Lorenzo Natali in Europa
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te Delors, che aveva con lui un rapporto eccellente, quasi fraterno, e che aveva sviluppato<br />
una sorta di simbiosi con quel vicepresidente italiano capace di gestirgli i<br />
rapporti di forza all’<strong>in</strong>terno dell’Esecutivo, mentre lui promuoveva i grandi progetti<br />
presso i leader europei. Delors fece di tutto per averlo ancora accanto a sé, mosse<br />
passi presso il governo di Roma, ma non la spuntò.<br />
Partendo da Bruxelles, <strong>Natali</strong> fece, <strong>in</strong> una bella <strong>in</strong>tervista televisiva raccolta dall’allora<br />
corrispondente di Rai1 Antonio Foresi, una sorta di bilancio dei dodici anni trascorsi<br />
“nell’osservatorio privilegiato” dell’Esecutivo comunitario: lasciava “un’<strong>Europa</strong><br />
sostanzialmente rafforzata sul piano <strong>in</strong>terno e <strong>in</strong>ternazionale”, cresciuta dalla nascita<br />
dello Sme alle basi per l’euro, dai Nove ai Dodici; e un’<strong>Europa</strong> da cui l’Italia aveva<br />
già tratto molti vantaggi e poteva ancora trarne molti altri, sostituendo l’approccio<br />
d’adesione filosofica all’<strong>in</strong>tegrazione europea con un atteggiamento concreto.<br />
Rientrato <strong>in</strong> Italia, già malato, <strong>Natali</strong> venne ancora eletto presidente della Fondazione<br />
nazionale Carlo Collodi. La malattia l’aveva scoperta alla f<strong>in</strong>e dell’estate 1988:<br />
dimagriva, non si sentiva bene. La prognosi fu subito senza appello: non c’era neppure<br />
modo di tentare un <strong>in</strong>tervento, anche se i medici che l’avevano <strong>in</strong> cura mascherarono<br />
la diagnosi d’un tumore letale dietro una dolorosissima pancreatite.<br />
Anche quando si rese conto della verità e sapeva di stare spegnendosi, <strong>Lorenzo</strong> affrontò<br />
la prova senza lamentarsi: la sua tempra e la sua volontà lo tennero <strong>in</strong> vita ben<br />
più di quanto i medici non avevano previsto. “Forza e coraggio” furono le ultime parole<br />
dette ai famigliari che gli erano accanto, prima di addormentarsi nella morte.<br />
Se ne andò il 29 agosto 1989 e fu sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero di<br />
Colle di Buggiano, nel cuore della Vald<strong>in</strong>ievole, dove era stato bamb<strong>in</strong>o ed aveva vissuto<br />
studente: <strong>in</strong> quella terra dove, più grande, aveva fatto crescere viti e olivi e visto<br />
nascere il v<strong>in</strong>o buono e quieto, rosso e bianco (il bianco ebbe anche il riconoscimento<br />
doc), e l’olio, così delicato e saporito, così vero, che <strong>Lorenzo</strong> faceva arrivare regolarmente<br />
a Bruxelles per presentarli con la dovuta fierezza ai suoi colleghi, agli ambasciatori,<br />
agli amici che <strong>in</strong>vitava a pranzo da lui.<br />
Su uno di quei dolci poggi sereni, che avevano nutrito le sue radici, sul colle di<br />
Buggiano, appunto, lontano anni luci dalle fatiche e dagli impegni di Bruxelles e agli<br />
antipodi culturali rispetto ai fastidi e alle grettezze di Roma, <strong>Lorenzo</strong> ora riposa. Se<br />
un visitatore di passaggio desidera rendere omaggio alla sua tomba, lo accompagna<br />
con garbo una squisita signora, L<strong>in</strong>a Fondati, la moglie del fattore di famiglia per<br />
una vita, custode fedele di una certa memoria del casato <strong>Natali</strong> Bondicchi.<br />
La solenne cerimonia funebre <strong>in</strong> onore di <strong>Natali</strong> era avvenuta all’Aquila. Gian-<br />
Carlo Chevallard, che ne fu portavoce alla Commissione e collaboratore valido e stimato,<br />
racconta, nel suo recente bel libro “L’Italia vista dall’<strong>Europa</strong>”, come la visse e<br />
la soffrì Jacques Delors.<br />
“... In quella calda serata di f<strong>in</strong>e estate 1989 la cerimonia funebre progrediva tranquillamente<br />
secondo lo scenario delle grandi occasioni. Notabili locali e nazionali lo-