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Ragione e identità nel Sorriso dell'ignoto marinaio di Vincenzo ...

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<strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

Beniamino Mirisola<br />

Opera multiforme, caratterizzata dalla mescolanza <strong>di</strong> generi, <strong>di</strong> stili e <strong>di</strong><br />

linguaggi, da quella plurivocità che vi ha scorto Cesare Segre, 1 Il sorriso<br />

dell’ignoto <strong>marinaio</strong> è un prisma al quale ti puoi accostare da<br />

un’angolazione sempre <strong>di</strong>versa, ottenendo una sempre <strong>di</strong>versa visione<br />

d’insieme. 2 Nella consapevolezza della parzialità <strong>di</strong> ogni para<strong>di</strong>gma<br />

interpretativo, si è qui adottata una prospettiva molto circoscritta:<br />

leggere il testo adottando la prospettiva <strong>di</strong> Enrico Pirajno, barone <strong>di</strong><br />

Mandralisca, e la chiave <strong>di</strong> lettura del Bildungsroman. Una proposta che<br />

certo non eccelle per estro critico, essendo la fabula del libro<br />

riassumibile in questi termini: un aristocratico siciliano dell’Ottocento<br />

vive de<strong>di</strong>candosi ai suoi stu<strong>di</strong> eru<strong>di</strong>ti, finché le circostanze (l’incontro<br />

prima con il rivoluzionario Giovanni Interdonato e poi con i conta<strong>di</strong>ni in<br />

1 C. Segre, La costruzione a chiocciola <strong>nel</strong> «<strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong>» <strong>di</strong> Consolo,<br />

introduzione a V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, Mondadori, Milano, 1987; poi<br />

in C. Segre, Intrecci <strong>di</strong> voci, Einau<strong>di</strong>, Torino, 1991.<br />

2 Secondo romanzo <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo (S. Agata <strong>di</strong> Militello, 1933), Il sorriso<br />

dell’ignoto <strong>marinaio</strong> è stato pubblicato da Einau<strong>di</strong> <strong>nel</strong> 1976. Per le note, si farà<br />

riferimento all’e<strong>di</strong>zione Mondadori del 2004.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

rivolta) non lo porteranno a confrontarsi con i propri doveri <strong>di</strong> nobile e<br />

d’intellettuale, imponendogli <strong>di</strong> mettere cultura e ricchezze al servizio<br />

della causa risorgimentale e, in senso lato, della Giustizia e della<br />

<strong>Ragione</strong>. Che egli si muova verso una progressiva presa <strong>di</strong> coscienza del<br />

suo ruolo, verso una più matura – sebbene meno “saggia” – visione del<br />

mondo, è dunque un fatto d’imme<strong>di</strong>ata evidenza; va tuttavia rilevato<br />

che proprio l’esemplarità <strong>di</strong> questa parabola, connessa alla fitta trama <strong>di</strong><br />

reminiscenze <strong>di</strong> cui è intessuto il libro, ha favorito la tendenza a<br />

considerare il protagonista come il riflesso <strong>di</strong>retto ora delle letture <strong>di</strong><br />

<strong>Vincenzo</strong> Consolo, ora delle sue idee politiche. In entrambi i casi, sia che<br />

abbiano privilegiato la <strong>di</strong>mensione intertestuale o che si siano<br />

concentrate sulla matrice ideologica, su quello cioè che potremmo<br />

definire il versante “estrovertito” della vicenda, queste interpretazioni<br />

(<strong>di</strong> cui non si mettono affatto in dubbio la legittimità e l’utilità, su un<br />

piano però <strong>di</strong>fferente da quello qui trattato) hanno lasciato in <strong>di</strong>sparte il<br />

processo <strong>di</strong> evoluzione interiore del personaggio, il progressivo formarsi<br />

della sua <strong>identità</strong>, in una parola: il nucleo stesso <strong>di</strong> un romanzo <strong>di</strong><br />

formazione. Particolarmente insi<strong>di</strong>osi, in tal senso, saranno forse stati<br />

quell’«or<strong>di</strong>ne delle somiglianze», 3 che fa da chiave <strong>di</strong> volta dell’intera<br />

opera, e il connesso gioco <strong>di</strong> rispondenze interne, <strong>di</strong> doppi e <strong>di</strong> scambio<br />

