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Lorenzo Natali in Europa

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Lo scienziato parlava <strong>in</strong> modo pacato: c’era stato un cataclisma spaziale e lo Hubble<br />

lo aveva fotografato. La stella se n’era andata per sempre dall’Universo, ma aveva<br />

lasciato una “eco-luce”! E l’esperto aggiunse: “Abbiamo avuto il privilegio di viaggiare<br />

<strong>in</strong> un remoto futuro”.<br />

A me l’immag<strong>in</strong>e dell’“eco-luce” suggerì quella della vita di <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong>, che<br />

spesso diceva: “F<strong>in</strong>o a quando la miseria, la distruzione, la povertà avranno la faccia<br />

di un bamb<strong>in</strong>o, di una donna, di un vecchio, di un albero o di un cimelio storico, io<br />

lotterò contro il tramonto della civiltà”.<br />

R<strong>in</strong>asceranno le cose distrutte, la tecnologia le creerà quasi simili, anzi più perfette,<br />

ma l’anima piangerà un tramonto senza eternità. L’uomo <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> ha lasciato<br />

un’“eco-luce” e ha trovato nel suo tramonto un’eternità.<br />

L’arrivo nel 1976 alla Commissione europea del nuovo vicepresidente <strong>Lorenzo</strong><br />

<strong>Natali</strong> fu preceduto dall’arrivo del nuovo capo di Gab<strong>in</strong>etto aggiunto Alessandro<br />

Vattani: un giovane brillante che doveva <strong>in</strong>tervistare potenziali candidati alla formazione<br />

del nuovo Gab<strong>in</strong>etto. Pochissime persone: quattro funzionari, un assistente,<br />

un archivista, c<strong>in</strong>que segretarie, un autista.<br />

Dopo la fusione degli Esecutivi delle Comunità europee – Cee, Ceca, Euratom –,<br />

avvenuta nel 1967, i Gab<strong>in</strong>etti avevano visti aumentati i loro compiti, ma non il loro<br />

personale. E le responsabilità s’erano ancora accresciute nel 1972, con la riduzione<br />

del numero dei commissari. La scelta, qu<strong>in</strong>di, del personale doveva essere adeguata<br />

alle responsabilità del commissario.<br />

L’etica voleva e consigliava allora di <strong>in</strong>tervistare anche coloro che avevano fatto<br />

parte di Gab<strong>in</strong>etti precedenti, senza alcun obbligo particolare <strong>in</strong> proposito. Io ero<br />

fra coloro che avevano già avuto un’esperienza di lavoro presso un Gab<strong>in</strong>etto: ero<br />

stata con il professor Lionello Levi-Sandri, poi due anni con il presidente Franco-<br />

Maria Malfatti, avevo fatto un <strong>in</strong>terim con la presidenza Sicco Mansholt e poi ero<br />

stata al Gab<strong>in</strong>etto dell’onorevole Carlo Scarascia Mugnozza.<br />

Conoscevo i ritmi di lavoro e conoscevo gli orari o meglio la mancanza di orari del<br />

Gab<strong>in</strong>etto. Un compito faticosissimo, ma entusiasmante. L’<strong>Europa</strong> cresceva sotto i<br />

nostri occhi di giorno <strong>in</strong> giorno, quasi d’ora <strong>in</strong> ora. A chi lo aveva provato – nonostante<br />

le 12 ore giornaliere da garantire senza battere ciglio – il lavoro piaceva moltissimo.<br />

Si era a contatto con problemi sempre nuovi trattati nel contesto di varie culture, di<br />

varie l<strong>in</strong>gue. Si era a contatto con il vertice che creava la “filosofia” della Casa, come<br />

molti chiamavano la Commissione, con “l’<strong>in</strong>tegrazione europea” che prendeva “orma,<br />

forma e sostanza” <strong>in</strong> un quadro istituzionale che non aveva mai avuto precedenti.<br />

La monotonia della “rout<strong>in</strong>e” non esisteva. Tutto era creazione ed <strong>in</strong>novazione.<br />

Nel 1972 con l’entrata della Gran Bretagna, dell’Irlanda e della Danimarca, la<br />

piccola <strong>Europa</strong> dei Sei era scomparsa. All’arrivo dell’onorevole <strong>Natali</strong>, nel 1976, la<br />

struttura portante di una nuova avventura s’era <strong>in</strong>sediata. Un lavoro – ripeto – che<br />

entusiasmava.

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