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Lorenzo Natali in Europa

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Giancarlo Chevallard,<br />

Portavoce di <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong> dal 1977 al 1981, direttore della<br />

Rappresentanza della Commissione di Milano dal 1981 al 1986<br />

Un grande comunicatore sull’<strong>Europa</strong><br />

145<br />

Chevallard durante<br />

una conferenza stampa<br />

nella sala stampa<br />

della Cee con accanto<br />

il capo del governo<br />

spagnolo Sotelo<br />

e <strong>Natali</strong><br />

In quell’<strong>in</strong>izio gennaio 1977 i nuovi commissari Cee provenienti dalle varie capitali<br />

europee erano accolti a Bruxelles da telecamere e folti gruppi di giornalisti, diplomatici<br />

e funzionari della loro nazionalità. In disord<strong>in</strong>ati capannelli essi facevano<br />

dichiarazioni di alto profilo sul loro futuro impegno europeo e sull’importanza dell’<strong>in</strong>carico<br />

ricevuto.<br />

Non così <strong>Lorenzo</strong> <strong>Natali</strong>. Arrivò, come un passeggero qualunque da Roma accompagnato<br />

da un suo collaboratore. Raccolse egli stesso la sua grande valigia dal nastro bagagli<br />

e la porse all’autista che si era nel frattempo presentato. Era l’unica persona che lo<br />

attendeva. Si dileguarono assieme nel completo anonimato. Né quel giorno né nelle settimane<br />

successive vi furono echi di impegnative dichiarazioni del neo-vicepresidente.<br />

La comunicazione, l’immag<strong>in</strong>e, i rapporti con i media non furono sua preoccupazione<br />

immediata. Da politico di lunga esperienza, gli era chiaro che ciò che contava<br />

all’<strong>in</strong>izio era la sostanza del suo nuovo <strong>in</strong>carico. Si concentrò qu<strong>in</strong>di nella battaglia<br />

per ottenere competenze importanti all’<strong>in</strong>terno della Commissione (battaglia v<strong>in</strong>ta<br />

solo parzialmente). Si impegnò per stabilire relazioni di collaborazione con il presidente<br />

e i suoi colleghi più prestigiosi. Costituì una squadra di collaboratori, il “Gab<strong>in</strong>etto”,<br />

che comb<strong>in</strong>avano forte lealtà personale e buona conoscenza del funzionamento<br />

della tecnocrazia di Bruxelles.

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