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STORIA DELLA MUSICA

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fine del ‘500 si svolsero alla Camerata Fiorentina. Nell’ultimo ventennio del XVI sec. si riunirono in casa del conte<br />

de’Bardi alcuni musicisti, gentiluomini e poeti, i quali volevano far rivivere la musica greca, secondo loro la più perfetta<br />

ed espressiva, osteggiando la polifonia. Le tesi della Camerata furono esposte nel Dialogo della musica antica e<br />

moderna di Vincenzo Galilei, ma l’opera che segna la nascita della monodia è la raccolta di madrigali monodici e arie<br />

di Giulio Caccini, Le nuove musiche per voce e basso continuo (1602). Contemporanea fu l’apparizione dei Cento<br />

concerti ecclesiastici a 1, 2 , 3 voci con basso continuo di Ludovico Grossi<br />

Teatro e Musica<br />

Già nel XV sec. il movimento umanistico volto al recupero della cultura classica aveva riscoperto il teatro antico con<br />

commedie di Plauto e Terenzio e tragedie di Seneca. Ciò stimolò la produzione teatrale moderna: nacque così il teatro<br />

italiano (commedie di Ariosto, Machiavelli, Aretino e tragedie che non riuscirono a imporsi se non a strette cerchie di<br />

letterati). Accanto a commedie e tragedie nacque il nuovo genere della favola pastorale (Aminta del Tasso e Il pastor<br />

fido del Guarini). Altro genere di successo fu la Commedia dell’arte, basata su esili canovacci e con maschere come<br />

Pantalone, Brighella, Arlecchino, il Dottore, il Capitano, gli Innamorati…<br />

La musica era presente nel teatro rinascimentale come musica di scena, valido esempio ne è il coro dell’ Edipo Tiranno<br />

di Sofocle, musicato da Andrea Gabrieli nel 1585. Gli Intermedi furono spettacoli rinascimentali di vasto impiego,<br />

utilizzati come riempitivo tra una scena e l’altra, costituivano entità autonome. I più importanti sono i 34 intermedi per<br />

La pellegrina, commedia di Bargagli rappresentata a Firenze nel 1589 per le nozze di Ferdinando de’Medici. A tali<br />

intermezzi collaborò la Camerata Fiorentina. Essi costituiscono il diretto antecedente dell’opera. I brani, molti dei quali<br />

in stile concertante, sono di grande varietà: “sinfonie” strumentali, madrigali da 3 a 30 voci, alcuni a cappella, altri con<br />

accompagnamento strumentale.<br />

I primi melodrammi<br />

I primi drammi per musica nascono dal desiderio della Camerata fiorentina di emulare la tragedia greca fondendo<br />

linguaggio e musica: nasce il recitar cantando, cioè il nuovo modo flessibile di declamare un testo, cantandolo sulle<br />

note indicate dal compositore. Il primo dramma per musica fu Dafne di Peri su testo di Rinuccini, rappresentato nel<br />

1597. Oltre a Peri, figurano tra i primi operisti Caccini e de’Cavalieri<br />

TESI XV: Origini e primo fiorire dell’oratorio – Giacomo Carissimi – La cantata e il duetto da camera<br />

La musica sacra cattolica<br />

Coesistono aspetti della tradizione rinascimentale (polifonia, modalità) e dell’innovazione barocca (monodia, armonia,<br />

tonalità). 3 stili:<br />

- stile antico polifonico: lezione contrappuntistica di Palestrina, uso tipicamente barocco della tecnica policorale<br />

(Benevoli, messa a 53 voci nel 1628)<br />

- stile moderno monodico: si sviluppò nella prima metà del XVII sec. sul modello dei 100 concerti ecclesiastici del<br />

Grossi da Viadana, si propone lo scopo di fornire le comunità ecclesiastiche minori di un repertorio che non<br />

richiedesse esecutori virtuosi. Generalmente si tratta di mottetti a 1, 2, 3 voci con organo, mai di messe o salmi, con<br />

testi in latino tratti dai libri liturgici (si ricorda Il pianto della Madonna di Monteverdi, a questo genere<br />

appartengono numerosi Stabat Mater)<br />

- stile concertato: le sue radici risalgono allo stile policorale di Giovanni Gabrieli, ma fu Monteverdi a definirne il<br />

modello con i 5 salmi e col Magnificat (1610). Nelle composizioni sacre in stile concertato si alternano brani in<br />

canto solistico (declamato, melodico, vocalizzato) e brani di polifonia corale accompagnati da organo e orchestra<br />

L’oratorio latino e Giacomo Carissimi<br />

Composizione sacra non liturgica che, in particolari ricorrenze, veniva eseguito nei luoghi di preghiera (distinti dai<br />

consueti luoghi di culto). Il carattere peculiare dell’oratorio è l’assenza di ogni elemento scenico e rappresentativo. I<br />

dialoghi sono eseguiti dai cantanti che impersonano i vari personaggi e un Historicus racconta la vicenda (storie<br />

ecclesiastiche e vite dei santi). L’oratorio latino si sviluppò in seno all’Arciconfraternita del S.Crocifisso e derivò dai<br />

mottetti concertanti su testi biblici. Il maggiore compositore di oratori latini fu Giacomo Carissimi (1605-1674). Scrisse<br />

35 oratori, alcuni di vaste proporzioni (sino a 6 voci, 3 cori, archi e basso continuo) altri di piccola entità (4 voci). I<br />

testi, in latino, erano tratti dal nuovo e antico Testamento, con brevi tratti di invenzione. Compose anche 8 messe (da 3 a<br />

8 voci con basso continuo), 172 mottetti (da 1 a 8 voci con b.c.), 227 arie e cantate profane (da 1 a 3 voci con b.c.).<br />

Sebbene visse nel periodo di fioritura della scuola operistica, Carissimi non si accostò mai al teatro. Il suo talento per la<br />

rappresentazione trovava spazio nella sua musica, robusta e compatta, ma anche capace di immagini descrittive,<br />

evocative e liriche. Il coro ebbe sempre un ruolo di rilievo per Carissimi, che lo tratto omofonicamente e solo di rado in<br />

contrappunto imitato. Eccelse nelle invocazioni, nelle espressioni di dolore e nella rievocazione del mondo<br />

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