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Lorenzo Natali in Europa

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c’era però sempre la Gazzetta dello Sport, e da Delors aveva imparato a seguire anche<br />

l’equivalente francese, l’Equipe.<br />

Memorabili certe partite che era andato a seguire allo stadio di Anderlecht, a Bruxelles,<br />

trasc<strong>in</strong>ato da Davignon e accompagnati talvolta anche da Haferkamp. Ricordo<br />

una foto di loro tre sugli spalti (sarà stata probabilmente la tribuna d’onore), <strong>in</strong><br />

una di quelle grigie giornate brussellesi, tutti e tre con la coperta sulle g<strong>in</strong>occhia. “La<br />

bande à bobo”, li chiamavano durante il mandato della Commissione Thorn: <strong>Natali</strong>,<br />

Davignon, Haferkamp e Ortoli. Quattro vicepresidenti, con un alto senso della responsabilità<br />

dell’Istituzione, capaci di mediare e di trovare alleanze trasversali con il<br />

loro fiuto politico e la loro rapidità di reciproca comprensione e decisione, e di conv<strong>in</strong>cere<br />

gli altri commissari, tirando fuori dal cappello, durante la riunione della<br />

Commissione, le giuste soluzioni di compromesso, nell’<strong>in</strong>teresse europeo!<br />

La passione per il calcio lo rendeva accessibile anche a tutto il personale italiano<br />

della Commissione, gli autisti, gli uscieri, tutti quegli emigrati di seconda generazione<br />

che trovavano nel campionato italiano un’occasione di orgoglio e di riscatto: potevano<br />

parlarne con il vicepresidente! E con tutti era pronto a fare una battuta. Ricordo un<br />

funzionario che si appostava nelle vic<strong>in</strong>anze di casa <strong>Natali</strong>, <strong>in</strong> fondo ad Avenue Louise,<br />

con <strong>in</strong> testa un gran cappello nero a larga tesa: faceva <strong>in</strong> modo di <strong>in</strong>contrare “per caso”<br />

il vicepresidente, e lo <strong>in</strong>chiodava <strong>in</strong> discussioni calcistiche, gli proponeva biglietti per le<br />

partite, lo <strong>in</strong>vitava a Spa-Francorchamps per seguire la Formula 1, per poi vantare<br />

presso i colleghi la sua vic<strong>in</strong>anza e famigliarità con il vicepresidente <strong>Natali</strong>!<br />

Nell’estate del 1982 c’era il campionato del mondo di calcio <strong>in</strong> Spagna. Francamente<br />

non ricordo le prime partite; tuttavia, man mano che il torneo procedeva e che<br />

l’Italia superava le diverse elim<strong>in</strong>atorie, anche l’<strong>in</strong>teresse dei non <strong>in</strong>iziati com<strong>in</strong>ciava<br />

a svegliarsi. La semif<strong>in</strong>ale Italia-Polonia si giocò durante una sessione plenaria del<br />

Parlamento europeo a Strasburgo. Insieme al vicepresidente, la seguimmo da un bar<br />

del Parlamento, con tanti altri italiani <strong>in</strong>torno ed <strong>in</strong> un clima di generale euforia. Ho<br />

un ricordo nettissimo della scena, seduti sopra un tavolo della caffetteria, da cui facevamo<br />

ciondolare nervosamente le gambe, e con un crescendo di entusiasmo per il<br />

successo dell’Italia, e l’<strong>in</strong>dimenticabile doppietta di Paolo Rossi !<br />

L’11 luglio si giocò la f<strong>in</strong>ale Italia-Germania (era allora la squadra della Germania<br />

“ovest”), v<strong>in</strong>ta dall’Italia per 3 a 1. Chi non ricorda l’urlo di Tardelli? E Pert<strong>in</strong>i <strong>in</strong> tribuna<br />

con il Re di Spagna? Noi italiani a Bruxelles vedemmo la partita riunendoci <strong>in</strong><br />

gruppi di amici, e dopo la vittoria andammo a strombazzare con i clacson per le strade<br />

della capitale, secondo il miglior stereotipo nazionale.<br />

Il vicepresidente <strong>Natali</strong> era <strong>in</strong> Italia quella domenica della f<strong>in</strong>ale. Nella foga dell’entusiasmo,<br />

con i colleghi di Gab<strong>in</strong>etto pensammo di organizzare dei festeggiamenti per il<br />

suo ritorno, il lunedì matt<strong>in</strong>a. Noi signore decidemmo di presentarci abbigliate bianco<br />

rosso e verde. Maria Fornasier cuc<strong>in</strong>ò una torta e mise all’opera i suoi figli a dip<strong>in</strong>gere<br />

bandier<strong>in</strong>e tricolori. Invitammo i colleghi dei Gab<strong>in</strong>etti con gli uffici attigui ai nostri al

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