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"crisi della ragione": il secondo dopoguerra di Vitaliano Brancati

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7<br />

esattamente <strong>il</strong> termine ut<strong>il</strong>izzato da Aleida Assman per definire un<br />

determinato uso del ricordo, le cui caratteristiche peculiari sarebbero<br />

l’appartenenza ad un gruppo (la Nazione), la selettività degli elementi del<br />

ricordo priv<strong>il</strong>egiati, l’eticità e l’orientamento verso <strong>il</strong> futuro. Di fronte alla<br />

volontà da parte <strong>della</strong> memoria ufficiale <strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare e cancellare <strong>il</strong><br />

passato, <strong>Brancati</strong> oppone l’importanza <strong>di</strong> una memoria che abbia funzione<br />

critica nei suoi confronti e che non ceda a nessuna seducente offerta <strong>di</strong><br />

archiviazione. Si passa così dalla « memoria involontaria » alla « memoria<br />

volontaria 17 ».<br />

Gli intellettuali italiani, per ingraziarsi i politici che vogliono una<br />

nazione forte e “unita”, si “uniscono” in una stucchevole esaltazione <strong>di</strong> se<br />

stessi, delle proprie opere, <strong>della</strong> tra<strong>di</strong>zione, <strong>della</strong> storia ecc., con l’effetto<br />

d’indebolire <strong>il</strong> pensiero <strong>della</strong> Nazione e quin<strong>di</strong> la Nazione stessa. Parecchi<br />

hanno colto lesti un’occasione che visib<strong>il</strong>mente aspettavano da tempo, e si<br />

sono messi a pre<strong>di</strong>care : “Basta col fascismo ! Quel che è stato è stato !<br />

Non parliamone più !” e s’affrettano a voltare una pagina in cui per<br />

vent’anni abbiamo scritto minutamente tutte le nostre giornate. Ora noi<br />

siamo stati, nei tempi <strong>di</strong> ferocia, e siamo ancora oggi, per <strong>il</strong> partito <strong>di</strong><br />

conc<strong>il</strong>iarci subito fra noi italiani, ma non per quello <strong>di</strong> conc<strong>il</strong>iarci subito<br />

con noi stessi. Questo lungo peccato può compensarci dei danni che ha<br />

arrecato solo col fornirci lungamente materia <strong>di</strong> rimorsi, me<strong>di</strong>tazioni,<br />

memorie e dunque <strong>di</strong> moralità, f<strong>il</strong>osofia, poesia ecc 18.<br />

La memoria pertanto non deve lasciare <strong>il</strong> passato fuori dalla poesia,<br />

può salvarlo dall’oblio 19 . Sempre la Assman ha ricordato che quello <strong>della</strong><br />

17<br />

Cfr. Antonio Di Grado, L’orologio <strong>di</strong> <strong>Brancati</strong>. Spazio e tempo a Natàca, in Paolo Maria.<br />

Sipala (a cura <strong>di</strong>), <strong>Vitaliano</strong> <strong>Brancati</strong> nella cultura europea, Atti del convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>,<br />

settembre 1986, poi in Antonio Di Grado, Espressionismo e altro Novecento, Catania,<br />

Maimone, 1988. Sulla pertinenza <strong>della</strong> definizione <strong>di</strong> « memoria volontaria » in riferimento<br />

a <strong>Brancati</strong> si veda per intero <strong>il</strong> capitolo dal titolo La memoria volontaria in Massimo<br />

Sch<strong>il</strong>irò, Narciso in Sic<strong>il</strong>ia. Lo spazio autobiografico nell’opera <strong>di</strong> <strong>Vitaliano</strong> <strong>Brancati</strong>,<br />

Napoli, Liguori, 2001.<br />

18<br />

<strong>Vitaliano</strong> <strong>Brancati</strong>, Riperderemo <strong>il</strong> tempo perduto ?, in Opere II, cit. p. 1701. Corsivi<br />

nostri.<br />

19<br />

In anticipo sul Gadamer <strong>di</strong> Verità e metodo, <strong>Brancati</strong> intuisce <strong>il</strong> carattere profondamente<br />

spirituale <strong>della</strong> scrittura, <strong>della</strong> superiorità <strong>della</strong> scrittura come me<strong>di</strong>atore <strong>della</strong> memoria.<br />

« La tra<strong>di</strong>zione scritta […] appena sia letta e decifrata, è così pienamente un fatto spirituale<br />

che ci parla come qualcosa <strong>di</strong> presente », in Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo, a cura<br />

<strong>di</strong> Gianni Vattimo, M<strong>il</strong>ano, Bompiani, 1992 [1972, Fratelli Fabbri ; Wahrheit und

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