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09 romanticismo - Fabiosartorelli.Net

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l’Ottocento<br />

DUE POSIZIONI A CONFRONTO<br />

08/05/2011<br />

1


fonte: I. KANT, Critica del giudizio (1790)<br />

Dopo la poesia, se si guarda all’attrattiva e all’emozione dell’animo, io porrei quell’arte che<br />

ad essa, tra le arti della parola, è più prossima e ad essa molto naturalmente si può<br />

congiungere, cioè la musica. Perché, sebbene quest’arte parli per mere sensazioni, senza<br />

concetti, e quindi non lasci qualcosa alla riflessione, come la poesia, essa commuove lo<br />

spirito più variamente, e più intimamente, sebbene solo con effetto passeggero; maessaè<br />

piuttosto godimento che coltura (il giuoco di pensieri che suscita è l’effetto di<br />

un'associazione quasi meccanica) e, giudicata dalla ragione, ha minor valore di qualunque<br />

altra delle arti belle. Perciò, come ogni godimento, essa abbisogna di frequente varietà, e<br />

non sopporta d’esser ripetuta varie volte, senza produrre noia. La sua attrattiva, che si<br />

comunica così universalmente, pare che riposi su questo: - ogni espressione del linguaggio<br />

ha, nel contesto, un tono appropriato al suo significato; -questo tono mostra più o meno<br />

un affetto di colui che parla, e reciprocamente lo produce anche in colui che ascolta,<br />

suscitando in lui, col processo inverso, l’idea che nella lingua è espressa con tale tono; - e<br />

siccome la modulazione è quasi una lingua universale delle sensazioni, comprensibile da<br />

ogni uomo, la musica l’usa per sé sola e in tutta la sua energia, cioè come linguaggio degli<br />

affetti, e così secondo la legge dell’associazione, comunica universalmente le idee estetiche<br />

che vi sono naturalmente congiunte […].<br />

Inoltre alla musica è propria quasi una mancanza di urbanità,<br />

specialmente per la proprietà, che hanno i suoi strumenti, di<br />

estendere la loro azione al di là di quel che si desidera, (sul<br />

vicinato), per cui essa in certo modo s’insinua e va a turbare la<br />

libertà di quelli che non fanno parte del trattenimento musicale;<br />

il che non fanno le arti che parlano alla vista, perché basta<br />

rivolgere gli occhi altrove, quando non si vuol dar adito alla loro<br />

impressione. È presso a poco come del piacere che dà un odore<br />

che si spande lontano. Colui che tira fuori della tasca il suo<br />

fazzoletto profumato, tratta quelli che gli sono intorno contro la<br />

loro volontà e, se vogliono respirare, li obbliga nello stesso tempo<br />

a godere; perciò quest’uso è anche passato di moda […].<br />

08/05/2011<br />

2


fonte: W. H. WACKENRODER, Fantasie sull’arte per gli amici dell’arte (1799)<br />

Se ora i sottilizzatori intellettuali domandassero: dove infine sia da scoprire il vero punto<br />

centrale di quest’arte [la musica], dove giaccia nascosto il suo senso più particolare e la<br />

sua anima, che tiene unite tante diverse apparenze… io non saprei dar loro una<br />

spiegazione precisa e una prova. Colui che vuole scoprire con la bacchetta magica della<br />

ragione ciò che solamente si lascia spiegare dall’anima, scoprirà in eterno solo pensieri<br />

sul sentimento, ma non il sentimento stesso. Un abisso eternamente nemico è scavato<br />

tra il cuore che sente e le ricerche di chi indaga con la ragione, e il primo ha una sua<br />

propria e nascosta essenza divina, che non può essere dischiusa e risolta dalla ragione<br />

[…].<br />

E perciò io ardisco esprimere dal fondo della mia anima il vero senso della musica, e<br />

dico: quando tutti i moti più intimi del cuore -quelli tremanti della gioia, quelli<br />

tempestosi dell’estasi, e i battiti forti dell’ascesi che consuma- spezzano con un grido<br />

solo gli involucri delle parole, come se queste fossero la tomba della profonda passione<br />

del cuore, proprio allora quelli risorgono, sotto altri cieli, nelle vibrazioni di corde soavi di<br />

arpe, come in una vita dell’al di là, piena di trasfigurata bellezza, e festeggiano come<br />

forme d’angeli la loro risurrezione […].<br />

Nessuna arte descrive i sentimenti in una maniera così ingegnosa, ardita e<br />

poetica, e appunto per questo, tale maniera sembra artificiosa agli spiriti freddi.<br />

L’essenza d’ogni poesia consiste nel condensare quei sentimenti, che nella vita<br />

reale si disperdono, in multiformi solide masse; essa divide ciò che è unito,<br />

congiunge ciò che è diviso, e dentro confini più stretti e rigidi battono onde più<br />

alte e agitate. Ma dove i confini sono più stretti e gli slanci sono più arditi, dove<br />

battono più alte le onde, se non nell’arte dei suoni? Eppure in queste onde scorre<br />

propriamente soltanto il puro essere senza forma, il moto e il colore, e,<br />

soprattutto, l’infinitamente mutevole passaggio delle sensazioni: l’arte ideale,<br />

pura come un angelo, non conosce nella sua innocenza né l’origine né lo scopo<br />

delle sue emozioni, non conosce il contatto dei suoi sentimenti col mondo reale<br />

[…].<br />

Ma, perché tento, io stolto, di sciogliere le parole in suoni? Non è mai come io<br />

sento. Venite voi, suoni, avvicinatevi, e salvatemi da questo doloroso sforzo<br />

terrestre verso le parole, avviluppatemi con i vostri raggi milliformi nelle vostre<br />

nuvole splendenti, e sollevatemi su, nel vecchio abbraccio del cielo che tutto<br />

ama!<br />

08/05/2011<br />

3


Centralità della musica – Una nuova immagine dell’artista<br />

A partire da Wackenroder (Berlino, 13 luglio 1773 – Berlino, 13<br />

febbraio 1798) la musica è considerata l’arte suprema, l’arte<br />

pura per eccellenza. E’ l’arte ideale perché non ha nessun<br />

contatto con le cose concrete né con i concetti della ragione; è<br />

pertanto in grado di condurre l’anima verso l’infinito.<br />

08/05/2011<br />

4


L’ultima parte degli Sfoghi del cuore di un monaco amante<br />

dell’arte (Berlino 1796), considerato il vero e proprio<br />

manifesto del <strong>romanticismo</strong> artistico, comprende una<br />

novella intitolata La memorabile vita musicale del<br />

compositore Joseph Berglinger attraverso la quale crea il<br />

prototipo dell’artista romantico.<br />

E’ la storia di un musicista immaginario che va incontro ad<br />

ogni forma di frustrazioni, incomprensioni e delusioni<br />

artistiche, ma pieno di entusiasmo per la musica che egli<br />

associa alla religione.<br />

Torturato dal dissidio tra la sua visione dell’arte e la realtà<br />

della meschina vita quotidiana, Berglinger preferisce isolarsi<br />

nel proprio interiore. Muore giovanissimo consunto dalla<br />

delusione per il mancato avverarsi dei propri sogni artistici.<br />

Uscire dal mondo<br />

08/05/2011<br />

5


La lacerazione interiore dell’artista secondo<br />

Wackenroder<br />

La profonda rivalutazione della musica nel <strong>romanticismo</strong>, si<br />

accompagna ad una analoga rivalutazione dell'individualità<br />

dell'artista (un aspetto particolarmente enfatizzato da<br />

Beethoven) e soprattutto della figura del musicista. L'artista è<br />

ora libero di dare sfogo alla propria creatività, di esplorare la<br />

propria immaginazione senza più i vincoli imposti da un<br />

padrone.<br />

Il musicista, che i tedeschi chiamano ton-dichter (cioè poeta<br />

del suono), ha ora una propria dignità sociale.<br />

08/05/2011<br />

6


ROMANTIK<br />

Il termine "<strong>romanticismo</strong>" (da ‘romanzo’, quindi romantico<br />

significa romanzesco) venne applicato per primo da Friedrich<br />

von Schlegel (1772) alla letteratura da lui considerata<br />

"moderna" e contrapposta a quella "classica".<br />

Scrivendo a suo fratello Wilhelm, Friedrich lo informava di<br />

aver elaborato una propria interpretazione del termine<br />

romantico ma si doleva di non potergliela inviare poiché gli<br />

era riuscita lunga «centoventicinque pagine».<br />

Un’affermazione che implica l’impossibilità stessa di definire<br />

un fenomeno tanto ricco e complesso quale appunto è il<br />

<strong>romanticismo</strong><br />

08/05/2011<br />

7


I PRINCIPALI TEMI DEL<br />

ROMANTICISMO<br />

Negazione della ragione illuminista: gli autori romantici rifiutano l’idea<br />

illuministica della ragione, poiché questa non si è rivelata in grado di spiegare<br />

la totalità del mondo e di tutto ciò che è. Nell’era romantica si verifica<br />

pertanto un notevole progresso nell'esplorazione dell'irrazionale: i<br />

sentimenti, la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria<br />

importanza.<br />

Esotismo: è una fuga dalla realtà, che può essere sia temporale che spaziale,<br />

e perciò rivolge il proprio interesse verso mete esotiche o comunque lontane<br />

dai luoghi di appartenenza, oppure ad un’epoca diversa da quella attuale,<br />

come il Medioevo o l’età classica antica.<br />

Soggettivismo e individualismo: con l'abbandono della ragione illuministica,<br />

tutto ciò che circonda l'uomo, la natura, non ha più una sola e razionale<br />

chiave di lettura, ed è così che si arriva al concetto per cui ogni uomo riflette<br />

i propri problemi, o comunque il proprio io, nella natura, che ne diventa così<br />

il prodotto soggettivo.<br />

08/05/2011<br />

8


Concetto di popolo e nazione: una fonte di ispirazione dei poeti romantici è l’opera di<br />