<strong>di</strong> ruoli, 4 che lega tra loro le figure principali: viene, infatti, da pensare<br />

3 Il riferimento è al saggio <strong>di</strong> Sciascia, che Consolo cita in epigrafe al romanzo. L.<br />

Sciascia, L’or<strong>di</strong>ne delle somiglianze, in Cruciverba, Einau<strong>di</strong>, Torino, 1983, pp. 23-29.<br />

4 Si veda lo schema che rappresenta i rapporti <strong>di</strong> connessione e opposizione tra


Beniamino Mirisola – <strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

che siano stati questi elementi ad aver <strong>di</strong>stolto i primi recensori<br />

dall’indagare sull’<strong>identità</strong> del protagonista, dal ricercarne i tratti<br />

peculiari, inducendoli invece a porsi con una certa urgenza la domanda:<br />

«a chi somiglia il barone <strong>di</strong> Mandralisca?». Al principe <strong>di</strong> Salina,<br />

naturalmente. A inaugurare questa tendenza, intravedendo le affinità tra<br />

i due già <strong>nel</strong>l’e<strong>di</strong>zione parziale del <strong>Sorriso</strong> (quella uscita <strong>nel</strong> ’75, per i tipi<br />

<strong>di</strong> Manusé), 5 è Corrado Stajano, che legge l’opera come «un nuovo<br />

“Gattopardo”, ma più sottile, più intenso» 6 . A ridosso della pubblicazione<br />

per Einau<strong>di</strong>, Antonio Debenedetti scrive un articolo dal titolo L’ignoto<br />

antigattopardo 7 e, pochi giorni dopo, Paolo Milano imposta la questione<br />

su un piano più spiccatamente ideologico, definendo il libro «un<br />

“gattopardo” riscritto dai suoi avversari» 8 ovvero un «Gattopardo <strong>di</strong><br />

sinistra». 9 Gli fa eco Geno Pampaloni, che con<strong>di</strong>vide l’opinione <strong>di</strong> chi<br />

interpreta il romanzo come «una replica da sinistra del Gattopardo» 10 e<br />

procede poi a un’analisi delle analogie e delle <strong>di</strong>fferenze, la più<br />

Mandralisca e Interdonato, in: G. Compagnino, La talpa e la lumaca. <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

narratore, in S. Zappulla Muscarà (a cura <strong>di</strong>), Narratori siciliani del secondo dopoguerra,<br />

Maimone, Catania, 1990, pp. 155-169.<br />

5 Per informazioni dettagliate su questa e<strong>di</strong>zione e per un esame della “preistoria” del<br />

<strong>Sorriso</strong>: N. Messina, Per una storia <strong>di</strong> Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo,<br />

in «Quaderns d’Italià», X, 2005, 10, pp. 113-126.<br />

6 C. Stajano, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>. Due siciliani pazzi per un libro “unico”, in «Il<br />

Giorno», 30-11-1975.<br />

7 A. Debenedetti, L’ignoto antigattopardo, in «Corriere della Sera», 27-6-1976.<br />

8 P. Milano, Un gattopardo progressista, in «L’Espresso», 4-7-1976.<br />

9 P. Milano, Un gattopardo progressista.<br />

10 G. Pampaloni, La chiocciola <strong>di</strong> Consolo, in «Il Giornale Nuovo», 5-9-1976.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

importante delle quali consisterebbe <strong>nel</strong>l’opposta concezione che i due<br />

autori hanno del <strong>di</strong>venire storico. Su un fronte opposto, chi ritiene la<br />

similitu<strong>di</strong>ne niente più <strong>di</strong> uno slogan che suona bene e fa “tamburo<br />

lontano”. 11 La querelle 12 deve essere stata <strong>di</strong> un certo peso, se – a un<strong>di</strong>ci<br />

anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza – Cesare Segre ritiene opportuno riesumarla,<br />

osservando che:<br />

«Consolo riprende dal Gattopardo solo lo spunto <strong>di</strong> un romanzo sulla Sicilia ai<br />

tempi dello sbarco <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong>, con al centro un aristocratico che, essendo pure<br />

