata e,<br />

più esattamente è un fosfocaseinato di calcio contenente anche zuccheri, magnesio ed acido c<strong>it</strong>rico.<br />

Contiene tre frazioni diverse: la -caseina, la -caseina e la k-caseina. E’ presente sottoforma di<br />

micelle colloidali disperse nel latte che coagulano precip<strong>it</strong>ando sottoforma di gel durante la<br />

caseificazione, per azione enzimatica e/o per acidificazione del latte.<br />

L’altro 20 % è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalle proteine del siero, quelle che r<strong>it</strong>roviamo ancora sospese nel<br />

siero, il liquido che rimane dopo aver separato la caseina coagulata (cagliata). Esse coagulano solo<br />

per riscaldamento, cost<strong>it</strong>uendo la ricotta. Il liquido residuo si chiama anche scotta. Comprendono<br />

diverse proteine d’alto valore biologico:<br />

Albumine (75 %). Tra esse le più importanti sono lattoglobulina, lattoalbumina ed albumina;<br />

Globulina (10-15 %). Provengono direttamente dal sangue; tra esse vi sono le<br />

immunoglobuline, molto abbondanti nel colostro;<br />

Proteosi e peptoni (4 %). Si tratta di molecole a catena corta;<br />

Proteine minori<br />

Nel latte sono presenti anche diversi enzimi, alcuni dei quali importanti per la sua digestione<br />

e trasformazione o, come la fosfatasi alcalina, utilizzati come riferimento anal<strong>it</strong>ico. Essendo,<br />

infatti, denaturata quando è trattata a 62° C per mezzora, la sua assenza testimonia l’avvenuta<br />

pastorizzazione del latte.<br />

Sali minerali e v<strong>it</strong>amine<br />

Pur presenti in minime quant<strong>it</strong>à (meno dell’1 %), sono componenti importanti del latte. I sali<br />

minerali più presenti sono quelli a base di potassio, calcio, fosfato e c<strong>it</strong>rato. Sono essenziali per il<br />

sapore del latte e per il suo valore nutr<strong>it</strong>ivo. In particolare, è prezioso il contenuto in calcio<br />

assimilabile.<br />

E’altrettanto ricca e completa la presenza di v<strong>it</strong>amine, sia idrosolubili sia liposolubili. Le più<br />

abbondanti sono l’A, la D, l’E e quelle del gruppo B.<br />

1.4 Valore alimentare del latte<br />

Il latte è un alimento completo per il neonato (per l’adulto è carente in ferro), è armonico ed<br />

economico.<br />

Un l<strong>it</strong>ro di latte intero fornisce 400 calorie. Il grasso del latte è facilmente digeribile. Le<br />

proteine hanno un alto valore biologico per l’elevato contenuto in amminoacidi essenziali. Le<br />

razioni giornaliere raccomandate sono di ½ l<strong>it</strong>ro per bambini, ¾ di l<strong>it</strong>ro per adolescenti, ½ l<strong>it</strong>ro per<br />

adulti ed anziani ed 1 l<strong>it</strong>ro per le gestanti.<br />

4


Siccome alcuni individui non digeriscono il lattosio, c’è in commercio il latte delattosato o<br />

ad alta digeribil<strong>it</strong>à, il cosiddetto latte H. D., (high digestibil<strong>it</strong>y), in cui il 75 % del lattosio è già<br />

scomposto in glucosio e galattosio grazie all’aggiunta di lattasi.<br />

Esiste anche il latte desodato, impover<strong>it</strong>o di sodio, per chi soffre di pressione alta.<br />

1.5 Microrganismi del latte<br />

I liev<strong>it</strong>i, le muffe ed i virus sono presenti nel latte, ma generalmente in scarsa quant<strong>it</strong>à, per<br />

cui non hanno una rilevanza pratica. Molto più presenti sono invece i batteri, chiamati anche<br />

fermenti.<br />

I batteri del latte sono variamente classificabili. In base alle esigenze termiche sono divisi in<br />

termofili (temperatura ottimale 40-45° C) e mesofili (temperatura ottimale 30° C).<br />