Omero, che si prefigura come il risultato della tradizione orale e folcloristica dell'intero<br />

popolo greco antico; in questo periodo l’individualismo assume tra l'altro, su grandi<br />

dimensioni (quindi a livello di stato e/o nazione), l'aspetto del nazionalismo,<br />

sviluppando grande interesse per il popolare e le espressioni folcloristiche, spesso<br />

unito al desiderio di ricerca delle antiche origini da cui sono sorte le nazioni moderne:<br />

da qui il profondo interesse per il Medioevo, così disprezzato dall'illuminismo, che<br />

viene considerato come periodo di nascita delle nazioni moderne e che perciò viene<br />

molto rivalutato.<br />

Ritorno alla religiosità ed alla spiritualità: oltrepassando i limiti della ragione stabiliti<br />

dagli illuministi, l’uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente<br />

tensione verso l’infinito. Si determina così un ritorno all'utilizzo di pratiche magiche e<br />

occulte, spesso accidentale motivo di importanti scoperte scientifiche.<br />

Studio della Storia: mentre nel Settecento illuminista l’uomo veniva considerato quale<br />

essere razionale sempre dotato di dignità a prescindere dal suo particolare contesto<br />

storico, in età romantica si recupera una visione dell’uomo in fieri, cioè in costante<br />

cambiamento. Si sviluppano così nuove discipline come la numismatica, l’epigrafia,<br />

l’archeologia, la glottologia. Due importanti teorizzatori della lettura più scientifica e<br />

oggettiva della storia sono Mommsen e Niebhur.<br />

La tomba di<br />

Hutten<br />

08/05/2011<br />

9


Viandante<br />

sul mare di<br />

nebbia<br />

Una nuova percezione del mondo<br />

e della natura – L’artista e il viandante<br />

08/05/2011<br />

10


Donna alla<br />

finestra<br />

Monaco sulla spiaggia<br />

08/05/2011<br />

11


Le bianche<br />

scogliere di<br />

Rugen<br />

Il quadro che abbiamo appena visto esemplifica molto bene<br />

uno dei punti cardine del <strong>romanticismo</strong>:<br />

la Sehnsucht, dal tedesco traducibile come desiderio del<br />

desiderio o male del desiderio. È la diretta conseguenza di<br />

quanto sperimenta l'uomo nei confronti dell'assoluto, un<br />

senso di continua inquietudine e struggente tensione, un<br />

sentimento che affligge il soggetto e lo spinge ad<br />

oltrepassare i limiti della realtà terrena, opprimente e<br />

soffocante, per rifugiarsi nell'interiorità o in una dimensione<br />

che supera lo spazio-tempo.<br />

08/05/2011<br />

12


Paesaggio con chiesa<br />

Mattino sul Riesengebirge<br />

08/05/2011<br />

13


Il Mattino sul Riesengebirge esemplifica un<br />

altro punto chiave del <strong>romanticismo</strong>:<br />

Assoluto e titanismo, ovvero la teorizzazione<br />

dell'assoluto, l'infinito immanente (cioè che<br />

appartiene) alla realtà (spesso coincidente con<br />

la natura) che provoca nell'uomo una perenne<br />

e struggente tensione verso l'immenso,<br />

l'illimitato. Questa sensibilità nei confronti<br />

dell'assoluto si identifica nel titanismo: viene<br />

paragonata dunque allo sforzo dei titani che<br />

perseverano nel tentativo di liberarsi dalla<br />

prigione imposta loro da Zeus, pur consapevoli<br />

di essere stati condannati a restarci per<br />

sempre.<br />

Sublime: secondo i romantici, l'infinito genera nell'uomo un<br />

senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non è<br />

tuttavia recepito in modo violento, tale da deprimere il soggetto,<br />

ma al contrario l'incapacità e la paralisi nei confronti<br />

dell'assoluto si traduce nell'uomo in un piacere indistinto, dove<br />

ciò che è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello.<br />

08/05/2011<br />

14


Abbazia nel querceto<br />

Cimitero nella<br />

neve<br />

08/05/2011<br />

15


Croce in<br />

montagna<br />

Un uomo e una donna davanti alla luna<br />

08/05/2011<br />

16


L’incubo, Heinrich Füssli<br />

Ideale passaggio al <strong>romanticismo</strong>:<br />

Erlkönig (il re degli Elfi) di F. Schubert (1815)<br />

testo – spartito – audio<br />

08/05/2011<br />

17


ASPETTI DEL LINGUAGGIO<br />

ROMANTICO<br />

SONORITÀ.<br />

Uno degli aspetti salienti della musica romantica è l'accentuata e nuova sensibilità<br />

per il suono in sé, ossia per il suono considerato come valore affatto determinante,<br />

autonomo e assoluto dell'invenzione musicale.<br />

L'orchestra costituisce una fonte inesauribile di colore e di effetti timbrici. Si<br />

valorizzano e si differenziano al massimo i caratteri proprii e le possibilità tecniche<br />

dei singoli strumenti, ai quali (fiati specialmente) è richiesto un virtuosismo<br />

sempre più pronunciato.<br />

Si inventano nuove combinazioni e raddoppi inusitati di strumenti e si sfruttano<br />

ampiamente i registri estremi (ai contrabbassi e alle viole si assegnano con<br />

frequenza i registri acuti, ad esempio) al fine di produrre nuovi effetti timbrici.<br />

Tipica è anche la tendenza a "dividere" al loro interno i singoli gruppi di strumenti.<br />

Alcune categorie di strumenti (fiati e percussioni) vengono ad assumere una<br />

posizione di accresciuta importanza. Si inventano nuovi strumenti (il sassofono, ad<br />

esempio) e a quelli tradizionali (tra gli altri, al flauto, clarinetto, tromba,<br />

trombone) vengono apportati miglioramenti tecnici per facilitare l'esecuzione di<br />

passi cromatici e virtuosistici.<br />

08/05/2011<br />

18


Alcuni strumenti di nuovo o d'insolito uso sono accolti con<br />

sempre maggior frequenza nell'organico orchestrale: l'ottavino,<br />

il corno inglese, il clarinetto piccolo, il clarinetto basso, la<br />

tromba e cornetta a pistoni, l'arpa ecc. Tra i compositori che<br />

maggiormente contribuirono ad arricchire il linguaggio<br />

orchestrale del XIX secolo mediante raffinatezze timbriche e<br />

dinamiche sono da ricordare Carl Maria von Weber (1786-1826),<br />

Giacomo Meyerbeer (1791-1864) e specialmente Hector Berlioz<br />

(1803-1869). A quest'ultimo fecero capo generazioni di<br />

musicisti, da Liszt a Wagner, da Mahler a R. Strauss. Berlioz<br />

viene inoltre considerato il primo ed autorevole teorico<br />

dell'orchestrazione moderna: il suo Grand traité<br />

d'instrumentation et d'orchestration modernes (Parigi 1843)<br />

conobbe enorme fortuna ovunque in Europa.<br />

Lo sfruttamento delle risorse timbriche del pianoforte<br />

è anche una delle aspirazioni generali dell'epoca<br />

romantica. Nel suo trattato di strumentazione, Cap. X,<br />

Berlioz parla ampiamente dei valori orchestrali del<br />

pianoforte (egli scrive che si può considerare lo<br />

strumento "una piccola orchestra completa") e della<br />

sua capacità di produrre sonorità differenziate. Alcuni<br />

compositori (F. Liszt e J. Brahms, ad esempio) mirano<br />

soprattutto all‘accrescimento della sonorità dello<br />

strumento (temi esposti a piene mani, passi 'ottava,<br />

rapidi trasferimenti di registro da una parte all'altra<br />

della tastiera, ecc.) che già Beethoven aveva<br />

cominciato a sperimentare.<br />

08/05/2011<br />

19


Altri compositori (F. Chopin specialmente), invece<br />

della sonorità piena cercano, in uno strumento<br />

meccanico quale il pianoforte, lo stile largo del<br />

cantabile e il legato intenso che richiedono un tocco<br />

leggero ed una tecnica perfetta, un uso oculato dei<br />

pedali, nonché un movimento ritmico flessibile sulla<br />

frase melodica, il cosiddetto "rubato" (una leggera<br />

accelerazione entro , frase suonata dalla mano destra<br />

contro l'accompagnamento della mano sinistra in<br />

tempo rigoroso).<br />

ARMONIA.<br />

Come al timbro, così la maggior parte dei compositori romantici<br />

attribuisce all'armonia una funzione prevalentemente<br />

espressiva più che architettonica. La tendenza generale è verso<br />

il progressivo allentamento dei rapporti funzionali della<br />

tradizionale sintassi armonica. (Vale ricordare che la tradizionale<br />

armonia funzionale segue un ordinamento gerarchico dei toni e<br />

assegna a ciascun grado della scala una specifica funzione<br />

armonica.)<br />

Tra gli elementi che contribuiscono a velare, rendere ambigue o<br />

addirittura vanificare le funzioni armonico-tonali figurano:<br />

08/05/2011<br />

20


– Frequente ricorso ad intervalli tonalmente neutri (tritoni, settime<br />

diminuite) nella definizione dei profili tematici.<br />

– Largo impiego di armonie cromatiche che fanno scivolare le<br />

dissonanze su altre dissonanze, eludendone la risoluzione. La tendenza<br />

generale è di allargare l'area tonale mediante l'uso sistematico di<br />

accordi dissonanti che rendono il percorso armonico del tutto aperto,<br />

imprevedibile. Non per nulla l'accordo emblema dell'armonia<br />

romantica è la settima diminuita, un accordo di massima tensione<br />

dissonante che, attraverso anche trasformazioni enarmoniche,<br />

consente una rapida modulazione verso tutte le 24 tonalità. Non è<br />

affatto sporadico il succedersi di catene di accordi di settima diminuita.<br />

Da ciò derivano vaste zone di indeterminatezza o indifferenza tonale.<br />

Questa sospensione della tonalità si riscontra con una certa frequenza<br />

specialmente nelle composizioni di Chopin, Liszt e poi di quasi tutti gli<br />

autori del secondo Ottocento.<br />

L'ESEMPIO mostra uno tra i numerosi passi tonalmente incerti e carichi di tensione<br />

armonica che si trovano nell'opera di Chopin (Mazurka in DO diesis min., Op. 30. n.<br />