un intellettuale, è particolarmente portato a riflettere sui cambiamenti e a<br />

giu<strong>di</strong>care con qualche <strong>di</strong>stacco, senza venire meno allo stile e alla sprezzatura<br />

della sua casta». 13<br />

E lo stesso autore, in una recente intervista, ricorda che «quando uscì,<br />

il libro fu chiamato “l’anti-Gattopardo”. Io non so se ne avevo<br />

consapevolezza tracciando questo personaggio, che mo<strong>di</strong>ficai per<br />

quello che mi serviva. Non sapevo cioè <strong>di</strong> scrivere “l’anti-<br />

Gattopardo”». 14 Non volendo entrare qui <strong>nel</strong> merito della fondatezza <strong>di</strong><br />

questa o <strong>di</strong> tutte altre possibili parentele (confessando, tuttavia, una<br />

preferenza per chi ha accostato Mandralisca al protagonista <strong>di</strong> Una<br />

11 S. Orilia, <strong>Vincenzo</strong> Consolo. Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, in «Le ragioni critiche»,<br />

1977, 23, p. 108.<br />

12 Non si sono potuti qui riportare tutti gli interventi che hanno affrontato la<br />

questione; vanno però almeno menzionati: D. Porzio, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, in<br />

«Panorama», 6-7-1976; G. Raboni, Picciotti contro i Mille, in «Tuttolibri», 10-7-1976; F.<br />

Giannessi, Ritorno al mondo del “Gattopardo” con un misterioso <strong>marinaio</strong>, in «L’eco <strong>di</strong><br />

Bergamo», 11-8-1976.<br />

13 C. Segre, La costruzione a chiocciola…, pp. IX-X.<br />

14 V. Consolo, Padri e parrici<strong>di</strong>, intervista rilasciata a Gianni Bonina, consultabile sul sito<br />

internet <strong>di</strong> Rai Educational: http://www.educational.rai.it/railibro/interviste.asp?id=187.


Beniamino Mirisola – <strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

conversazione in Sicilia), 15 sembra però il caso <strong>di</strong> riba<strong>di</strong>re che queste<br />

comparazioni, per quanto produttive su altri fronti, ben poco ci <strong>di</strong>cono<br />

sulla specificità del personaggio. E ancor meno lo fanno le proposte<br />

tese ad identificarlo tout court con il suo autore. Al riguardo, Consolo<br />

ha chiarito che la propria voce e quella del protagonista si avvicinano,<br />

fin quasi a confondersi, solo <strong>nel</strong>la seconda parte del romanzo, essendo<br />

la prima scritta «in forma paro<strong>di</strong>stica, mimetica, sarcastica se si vuole,<br />

quin<strong>di</strong> in negativo». 16 Se a tutto ciò aggiungiamo che lo scrittore si è<br />

ispirato a una figura realmente esistita, e poi “manzonianamente”<br />

rivisitata, 17 si comprende come anche la Storia, oltre alle già viste<br />

questioni ideologiche, autobiografiche e all’inevitabile gioco delle<br />

somiglianze, contribuisca a rendere problematico il tema dell’<strong>identità</strong>:<br />

al <strong>di</strong> là delle derivazioni letterarie; al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> quanto Consolo possa<br />

avervi instillato delle proprie idee e della propria personalità; al <strong>di</strong> là,<br />

infine, della figura storica del nobile cefaludese, Mandralisca possiede<br />

uno statuto autonomo <strong>di</strong> personaggio? È davvero possibile pensarlo al<br />

centro <strong>di</strong> un romanzo <strong>di</strong> formazione o è più corretto trattarlo alla<br />

stregua <strong>di</strong> un exemplum, come uno dei tanti volti – certo il più<br />

15 «Viaggio <strong>di</strong> tipo vittoriniano quello del Mandralisca, <strong>di</strong> progressiva maturazione e<br />

<strong>di</strong> crescita etico-politica, ma <strong>di</strong>scesa, anche all’interno delle contrad<strong>di</strong>zioni della storia<br />

e della ragione, <strong>di</strong> cui sperimenta l’impotenza operativa» (F. Di Legami, <strong>Vincenzo</strong><br />

