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STORIA DELLA MUSICA

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musicale dei Gonzaga. Nel 1603 Vincenzo Gonzaga lo nominò maestro di cappella. Alla morte di Vincenzo, nel 1612,<br />

Monteverdi tornò a Cremona, poi Venezia, dove divenne maestro di cappella.<br />

Opere: opera omnia, raccolta in “Tutte le opere di C.M.”, 19 volumi a cura Malipiero (1926-1942):<br />

- composizioni polifoniche profane: canzonette a 3 voci, 5 libri di madrigali con testi del Guarini, del Tasso, del<br />

Boccaccio e di Rinuccini. Nel 1600 Artusi accusò Monteverdi di non aver rispettato le regole del contrappunto in<br />

alcuni madrigali. La risposta di Monteverdi, pubblicata nel libro V dei madrigali, ebbe il valore di enunciazione dei<br />

principi estetici a cui il compositore si rifaceva. E’ dal terzo libro di madrigali che si palesano gli aspetti originali<br />

dell’arte di Monteverdi: evidente adesione della musica alla poesia, da cui deriva l’impiego di alcune dissonanze<br />

criticate dall’Artusi, la trasformazione delle linee melodiche in declamati a note ribattute, la tendenza a privilegiare<br />

la voce acuta, il diradarsi del tessuto polifonico a sole 2,3 voci<br />

- composizioni profane in stile concertato: madrigali a 5 voci su testi di Rinuccini, Marino, Petrarca; Concerto a<br />

1,2,3,4,5,6 voci dal libro V dei madrigali, testo di Guarini, Marino, Tasso; Scherzi musicali a 1 e 2 voci (contiene<br />

arie e madrigali in stile recitativo); madrigali guerrieri e amorosi (libro VIII) con testi di Petrarca, Tasso, Guarini,<br />

Rinuccini, Marino; nei libri VII e VIII viene a mancare l’omogeneità che si incontra nei libri precedenti, infatti vi si<br />

incontrano madrigali concertati, monodie (tra cui la Lettera amorosa “se i languidi miei sguardi”, in genere<br />

rappresentativo), duetti, 2 balli (Tirsi e Clori, Il ballo delle ingrate). La composizione più famosa è Il<br />

Combattimento tra Tancredi e Clorinda (dai madrigali guerrieri del libro VIII), testo tratto dalla Gerusalemme<br />

Liberata, canto XII. Fu rappresentata a Venezia nel 1624, 3 voci, basso continuo e orchestra d’archi (introduzione<br />

del tremolo e del pizzicato)<br />

- opere teatrali: L’Orfeo, favola in musica composto da un prologo e 5 atti, libretto di Striggio figlio (1607),<br />

rispecchia lo stile dell’opera di corte, si modellò sulle Euridici fiorentine, con uso dello stile recitativo flessibile e<br />

incisivo, aderente alla sollecitazione della poesia, ma vennero sfruttate altre risorse musicali: brevi monodie, grandi<br />

arie per il protagonista, cori madrigalistci, sinfonie e ritornelli strumentali. L’incoronazione di Poppea, dramma in<br />

musica costituito da prologo e 3 atti su libretto di Busenello, rappresentato a Venezia nel 1642. Elogio e trionfo<br />

della passione amorosa, presenta i caratteri dell’opera veneziana: orchestra ridotta, quasi abolito il coro, molti<br />

personaggi, varie le scene, intricata la vicenda, predomina il recitativo, gli episodi cantati sono numerosi e bravi<br />

(particolare il fluido passaggio da recitativo a canto e viceversa, passaggi determinati più dal contenuto dei versi<br />

che dalla loro struttura)<br />

- composizioni sacre: Sacrae cantuculae a 3 voci, madrigali spirituali a 4 voci, Messa a 6 voci a cappella (in stile<br />

antico, in contrappunto rigoroso) e Vespri della Beata Vergine a 6 voci e strumenti, Selva morale e spirituale per<br />

soli, insiemi vocali e strumentali (contiene madrigali spirituali, una messa, salmi, Magnificat, Salve Regina). Nella<br />

maggior parte delle composizioni sacre Monteverdi ricreò coi suoi personali moduli espressivi lo stile concertato di<br />

Gabrieli.<br />

La personalità. Monteverdi fu capace di intuire e accelerare la trasformazione del comporre musica : dalla polifonia<br />

madrigalistica, allo stile concertato, alle monodie su b.c.; dallo stile recitativo alle forme d’opera, prima di corte, poi<br />

impresariale; dalla polifonia sacra a cappella ai salmi e mottetti concertati. Il rapporto parola-musica costituisce il<br />

nocciolo del pensiero estetico monteverdiano.<br />

TESI XVII: L’opera napoletana – Alessandro Scarlatti – l’opera buffa e l’opera sentimentale<br />

Nel ‘700 l’opera italiana si diffuse in tutta Europa ad eccezione della Francia. Il ciclo artistico dell’opera<br />

“internazionale” nacque a Venezia e si sviluppò principalmente grazie a compositori napoletani. I caratteri esterni non<br />

erano dissimili da quelli dell’opera veneziana.<br />

La librettistica: Zeno, Metastasio, Goldoni<br />

I roboanti barocchismi vengono vinti dalla poesia ordinata e apparentemente dimessa dell’Arcadia.<br />

- Zeno (1668-1750) riportò la logica nel melodramma, soppresse le scene comiche, reintrodusse il coro. Le scene<br />

erano regolari: lunghi recitativi di endecasillabi o settenari sciolti, concluse da arie. I drammi, basati su vicende<br />

della storia antica o della mitologia, dovevano avevano funzione educativa, esaltavano quindi le virtù morali<br />

- Metastasio (1698-1782) è tra i più grandi librettisti di tutti i tempi. Perfezionò gli interventi di Zeno e definì il<br />

modello dell’opera internazionale. I drammi sono tutti in 3 atti, con scene composte da lunghi recitativi e concluse<br />

da brevi arie, pochi duetti e cori, pochi i personaggi (quasi sempre 6). Metastasio svolge un unico tema: il contrasto<br />

tra ragione e sentimento, passione e giudizio<br />

- Goldoni (1707-1793) come le commedie, per quanto riguarda le vicende e la coerenza della forma. Lo spirito della<br />

riforma teatrale goldoniana si mostra anche nei libretti: coerenza nell’azione, personaggi ben caratterizzati,<br />

passaggio dal recitativo all’aria e ai pezzi d’insieme fluido e senza scompensi<br />

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