4)<br />

08/05/2011<br />

21


– Tendenza a evitare l'accordo di tonica all'inizio della<br />

composizione. Alcuni romantici applicano questo<br />

procedimento con una certa frequenza: se ne trovano<br />

numerosi esempi nei lavori di Berlioz (vedi l'inizio della sinfonia<br />

Harold en Italie), Chopin (vedi l'inizio dello Scherzo in DO diesis<br />

min., Op. 39, e della Mazurka in LA min., Op. 17, n. 4, dove<br />

l'accordo di tonica compare soltanto sul primo tempo della<br />

ventesima battuta)<br />

Mazurka op.17 n.4<br />

– Predilezione per le oscillazioni fra due livelli tonali diversi, specialmente fra una<br />

tonalità minore e la relativa maggiore, e viceversa: vedi lo Scherzo in SIb min., Op.<br />

31, e la Seconda ballata in FA magg., Op. 38, di Chopin; "Aveu" da Carnaval, Op. 9,<br />

di Schumann (in queste e in molte altre composizioni, la tonalità minore e la<br />

relativa maggiore sono considerate più o meno la stessa tonalità).<br />

vedi anche Chopin Mazurka op. 62 n.2<br />

08/05/2011<br />

22


– Ricorrere frequente di progressioni di un modello armonico<br />

modulante e dissonante cosicché la risoluzione è rimandata<br />

indefinitamente. È un procedimento adoperato con buona frequenza da<br />

Liszt e Wagner specialmente (esempio classico: il preludio del Tristano e<br />

Isotta).<br />

Audio Preludio Tristano<br />

– Ampio uso di note estranee all'armonia, quali note<br />

di passaggio, ritardi, note cambiate e anticipazioni.<br />

– Allargamento dell'area della dissonanza mediante<br />

l'uso di nuovi agglomerati quali l'accordo di nona, di<br />

undicesima, le triadi eccedenti.<br />

– Tendenza a evitare le formule armoniche cadenzali<br />

tradizionali (I-IV-V-I).<br />

08/05/2011<br />

23


MELODIA.<br />

Diventa per il compositore romantico un fattore di prim'ordine, che determina<br />

l'aspetto individuale della sua creazione. Maggiore scioltezza e flessibilità<br />

rispetto al classicismo sono i tratti che caratterizzano la struttura della melodia<br />

romantica.<br />

Al posto della struttura periodica regolare, fatta di segmenti melodici d'ugual<br />

lunghezza, simmetricamente esposti, che tendono a completarsi a vicenda<br />

(4+4+8+8 battute, ad esempio), si predilige l'estensione variabile e irregolare<br />

delle frasi. Ciò, in molti casi, è una conseguenza del movimento armonico del<br />

tutto aperto e fluttuante (si svolge in un gioco continuo di giri cadenzali<br />

incompleti e provvisori).<br />

Osserva invece una regolarità rigorosa di fraseggio melodico quella parte della<br />

musica ottocentesca che mantiene i suoi legami diretti o indiretti con la danza, e<br />

quella che si dimostra più sensibile al linguaggio deIle tradizioni popolari.<br />

Esempio di espansione melodica conseguente al movimento armonico<br />

Adagio Sinfonia n.2 di Robert Schumann<br />

Spartito<br />

Audio<br />

A proposito della sovrapposizione del tema di Schumann a quello di Bach<br />

nell’adagio della seconda Sinfonia, si legga quanto segue a proposito della<br />

Ironia: la consapevolezza della finzione delle cose che circondano l'uomo e che<br />

egli stesso crea si traduce nell'ironia, per cui l'uomo prende coscienza della sua<br />

stessa limitatezza. L'ironia, che Socrate medesimo usava per autosminuirsi<br />

quando si confrontava con i suoi interlocutori (ironia socratica), si identifica<br />

quindi in un atteggiamento dissimulatore.<br />

08/05/2011<br />

24


FORMA<br />

Per quanto riguarda la forma, da una parte si nota la propensione a<br />

concentrare la forma in un piccolo spazio o breve durata (il Lied, il foglio<br />

d’album, la breve mazurka ecc).<br />

Dall’altra si configura la tendenza all’elaborazione di strutture formali ampie e<br />

monumentali sia nella forma che nelle sonorità (forma sonata ripensata in un<br />

ottica romantica).<br />

Nella concezione ottocentesca la forma–sonata è una struttura molto aperta in<br />

cui l’elaborazione motivica non è più limitata alla sola area dello sviluppo ma<br />

viene a diffondersi sull’intero movimento, generando così la cosiddetta “forma<br />

ciclica” in cui uno stesso motivo fondamentale si ripropone nelle forme più<br />

svariate dal primo movimento in quelli successivi.<br />

Alcune avvisaglie della forma-ciclica erano già presenti nella Quinta Sinfonia di<br />

Beethoven ma fu poi nelle opere di Schubert (Wanderer Fantasia), Berlioz<br />

(Sinfonia Fantastica), Schumann (Carnaval, Fantasia) e Liszt (Sonata in si<br />

minore) che avvennero gli sviluppi più significativi.<br />

LA FORMA E IL CONTENUTO: MUSICA<br />

ASSOLUTA E MUSICA A PROGRAMMA<br />

08/05/2011<br />

25


Sebbene fosse opinione diffusa che la musica fosse la più romantica fra<br />

tutte le arti proprio per la sua capacità di parlare al cuore saltando il filtro<br />

della ragione (che viene coinvolto, invece, dalla pittura che si serve dello<br />

sguardo e dalla letteratura che si serve delle parole), proprio in pieno<br />

<strong>romanticismo</strong> nasce la musica a programma (cui si contrappone la ‘musica<br />

assoluta’), ossia una musica che si serve di riferimenti extra musicali che ne<br />

chiariscano il contenuto (quadri, poesie, scritti, riferimenti ad opere<br />

letterarie, ad opere d’arte ecc.).<br />

Eppure anche la musica a programma, apparentemente così<br />

contraddittoria, ha radici ben profonde nel terreno estetico del<br />

<strong>romanticismo</strong>: la forte individualità dell’artista, la soggettività dei prodotti<br />

della sua fantasia, non più soggetti a regole condivise, l’idea che la musica<br />

esprima ‘contenuti’ e non solo ‘emozioni’, la necessità di mostrare l’intima<br />

unità fra tutte le arti (un concetto ripreso da Hoffman), ha spinto molti<br />

compositori, soprattutto di area francese, ad affiancare al discorso musicale<br />

anche dei riferimenti ad esso estranei.<br />

Uno dei primi seguaci della musica a programma fu Hector<br />

Berlioz (Côte-Saint-André, 11 dicembre 1803 – Parigi, 8 marzo<br />

1869).<br />

La musica di Berlioz è innanzi tutto una musica originalissima<br />

sia sul piano della struttura formale, che sul piano<br />

dell'armonia, che, soprattutto, su quello dell'orchestrazione.<br />

Berlioz, molto più dei suoi contemporanei tedeschi o francesi,<br />

rovescia gli schemi compositivi più assecondati, stravolge<br />

l'orchestrazione, e conferisce alla musica un contenuto<br />

nuovo, fantasmagorico e utopico. Tali novità, che i francesi<br />

conobbero attraverso la celeberrima Sinfonia Fantasticadel<br />

1830 (di cui Berlioz comporrà nel 1831 un seguito ideale con<br />

Lélio ou Le retour à la vie), vennero in parte "giustificate"<br />

tramite il programma letterario. Berlioz, probabilmente, capì<br />

che un modo per aiutare il pubblico verso la comprensione<br />

della sua musica consisteva nel porvi a fianco un<br />

"programma", uno scritto di natura autobiografica e onirica:<br />

proprio la visionarietà del programma avrebbe fatto<br />

comprendere le novità del linguaggio musicale.<br />

08/05/2011<br />

26


Una buona introduzione alla Sinfonia Fantastica è data<br />

dall’analisi che Robert Schumann le dedicò in uno dei suoi<br />

articoli (analizzandola non dalla partitura d’orchestra ma dalla<br />

trascrizione che di essa venne fatta da Liszt); analisi in cui è<br />

evidente una certa avversione del compositore tedesco verso il<br />

dettagliato programma che il collega francese volle divulgare sui<br />

quotidiani parigini alla vigilia della prima esecuzione del lavoro,<br />

in modo che i contenuti dell’opera fossero ben noti al pubblico<br />

prima dell’ascolto.<br />

Il piano della Sinfonia è il seguente:<br />

1. Rêveries. Passions<br />

2. Un bal<br />

3. Scène aux champs<br />

4. March au supplice<br />

5. Songe d'une nuit du Sabbat<br />

Schumann su Berlioz<br />

Sarà comunque interessante osservare che i cinque movimenti possono essere<br />

ricondotti allo schema della Sinfonia classica sebbene l’impiego di temi<br />

ricorrenti ci imponga di considerarla come una romantica forma ciclica:<br />

1. Rêveris. Passions è infatti un vero e proprio primo movimento<br />

con tanto di introduzione iniziale.<br />

2. Un bal, corrisponde allo Scherzo<br />

3. La Scène aux champs, all'Adagio<br />

4. 5. La Marche e il Songe al finale<br />

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Musica assoluta e a programma<br />

