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Lorenzo Natali in Europa

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170<br />

La topica<br />

Mi piace qui ricordare una mia “topica”, che il vice-presidente raccontò molte<br />

volte, riveduta e corretta dal suo “dire toscano”. Ogni volta faceva morire dalle risate<br />

i suoi commensali.<br />

Nel 1985 doveva recarsi <strong>in</strong> Camerun, con sosta a Yaoundé per andare a vedere la<br />

messa <strong>in</strong> opera e lo stato di avanzamento dei lavori di una strada <strong>in</strong> laterizi che andava<br />

da Bossembelé a Garroua Boulai, alla frontiera: un’opera magistrale di 500 km.<br />

circa, (spero di ricordare bene), f<strong>in</strong>anziata nel quadro della Convenzione di Lomé,<br />

cooperazione Cee/Acp. L’aereo partiva nel tardo pomeriggio. All’ora di colazione<br />

eravamo tutti o quasi nel suo ufficio per presentargli fascicoli e carpirgli, come nel<br />

mio caso, un’ultima firma su una lettera e quant’altro. A un certo punto (essendo le<br />

due segretarie super-occupate nella preparazione del viaggio), il vice-presidente mi<br />

dice: “Per favore, faccia questa telefonata al delegato della Commissione a Yaoundé<br />

e dica che sono allergico alla carne di pollo. Mi preparano sempre specialità di ‘pennuti’<br />

ed io non voglio mettere nessuno a disagio con un rifiuto”.<br />

Compongo il numero che mi mostra direttamente dal suo apparecchio telefonico,<br />

senza uscire dalla stanza, come avrei dovuto: le attese per ottenere la comunicazione<br />

erano sempre lunghe, di centrale <strong>in</strong> centrale. E mentre sono lì che rifletto<br />

sulla stupidagg<strong>in</strong>e fatta, mi risponde all’improvviso la signora Gabriella Fratoni<br />

(era il numero di casa che avevo composto), la moglie di uno dei funzionari di stanza<br />

a Yaoundé. Non so perché rimasi sorpresa dal “pronto”: avevo preparato la mia<br />

frase <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese o <strong>in</strong> francese e il “pronto” mi sconcertò, così mi “impapp<strong>in</strong>ai”, come<br />

si dice a Venezia. “Signora – dissi –, le telefono dal segretariato del vicepresidente<br />

<strong>Natali</strong>, che sta arrivando a Yaoundé. Debbo dirle che non sopporta la carne bianca.<br />

Non preparategli carne bianca”. L’onorevole <strong>Natali</strong>, che stava scrivendo, sollevò le<br />

braccia al cielo e disse: “Suvvia, aggiunga che sono diventato razzista al contrario:<br />

solo nere e non bianche!. Ho detto pennuti! Che cos’è la carne bianca?”. Rammento<br />

ancora la risat<strong>in</strong>a sotto i baffi, ogni qual volta raccontava questo aneddoto a giornalisti,<br />

colleghi, amici.<br />

Incredibile ma vero<br />

La partecipazione alle riunioni o alle sessioni del Parlamento europeo a Lussemburgo<br />

o a Strasburgo comportava all’epoca un viaggio. Le autostrade non erano certo<br />

come le attuali e ricordo che bisognava attraversare città come Bastogne, Arlon o<br />

Thionville, con le complicazioni di semafori e traffico. Quasi sempre il vice-presidente<br />

viaggiava <strong>in</strong> auto. E <strong>in</strong> auto lavorava con i suoi collaboratori. Gli autisti Renato Simoncelli<br />

prima e Salvatore Lo Bianco ed Alose Michaelis dopo, tenevano moltissimo<br />

a che la vettura fosse <strong>in</strong> perfetto stato, brillante e lucidissima, controllata <strong>in</strong> ogni particolare.<br />

Erano dei professionisti. Il viaggio doveva svolgersi a regola d’arte: tempisti-

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