In base all’azione svolta si dividono nei seguenti gruppi:<br />

I batteri lattici, che trasformano il lattosio in acido lattico (fermentazione lattica). Sono<br />

suddivisi in omofermentanti (o omolattici) ed eterofermentanti (o eterolattici). I primi<br />

producono al 90 % acido lattico, causando l’acidificazione spontanea del latte che può<br />

provocare la coagulazione acida della caseina. Sono i cosiddetti batteri caseofili, con un ruolo<br />

attivo nella produzione e maturazione del formaggio e del burro.<br />

Gli eterolattici formano solo il 50 % di acido lattico mentre un altro 50 % è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da prodotti<br />

secondari (acido acetico, alcol etilico, anidride carbonica, sostanze aromatiche). Sono importanti<br />

perché conferiscono aroma a formaggi, burro e yogurt.<br />

Sono presenti nel latte materno, in cui danno origine alla flora batterica, che qui rimarrà per tutta<br />

la v<strong>it</strong>a dell'individuo. I fermenti lattici:<br />

- riordinano la flora batterica intestinale, ostacolando lo sviluppo di molti microrganismi<br />

dannosi;<br />

- prevengono le infezioni intestinali (in presenza di una flora batterica sana i germi patogeni non<br />

riescono a moltiplicarsi);<br />

- permettono la ricost<strong>it</strong>uzione di una adeguata flora batterica dopo cure con antibiotici;<br />

- aiutano la digestione degli alimenti, prevenendo l'al<strong>it</strong>osi, la diarrea, la stipsi, il meteorismo e i<br />

dolori addominali;<br />

- rafforzano le difese immun<strong>it</strong>arie, producono, infatti, immunoglobine, utili alla prevenzione<br />

delle allergie;<br />

- contrastano l'avvelenamento da cibo.<br />

I batteri enterici, di origine fecale, che attaccano il lattosio producendo notevoli quant<strong>it</strong>à di gas<br />

che nei formaggi molli provoca il “gonfiore precoce”.<br />

I batteri propionici, anch’essi d’origine fecale, cha attaccano sempre il lattosio producendo però<br />

soprattutto acido propionico, acido acetico e CO2. Quest’ultima causa nei formaggi a pasta<br />

dura il “gonfiore tardivo”. Peraltro questi batteri conferiscono il sapore tipico all’Emmenthaler<br />

e al Gruyere.<br />

I batteri butirrici, abbondanti nel latte invernale perché ne sono ricchi gli insilati. Producono<br />

molto acido butirrico e gas che provocano il “gonfiore tardivo” nei formaggi a pasta dura. Per<br />

questo motivo le vacche che producono latte per il Parmigiano-Reggiano non possono essere<br />

alimentate con alimenti fermentati come il silomais.<br />

5


I batteri proteol<strong>it</strong>ici, che sono di due tipi: 1) quelli acido-presamigeni, che producono acido<br />

lattico ed attaccano la caseina, favorendo la maturazione dei formaggi; 2) quelli putrefacenti,<br />

che producono odori e sapori sgradevoli e si riproducono anche a temperature inferiori a 4° C e<br />

per questo sono detti psicrofili.<br />

1.6 Bonifica del latte<br />

Il latte deve essere bonificato sia per la protezione della salute umana, quando è destinato al<br />

consumo diretto da parte dell’uomo, sia quando è utilizzato per produrre burro, formaggi o yogurt.<br />

Per impedire o almeno lim<strong>it</strong>are l’inquinamento batterico, il latte appena munto deve essere<br />

filtrato e conservato a 2-4° C.<br />

1.6.1 Pastorizzazione<br />

Ha lo scopo di uccidere tutti i germi patogeni e gran parte di quelli banali, che<br />

disturberebbero la trasformazione del latte. Si realizza con diverse combinazioni di temperatura e<br />

durata del trattamento: 63° C per 30 minuti (pastorizzazione bassa) o 65-75° C per 15-22 secondi<br />

(Pastorizzazione rapida o H.T.S.T. , cioè ad alta temperatura in tempi brevi).<br />

Alla fine il latte è raffreddato prima con acqua fresca e poi con acqua fredda.<br />