La Sinfonia Fantastica di Berlioz<br />

Partitura temi ricorrenti<br />

Audio (finale)<br />

UNA DIGRESSIONE SU UN ACCESO<br />

DIBATTITTO OTTOCENTESCO: FORMA E<br />

CONTENUTO<br />

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1830: il pensiero sulla nuova musica ha<br />

come punto di partenza una riflessione<br />

sulla produzione strumentale<br />

di Beethoven<br />

Ciò che i contemporanei ammiravano in<br />

essa era anzitutto la sua conformazione, ciò<br />

che da lì in avanti verrà chiamata “forma”<br />

Esemplare l’opera in quattro volumi di Adolf Bernhard Marx il Manuale di<br />

composizione pubblicato fra il 1837 e il 1847.<br />

Marx suddivide la materia in due grandi capitoli:<br />

Teoria pura<br />

comprende la teoria<br />

armonica e melodica<br />

Culmina nella Teoria della forma<br />

Teoria applicata<br />

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Per Marx la forma è<br />

«nient’altro che una delle vie lungo cui la ragione<br />

creatrice d’arte reca a compimento la sua opera; e tutte<br />

le forme prese insieme sono per noi solo la quintessenza<br />

delle diverse maniere cui la ragione artistica produce la<br />

sua opera, la totalità delle opere d’arte»<br />

FORMA<br />

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Eduard Hanslick (contrario alla musica a programma e<br />

sostenitore del primato della forma sul contenuto) nel<br />

suo saggio Il Bello Musicale del 1854, scriveva che…<br />

Il bello musicale coincide con la forma<br />

«Contenuto della musica sono forme sonore in<br />

movimento»<br />

«Si è soliti citare spesso il fatto che Beethoven,<br />

nell’abbozzare parecchie sue composizioni, immaginava<br />

determinati eventi o stati d’animo. Quando Beethoven o<br />

un qualche altro compositore, ha osservato questo<br />

procedimento, lo ha usato unicamente come mezzo<br />

ausiliario per mantenere più facilmente l’unità musicale<br />

mediante il nesso di un avvenimento obiettivo».<br />

Questo concetto di forma, elevato a primato estetico<br />

generò per reazione il suo contrario, ossia il concetto di<br />

CONTENUTO<br />

affetto, sentimento, immagine<br />

programma, espressione di<br />

una immagine premusicale ecc.<br />

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Vienna<br />

Il punto di partenza per i sostenitori del primato del<br />

contenuto sulla forma fu, come sempre…<br />

BEETHOVEN<br />

BEETHOVEN<br />

Conservatori Neotedeschi<br />

(primato della forma) (primato del contenuto)<br />

Hanslick, Brahms, Joachim,<br />

Bischoff…<br />

Nel 1860 pubblicarono un<br />

manifesto contro la “musica<br />

dell’avvenire” dei neotedeschi<br />

Weimar<br />

Liszt, Bülow, Cornelius, Raff<br />

esponenti furono anche Berlioz<br />

(Sinfonia Fantastica)<br />

(sebbene operasse a Parigi)<br />

e Wagner<br />

08/05/2011<br />

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Beethoven<br />

Beethoven e i neotedeschi<br />

Sinfonia n. 3<br />

Beethoven<br />

Beethoven e i neotedeschi (Quinta: inizio dello sviluppo)<br />

Sinfonia n. 5<br />

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Beethoven<br />

…l’assolo dell’oboe<br />

Sinfonia n. 5<br />

Beethoven e i neotedeschi<br />

Beethoven<br />

Sinfonia n. 5<br />

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Il genere base della musica a programma è…<br />

IL POEMA SINFONICO<br />

codificato da Liszt<br />

Il genere base della musica a programma è…<br />

il Poema Sinfonico (Ton Dichtung) è «un componimento<br />

poetico fatto di suoni» (F.Liszt), un poema strumentale<br />

e il creatore di un’opera siffatta è un “poeta dei suoni”<br />

(Ton Dichter), un “sinfonista poeta”.<br />

A differenza dei formalisti – dice Liszt – i poeti del suono<br />

usano la forma come un mezzo espressivo… e la forma viene<br />

plasmata a seconda delle idee (leggi: dei contenuti) da<br />

esprimere.<br />

08/05/2011<br />

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Perché nasce il poema sinfonico:<br />

a) perché si vuole rivalutare la musica strumentale, la si vuole innalzare al<br />

rango di poesia che, in quanto tale, può esprimere idee estetiche, ossia<br />

una aconcettualità ispirata dal concetto…<br />

b) perché il programma media fra ascoltatore e compositore indirizzando<br />

l’ascolto e le riflessioni del pubblico su quanto sentito («Il programma<br />

accresce il numero di quanti capiscono e apprezzano»);<br />

c) perché attraverso il programma si ribadisce l’unità fra le arti, ossia il<br />

legame che lega musica e pittura, scultura, letteratura, poesia ecc.<br />

d) perché il contenuto sempre nuovo (ossia il continuo rinnovarsi della<br />

fonte d’ispirazione) motiva le innovazioni della forma («creare nuove<br />

forme per esprimere nuove idee», «la forma viene plasmata in base alle<br />

esigenze dell’idea da esprimere», Liszt).<br />

Chopin, finale Sonata in si bem. min a) vedi Chopin, finale Sonata in si bem min.<br />

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Gli Autori<br />

Romantici tedeschi<br />

FRANZ SCHUBERT<br />

08/05/2011<br />

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Franz Schubert (1797-1828)<br />

Dopo la morte Franz Schubert divenne una delle figure<br />

emblematiche della Vienna degli anni della Restaurazione,<br />

anche se spesso in una immagine edulcorata e<br />

riduttivamente dimessa. Con la vita musicale ufficiale della<br />

capitale asburgica, tuttavia, i rapporti di Schubert furono<br />

assai problematici. Il successo dell'opera italiana e le<br />

chiusure provinciali cui si avviava la vita concertistica a<br />

Vienna rendevano difficile la posizione di un musicista come<br />

Schubert che non era un pianista virtuoso e che cercò più<br />

volte inutilmente una affermazione teatrale.<br />

Dopo aver definitivamente abbandonato nel 1818 il posto di<br />

maestro di scuola accanto al padre, egli dipese dall'aiuto e<br />

dall'ospitalità di una ristretta cerchia di amici: d'altra parte<br />

non ebbe alcun rapporto con gli ambienti aristocratici che<br />

protessero Beethoven. La dimensione privata delle<br />

"schubertiadi" (serate musicali durante le quali Schubert i<br />

suoi amici si esibivano in prima persona) era la preferita dal<br />

compositore.<br />

08/05/2011<br />

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39


08/05/2011<br />

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La figura stessa di Beethoven doveva giocare negativamente<br />

sul carattere timido e riservato del compositore: per anni<br />

Schubert non intese far eseguire le proprie composizioni<br />

sinfoniche (spesso rimaste allo stadio di semplici abbozzi quasi<br />

che il compositore le considerasse dei semplici esercizi sulla<br />

forma) poiché evidentemente temeva il confronto col "Genio"<br />

di Bohn. Soltanto dopo la sua morte, per interessamento<br />

diretto di Schumann, venne eseguita la sua Sinfonia in do<br />

maggiore (l'ultima portata a termine da Schubert) mentre la<br />

Sinfonia in si minore (1822, nota come Incompiuta poiché<br />

Schubert portò a termine solo i primi due movimenti) rimase<br />

sconosciuta fino al 1865.<br />

Una delle grandi conquiste compositive di Franz Schubert riguarda il superamento della<br />

forma Sonata così come essa era stata pensata dai compositori del periodo classico e, in<br />

particolar modo, da Beethoven. Per un'analisi del pensiero musicale schubertiano si<br />

osservi l'esposizione della Sonata in la minore op.42 -D.845. Il primo tema, di natura lirica,<br />

contiene in sé gli elementi su cui si fonderà l'intera esposizione: l'intervallo di semitono sido<br />

(doppia acciaccatura), la nota ripresa un'ottava sotto (batt. 1 e 2), la nota ribattuta<br />

(batt.3). Con un procedimento tipico in lui, Schubert ripete questo tema un tono sopra:<br />

viene in tal modo a toccare la nota fa; mi e fa insieme costituiscono i due culmini melodici<br />

e la cellula motivica su cui si baserà gran parte dell'esposizione. E si noti come a questa<br />

cellula Schubert sovrapponga costantemente anche la nota ribattuta (batt.12-13) oppure<br />

l'alterni con essa (batt. 26 e sgg.). Lungi dall'essere qualcosa di sostanzialmente nuovo, il<br />

secondo tema è una trasformazione nel senso della cantabilità dei motivi del ponte e, in<br />

definitiva, si presenta come una conquista della regione tonale di do maggiore. Come si<br />

vede tutto nasce dal desiderio di esplorare due cellule motiviche contenute nel tema e<br />

nella ripetizione di quest'ultimo: un desiderio che Schubert concretizza con uno spirito<br />

essenzialmente melodico (cioè non dinamico, come accade invece in Beethoven) che lo<br />

spinge a modulazioni arditissime e a un discorso musicale continuamente aperto,<br />

dilagante (Schumann definiva le opere di Schubert di una "divina lunghezza).<br />

08/05/2011<br />

41


Ritenuto dai suoi proprietari un clavicembalo (nel castello di Vilain in Belgio) , lo<br />

strumento fu reso noto agli appassionati soltanto nel 1998 quando si procedette al<br />

suo restauro. Si scoprì allora che si trattava di un autentico Nannette Streicher<br />

datato Vienna 1826.<br />

Sonata in la minore op.42 -D.845<br />

Audio<br />

Spartito<br />

Dal punto di vista di Schubert non esistono nella musica<br />

elementi secondari o principali. Poiché gli elementi principali<br />

della forma sonata (i temi) possono essere trattati come<br />

secondari mentre questi ultimi (accompagnamenti ecc.) possono<br />

dar origine ad intere sezioni basate interamente su di essi. E'<br />

quanto accade nell'Incompiuta dove non solo ai temi principali e<br />

secondari sono attribuite funzioni diverse rispetto a quanto si<br />

verifica nella forma sonata classica, ma soprattutto dove un<br />

elemento secondario come il semplice accompagnamento del<br />

secondo tema assume un ruolo ben più importante nello<br />

sviluppo.<br />

08/05/2011<br />

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LIED<br />

La dimensione essenzialmente lirica del discorso musicale<br />

schubertiano ci aiuta a comprendere perché il terreno<br />

privilegiato della sua creazione sia il Lied (brevi brani per canto e<br />

pianoforte raccolti in cicli o indipendenti uno dall'altro<br />

considerati come parte di un genere minore e che Schubert farà<br />

diventare genere d'arte).<br />

Il grande merito di Schubert fu quello di elevare il Lied a forma<br />

d’arte, ed è per questo che Goethe, per il quale il Lied dove<br />

mantenere intatta la sua natura popolare, non lo capì.<br />

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Schubert – Il Viandante 1816<br />