Consolo. La figura e l’opera, Pungitopo, Marina <strong>di</strong> Patti, 1990, p. 25).<br />

16 V. Consolo, Fuga dall’Etna. La Sicilia e Milano, la memoria e la storia, Donzelli, Roma, 1993, p. 45.<br />

17 G. Traina, <strong>Vincenzo</strong> Consolo, Cadmo, Fiesole, 2001, p. 127. La citazione è tratta da<br />

un’intervista allo scrittore, che occupa l’ultima sezione della monografia.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

complesso ed emblematico – <strong>di</strong> quella che è la vera protagonista del<br />

<strong>Sorriso</strong>, cioè la <strong>Ragione</strong>? 18 Scorrendo le varie interviste che l’autore ha<br />

rilasciato, si sarebbe tentati <strong>di</strong> propendere per la seconda ipotesi:<br />

Consolo, infatti, non sembra avere particolarmente caro Enrico Pirajno.<br />

Alla domanda su quale sia il personaggio a cui è più affezionato,<br />

risponde che «contrariamente a quanto viene subito da <strong>di</strong>re, cioè il<br />

barone <strong>di</strong> Mandralisca […] è Petro Marano <strong>di</strong> Nottetempo casa per<br />

casa». 19 Nella medesima sede, è egli stesso a bollarlo come «il<br />

rovesciamento del principe <strong>di</strong> Salina», 20 senza ulteriori specificazioni. In<br />

linea generale, ne parla quasi sempre in relazione al messaggio che<br />

esso incarna: «Il barone <strong>di</strong> Mandralisca era il personaggio storico e<br />

romanzato che mi serviva per <strong>di</strong>mostrare cos’è la responsabilità<br />

dell’intellettuale in determinati momenti storici». 21 Queste parole<br />

sembrano chiudere il <strong>di</strong>scorso con una condanna senza appello<br />

all’inconsistenza narrativa <strong>di</strong> Mandralisca: può, infatti, definirsi tale un<br />

personaggio che serva a <strong>di</strong>mostrare qualcosa? Alcuni particolari del<br />

romanzo inducono, però, a una lettura che non si fermi alle<br />

<strong>di</strong>chiarazioni dell’autore. Mi riferisco alla presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi luoghi in<br />

18 Che il romanzo sia imperniato sulla <strong>Ragione</strong> e sui <strong>di</strong>versi volti che essa può<br />

assumere è un fatto ormai acquisito. Già uno dei suoi primi recensori, Gian Carlo<br />

Ferretti, aveva collocato l’opera sulla linea De Roberto-Pirandello-Brancati,<br />

rintracciando il suo nucleo tematico <strong>nel</strong> rapporto-conflitto tra intelligenza e pazzia,<br />

tra natura e ragione. G. C. Ferretti, L’ironico sorriso dell’Ignoto, in «Rinascita», 23-7-1976.<br />

19 G. Traina, <strong>Vincenzo</strong> Consolo, p. 127.<br />

20 G. Traina, <strong>Vincenzo</strong> Consolo, p. 127.<br />

21 V. Consolo, Padri e parrici<strong>di</strong>.


Beniamino Mirisola – <strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

cui siamo immessi <strong>di</strong>rettamente nei pensieri (non necessariamente a<br />

sfondo socio-politico) del protagonista e <strong>di</strong> quei brani che, descrivendo<br />

con minuzia certe sue manie e i<strong>di</strong>osincrasie, sembrano conferirgli una<br />

consistenza che si faticherebbe a liquidare come pura e semplice<br />

paro<strong>di</strong>a. Certo, questi pochi elementi non fanno <strong>di</strong> Mandralisca una<br />

figura “a tutto tondo” e non contrad<strong>di</strong>cono affatto le parole<br />

dell’intervista; <strong>di</strong> per sé varrebbero poco, se a supportarli non ci fosse il<br />

sospetto che Consolo abbia dotato il suo personaggio <strong>di</strong> quello che,<br />

utilizzando una categoria cara a Giacomo Debenedetti, potremmo<br />

definire un “destino”. Si noti come i momenti cruciali dell’iniziazione <strong>di</strong><br />

