STORIA DELLA MUSICA
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- Amilcare Ponchielli (1834-1886): studiò al cons.di Milano, iniziò come direttore di banda, fu direttore della<br />
cappella di S.Maria Maggiore a Bergamo e insegnò composizione a Milano. Di lui si ricordano I promessi sposi, I<br />
lituani e soprattutto La Gioconda (1876), tratta da un dramma di Hugo e sulla struttura delle Grand-opera. Di<br />
animo semplice e istinto musicale fluente, caratteristica della sua opera è l’enfasi declamatoria e la forza genuina di<br />
un lirismo appassionato<br />
- Arrigo Boito (1842-1918) studiò anch’egli al cons.di Milano e si formò sia come poeta che come musicista. La<br />
doppia attività condizionò tutta la sua vita: fu critico drammatico e musicale, librettista per sé e altri (Verdi,<br />
Ponchielli, Catalani), traduttore di libretti stranieri. Meno copiosa la produzione musicale: Mefistofele tratto dal<br />
Faust di Goethe, che dopo la prima sfortunata rappresentazione scaligera fu riscritto, mentre Nerone fu<br />
rappresentata postuma. La doppia inclinazione letteraria e musicale portò Boito alla fusione dei due linguaggi, sulla<br />
scorta wagneriana, ma l’aspirazione fu delusa in quanto il compositore era inferiore al letterato, sia nell’invenzione<br />
musicale che nella tecnica. Ebbe comunque una grande influenza nell’ambiente dei musicisti, per l’autorità con cui<br />
affermò l’affinamento e il rinnovamento della cultura del melodramma<br />
- Alfredo Catalani (1854-1893) studiò a Parigi e a Milano, dove succedette a Ponchielli alla cattedra di<br />
composizione. Cagionevole di salute, morì di tisi. Scrisse 5 opere di cui si ricordano Loreley e La Wally. La sua<br />
matrice fu quella della Scapigliatura, il suo modello il teatro francese, con armonie e timbri orchestrali raffinati. La<br />
sua caratteristica era la nobile vena melodica e dolcemente elegiaca<br />
La Giovane Scuola<br />
Il verismo letterario fu corrisposto da un movimento musicale retto da Leoncavallo, Puccini, Mascagni, Cilea,<br />
Giordano, detto “La giovane Scuola”. Al di là del nome, non sottointendeva alcun sodalizio artistico e i suoi contenuti<br />
esponenti letterari del verismo furono Verga e Capuana; il verismo si proponeva di rinnovare lo stile con poche<br />
descrizioni e molti dialoghi parlati, nei quali, a seconda dei diversi livelli di realtà sociale, dovevano corrispondere<br />
diversi livelli di linguaggio (inevitabile la caduta nel bozzettismo, la tranche de vie)<br />
Ciò che accomunò gli operisti fu lo stile del canto: derivato dal declamato melodico verdiano, fu caricato da modi<br />
espressivi accesi e talvolta agitati, con frequenti escursioni nel registro acuto. Inoltre tutti gli operisti raggiunsero la<br />
fama con una sola acclamatissima opera<br />
- Pietro Mascagni (Livorno,1863-Roma,1945) allievo del cons.di Milano raggiunse il successo con la forza<br />
sanguigna della Cavalleria Rusticana (1889) su soggetto di Verga, insegnò nel Liceo musicale di Pesaro. Scrisse<br />
altre 12 opere, tra cui L’amico Fritz, la commedia dell’arte Maschere, l’esotica Iris, la classica Nerone<br />
- Ruggero Leoncavallo (Napoli,1857-Montecatini,1919) studiò musica a Napoli e lettere a Bologna, visse all’estero.<br />
Il successo dei Pagliacci (1892), manifesto del verismo più drammatico ed espressivo, non si ripetè nelle altre<br />
opere, comunque sono da ricordare la Boheme, che seguì di un anno quella di Puccini, e Zazà. Scriveva lui stesso i<br />
libretti delle sue opere<br />
- Umberto Giordano (1867-1948) studiò a Napoli. L’opera con cui esordì, Mala vita (1892) ebbe accoglienze<br />
contrastanti. Le sue opere più celebri furono Andrea Chenier, dall’appassionata vena melodica, e Fedora<br />
- Francesco Cilea (1866-1950) studiò a Napoli e accanto all’attività di compositore, insegnò a Firenze, Palermo e<br />
Napoli. La sua produzione conta 3 opere: L’Arlesiana, Adriana Lecouvreur e Gloria. Nei veristi occupò un posto a<br />
sé: le sue melodie infatti sono garbate ed eleganti, la strumentazione equilibrata<br />
Alla generazione post-verista appartengono Montemezzi, Alfano, Ermanno Wolf-Ferrari<br />
Giacomo Puccini (Lucca,1858-Bruxelles,1924)<br />
Ottenne una borsa di studio dalla regina Margherita per studiare a Milano. Il suo primo lavoro fu Le Villi e il successo<br />
ottenuto indusse Ricordi a commissionargli Edgar. Maggiore fu il successo di Manon Lescaut (1893), nella quale già si<br />
notano il suo senso del dramma, la ricchezza nell’invenzione melodica e il sottile gusto armonico. Dal 1891 si stabilì<br />
presso Viareggio e qui compose tutte le altre sue opere: Boheme (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904), La<br />
fanciulla del West (1910), segno del suo desiderio di rinnovamento sia nei libretti che nelle innovazioni espressive nella<br />
musica e Turandot, non conclusa a causa della malattia, un cancro alla gola<br />
Concluse il secolo felice del melodramma italiano ed ebbe il compito di farsi interprete dello stile tardo romantico e<br />
morbido dell’età umbertiana, che non guardava più ai grandi personaggi e alle tematiche nobili coinvolgenti un popolo,<br />
una famiglia, una fazione, ma si rifaceva alle piccole cose del quotidiano, al particolare. Nel suo teatro rimane costante<br />
il tema di “amore e morte”; come e più che in Donizetti occupano grande spazio i personaggi femminili. Alcuni critici<br />
superficiali affermano che Puccini indovinò una formula e la ripropose costantemente. Invece le sue opere,<br />
numericamente poche, sono frutto di intensa ricerca musicale, frutto dello studio di Debussy, Stravinski e Schonberg, e<br />
drammatica, con l’attenta scelta dei libretti e il continuo lavoro sulla dizione cantata, segni evidenti di una volontà di<br />
stare al passo coi tempi pur rimanendo fedele a se stesso<br />
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