Spartito con rilievi analitici Audio<br />

Margherita all’arcolaio<br />

Audio<br />

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Die Schöne Müllerin – Winterreise<br />

Oltre a centinaia di Lieder sparsi (complessivamente Schubert ha scritto pi ù di 600<br />

Lieder) la più famosa e completa immagine del viandante è racchiusa nei due cicli<br />

mülleriani: Die Schone Müllerin (La Bella mugnaia) e Winterreise (Viaggio d’inverno).<br />

I due cicli meritano di essere accostati sul piano del contenuto anche perché il secondo<br />

ciclo rappresenta quasi la continuazione del primo.<br />

Nel primo ciclo poetico il poeta Müller racconta la vicenda di un viandante che crede di<br />

poter interrompere il suo viaggio nell'illusione di aver trovato una casa, una famiglia, un<br />

amore. Il lettore vive tutte le fasi dell'innamoramento del viandante, i suoi sogni, fino al<br />

compimento -purtroppo non definitivo- di questo amore rappresentato dal liuto -<br />

simbolo del viandante- appeso al chiodo con un nastro verde, il colore della natura e<br />

dell'eterno vagare in essa.<br />

Quando l'amore finisce, il viandante riprende il suo cammino. E' questa però la parte più<br />

breve del ciclo risolta in sole 5 poesie su un totale di 20. Il Wanderer, "müder", stanco,<br />

intraprende l'ultimo suo viaggio, quello che lo porterà ad essere un tutt'uno col fiume.<br />

Nella Winterreise, "Il Viaggio d'inverno", Müller insiste<br />

invece esclusivamente sul distacco dalla casa, dalla<br />

famiglia, dall'amore. Il primo "lied" ci presenta il<br />

viandante che nel buio della notte, in una seria<br />

d'inverno, "come un estraneo" imbocca la strada<br />

sepolta di neve. Il suo saluto alla fanciulla, sussurrato<br />

fra le labbra per non disturbarne il sonno, è "Gute<br />

Nacht", "buona notte", espressione semplice e tragica<br />

nello stesso tempo, che nell'idioma del viandante è il<br />

saluto finale, l'addio al mondo e alla vita.<br />

08/05/2011<br />

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La dimensione lirica della musica di Schubert è<br />

evidenziata non solo dalla stupefacente bellezza<br />

delle sue melodie ma anche dalla tendenza a<br />

comporre musica strumentale servendosi di una<br />

matrice liederistica (come evidenziato dalla<br />

tabella che segue).<br />

Ascolto Improvviso in sol bem. D 899<br />

08/05/2011<br />

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Fantasia Wanderer con rilievi analitici<br />

Finale Quartetto «La morte e la fanciulla»<br />

Video<br />

FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY<br />

(18<strong>09</strong>-1847)<br />

08/05/2011<br />

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La breve ma intensissima attività di Felix Mendelssohn<br />

come compositore, direttore d'orchestra, pianista,<br />

organizzatore ebbe i suoi poli in Berlino, Lipsia,<br />

Dusseldorf e Londra. A Berlino si compì la formazione<br />

di Mendelssohn che trovò molteplici stimoli anche<br />

nella ricchezza intellettuale dell'ambiente familiare<br />

(era figlio di un banchiere ebreo e nipote del filosofo<br />

Moses Mendelssohn): nel 1819 divenne allievo di<br />

Zelter, il consigliere musicale di Goethe. A Berlino<br />

ascoltò le lezioni universitarie di Hegel ed esordì come<br />

compositore e direttore d'orchestra facendosi fra<br />

l'altro promotore ed interprete della prima<br />

esecuzione moderna della Passione secondo Matteo<br />

di Bach alla Singakademie nel 1829. In seguito diverrà<br />

direttore del Gewandhaus di Lipsia nel 1835. Con<br />

l'orchestra del Gewandhaus egli suonò la prima<br />

esecuzione dell'ultima sinfonia di Schubert e della<br />

seconda Sinfonia di Schumann e di molte altre<br />

musiche nuove; ma lavorò anche in un'altra direzione<br />

proponendo concerti storici con musiche dimenticate<br />

di Bach e di Haendel.<br />

Schumann ebbe a scrivere di lui: "E' il Mozart del secolo XIX, il più limpido<br />

musicista che per primo ha chiaramente viste e conciliate le contraddizioni di<br />

un'epoca". Sono infatti estranei a Mendelssohn gli aspetti più inquietanti e<br />

radicalmente eversivi del Romanticismo e l'ideale artistico di Goethe sembra aver<br />

lasciato un segno profondo nella sua musica, dove non vengono mai meno<br />

l'eleganza, la misura, l'equilibrio, che si manifestano nella limpida scioltezza<br />

dell'invenzione melodica, nella chiarezza dell'armonia, nella tendenza a costruire<br />

la frase con simmetria e regolarità.<br />

Di qui anche le accuse di superficialità e di accademismo che a Mendelssohn<br />

furono rivolte, o l'ironia con cui Debussy ebbe a parlare di lui come di un "notaio<br />

elegante e leggero" (ma in alcuni avversari di Mendelssohn come Wagner o negli<br />

anni del nazismo pesarono anche prevenzioni antisemite). Queste riserve<br />

sembrano ignorare che in Mendelssohn scorrevolezza e apparente regolarità<br />

sono perseguite con un deliberato sforzo costruttivo, la cui fatica non lascia però<br />

tracce nel risultato finale. In realtà Mendelssohn ripensa, come tutti i suoi<br />

contemporanei, la forma in profondità; la sua abilità sta piuttosto nel risolvere<br />

senza residui e senza fatica apparente le sue ricerche linguistiche.<br />

08/05/2011<br />

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Le direttrici lungo le quali si sviluppa la personalità artistico-musicale<br />

di Mendelssohn sono le seguenti:<br />

la Salonmusik, ovvero il pezzo da salotto per pianoforte (Romanze<br />

senza parole);<br />

il virtuosismo strumentale (espresso principalmente nei due Concerti<br />

per pianoforte e nel Concerto per violino);<br />

il sinfonismo "programmatico", (le Sinfonie italiana, scozzese, la<br />

Riforma, le ouvertures da concerto come Le Ebridi, Calma di mare e<br />

viaggio felice, Sogno di una notte di mezza estate [video]);<br />

la musica da camera (Quartetti op.44, op.80, i Trii, i due Quintetti per<br />

archi e l'Ottetto);<br />

la musica religiosa a cappella e con accompagnamento strumentale<br />

ispirata dal ripristino della Passione Secondo Matteo di Bach (1829)<br />

(gli oratori Paulus ed Elias).<br />

Sinfonia Scozzese<br />

Partitura con rilievi analitici<br />

08/05/2011<br />

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LA MUSICA DA CAMERA DI<br />

MENDELSSOHN<br />

Felix Mendelssohn (18<strong>09</strong>– 1847)<br />

Quartetto n.1 in mi bemolle magg., op. 12 (1829)<br />

Quartetto n. 2 in la minore, op. 13 (1827) (si riallaccia all’op. 132 di<br />

Beethoven)<br />

3 Quartetti op. 44 (1837/39)<br />

n. 3 op.44/I in re maggiore<br />

n. 4 op.44/II in mi minore<br />

n. 5 op.44/III in mi bemolle maggiore<br />

Quartetto n. 6 op. 80 in fa minore (1847)<br />

Quattro pezzi per quartetto op. 81<br />

(I tema e variazioni; II Scherzo; III Capriccio; IV Fuga dalla<br />

Jupiter di Mozart)<br />

08/05/2011<br />

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Mendelssohn<br />

Quartetto n. 6 op. 80 in fa minore (1847)<br />

Partitura – Audio I movimento<br />

Altre formazioni per soli archi<br />

DUO (pochi esempi prevalentemente fine Sette inizio Ottocento)<br />

due violini (Spohr)<br />

viola e violoncello (Beethoven 1)<br />

TRIO<br />

Violino, viola e violoncello (Beethoven 3, Schubert 2 – Nel ‘700 2 violini e violoncello)<br />

QUINTETTO<br />

a) violino I, violino II, viola I, viola II, violoncello ( Beethoven1, Mendelssohn 2, Brahms<br />

2)<br />

b) violino I, violino II, viola I, violoncello I, violoncello II (Schubert – con lo stesso<br />

organico Beethoven aveva trascritto una fuga dal Clavicembalo b.t. di Bach)<br />

SESTETTO<br />

violino I, violino II, viola I, viola II, violoncello I, violoncello II (Raff 1, Brahms 2)<br />

OTTETTO<br />

violino I, violino II, violino III, violino IV, viola I, viola II, violoncello I, violoncello II (Spohr<br />

4 doppi quartetti , Mendelssohn)<br />

08/05/2011<br />

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Mendelssohn (18<strong>09</strong>– 1847)<br />