Il latte pastorizzato è detto a breve conservazione ed ha una valid<strong>it</strong>à di 4 giorni, compreso<br />

quello del confezionamento. Vi sono quattro tipi di latte a breve conservazione:<br />

Latte pastorizzato, prodotto con la pastorizzazione bassa,con una quota di sieroproteine non<br />

denaturate sulle proteine totali pari almeno alll’11 % (nel latte crudo tale quota è del 20 %<br />

circa);<br />

Latte fresco pastorizzato, prodotto con la pastorizzazione rapida o H.T.S.T., con almeno il 14<br />

% di sieroproteine non denaturate;<br />

Latte fresco pastorizzato di alta qual<strong>it</strong>à, con almeno il 15,5 % di sieroproteine non<br />

denaturate;<br />

Latte pastorizzato e microfiltrato, conservabile per 7-8 giorni.<br />

6


Il latte a breve conservazione, da conservare in frigorifero, conserva il sapore e, quel che più<br />

conta, quasi per intero il valore nutr<strong>it</strong>ivo del latte crudo, compreso il contenuto v<strong>it</strong>aminico.<br />

1.6.1 Sterilizzazione<br />

Ha lo scopo di uccidere tutti i germi patogeni, tutti i germi banali ed anche le loro spore. In<br />

realtà non si raggiunge mai la steril<strong>it</strong>à assoluta, ma bensì una steril<strong>it</strong>à commerciale, che assicura la<br />

conservazione del latte per 3 o 6 mesi.<br />

Il latte attualmente viene sterilizzato con i sistemi U.H.T. diretto o indiretto. Il sistema<br />

U.H.T. diretto prevede 140° C per 5-6 secondi oppure a 160° C per 1 secondo. Il latte deve essere<br />

consumato entro 90 giorni. Il processo avviene su strato sottile in più fasi successive:<br />

Pre-sterilizzazione a 120-130° C per alcuni secondi;<br />

Omogeneizzazione (vedi più avanti);<br />

Sterilizzazione vera e propria;<br />

Condizionamento, cioè confezionamento e trattamento a 120° C del prodotto confezionato.<br />

Il sistema U.H.T. indiretto o uperizzazione, si attua mediante nebulizzazione del latte a<br />

170° a 5 bar di pressione oppure mediante iniezione di vapore a 170° C per meno di un secondo. Il<br />

latte uperizzato deve essere consumato entro 180 giorni<br />

. Il latte sterilizzato, che non richiede la conservazione in frigorifero, può assumere sapore<br />

di cotto, può avere un colore più scuro del latte crudo, ma quel che più conta ha un valore nutr<strong>it</strong>ivo<br />

basso per la degradazione delle proteine e la distruzione delle v<strong>it</strong>amine.<br />

1.7 Omogeneizzazione<br />

È un trattamento di stabilizzazione del latte inser<strong>it</strong>o nel processo di sterilizzazione o<br />

abbinato alla pastorizzazione. Ha lo scopo di frantumare i globuli di grasso per impedirne<br />

l’affioramento spontaneo e renderli più digeribili. Si attua facendo passare il latte prima pastorizzato<br />

attraverso un forellino alla pressione di 150-300 bar. Il diametro medio dei globuli passa da 5<br />

micron a 1,25 micron.<br />

2 Il burro<br />

2.1 Definizione<br />

Il burro è “la sostanza grassa del latte di vacca, ricavato con separazione del latticello<br />

mediante varie operazioni meccaniche”. Il “burro di qual<strong>it</strong>à” è ricavato solo dalla crema ottenuta<br />

per affioramento spontaneo; il “burro” è ricavato dalla crema ottenuta per centrifugazione o dal<br />

siero di latte.<br />

2.2 La crema<br />

Può essere ottenuta con due metodi: per affioramento spontaneo o per centrifugazione.<br />

