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Lorenzo Natali in Europa

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uno dei suoi direttori Ferd<strong>in</strong>and Spaak, o come la tragedia dell’Heysel nel maggio<br />

del 1985 (che ci vide impegnati tutti <strong>in</strong> un piccolo sostegno alle famiglie che arrivavano<br />

a Bruxelles, <strong>in</strong> lavori di traduzione, <strong>in</strong>terpretazione e ricerca di documentazione).<br />

Furono giornate di grandi silenzi, d’abbracci affettuosi a gente sconosciuta, d’ubriacature<br />

di lavoro.<br />

Io ero membro del Comites e del Coasit e lo accompagnavo a volte a riunioni a<br />

sostegno dell’emigrazione italiana. Gli abruzzesi che avevano lavorato nelle m<strong>in</strong>iere<br />

<strong>in</strong> Belgio erano molti. Solo nel 1954 era stato firmato l’accordo relativo al miglioramento<br />

delle condizioni d’impiego della manodopera italiana nelle m<strong>in</strong>iere belghe.<br />

F<strong>in</strong>o ad allora vigeva un vecchio accordo che prevedeva che, quando si raggiungeva<br />

una riserva di 90.000 tonnellate di carbone (sufficiente a fare fronte <strong>in</strong> Belgio a crisi<br />

o a qualsiasi richiesta improvvisa e supplementare), il m<strong>in</strong>atore non contava più e lo<br />

si dichiarava malato o lo si metteva da parte. Il carbone contava, non l’uomo! Gli <strong>in</strong>cidenti<br />

si ripetevano, le malattie si susseguivano e molti ne morivano.<br />

La Ceca aveva imposto al Belgio un piano di risanamento che fu mal eseguito: si<br />

arrivò alla condanna di molti pozzi m<strong>in</strong>erari chiusi perché considerati non redditizi.<br />

Agli ex m<strong>in</strong>atori restava l’immenso problema di guarire dalla silicosi, poiché la “riconversione<br />

del lavoro” non era ancora storia conosciuta. L’onorevole <strong>Natali</strong> se ne<br />

preoccupava e cercava di rivalutare e di non perdere questo enorme potenziale umano.<br />

Li sentiva, li vedeva, li accoglieva e si recava alle loro riunioni. Molti saranno aiutati<br />

a trovare un posto ‘pulito’: ad esempio, come uscieri presso le Istituzioni. Ma venimmo<br />

anche accusati di creare uno squilibrio geografico italiano.<br />

Ricordo una serata. Era tardi, l’onorevole <strong>Natali</strong> tornava da una delle sue riunioni<br />

fiume <strong>in</strong> Commissione. Era stanco e forse anche avvilito da non so quale difficoltà.<br />

Io ero già nella sala: lo aspettavamo, faceva molto freddo ed era quasi notte.<br />

Quando l’onorevole <strong>Natali</strong> salì sul podio ci fu un concerto di “colpi di tosse” straziante,<br />

che gli tolse la parola. Ricordo che abbassò gli occhiali, gli occhi gli brillavano,<br />

troppo lucidi per non essere umidi. Non si capì nulla di quello che disse perché<br />

il concerto durò e durò la commozione di <strong>Natali</strong>. Posso dire solo di aver capito:<br />

“l’Italia deve mobilitarsi per <strong>in</strong>canalare questo enorme potenziale di energie”.<br />

Mi piace ricordare qui una frase che John Dos Passos scrive nel suo libro State of<br />

the Nation riferendosi agli emigrati: “Voi potete cercare di sradicare un uomo dal suo<br />

Paese o da una Nazione, ma non riuscirete mai a sradicare il suo Paese o la sua Nazione<br />

dal cuore dell’uomo!”.<br />

Ma la vita di tutti i giorni era fatta anche di molta serenità, di molti episodi divertenti,<br />

spesso di <strong>in</strong>contri conviviali, che ci univano tutti. Il vicepresidente <strong>Natali</strong> ricambiava<br />

il nostro lavoro o meglio la dimostrazione di attaccamento al lavoro (non<br />

abbiamo mai conosciuto le parole assenteismo o <strong>in</strong>curia) con l’affetto di un “padre di<br />

famiglia”: mai fece differenze tra noi suoi collaboratori.

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