Mandralisca avvengano in luoghi liminali. In apertura del romanzo,<br />

quando incontra per la prima volta Giovanni Interdonato, colui che<br />

«incarna l’energia ironica e demistificante della ragione <strong>di</strong> tipo<br />

illuministico», 22 il barone si trova su una nave, in viaggio da Lipari a<br />

Cefalù. Egli è posto fin dall’inizio in una con<strong>di</strong>zione mobile, <strong>di</strong><br />

passaggio, resa ancor più emblematica dalla scelta dell’itinerario. Come<br />

lo stesso Consolo scrive in Viaggi dal mare alla terra:<br />

«Cefalù […] mi è sempre sembrata la porta, il prelu<strong>di</strong>o, la soglia luminosa del gran<br />

mondo palermitano […] della Sicilia occidentale, del mondo maschile della ragione<br />

e della storia. Lipari, così vulcanica e marina, così mitica e arcaica mi è sembrato il<br />

luogo femminile dell’esistenza, dell’istinto, della <strong>di</strong>scesa <strong>nel</strong>l’oscurità del tempo,<br />

della rivalsa verso la fantasia creatrice. C’è dunque in Mandralisca questo continuo<br />

movimento da Lipari a Cefalù, dal mare alla terra, dall’esistenza alla storia». 23<br />

22 F. Di Legami, <strong>Vincenzo</strong> Consolo. La figura e l’opera, p. 24.<br />

23 V. Consolo, Viaggi dal mare alla terra, in Museo Mandralisca, Novecento, Palermo, 1991, p. 11.


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In seguito, alla vigilia del suo accidentale coinvolgimento <strong>nel</strong>la rivolta<br />

<strong>di</strong> Alcàra Li Fusi, evento che lo segnerà al punto da fargli abbandonare i<br />

suoi stu<strong>di</strong> e dare «fuoco a carte, a preziosi libri e rari», 24 troviamo il<br />

protagonista a interrogarsi sulla figura <strong>di</strong> Interdonato, guardando <strong>nel</strong><br />

vuoto da un balconcino. 25 E ancora, l’indomani:<br />

«Aprì il balcone verso il mare, uscì sul terrazzino. Una zaffata dolciastra <strong>di</strong> datura<br />

lo avvolse sulla soglia ma, superata quella e avanzando verso la ringhiera, respirò<br />

profondo l’aria lieve, pulita del mattino». 26<br />

Questa scena si svolge all’alba, in un momento liminale per<br />

antonomasia, così come sul primo albeggiare si era aperto il romanzo. 27<br />

E si svolge poco prima che egli intraprenda il cammino per «una strada<br />

dura, tutta in salita, piena <strong>di</strong> giravolte e <strong>di</strong> tornanti», 28 che lo porterà al<br />

luogo della sua conversione. Mandralisca giunge ad Alcàra il 16 maggio<br />

1860; il 17 scoppia la sommossa popolare: proprio <strong>nel</strong> giorno<br />

dell’Ascensione. 29 L’ultimo e più significativo attraversamento <strong>di</strong> soglia è<br />

rappresentato da quella vera e propria <strong>di</strong>scesa agli inferi, che<br />

Mandralisca compie quando penetra <strong>nel</strong>le segrete del castello <strong>di</strong> Granza<br />

Maniforti. In quel «Purgatorio, fosso <strong>di</strong> penitenza e <strong>di</strong> tortura», 30 egli<br />

24 V. Consolo, Viaggi dal mare alla terra, p. 115.<br />

25 V. Consolo, Viaggi dal mare alla terra, p. 85.<br />

26 V. Consolo, Viaggi dal mare alla terra, p. 92. Corsivi miei.<br />

27 Consolo spiega che l’alba con cui si apre il <strong>Sorriso</strong> rappresenta «la nascita <strong>di</strong> un’utopia<br />

politica, della speranza <strong>di</strong> un nuovo assetto sociale» (V. Consolo, Fuga dall’Etna..., p. 48).<br />