Ottetto op. 20 (4 violini, 2 viole, 2 violoncelli) 1825<br />

1. Conoscenza dei doppi Quartetti di<br />

Louis Spohr (in particolare del primo<br />

i n re mi n. scritto nel 1823)<br />

Spohr diceva che nei suoi doppi quartetti i<br />

due organici dialogano fra loro alla<br />

maniera di un doppio coro. Cosa che, al<br />

contrario (è l o stesso Spohr ad affermarlo)<br />

non succede nell’Ottetto di Mendelssohn<br />

dove gli otto strumenti collaborano<br />

unitariamente (non del tutto vero vedi<br />

batt. 21 1° movimento).<br />

Stimoli nella composizione dell’Ottetto<br />

Il volo delle nubi, la nebbia col suo velo,<br />

hanno un chiarore dall’alto.<br />

L’aria nel pergolato, il vento nel camino,<br />

tutto svanisce<br />

Goethe, Faust, «La notte di Valpurga»<br />

2. L’esperienza acquisita nella<br />

composizione delle Sinfonie per<br />

archi composte fra i l 1821 e i l 1824<br />

Le prime sinfonie giovanili di<br />

Mendelssohn erano concepite per 4 parti<br />

(archi). Poi o dividendo violoncelli e<br />

contrabbassi o aggiungendo una parte di<br />

viola, arrivò a 5. Poi, con la n. 9 del 1823,<br />

Mendelssohn arrivò ad otto parti<br />

08/05/2011<br />

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Elementi “sinfonici” nell’Ottetto:<br />

a) espansione dell’organico e conseguente sonorità sinfonica<br />

1) da ricordare che Mendelssohn stesso trascrisse per orchestra lo<br />

Scherzo indicandolo come alternativa valida al terzo movimento<br />

della sua prima sinfonia (op. 11). Inoltre sul frontespizio della<br />

prima edizione dell’Ottetto (1832) scrisse che «Questo Ottetto<br />

deve essere suonato da tutti gli strumenti nello stile di<br />

un’orchestra sinfonica. Piani e forti devono essere osservati ed<br />

enfatizzati più di quanto accada in lavori consimili”.<br />

b) espansione della forma<br />

c) adozioni di atteggiamenti compositivi di natura sinfonica come nel<br />

finale che segue le orme della Jupiter unendo fuga e forma sonata.<br />

Partitura – Audio 1 – Audio 2 – Audio 3 – Audio 4<br />

ROBERT SCHUMANN (1810-1856)<br />

08/05/2011<br />

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Se la facilità nel vivere e nel comporre fu la cifra della pur breve vita di<br />

Mendelssohn, la caratteristica in cui più ci imbattiamo osservando la figura di<br />

Robert Schumann (1810-1856) è la duplicità, quintessenza di quella Zerrissenheit<br />

('dilacerazione') tipica del Romanticismo. Egli sentiva di essere scisso in una<br />

'doppia natura', e la simboleggerà con i personaggi di Florestano (l'entusiasta) ed<br />

Eusebio (il malinconico) .<br />

Ma una duplicità più profonda regnava nel suo animo, impensabile in un artista<br />

dei secoli precedenti: quella tra una 'prosaica' mentalità borghese, desiderosa di<br />

affermazione economica e sociale, e una 'poetica' esigenza di dedicarsi all'arte<br />

anima e corpo, con totale esclusività.<br />

Schumann si sentiva attratto da due poli contrastanti: tanto la musica quanto la<br />

letteratura, nella quale si cimentò fin dall'età di 13 anni (scrisse alcune voci per<br />

una specie di enciclopedia biografica pubblicata dal padre), proseguendo poi<br />

come scrittore di poesie, novelle, romanzi e drammi.<br />

Nel 1826 morirono sia il padre che Carl Maria von Weber, con cui il padre di<br />

Schumann aveva preso contatti perché il giovane Robert studiasse con lui; questo<br />

fatto determinò il prevalere dell'opinione materna, e a 18 anni Schumann si<br />

iscrisse all'Università di Lipsia, spostandosi poi all'ateneo di Heidelberg l'anno<br />

seguente.<br />

All'età di 20 anni la grande decisione: non solo le sue ambizioni musicali<br />

prevalsero su quelle letterarie, ma egli abbandonò definitivamente l'università e<br />

ritornò a Lipsia, dove riprese gli studi pianistici con Friedrich Wieck, avviati dal<br />

1828. Nel 1831-32 prese regolari lezioni di composizione dal direttore del teatro<br />

di Lipsia Heinrich Dorn.<br />

Negli anni 1832-35 Schumann pose le basi di tutta la sua vita futura, che sarà<br />

fortemente segnata anche nel suo caso dall'attivismo culturale. Troncata<br />

irrimediabilmente una promettente carriera di strumentista virtuoso per una<br />

progressiva paralisi alla mano destra, egli non si dedicò solo alla composizione,<br />

ma si prodigò come diffusore della nuova musica soprattutto in qualità di critico<br />

musicale.<br />

Iniziò scrivendo nel 1831 un'entusiastica recensione delle Variazioni su 'Là ci<br />

darem la mano' op. 2 dell'ancora sconosciuto Chopin. Nel 1834 riuscì a far uscire<br />

il primo numero di una rivista da lui stesso fondata, la «Neue Zeitschrift für<br />

Musik» («Nuova rivista musicale»), di cui assumerà la direzione dal 1835 al 1844.<br />

08/05/2011<br />

54


Dalle colonne di questo periodico Schumann avviò una vera battaglia culturale<br />

con un triplice scopo da lui esplicitamente annunciato:<br />

«ricordare con vigore l'epoca antica e le sue opere», prime fra tutte quelle di<br />

Bach, Beethoven e Schubert, attingendo ad esse come ad una «fonte tanto<br />

pura»;<br />

«lottare contro il più recente passato in quanto epoca antiartistica», 'filistea',<br />

senza «altro intento che quello di aumentare il virtuosismo esteriore»;<br />

infine e soprattutto, «preparare una nuova età poetica e contribuire ad<br />

affrettarne l'avvento». A questo scopo egli affratellava tutti i compositori che<br />

sentiva 'poetici' e 'romantici‘ (la famosa ‘lega di Davide’), dimostrando uno<br />

straordinario fiuto nello scovare giovani talenti: Chopin, Mendelssohn, Berlioz,<br />

Liszt, Brahms, per citare i maggiori, tutti da lui accuratamente portati alla ribalta<br />

anche nel caso in cui non ne condivideva l'impostazione compositiva .<br />

Parallelamente a questo legame ideale tra compositori e al concreto gruppo di<br />

lavoro che gestiva la rivista, intorno al 1833 Schumann fu il fondatore di una lega<br />

artistica del tutto particolare perché totalmente immaginaria: il Davidsbund ('Lega<br />

di David'), che come il biblico eroe aveva il compito di combattere i 'filistei'.<br />

Tutto nacque dai nomignoli con cui egli battezzava i frequentatori di casa Wieck, a<br />

Lipsia.<br />

I personaggi principali erano tre:<br />

Florestano (il 'beethoveniano', impulsivo e ardente, pieno di slanci appassionati e<br />

attirato da ciò che è nuovo e strano)<br />

Eusebio (sognatore, riflessivo, dolce, le cui conquiste sono più lente di quelle di<br />

Florestano ma più salde e durevoli)<br />

Maestro Raro (inizialmente era il soprannome di Wieck stesso: raffigura la<br />

saggezza, la maturità, l'equilibrio). Questi personaggi immaginari appaiono tanto<br />

come autori delle recensioni critiche scritte da Schumann, quanto in alcune sue<br />

composizioni.<br />

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Gli anni 1832-35 furono decisivi per Schumann anche dal punto di vista umano: nel<br />

1833 egli iniziò ad innamorarsi della figlia del suo maestro, Clara Wieck, quattordicenne<br />

ma già straordinariamente matura.<br />

Clara Wieck (1819-1896) era una promettente pianista e sotto la guida paterna divenne<br />

in breve uno dei maggiori concertisti di fama internazionale, effettuando tournée in<br />

tutta Europa. Nel 1835 Clara e Robert si fidanzarono segretamente, per la decisa<br />

opposizione del padre di lei; il matrimonio avvenne solo nel 1840, dopo furibonde<br />

battaglie legali con Wieck. Il rapporto con Clara mette a nudo un'altra duplicità nella<br />

vita di Schumann: contemporaneamente ad un indiscutibile e intensissimo<br />

coinvolgimento sentimentale, egli era professionalmente molto geloso di lei, provando<br />

quasi un complesso d'inferiorità nei suoi confronti.<br />

Anche in un campo in cui giustamente non temeva rivali,<br />

quello compositivo, va registrata un'ulteriore duplicità:<br />

dotato di un carattere incline al disordine (così<br />

sembrerebbe), Schumann impose a se stesso il massimo<br />

dell'ordine e della disciplina, costringendosi tra l'altro ad<br />

esplorare un genere musicale per volta.<br />

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Così negli anni tra il 1829 e il 1839 compose quasi<br />

esclusivamente per pianoforte: citiamo le<br />

Variazioni sul nome Abegg, i Papillons, i<br />

Davidsbundlertanze (Danze dei seguaci della lega di<br />

David, v. Approfondimento), il Carnaval, le Études<br />

symphoniques (Studi sinfonici), le Kinderszenen<br />

(Scene d'infanzia), i Kreisleriana, la Fantasia in do<br />

magg. op. 17, Humoreske (Umoresca), le<br />

Novelletten (Novellette), le due Sonate in fa diesis<br />

min. e sol min. (rispettivamente n. 1 op. 11 e n. 2<br />

op. 22) e la sonata in fa min. detta Concert sans<br />

orchestre (Concerto senza orchestra).<br />

Il 1840 fu un anno dedicato ai Lieder per voce e pianoforte. Fra i tanti,<br />

segnaliamo solo le raccolte Myrthen (Mirti), Dichterliebe (Amore di poeta)<br />

su testi di Heine, Frauenliebe und Leben (Amore e vita di donna) su poesie<br />

di Chamisso (ma ne compose molti altri anche negli anni seguenti).<br />

Il 1841 fu invece l'anno delle sinfonie: scrisse la sua Prima sinfonia<br />

(diretta da Mendelssohn a Lipsia: un vero trionfo) e quella che,<br />

rielaborata dieci anni dopo, sarà la Quarta (questa ebbe molto meno<br />

successo: il pubblico era più interessato all'esibizione su due pianoforti,<br />

nel medesimo concerto, di Clara e Liszt).<br />

Nel 1842 vi fu invece un sistematico approfondimento della musica da<br />

camera, eseguita dal quartetto d'archi del Gewandhaus con la<br />

partecipazione di Clara o Mendelssohn come pianisti (citiamo i tre<br />

Quartetti per archi op. 41, il Quartetto e il Quintetto con pianoforte e la<br />

