Lorenzo Natali in Europa
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della Comunità europea. Può sembrare <strong>in</strong>credibile ai nostri giorni, ma quella riunione<br />
fu qualificata “una cospirazione giudaico-massonica di alcuni spagnoli codardi e<br />
traditori”. Ancora più sorprendente se si tiene conto che i partecipanti erano per lo<br />
più pacifici democristiani e il partito che <strong>in</strong>vitava era la Csu.<br />
Al ritorno <strong>in</strong> Spagna alcuni dei partecipanti furono arrestati, altri esiliati. <strong>Lorenzo</strong><br />
<strong>Natali</strong> aveva sempre presente questa realtà. Sapeva che l’allargamento della Comunità<br />
verso la penisola iberica, Spagna e Portogallo, aveva una componente di recupero<br />
storico ed era una grande operazione politica che avrebbe permesso di ancorare due<br />
democrazie emergenti al progetto europeo.<br />
Questa riflessione l’abbiamo fatta più tardi, quando caduto il muro di Berl<strong>in</strong>o<br />
quei paesi che volevano recuperare parte della loro storia, chiesero subito di entrare<br />
nell’Unione europea per sfuggire al collasso sovietico.<br />
Nel caso della Spagna, le elezioni si svolsero il 15 giugno 1977 per eleggere le<br />
Cortes che avrebbero dovuto elaborare la Costituzione. Un mese più tardi le Cortes<br />
approvavano all’unanimità la prima decisione del governo: la domanda formale di<br />
adesione della Spagna alla Comunità europea.<br />
A Bruxelles la Commissione europea, allora presieduta da Gaston Thorn, decise<br />
che il Commisario <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> fosse l’<strong>in</strong>caricato delle trattative di adesione. Com<strong>in</strong>ciò<br />
così un lavoro che si sarebbe concluso nel giugno del 1985, dopo quasi otto anni.<br />
Il primo lavoro di <strong>Lorenzo</strong> fu l’esecuzione del “Quadro di ampliamento”. In realtà<br />
si trattava di una radiografia <strong>in</strong> profondità della situazione economica dei due paesi<br />
candidati, e <strong>in</strong>iziando da questo documento si tracciavano le riforme <strong>in</strong>terne che<br />
spagnoli e portoghesi avrebbero dovuto realizzare per <strong>in</strong>tegrarsi nelle politiche comunitarie.<br />
Fu a Madrid, <strong>in</strong> occasione della presentazione del “Quadro di ampliamento” che<br />
conobbi <strong>Lorenzo</strong>. Allora il mio partito era all’opposizione e Felipe Gonzalez guidava<br />
la nostra delegazione. Com<strong>in</strong>ciammo a parlare francese, le sue lezioni <strong>in</strong>tensive di<br />
spagnolo non avevano ancora dato frutti. <strong>Lorenzo</strong> parlava lentamente.<br />
Quando voleva enfatizzare un argomento alzava la mano s<strong>in</strong>istra e girava rapidamente<br />
il polso; poi f<strong>in</strong>iva <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ando la testa a destra. Poi ti guardava negli occhi e taceva<br />
aspettando la reazione. I baffi folti e grandi erano i protagonisti nel momento<br />
del silenzio.<br />
Aveva accanto una sf<strong>in</strong>ge venuta direttamente da un tempio egiziano. Non parlava<br />
mai. Guardava con gli occhi socchiusi e fumava la sua eterna pipa. Era un italiano<br />
da romanzo giallo, che formava con <strong>Lorenzo</strong> un duo <strong>in</strong>separabile: Paolo Pensa.<br />
“Paolo non parla perché pensa molto” ci diceva <strong>Lorenzo</strong> del suo capo di Gab<strong>in</strong>etto.<br />
Le illusioni coltivate <strong>in</strong> quelle prime conversazioni crollarono quando Giscard<br />
d’Esta<strong>in</strong>g, presidente della Francia, annunciò, per uno stretto calcolo di politica <strong>in</strong>terna,<br />
che le trattative di adesione si sarebbero <strong>in</strong>terrotte. Quella notizia fu terribile e costituì<br />
per <strong>Lorenzo</strong> e per tutta la sua squadra negoziatrice una importante sfida: mante-