28 V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, p. 87.<br />

29 V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, p. 120.<br />

30 V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, p. 138.


Beniamino Mirisola – <strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

trascrive le scritte lasciate sui muri dai prigionieri <strong>nel</strong> corso degli anni,<br />

per riportarle alla luce e sottoporle all’attenzione <strong>di</strong> Interdonato, <strong>nel</strong><br />

tentativo, coronato dal successo, <strong>di</strong> perorare la causa dei rivoltosi<br />

arrestati. 31 Elemento ricorrente <strong>nel</strong>la mitologia e <strong>nel</strong>la letteratura <strong>di</strong><br />

ogni tempo, legato sovente a un momento d’illuminazione, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>svelamento della verità o a un percorso d’iniziazione, la nekya<br />

«possiede svariate connotazioni che, seguendo una ermeneutica psicologicoanalitica,<br />

possiamo definire come uroborica (legata al complesso materno e<br />

presupposto delle più gravi patologie regressive), eroica (anch’essa strettamente<br />

legata ad una complessualità materna ma presupponente un affrancamento da<br />

essa), o in<strong>di</strong>viduativa, tesa al recupero del Sé». 32<br />

Si <strong>di</strong>rebbe che <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> convergano tutti e tre questi aspetti. Se,<br />

infatti, quello eroico è lampante e quello uroborico è <strong>di</strong>mostrato con<br />

valide argomentazioni da Traina, 33 si può osservare che, essendo questo<br />

il momento in cui il protagonista prende definitivamente atto del suo<br />

imperativo categorico, della parte più autentica e profonda <strong>di</strong> sé, anche<br />

la componente in<strong>di</strong>viduativa risulti attiva. Se è poi vero che «alcune<br />

nekye <strong>di</strong> eroi […] sono quelle che ci ricollegano col sentimento doloroso<br />

della “pietas”» 34 (parole, queste, che sembrano ritagliate su misura per<br />

Mandralisca), non sembra ormai un azzardo ritenere legittimata la<br />

31 Per un’attenta lettura dell’episo<strong>di</strong>o e della conformazione simbolica del carcere: C.<br />

Segre, La costruzione a chiocciola....<br />

32 B. Salmeri, Psicopatologia della nekya, CUECM, Catania, 1996, p. 3.<br />

33 G. Traina, <strong>Vincenzo</strong> Consolo, pp. 61-70. Lo stu<strong>di</strong>oso adotta, come Salmeri, strumenti<br />

junghiani, ma non usa il termine “uroborica”.<br />

34 B. Salmeri, Psicopatologia della nekya, p. 7.


lettura del libro in chiave <strong>di</strong> Bildungsroman.<br />

Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

A ulteriore conferma <strong>di</strong> quanto Consolo abbia voluto caratterizzare in<br />

senso evolutivo questo personaggio, si noti che, fuggendo da Alcàra in<br />

subbuglio, il barone si rifugia in un eremo; dove, tra <strong>di</strong>sagi, sevizie<br />

inferte da un frate necrofilo e patimenti vari, trascorre quaranta giorni,<br />

prima <strong>di</strong> essere liberato. 35<br />

Com’è noto, questo lasso <strong>di</strong> tempo, oltre a evocare i quarant’anni che il<br />

popolo ebraico trascorse <strong>nel</strong> deserto e a rappresentare il periodo della<br />

Quaresima, si trova in più luoghi della Bibbia, sempre connesso alla<br />

penitenza e alla purificazione attraverso dure prove. Solo per citare<br />

qualche esempio: «Il <strong>di</strong>luvio durò sulla terra quaranta giorni» (Gen 7,<br />

17); Mosè «rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti» (Es 24,<br />

18); Elia «camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte<br />

<strong>di</strong> Dio, l’Oreb» (1Re 19, 8); Giona percorse le strade <strong>di</strong> Ninive gridando:<br />

«“Ancora quaranta giorni e Ninive sarà <strong>di</strong>strutta”.<br />

I citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Ninive credettero a Dio e ban<strong>di</strong>rono un <strong>di</strong>giuno» (Gen 3,<br />

4-5); Gesù, <strong>nel</strong> deserto, «per quaranta giorni, fu tentato dal <strong>di</strong>avolo.<br />