L’affioramento avviene lasciando a riposo per 12 ore a 15° C il latte in vasche di acciaio inox della<br />

capac<strong>it</strong>à di 1,5-2 q, alte 15 cm e larghe 2 m. Lo strato che affiora è detto appunto crema o panna e<br />

contiene il 20-30 % di grasso. Questo metodo è applicato nei casi in cui si producono formaggi<br />

semigrassi (Parmigiano-Reggiano o Grana Padano) o magri.<br />

La centrifugazione si usa quando la produzione del burro è uno degli scopi principali<br />

dell’industria. Si impiegano centrifughe a piatti che ruotano a 3.000-4.000 giri al minuto ed operano<br />

a 32-38° C. Si ottiene una crema con il 30-80 % di grasso.<br />

La crema di affioramento è più acida, a causa dei batteri lattici che in essa si moltiplicano,<br />

mentre quella di centrifuga è più dolce. Occorre neutralizzare l’acid<strong>it</strong>à della crema, mediante una<br />

base [Mg(OH)2 oppure CaO] o con ripetuti lavaggi con acqua. Segue la pastorizzazione a 90-95 ° C<br />

7


per 20-30 secondi. Si fa poi l’inoculo con batteri aromatizzanti ed acidificanti che portano il pH a<br />

4,7-5 (18° S.H.). La crema è lasciata riposare a 6° C per 3-4 ore e poi a 12-15° C per 11-12 ore.<br />

2.3 Zangolatura<br />

Consiste nello sbattimento della crema entro la zangola, un cilindro che ruota intorno all’asse<br />

long<strong>it</strong>udinale alla veloc<strong>it</strong>à di 35-45 giri al minuto per 20-25 minuti. Lo sbattimento contro la parete<br />

della zangola, favor<strong>it</strong>o da pale radiali, coadiuvato dall’acid<strong>it</strong>à e dalla temperatura di 15° C, causa la<br />

rottura dei globuli di grasso che poi si addensano e si separano dalle altre componenti che<br />

cost<strong>it</strong>uiscono il latticello.<br />

L’operazione termina quando scompare la schiuma e i granuli di burro hanno le dimensioni di<br />

chicchi di riso. Allontanato il gas ed il latticello, i granuli di burro si lavano 3-4 volte con acqua<br />

fresca (6-8° C) finché fuoriesce acqua limpida.<br />

I granuli di burro sono poi impastati nella zangola, eventualmente salandoli (5 % di NaCl<br />

finissimo) e colorandoli con l’annatto (estratto da un arbusto tropicale, la Bixa Orellana) o con lo<br />

zafferano estratto da Crocus sativa. Si può aggiungere lo 0,05 % di acido sorbico come<br />

conservante. Segue la formatura, il confezionamento in carta opaca e la conservazione a 0-2° C.<br />

I difetti e le alterazioni (la più frequente è l’irrancidimento) si prevengono conservando il<br />

burro a –10° C.<br />

Il burro ha non più del 19 % di acqua ed almeno l’80 % di grasso.<br />

3 Il formaggio<br />

3.1 Definizione e general<strong>it</strong>à<br />

Il formaggio è il prodotto della maturazione della cagliata ottenuta mediante coagulazione<br />

della caseina, con o senza aggiunta di coloranti o sale, sufficientemente liberata dal siero. Il latte<br />

