Lorenzo Natali in Europa
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lui diretto per l’adesione della Spagna alla Comunità europea. Un capolavoro di dialogo<br />
e di diplomazia che <strong>in</strong> sette anni ha posto le basi per un armonioso adattamento<br />
delle strutture del paese iberico alla realtà europea senza provocare, d’altra parte,<br />
crisi settoriali o globali nei vecchi Stati membri.<br />
La cosa straord<strong>in</strong>aria è che <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> non è stato quasi mai visto come il negoziatore<br />
europeo che poneva condizioni, spesso difficili, per la partecipazione futura<br />
alla struttura comunitaria. Attraverso un processo che esam<strong>in</strong>eremo <strong>in</strong> seguito <strong>Lorenzo</strong><br />
non ha mai fatto dell’adesione un fatto burocratico che si sviluppava attraverso<br />
trattative svolte essenzialmente a Bruxelles come lo fu <strong>in</strong> seguito, quando l’<strong>Europa</strong><br />
sarebbe passata a 12, poi a 15, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e a 27 Stati.<br />
Vale la pena ricordare che la Spagna era stata esclusa dall’area di adesione europea<br />
a causa della dittatura franchista. Il governo di allora aveva cercato disperatamente<br />
di <strong>in</strong>serirsi nel gioco europeo, anche per fare “omologare” il regime del Caudillo.<br />
Ma <strong>in</strong>vano. I pr<strong>in</strong>cipi basilari della Comunità facevano della democrazia un<br />
presupposto fondamentale per far parte del concerto europeo.<br />
E il vicepresidente era visto dalla nuova Spagna come il portavoce della democrazia<br />
che si identificava con l’<strong>Europa</strong>. La gente si fidava di lui, delle motivazioni democratiche<br />
ed europeiste che venivano dal suo passato nella resistenza. Sentiva che non<br />
era un altissimo burocrate, ma un politico che faceva anche lui campagna per la democrazia<br />
spagnola. Sapevano che la aveva già fatta durante le prime elezioni del dopo<br />
Franco, nel 1977.<br />
Da quei tempi nascono o si consolidano amicizie e solidarietà come con il democristiano<br />
Oreja, il futuro m<strong>in</strong>istro degli esteri, il leader nazionalista basco Arzallus che<br />
sarà per lungo tempo presidente della sua difficile regione e con Pujol, per 20 anni<br />
presidente della Catalogna, democristiano antifascista che aveva conosciuto le prigioni<br />
di Franco.<br />
Un’altra caratteristica del vicepresidente era la sua “diplomazia di base”, realizzata<br />
non solo con gli uom<strong>in</strong>i della politica, ma con il mondo dei media e con un contatto<br />
vissuto con la popolazione, che avrebbe <strong>in</strong>fluenzato la scelta europea della Spagna.<br />
Abbiamo attraversato <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong> lungo e <strong>in</strong> largo il paese di Cervantes, spiegando<br />
le ragioni e l’importanza che la Comunità dava all’adesione della Spagna, ma anche<br />
gli oneri che questa avrebbe comportato. In tutti gli <strong>in</strong>contri e i discorsi <strong>Lorenzo</strong><br />
<strong>in</strong>sisteva sul valore democratico e di cooperazione che motivavano il suo impegno di<br />
negoziatore. E con lo scorrere degli anni, una migliore padronanza della l<strong>in</strong>gua e una<br />
grande copertura mediatica positiva, diventava per la Spagna un simbolo e contemporaneamente<br />
uno strumento della democratizzazione e del cambiamento.<br />
Sempre più gli spagnoli consideravano “don <strong>Lorenzo</strong>” come uno di loro. Se andate<br />
al ristorante La Virre<strong>in</strong>a, nella piazza di quel gioello di paese vic<strong>in</strong>o a Madrid<br />
che è Ch<strong>in</strong>chon, troverete ancora una foto con dedica “a nuestro amigo <strong>Natali</strong>”. E<br />
tra i tanti ricordi mi viene <strong>in</strong> mente una notte nel tempio del flamenco “el Corral de