Non mangiò nulla in quei giorni» (Lc 4, 2); e ancora «Egli si mostrò ad<br />

essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per<br />

quaranta giorni e parlando del regno <strong>di</strong> Dio» (At 1, 3). Si potrebbe<br />

inoltre ricordare che – secondo quanto riportano I fioretti – prima <strong>di</strong><br />

impartire la Regola al suo Or<strong>di</strong>ne, Francesco d’Assisi «ad esemplo <strong>di</strong><br />

35 V. Consolo, Il sorriso dell’ignoto <strong>marinaio</strong>, pp. 120-121.


Beniamino Mirisola – <strong>Ragione</strong> e <strong>identità</strong> <strong>nel</strong> <strong>Sorriso</strong> dell’ignoto <strong>marinaio</strong> <strong>di</strong> <strong>Vincenzo</strong> Consolo<br />

Cristo, <strong>di</strong>giunò quaranta dì e quaranta notti»; 36 o che I quaranta giorni è<br />

il titolo del libro in cui Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607) descrive<br />

le proprie estasi religiose, protrattesi appunto lungo questo arco<br />

temporale. 37 Spostandoci su un piano più laico – e forse più consono<br />

allo scrittore siciliano – citiamo almeno il <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> quaranta giorni, a<br />

cui si sottopose Pitagora <strong>nel</strong> tempio delle Muse a Metaponto. 38 Ora,<br />

dando per scontato che l’autore <strong>di</strong> un romanzo dall’architettura tanto<br />

complessa e raffinata (quella costruzione così apprezzata da Leonardo<br />

Sciascia) 39 abbia pre<strong>di</strong>sposto questi dettagli secondo un <strong>di</strong>segno ben<br />

preciso, resta da chiedersi perché scomodarsi tanto per un personaggio<br />

la cui unica ragion d’essere risiede <strong>nel</strong> «<strong>di</strong>mostrare cos’è la<br />

responsabilità dell’intellettuale in determinati momenti storici». 40 Per<br />

far questo sarebbe bastata una figurina uni<strong>di</strong>mensionale; invece,<br />

Consolo le ha dato profon<strong>di</strong>tà e spessore, l’ha dotata <strong>di</strong> un’<strong>identità</strong> ben<br />

<strong>di</strong>stinta dal messaggio riformista e, non pago <strong>di</strong> ciò, l’ha immersa<br />

<strong>nel</strong>l’universo astorico dei simboli e degli archetipi, consapevole – è<br />

36 I fioretti <strong>di</strong> San Francesco, a cura <strong>di</strong> R. Di Marco, Sampietro, Bologna, 1966, p. 40.<br />

37 Maria Maddalena de’ Pazzi, I quaranta giorni, a cura <strong>di</strong> M. Rolfo, Sellerio, Palermo, 1996.<br />

38 L. Alessio, Pitagora, dall'Oglio, Milano, 1940, p. 142.<br />

39 «A costruire questo libro, si è detto. E lo riba<strong>di</strong>sco polemicamente, per aver sentito<br />

qualcuno <strong>di</strong>re, negativamente, che è un libro costruito. Certo che lo è: ed è<br />

impensabile i buoni libri non lo siano (senza <strong>di</strong>re dei gran<strong>di</strong>), come è impensabile non<br />

lo sia una casa. L’abitabilità <strong>di</strong> un libro <strong>di</strong>pende da questo semplice e in<strong>di</strong>spensabile<br />

fatto: che sia costruito e – appunto – a regola <strong>di</strong> abitabilità» (L. Sciascia, L’ignoto<br />

<strong>marinaio</strong>, in Cruciverba, p. 33).<br />

40 Frase già citata alla nota 21.


Gli Scrittori d'Italia – XI Congresso Nazionale dell'ADI<br />

facile immaginare – <strong>di</strong> quanto questa scelta potesse apparire sospetta a<br />

quella stessa intellighenzia a cui idealmente si rivolgeva. Così, in modo<br />

analogo a Mandralisca, che inseguendo le sue ambizioni <strong>di</strong> torpido<br />

eru<strong>di</strong>to <strong>di</strong>venta inaspettatamente un audace progressista, Consolo non<br />

si sottrae al proprio destino e, all’atto <strong>di</strong> tradurre in bella prosa<br />

un’altrettanto bella ideologia, si scopre invece autentico scrittore.

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