8


Affioramento spontaneo<br />

Crema o panna<br />

(acida)<br />

Neutralizzazione con aggiunta di Mg (OH) 2<br />

o di CaO o mediante lavaggio con acqua<br />

Pastorizzazione a 90-95° C x 20-30"<br />

Inoculo di batteri aromatizzanti ed acidificanti<br />

Latticello<br />

Alimentazione<br />

suini<br />

Panna acida<br />

(pH 4,7-5 o 18à S.H.)<br />

Latte Siero<br />

Zangolatura<br />

(30-35 gpm/20-25')<br />

Grumi di burro<br />

Lavaggio con acqua fresca<br />

Aggiunta di:<br />

---sale (5 % di Na Cl)<br />

---colorante (annatto o zafferano)<br />

---acido sorbico (0,05 %)<br />

Impastamento<br />

Formatura e confezionamento<br />

Burro di qual<strong>it</strong>à<br />

Conservazione a -10/-2° C<br />

Centrifugazione<br />

Crema o panna<br />

(dolce)<br />

Pastorizzazione a 90-95° C x 20-30"<br />

Inoculo di batteri aromatizzanti ed acidificanti<br />

Grumi di burro<br />

Panna acida<br />

(pH 4,7-5 o 18à S.H.)<br />

Zangolatura<br />

(30-35 gpm/20-25')<br />

Lavaggio con acqua fresca<br />

Aggiunta di:<br />

---sale (5 % di NaCl)<br />

---colorante (annatto o zafferano)<br />

---acido sorbico (0,05 %)<br />

Impastamento<br />

Formatura e confezionamento<br />

Burro<br />

Conservazione a -10/-2° C<br />

Latticello<br />

Alimentazione<br />

suini<br />

9


può essere intero, parzialmente scremato, scremato o arricch<strong>it</strong>o di crema. La caseina,<br />

precip<strong>it</strong>ando, ingloba il grasso e parte dei cost<strong>it</strong>uenti solubili.<br />

La coagulazione può essere ottenuta grazie alla chimasi contenuta nel caglio o presame,<br />

oppure mediante acidificazione, naturale o provocata, a pH inferiore a 4,6. In altre parole può essere<br />

acida, presamica o anche mista, come nel Parmigiano-Reggiano.<br />

La cagliata, separata dal siero, eventualmente salata e colorata, subisce per azione dei<br />

microrganismi che in essa si sviluppano una più o meno lunga maturazione che la trasforma in<br />

formaggio.<br />

La quant<strong>it</strong>à e il tipo di questi microrganismi ed altre variabili relative al procedimento di<br />

lavorazione permettono di produrre, da uno stessa materia prima – il latte –moltissimi formaggi.<br />

Solo in Italia si contano circa 100 formaggi diversi ed altri 300 nel resto dell’Europa.<br />

La struttura e l’elastic<strong>it</strong>à della cagliata variano molto secondo la veloc<strong>it</strong>à con cui si è<br />

formata. Questa, a sua volta, dipende dai seguenti fattori:<br />

Concentrazione del caglio (ogni prodotto ha un suo t<strong>it</strong>olo o forza coagulante);<br />

Temperatura del latte;<br />

Concentrazione in sali (soprattutto di calcio);<br />

Inib<strong>it</strong>ori della coagulazione (presenti nel latte di vacche affette da mast<strong>it</strong>e).<br />

La consistenza della cagliata dipenda anche dall’intens<strong>it</strong>à della sineresi (spurgo del siero).<br />

Le maggiori o minori quant<strong>it</strong>à d’acqua e di lattosio che restano nella cagliata condizionano lo<br />

sviluppo della microflora che opera la sua maturazione.<br />

Lo spurgo è favor<strong>it</strong>o da:<br />

Frantumazione della cagliata (rottura);<br />

Riscaldamento a 50-60 ° C (cottura);<br />

Compressione, lavaggio e salatura.<br />

3.2 Maturazione<br />

La cagliata è insolubile, inodore ed insapore. Con la maturazione acquista la consistenza, il<br />

sapore e l’odore caratteristico del formaggio. Alcuni cost<strong>it</strong>uenti diventano solubili e perciò<br />

percettibili dalle nostre papille gustative. Si formano dei composti dall’aroma anche molto forte. La<br />

maturazione, dovuta all’azione dei microrganismi ed all’evaporazione dell’acqua, comprende i<br />

seguenti fenomeni:<br />

Degradazione della caseina, che si misura col coefficiente di maturazione. Si formano sostanze<br />

solubili e molto sapide (amminoacidi, tra cui acido glutammico);<br />

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Trasformazione del lattosio in acido lattico e composti importanti per l’aroma del formaggio<br />

(diacetile, A.G.V., alcoli ed esteri);<br />

Disidratazione per evaporazione, con formazione della crosta. Il formaggio acquista la sua<br />

struttura tipica.<br />

La maturazione deve avvenire alla giusta veloc<strong>it</strong>à, regolabile agendo sull’umid<strong>it</strong>à dei locali.<br />

In alcuni formaggi anche la parte grassa è degradata, per opera delle muffe. Si formano A.G.V.,<br />

aldeidi, chetoni e chetoacidi che arricchiscono l’aroma di tali formaggi.<br />

3.3 Preparazione<br />

I fattori che condizionano la preparazione dei diversi tipi di formaggi sono:<br />