prima versione dei Phantasiestucke per violino, violoncello e pianoforte).<br />

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Nel 1845 esplose la passione per il contrappunto, mentre<br />

a partire dagli anni ‘50 oltre alla Sinfonia, s’interessò alle<br />

grandi forme per soli, coro e orchestra. Nascono così: la<br />

Terza sinfonia, detta Renana (1850), il completamento<br />

delle Szenen aus Goethes Faust (Scene dal Faust di<br />

Goethe) per soli, coro e orchestra (1844-53), la Messa e il<br />

Requiem (1852), entrambi per coro e orchestra.<br />

Anche se Schumann era contrario a qualsiasi idea di un programma<br />

o di una qualche descrittività in musica (lo infastidivano perfino i<br />

titoli beethoveniani dell'Eroica e della Pastorale), pure non rifuggì<br />

dal caricare le sue musiche - specialmente quelle pianistiche - di<br />

una fitta rete di riferimenti più o meno nascosti a realtà esterne<br />

alla composizione stessa. Abbiamo dunque composizioni collegate<br />

in vario modo ad opere letterarie: Papillons a un romanzo di Jean<br />

Paul; Kreisleriana ad un personaggio, Johannes Kreisler, uscito dalla<br />

penna di E.T.A. Hoffmann; le Waldszenen con il Jagdbrevier<br />

(Breviario di caccia) di Heinrich Laube, e così via. E frequente anche<br />

la presenza di 'motti' letterari (nella Fantasia op. 17 e nei<br />

Davidsbundlertanze, per esempio) e di citazioni musicali più o<br />

meno esplicite, sue o altrui (ad esempio, Beethoven nella Fantasia<br />

op. 17 e nella terza delle Novelletten, Clara Wieck nei<br />

Davidsbundlertanze; sue autocitazioni, poi, compaiono un po'<br />

dappertutto).<br />

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Ritornando a un'antica prassi, Schumann compone anche temi<br />

che cifrano nomi di persona secondo la notazione alfabetica<br />

tedesca ('Abegg', 'Asch', 'Gade' e, in modo spesso velato,<br />

'Clara'). Infine, egli ricorre anche alla presenza di personaggi o<br />

maschere dietro cui celarsi quali ad esempio Florestano ed<br />

Eusebio (anche in versione 'araba' nei Bilder aus Osten). Forse<br />

tutto ciò era un 'raro' modo di sanare le sue fratture interiori<br />

coniugando musica, letteratura, relazioni personali e<br />

sentimentali in un unico mondo veramente 'poetico', di cui lui<br />

solo possedeva la chiave e che per noi è ancora in molti casi<br />

impenetrabile.<br />

Ascolti<br />

Il poetico e il combinatorio<br />

Adagio Sinfonia n. 2 Spartito<br />

Il Lied (fiducia nella musica assoluta)<br />

Vita e amore di donna Spartito testi<br />

dal Carnaval op.9<br />

Eusebio – Florestano – Chiarina – Chopin – Paganini Spartito<br />

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FRYDERYK CHOPIN (1810-1849)<br />

Fra i tratti peculiari del <strong>romanticismo</strong> francese è da segnalare la<br />

varietà dei luoghi di provenienza dei suoi protagonisti. Mentre<br />

Schubert, Schumann e Mendelssohn sono tutti tedeschi, l'unico<br />

francese in patria è Berlioz, mentre gli altri protagonisti scelgono<br />

Parigi come patria ideale pur essendo nati al di fuori della<br />

Francia.<br />

Caso emblematico in tal senso è quello di Chopin: nato a<br />

Varsavia, dove si forma musicalmente, stabilisce a partire dal<br />

1830 la sua residenza a Parigi. Qui si esibisce (raramente) in<br />

qualità di pianista; non si può dire che egli fosse un pianista<br />

virtuoso ma senza dubbio era un pianista assai raffinato nel<br />

tocco: prova ne sia che Chopin è a Parigi il più pagato e il più<br />

richiesto insegnante di pianoforte.<br />

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Gli ambienti che frequenta sono soprattutto i salotti dell'alta<br />

nobiltà parigina. Ed è questa nobiltà che Chopin dedica gran<br />

parte della sua produzione a partire dalle forme tipiche<br />

dell'intrattenimento salottiero come i Notturni e i Valzer per<br />

pianoforte (portate a un livello di incredibile raffinatezza<br />

artistica), ai quali egli affianca però alcuni rimandi a generi<br />

nazionali polacchi con le "Mazurche", le "Polacche“, a<br />

rivisitazioni della forma Sonata (Scherzi, Ballate) fino alle<br />

Sonate vere e proprie, ai concerti e alle rare pagine<br />

cameristiche (un Trio, una Sonata per violoncello ecc) o con<br />

l’orchestra (i due Concerti nei quali al posto del dialogo fra il<br />

solista e l’orchestra, il pianoforte è dominatore assoluto).<br />

Fra le innumerevoli conquiste di Chopin (la ricercatezza armonica e timbrica è un<br />

ambito in cui non ha rivali) si deve annoverare un nuovo modo di concepire<br />

l’esercizio tecnico alla tastiera, attraverso le due serie di Studi.<br />

A differenza di quanto avviene negli Studi di Cramer o Czerny, Chopin eleva la<br />

pratica della formazione e del consolidamento della tecnica pianistica a un livello<br />

artistico e tecnico fino ad allora sconosciuto. Mentre in Cramer e, ancor di più in<br />

Czerny, gli aspetti tecnico-digitali sono affrontati nell'ottica dell'esercizio pianistico,<br />

che obbliga l'aspirante concertista a ripetere ossessivamente un unico problema<br />

tecnico, in Chopin il virtuosismo esecutivo e l'espressione poetica si fondono per<br />

conferire all'intenzione didattica una grandissima libertà di pensiero e un profondo<br />

significato musicale. Così gli arpeggi, le scale, le doppie terze, i salti, le ottave non<br />

rappresentano soltanto i meri "attrezzi da lavoro" del pianista, ma diventano con<br />

Chopin altrettanti punti di partenza verso una inesauribile ricerca timbrica e<br />

armonica.<br />

Con gli Studi, insomma, Chopin dimostra una volta di più che il virtuosismo in se<br />

stesso non è mai il fine ultimo della sua opera compositiva. Ed è per questa ragione<br />

che, come disse il grande Cortot, alla palestra degli Studi non può accedere né il<br />

virtuoso privo di musicalità, né il musicista privo di capacità virtuosistiche, ma<br />

soltanto l'artista dotato del perfetto equilibrio di tali componenti.<br />

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Ascolti<br />

L’eleganza melodia<br />

Concerto in mi minore (su pianoforte Pleyel)<br />

Larghetto Spartito<br />

Studio in fa maggiore op. 10 n. 8 (video)<br />

NICCOLÒ PAGANINI (1782-1840)<br />

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Parigi costituì una tappa privilegiata nei "tours" concertistici<br />

anche del grande violinista genovese Niccolò Paganini.<br />

Paganini si impose all'attenzione del pubblico e della critica<br />

romantica con uno strumento diverso dal pianoforte. Al<br />

pianoforte, sempre più apprezzato anche in una dimensione<br />

borghese del fare musica, Paganini oppose il violino e una tecnica<br />

strumentale che rivelò immediatamente come vi fossero ancora<br />

delle aree inesplorate nello studio di questo strumento. Ma ancor<br />

di più egli mostrò un'immagine nuova del virtuosismo<br />

strumentale che ebbe fortissime ripercussioni sui compositori<br />

romantici: egli svelò il significato dell'aggettivo “trascendentale”<br />

connesso alla parola virtuosismo.<br />

Con Paganini, la parola "trascendentale" significava trascendere<br />

dalle possibilità fonico-tecniche dello strumento, andare cioè al di<br />

là dei limiti fino allora noti della pratica esecutiva, sperimentando<br />

tecniche esecutive ed espressive nuove. E' solo in questa<br />

prospettiva che si spiega la dimensione "diabolica" di cui i suoi<br />

contemporanei si servivano per spiegare la sua musica, dimensione<br />

certo favorita dallo stesso compositore e dalla sua figura di uomo<br />

smilzo, pallido, pronto a sacrificarsi pur di enfatizzare l'aspetto<br />

spettacolare del concerto (è ben noto infatti che egli rompesse le<br />

corde del suo strumento in pubblico, spesso ferendosi il volto, fino<br />

a suonare servendosi di una corda sola). Ma più che queste<br />

concessioni verso il pubblico, compositori come Liszt (ma in seguito<br />

anche Brahms, Rachmaninov e tanti altri) furono attratti dal<br />

virtuosismo estremo dei suoi 24 "Capricci“ per violino solo<br />

(composti prima del 1817 e pubblicati nel 1820) l'opera che più di<br />

ogni altra rappresentò la forza rivoluzionaria della sua tecnica.<br />

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Ascolto<br />

manoscritto del Capriccio in la minore n.5<br />

Capriccio in la minore n. 5 Spartito<br />

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FRANZ LISZT (1811-1886)<br />

Una concezione del virtuosismo musicale del tutto simile a<br />

quella di Paganini si trova in Franz Liszt.<br />

Liszt ascoltò per la prima volta Paganini a Parigi e, per<br />

l'enorme impressione ricevutane, decise di realizzare<br />

consimili miracoli al pianoforte spingendo la tecnica pianistica<br />

ai suoi estremi limiti. Il risultato di questa ricerca tecnica è<br />

visibile in tutta la sua produzione pianistica, a partire dai 12<br />

"Ètudes d'exécution trascendante". Pubblicati originariamente<br />

nel 1826 come semplici esercizi, furono in seguito portati ad<br />

un livello tecnico eccezionale con la versione del 1839. In<br />

seguito, dato che quest'ultima versione presentava difficoltà<br />

abbordabili solo dallo stesso Liszt, il compositore ne approntò<br />

una nuova e più “facile” versione nel 1852.<br />

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I cicli pianistici – la musica a programma<br />

