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STORIA DELLA MUSICA

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Durante il Barocco si chiamò “stile alla Palestrina” l’insieme dei caratteri che contrassegnavano il contrappunto<br />

rinascimentale. Il culto di Palestrina continuò a crescere anche durante il Romanticismo<br />

LA SCUOLA VENEZIANA<br />

Il modello della scuola romana si diffuse in tutta Europa, ad eccezione di Venezia. Infatti nella cappella di S.Marco si<br />

preferirono allo stile a cappella per sole voci, musiche policorali sostenute da strumenti. Le musiche veneziane erano<br />

caratterizzate da fastosità, colore e ricchezza sonora. La cappella dipendeva economicamente dal Doge, ragione per cui<br />

essa non badava solo alla musica sacra, ma anche a quella celebrativa profana. Valenti musicisti ricoprirono il ruolo di<br />

maestri di cappella a Venezia: dopo Willaert, Zarlino, Croce, i 2 Gabrieli, Monteverdi…Le espressioni più tipiche della<br />

polifonia sacra veneziana si trovano nelle opere di Andrea e Giovanni Gabrieli<br />

Andrea Gabrieli (1510 ca.-1586)<br />

Dopo aver girato il nord Italia come organista e dopo aver fatto un viaggio con Orlando di Lasso a Monaco e<br />

Francoforte, fu chiamato a S.Marco come secondo organista, poi primo.<br />

Compositore versatile, trattò tutti i generi: vocale sacro e profano, strumentale. La sua produzione sacra consta di<br />

Concerti a 6-12 voci, le Sacrae Cantiones, raccolte di mottetti a 5 voci, i Psalmi davidici a 6 voci. Nella produzione<br />

profana abbiamo un libro di madrigali a 3 voci, uno a 4 voci, tre a 5 voci, due a 6 voci, le Mascherate a 3-5 voci, i Cori<br />

a 4-6 voci per la tragedia Edipo Tiranno di Sofocle. Nella produzione strumentale scrisse un libro di Intenzioni<br />

d’organo, due libri di Ricercari per ogna sorta di strumenti, Canzoni alla francese per strumenti da tasto, L’aria della<br />

battaglia<br />

Nelle sue composizioni tendeva a semplificare la struttura contrappuntistica per valorizzare la declamazione del testo.<br />

Nelle composizioni a più cori dava risalti alle opposizioni delle parti e agli effetti timbrici, spesso sostenuti da<br />

strumenti. La sua tecnica madrigalistica si allaccia a quella di Willaert: imitazione rigorosa e qualche cromatismo. Fu<br />

tra i primi a comporre madrigali a 3 voci in stile imitato e non nei modi omoritmici tipici delle forme popolari. Fondò<br />

insieme a Claudio Merulo la nuova scuola organistica. I suoi capolavori sono i grandiosi Concerti.<br />

Giovanni Gabrieli (1554-1609)<br />

Allievo dello zio Andrea, lo superò in fama. La sua produzione è più scarsa di quella di Andrea e sparsa in numerose<br />

raccolte. L’unica raccolta completa è Sacrae Symphoniae costituita da composizioni corali (44 mottetti a 6-16 voci) e<br />

musica strumentale (canzoni per sonar a 8-15 voci). Pubblicate postume Symphoniae Sacrae, 82 mottetti a 6-19 voci<br />

“tam vocibus quam instrumentis” le Canzoni e sonate a 5-22 voci “per sonar con ogni sorte di strumenti”. Aiutò lo zio<br />

in alcune composizioni.<br />

Giovanni proseguì sulla linea tracciata da Andrea, prediligendo la mescolanza di cori e strumenti. La sua concezione<br />

musicale precede il barocco e si può dire che il suo stile sia già “concertante”<br />

Polifonie profane in Europa<br />

Il contrappunto fiammingo aveva carattere internazionale. L’aspetto più noto di questo cosmopolitismo era la diffusione<br />

delle chansons in francese. Negli ultimi decenni del XV sec. la musica polifonica riallacciò i contatti con le lingue<br />

nazionali: villancicos in Spagna, lieder in Germania, canti carnascialeschi e frottole in Italia<br />

LE FORME POPOLARESCHE ITALIANE<br />

Dopo l’Ars Nova la poesia in volgare era stata eclissata agli inizi del ‘400 da un ritorno alla poesia latina, favorito dalla<br />

rinascita umanistica. Verso la fine del ‘400 si torna a cantare in italiano grazie agli stimoli forniti da due importanti<br />

personaggi: Lorenzo de’Medici detto il Magnifico (canti carnascialeschi) e Isabella d’Este (frottole). Queste forme,<br />

seguite da villanelle, canzonette e balletti, sono accomunate da struttura strofica, stile letterario popolaresco (anche in<br />

dialetto), scrittura omofona accordale a 3 o 4 voci. Era uso frequente cantare solo la voce acuta, affidando le altre voci<br />

a strumento, principalmente il liuto.<br />

I canti carnascialeschi erano i canti che accompagnavano le mascherate, trionfi e carri allegorici che Lorenzo de’Medici<br />

organizzava per i fiorentini. Molti furono realizzati da Heinrich Isaac, musico di Lorenzo e maestro dei suoi figli.<br />

Le frottole erano una forma poetica di origine popolare derivata dalla ballata, con strofe di 6,8 versi ottonari consistenti<br />

in una ripresa e due stanze. La frottola musicale si svolgeva su alcune forme poetiche: la frottola vera e propria, lo<br />

strambotto, l’ode, il sonetto. Si diffuse da Mantova in gran parte dell’Italia centro-settentrionale grazie all’opera di<br />

Isabella d’Este. Ottaviano Petrucci pubblicò 11 libri di frottole tra il 1504 e il 1520.<br />

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