Acid<strong>it</strong>à del latte (è un indice dello sviluppo della microflora che farà maturare la cagliata;<br />

inoltre influenza la veloc<strong>it</strong>à di coagulazione);<br />

Veloc<strong>it</strong>à di coagulazione (quanto più è rapida tanto più è elastica e serrata la struttura della<br />

cagliata);<br />

Sviluppo della microflora durante la maturazione (condizionato dalla quant<strong>it</strong>à di siero e di<br />

lattosio fermentescibile lasciato nella cagliata, dall’acid<strong>it</strong>à e dall’eventuale pastorizzazione del<br />

latte, dall’aggiunta di fermenti selezionati, dalla temperatura di stagionatura).<br />

La preparazione del formaggio comprende le seguenti fasi:<br />

Preparazione del latte, con correzione del tenore in grasso mediante scrematura totale o<br />

parziale o aggiunta di crema, pastorizzazione, acidificazione spontanea o mediante l'uso di lattofermenti<br />

o di siero-innesto;<br />

Riscaldamento e coagulazione del latte, con formazione della cagliata;<br />

Spurgo del siero (sineresi) mediante rottura della cagliata, eventuale cottura, compressione e<br />

lavaggio;<br />

Elaborazione della cagliata (formatura, sprem<strong>it</strong>ura, torchiatura e salatura);<br />

Maturazione della cagliata (da poche ore ad uno o due anni);<br />

Operazioni complementari (condizionamento e confezione del formaggio, preparazione della<br />

ricotta, recupero del grasso dal siero)<br />

3.4 Classificazione dei formaggi<br />

I formaggi possono essere distinti in base al contenuto in grasso (grassi, semigrassi e magri),<br />

alla consistenza (duri o molli), al periodo di maturazione (di pronto consumo oppure a maturazione<br />

rapida, media o lunga), all’uso che se ne fa (da taglio, da grattugiare).<br />

Di segu<strong>it</strong>o riportiamo una classificazione dei diversi tipi di formaggio basata sulla tecnica di<br />

preparazione:<br />

FRESCHI Di pronto consumo, a Caciotta, Formaggi bianchi, Cottage, Ricotta,<br />

coagulazione acida Mascarpone<br />

A PASTA MOLLE A maturazione rapida Robiola, Crescenza, Stracchino, Raveggiolo<br />

A maturazione media Taleggio, Gorgonzola, Roquefort, Camembert,<br />

Limburger, Italico, Caciofiore<br />

A PASTA FILATA A maturazione rapida Mozzarella, Scamorza, Provola<br />

A PASTA DURA<br />

A maturazione media Provolone, Caciocavallo<br />

Non cotta, pressata Edam, Gouda, Cheddar, Tils<strong>it</strong>, Bra<br />

Cotta, a maturazione media Fontina, B<strong>it</strong>to<br />

Cotta, a maturazione lenta Emmenthaler, Gruyere, Sbrinz, Pecorino<br />

Cotta, con siero-innesto, a Asiago, Montasio<br />

maturazione media<br />

Cotta, con siero-innesto, a<br />

maturazione lenta<br />

Grana Padano, Parmigiano-Reggiano<br />

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3.5 Difetti ed alterazioni dei formaggi<br />

Le caratteristiche dei diversi formaggi variano molto da un tipo all’altro. In ogni caso non<br />

devono presentare malformazioni esterne. La qual<strong>it</strong>à della pasta è valutata sezionando le forme<br />

oppure usando una sonda o un ago. Per le forme grosse si utilizza anche la “batt<strong>it</strong>ura” con un<br />

martelletto: dal suono emesso l’esperto riesce a valutare la tess<strong>it</strong>ura della pasta.<br />

I principali difetti dei formaggi sono:<br />

Acid<strong>it</strong>à. Si riscontra nei formaggi molli troppo ricchi d’acido lattico.<br />