Riferimenti esterni alla musica si trovano a maggior ragione nei suoi cicli pianistici nei<br />

quali i singoli brani si ispirano ora ad aspetti del paesaggio, ora a espressioni dell'arte<br />

figurativa o letteraria. L'idea di raggruppare più brani in un unico ciclo narrativo prende<br />

corpo attorno al 1835-36 con la composizione "Album d'un voyageur", in cui i titoli già<br />

indicano l'intenzione di rappresentare musicalmente fatti, impressioni, paesaggi. Alcuni<br />

brani di questa raccolta, rielaborati fra il 1848 e il 1853 entrano a far parte del più vasto<br />

dei cicli lisztiani, le "Années de pèlerinage", che simbolicamente riflette aspetti e<br />

momenti di un'intera vita, dal '35, all'83, anno di edizione dell'ultimo volume.<br />

Le "Années" sono così suddivise:<br />

Primo anno<br />

Svizzera<br />

Cappella di Guglielmo Tell<br />

Al Lago di Wallenstadt<br />

Pastorale<br />

Alla fonte<br />

Orage<br />

Vallée d'Obermann<br />

Egloga<br />

Le mal du pays<br />

Le campane di Ginevra<br />

Secondo anno<br />

Italia<br />

Sposalizio (ispirato al quadro di Raffaello conservato alla pinacoteca<br />

di Brera)<br />

Il Pensieroso (riferito alla statua di Michelangelo sulla tomba di<br />

Giuliano de' Medici in S. Lorenzo a Firenze)<br />

Canzonetta del Salvator Rosa<br />

Tre Sonetti del Petrarca<br />

Après una lecture du Dante<br />

Fantasia quasi Sonata<br />

Supplemento al secondo volume degli Anni di Pellegrinaggio<br />

Venezia e Napoli<br />

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Terzo anno<br />

Angelus!<br />

Ai cipressi di Villa d'Este<br />

Trenodia<br />

Giochi d'acqua a villa d'Este<br />

Sunt lacrymae rerum<br />

Marcia funebre<br />

Sursum corda<br />

Fra i diversi volumi delle "Annés" appaiono altri cicli tra cui:<br />

Apparitions (1835)<br />

Consolations (1850)<br />

Armonie poetiche e religiose<br />

Le due Leggende (dedicate a S. Francesco d'Assisi e a S. Francesco da Paola)<br />

Disponendo più brani uno accanto all'altro in un'unica serie,<br />

Liszt dà alle espressioni della sua fantasia una forma che ne<br />

garantisce la solidità senza limitare il libero susseguirsi dei<br />

pensieri musicali all'interno di essa. Anche i cicli di Liszt sono<br />

ghirlande intrecciate attorno ad un unico pensiero di fondo,<br />

sono sequenze di brani ognuno dei quali si unisce agli altri per<br />

nessi profondi fatti di riferimenti, anticipazioni e ritorni.<br />

Benché sia invalso l’uso di eseguirne alcuni separatamente,<br />

ogni pezzo si completa e acquista il suo vero significato<br />

all'interno del ciclo. L'unità nella variazione -il fondamento<br />

costruttivo che sostiene tutto l'operare artistico di Liszt- nei<br />

cicli diventa anche principio ordinatore a livello di "Großform".<br />

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Simili riferimenti extra musicali sono presenti anche nei poemi sinfonici scritti<br />

durante il periodo di Weimar, cioè gli anni dal 1849 al 1861 e ispirati a poesie o a<br />

soggetti pittorici che rispondevano allo stesso tempo a predilezioni personali di Liszt e<br />

a tendenze molto vive nella cultura del tempo.<br />

I poemi sinfonici sono 13 (tra cui Mazeppa, Orfeo, I Preludi, Tasso. Lamento e trionfo),<br />

sono tutti in un solo tempo e per grande orchestra; ad essi si possono assimilare le<br />

due sinfonie che sono tali solo nel titolo mentre nella struttura musicale aderiscono<br />

completamente ai principi della musica a programma.<br />

Liszt giustificò così la presenza del programma:<br />

«Il musicista che trae ispirazione dalla natura, ma senza copiarla, traduce in suoni i<br />

più intimi misteri del suo destino. Egli pensa, sente, parla in musica; ma poiché il suo<br />

linguaggio, più arbitrario e meno definito di tutti gli altri, si piega ad una moltitudine<br />

di interpretazioni diverse [...] non è inutile quanto meno ridicolo, come si sente<br />

ripetere, che il compositore tracci con poche linee lo schizzo psicologico della sua<br />

opera, dica ciò che ha dovuto fare, e senza addentrarsi in spiegazioni puerili, in<br />

dettagli minuziosi, esprima l'idea fondamentale della sua composizione»<br />

Il programma è dunque necessario, perché la musica si esprime attraverso un<br />

linguaggio che per la sua indefinitezza e arbitrarietà, si presta ad innumerevoli<br />

interpretazioni; lo scopo principe del programma, allora, è di guidare, indirizzare<br />

l'ascoltatore nella giusta direzione interpretativa (funzione pedagogica del<br />

programma) ponendolo nella condizione di sintonizzarsi insieme col compositore in<br />

quella particolare sfera della conoscenza da cui egli ha attinto nell'atto creativo.<br />

Questa operazione poggia su un presupposto fondamentale: l'elevatezza del soggetto<br />

posto in musica e dei suoi riferimenti culturali. Si comprenderà bene, allora, perché il<br />

programma non potrà essere una banale descrizione del soggetto. Anzi, l'integrazione<br />

programma-soggetto musicato avverrà soltanto se l'essenza del programma stesso è<br />

poetica.<br />

Sotto questa luce ci accingiamo alla lettura del programma del poema sinfonico<br />

Orpheus:<br />

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«Una volta ebbi a dirigere l'Orfeo di Gluck. Durante le prove mi fu impossibile staccarmi<br />

dal punto di vista, toccante e sublime nella sua semplicità, da cui questo grande maestro<br />

ha considerato il suo soggetto, per riportarmi alla mente quell'Orfeo il cui nome plana<br />

così maestosamente e armoniosamente sui più poetici miti della Grecia. Ho rivisto nel<br />

pensiero un vaso etrusco della collezione del Louvre che rappresenta il primo poetamusicista<br />

in una veste stellata, la fronte cinta dalla banda misticamente regale, le labbra,<br />

da cui escono parole e canti divini, aperte e in atto di far risuonare energicamente le<br />

corde della sua lira con le belle dita lunghe e affilate. Mi è sembrato di vedere attorno a<br />

lui, come se lo stessi contemplando dal vero, le bestie feroci del bosco ascoltarlo rapite;<br />

gl'istinti brutali dell'uomo tacere, vinti; le pietre diventare molli: e i cuori piú duri bagnati<br />

da una lacrima avara e bruciante; gli uccelli canori e le cascate mormoranti sospendere<br />

le loro melodie; il riso e il piacere raccogliersi con rispetto davanti a quegli accenti che<br />

rivelavano all'umanità la potenza benefica dell'arte, la sua illuminazione gloriosa, la sua<br />

armonia civilizzatrice.<br />

L'umanità, benché guidata dalla più pura delle morali, istruita dai dogmi piú sublimi,<br />

illuminata dai fari più brillanti della scienza, messa in guardia dai filosofici ragionamenti<br />

dell'intelligenza, circondata dalla più raffinata delle civiltà, ancor oggi come allora e<br />

come sempre conserva dentro di sé istinti di ferocia, di brutalità e di sensualità, che l'arte<br />

deve intenerire, addolcire, nobilitare.<br />

Oggi come allora e come sempre, Orfeo, cioè l'Arte, deve spargere le sue onde<br />

melodiose, i suoi accordi vibranti come una luce dolce e irresistibile sugli elementi<br />

contrari che feriscono e fanno sanguinare l'anima di ogni individuo e il cuore stesso di<br />

tutta la società. Orfeo piange Euridice, simbolo dell'Ideale inghiottito dal male e dal<br />

dolore, che egli ha il permesso di strappare ai morti dell'Erebo, di fare uscire dalle<br />

tenbre cimmeriche ma che, ahimè, non saprà conservare su questa terra.<br />

Possano mai più tornare quei tempi di barbarie quando le passioni furiose, come<br />

menadi ebbre sfrenate, vendicandosi del disprezzo dell'arte per i loro piaceri grossolani,<br />

lo fanno perire coi loro tirsi portatori di morte e le loro stupide furie.<br />

Se avessi potuto formulare fino in fondo il mio pensiero avrei desiderato rendere il<br />

carattere serenamente civilizzatore dei canti e di tutte le opere d'arte, la loro soave<br />

energia, il loro augusto impero, la sonorità che nobilmente alletta l'anima, il loro<br />

ondeggiare dolce come la brezza dell'Eliso, il loro graduale alzarsi come vapori<br />

d'incenso, l'atmosfera diafana e azzurrata in cui avvolgono il mondo e l'intero universo<br />

come in una veste trasparente d'ineffabile e misteriosa armonia».<br />

08/05/2011<br />

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Ascolti<br />

Orpheus Spartito<br />

Anni di Pellegrinaggio (video)<br />

Le trascrizioni: Erlkonig (da Schubert – video)<br />

Studi d’esecuzione trascendentale<br />

Feux follets (video)<br />

n.10 in fa minore (video)<br />

Czardas Obstiné (su pianoforte Erard) Spartito<br />

SONATA IN SI MINORE<br />

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Nell’unica Sonata composta da Franz Liszt (1852-53) i 4 singoli movimenti tipici<br />

(Allegro– Adagio– Scherzo– Finale) diventano caratteri di tempo e caratteri espressivi<br />

amalgamati in un unico vasto movimento.<br />

Il mezzo usato per tenere unite le parti è la tecnica della trasformazione tematica: 4<br />

sono i temi (compaiono rispettivamente alle batt. 1, 8, 14, 105) che vengono sviluppati<br />

e combinati nelle forme più svariate (nell’es. si osserva la trasformazione del tema<br />

n.2).<br />

Sonata in si minore spartito Audio (foobar)<br />

08/05/2011<br />

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