STORIA DELLA MUSICA
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I primi esempi di musica descrittiva risalgono alle composizioni polifoniche vocali nella quale le parole del testo<br />
sollecitano risposte musicali, come nel caso dei madrigalismi, o in alcune cacce dell’Ars nova italiana, e in alcune<br />
chansons di Janequin sul canto degli uccelli o su battaglie. Un esempio più recente è La vittoria di Wellington op.91 di<br />
Beethoven. In Froberger episodi di vita di personaggi. In Vivaldi Il cimento dell’armonia e dell’invenzione. Tuttavia in<br />
tutte queste composizioni, l’elemento extramusicale non influiva sulla forma<br />
La sinfonia a programma<br />
È il termine per indicare quelle sinfonie del primo ‘800 in cui sono inseriti nella forma classica elementi romantici.<br />
Spesso i tempi delle sinfonie portano in testa titoli e didascalie esplicativi. Gli esempi più noti sono la 6° sinfonia<br />
Pastorale di Beethoven, la Symphonie Fantastique di Berlioz, 5 “episodi di vita di un artista” di cui l’autore stesso fece<br />
conoscere la chiave di lettura (“il programma dev’essere considerato come il testo parlato di un’opera”), e sulla stessa<br />
linea pose Lelio, ou le Retour a la vie e Harold en Italie, ispirato al poema di Byron. Sono sinfonie a programma anche<br />
la Faust-symphonie e la Dante-symphonie di Liszt<br />
Il poema sinfonico<br />
Il termine fu adottato la prima volta da Liszt e a partire dal Tasso da Goethe (1849) fu adottato per le sue composizioni<br />
sinfoniche del genere, anche quelle scritte in precedenza. I 12 poemi sinfonici di Liszt esprimono con “programma”<br />
un’idea poetica, una scena, un’atmosfera o un personaggio che sono enunciati in un brano stampato all’inizio della<br />
composizione. Secondo l’aspetto formale, il poema sinfonico è un unico tempo, spesso però costituito da più brani di<br />
carattere contrastante. Il più autorevole seguace di Liszt fu R.Strauss, che cominciò con Don Juan (1889) la serie dei<br />
suoi poemi sinfonici, con una raffinata orchestrazione di ascendenza wagneriana. Furono i musicisti delle scuole<br />
nazionali a riconoscere nel poema sinfonico un mezzo efficace per esaltare la loro terra e le loro origini, oltre che forma<br />
musicale estremamente duttile. Tra i compositori che coltivarono il poema sinfonico tra il 1870 e il 1930: i francesi e<br />
tedeschi Saint Saens, Cesar Frank, Paul Dukas, Claude Debussy, Arthur Honegger; i russi Piotr Ciaikovski, Aleksander<br />
Borodin, Igor Stravinski; il boemo Bedrich Smetana (Moldava); il finlandese Jan Sibelius; l’ungherese Bela Bartòk<br />
(Kossuth); il viennese Arthur Schoenberg; l’italiano Ottorino Respighi (La Trilogia Romana); l’americano George<br />
Gershwin (Un americano a Parigi) e Aaron Copland<br />
Ritorno all’ideale della forma: la “musica assoluta”<br />
L’estetica romantica del poema sinfonico fu contestata dal critico viennese Hanslick, col suo libro “Del bello musicale”.<br />
Egli riteneva che la musica esprimeva solo idee scaturite dalla musica stessa. Questo pensiero fu caldeggiato da alcuni<br />
compositori nella prima metà del XX sec, tra cui Stravinski, che scrisse in un passo della sua biografia che “se la musica<br />
sembra esprimere qualche cosa, non è che un’illusione”. Fu così che nella seconda metà del XIX sec. e nel primo<br />
trentennio del XX, musica a programma e musica assoluta convissero. Molti compositori dalla classica formazione<br />
viennese o formatisi nell’area Germanica (Brahms, Bruckner, Dvorak) rimasero fedeli alla musica assoluta, mentre altri,<br />
in particolare quelli delle scuole nazionali, furono presenti in entrambi i campi<br />
I PRINCIPALI COMPOSITORI IN AUSTRIA E GERMANIA<br />
Nei decenni di declino degli Asburgo Vienna visse una fioritura culturale eccezionale (la psicoanalisi di Freud, architetti<br />
e urbanisti tra cui Gustav Klimt). Qui si operò il recupero del classicismo musicale. Ad eccezione di R.Strauss, i<br />
maggiori compositori che gravitavano attorno a Vienna rifiutarono la musica a programma<br />
Johannes Brahms (Amburgo,1833-Vienna 1897)<br />
Figlio di un modesto contrabbassista, già da giovanissimo si guadagnava da vivere suonando nelle orchestrine. Nel<br />
1853 fu decisiva la tournee con un violinista ungherese, perché conobbe a Dusseldorf Clara e Robert Schumann: egli<br />
aveva infatti scritto nel suo periodico un articolo intitolato Vie nuove in cui portava l’attenzione sul giovane Brahms.<br />
Rimase con Schumann fino alla fine di quest’ultimo. Nacque una passione con Clara, ma Brahms la troncò subito.<br />
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