Colatura. La pasta fluidifica per opera di microrganismi che si sviluppano durante la<br />

maturazione a temperatura ed umid<strong>it</strong>à eccessive. E’ spesso accompagnata da putrefazione e<br />

marciume.<br />

Gonfiore. Frequente nei formaggi a pasta cotta, consiste in un’occhiatura irregolare con grosse<br />

cav<strong>it</strong>à piene di gas, che possono anche spaccare la forma. E’ un difetto grave, dovuto<br />

all’impiego di latte ottenuto in cattive condizioni igieniche o da vacche alimentate con insilati.<br />

E’ favor<strong>it</strong>o anche da salatura e maturazione a temperature troppo alte e dallo spurgo incompleto<br />

del siero.<br />

E’ precoce, quando è provocato dalla fermentazione del lattosio da parte di batteri eterolattici, o<br />

tardivo, quando si manifesta nella seconda fase della maturazione a causa di fermenti butirrici e<br />

propionici che attaccano l’acido lattico.<br />

Sfoglia. Si osserva nei formaggi cotti a pasta dura in cui la pasta si distacca in strati all’interno<br />

della forma. Dipende da errori durante le prime fasi della preparazione.<br />

Screpolature. La crosta si spacca provocando l’alterazione interna della pasta. Dipende da<br />

eccessiva ventilazione nei locali di conservazione, con rapido essiccamento delle forme.<br />

Marciume e cancrena. Compaiono chiazze molli e giallastre (fontanelle) d’odore sgradevole,<br />

dovute a sviluppo di batteri putrefacenti in cav<strong>it</strong>à ricche di siero. Si cura bruciando le parti<br />

colp<strong>it</strong>e e riempiendole di pasta fresca.<br />

Colorazioni anomale. Quelle rosse, nere e verdi sono dovute a muffe. Quelle bluastre sono<br />

dovute ai sali di rame provenienti dalle caldaie.<br />

Amaro. E’ dovuto a micrococchi o liev<strong>it</strong>i che degradano la caseina producendo composti amari<br />

e talvolta anche tossici.<br />

Vi sono infine le alterazioni dovute ad acari e ad insetti, soprattutto la mosca del formaggio<br />

(Phyophila casei), che forma delle larve bianche, i cosiddetti “vermi del formaggio”.<br />

4 Sottoprodotti<br />

Dalla preparazione del burro e del formaggio si ottengono latte magro, latticello e siero di<br />

latte. Il latte magro, ottenuto dalla scrematura, è il sottoprodotto di maggior valore. Può essere<br />

destinato:<br />

Al consumo diretto nell’alimentazione dei v<strong>it</strong>elli;<br />

Al consumo diretto nell’alimentazione umana;<br />

Alla trasformazione industriale per ricavarne formaggi semigrassi o magri, formaggi<br />

margarinati, yogurt, alimenti dietetici, polvere di latte scremato (molto richiesta come<br />

ingrediente per prodotti dietetici, prodotti da forno e dolciari, mangimi zootecnici);<br />

Il latticello è il liquido che rimane dopo aver separato il burro dalla crema. Ha circa lo stesso<br />

valore nutr<strong>it</strong>ivo del latte magro, ma è più ricco di grasso (0,4-0,5 %) ed è più o meno acido secondo<br />

il metodo di separazione della crema. E’ generalmente destinato all’alimentazione dei suini.<br />

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Il siero è il liquido che rimane dopo aver prelevato la cagliata dalla caldaia in cui è stata<br />

ottenuta e lavorata. Ha una composizione variabile in rapporto al tipo di lavorazione <strong>casearia</strong> da cui<br />

proviene. Mediamente contiene: lattosio (4,5-5,5 %), proteine (0,7-09 %), grasso (0,1-0,5 %).<br />

Dal siero, acidificato a pH 4,5 e riscaldato a 90° C, si ottiene la coagulazione delle proteine del siero<br />

che si separano ottenendo così la ricotta (che non è, quindi, un formaggio).<br />

Il siero residuo, detto anche scotta, e il siero contenente tutte le proteine del siero sono per lo<br />

più destinati all’alimentazione dei suini. La trasformazione industriale prevede l’estrazione<br />

del lattosio, della v<strong>it</strong>amina B2 e la produzione d’acido lattico.<br />

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