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"crisi della ragione": il secondo dopoguerra di Vitaliano Brancati

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11<br />

l’azione. Penosa ubriachezza: lo stato in cui essa riduce l’Europeo è <strong>il</strong> più<br />

repugnante che si possa immaginare 27.<br />

<strong>Brancati</strong> ha ragione. Alla ricerca delle tappe fondamentali che hanno<br />

portato alla definitiva “<strong>crisi</strong> del senso”, la sua si rivela essere una puntuale<br />

analisi <strong>di</strong> f<strong>il</strong>osofia <strong>della</strong> storia e <strong>il</strong> riferimento a Leopar<strong>di</strong> pare confermarlo.<br />

Tant’è che le sue intuizioni trovano riscontro precisamente in Hegel, che<br />

proprio in apertura <strong>della</strong> Fenomenologia dello spirito considerava come<br />

segni inequivocab<strong>il</strong>i del travaglio del “nuovo”, «<strong>di</strong> un qualche cosa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verso che è in marcia», proprio «la fatuità e la noia che invadono ciò che<br />

ancora sussiste» 28 . Ma se <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo tedesco ritrovava nell’opera poetica e<br />

f<strong>il</strong>osofica <strong>di</strong> Hölderlin una tensione verso <strong>il</strong> nuovo, foriera delle tracce <strong>di</strong><br />

una futura «piena struttura del nuovo mondo», viceversa, per <strong>il</strong> Leopar<strong>di</strong><br />

rivisitato da <strong>Brancati</strong>, non esiste progresso né futuro. Nel Colombo<br />

leopar<strong>di</strong>ano, « fatuità e noia » sono in<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> evanescenza dei limiti del<br />

mondo, e dunque <strong>della</strong> moltiplicazione degli orizzonti del mondo e <strong>il</strong> suo<br />

Colombo viaggia esclusivamente per <strong>il</strong> piacere bruto dell’azione. La<br />

tensione positiva verso <strong>il</strong> “nuovo” che per Hegel caratterizzava ancora<br />

l’epoca <strong>di</strong> Hölderlin e Leopar<strong>di</strong>, non agisce sul Colombo brancatiano, che<br />

<strong>di</strong>viene l’emblema « dell’uomo europeo che rinuncia ad avere nelle sue<br />

azioni uno scopo intellettuale ». Con lui « <strong>il</strong> male è già cominciato 29 ».<br />

Per <strong>Brancati</strong> Europa e intelligenza sono sempre state la stessa cosa:<br />

fino a quando l’Europa ha avuto l’orgoglio <strong>di</strong> questa identità è stata se<br />

stessa. Ma a un certo punto l’assolutezza <strong>di</strong> questo teorema viene messa in<br />

<strong>di</strong>scussione e con esso m<strong>il</strong>lenni <strong>di</strong> storia <strong>della</strong> cultura europea cominciano a<br />

vac<strong>il</strong>lare. Di fronte a un presente <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzioni, <strong>Brancati</strong> volge lo sguardo al<br />

passato alla ricerca degli « infausti segni » <strong>della</strong> decadenza dello spirito e<br />

dell’intelligenza europei. Risale in<strong>di</strong>etro fino all’epoca me<strong>di</strong>evale e vi<br />

rintraccia l’atto <strong>di</strong> nascita dello spirito europeo, consistente in primo luogo<br />

« nel desiderio <strong>di</strong> inciv<strong>il</strong>irsi e inciv<strong>il</strong>ire, <strong>di</strong> rendersi conto, <strong>di</strong> camminare e<br />

correre, non allo scopo <strong>di</strong> sudare, ma a quello <strong>di</strong> portare gli occhi e la mente<br />

nei luoghi più <strong>di</strong>sparati del mondo 30 ». Queste virtù erano tenute in massimo<br />

conto all’epoca <strong>di</strong> Dante. Infatti, a quel tempo,<br />

27<br />

<strong>Vitaliano</strong> <strong>Brancati</strong>, La guerra contro la ragione, in Opere II, cit. p. 1687.<br />

28<br />

Georg W<strong>il</strong>helm Friedrich Hegel, Fenomenologia dello spirito, Firenze, La Nuova Italia,<br />

1963, pp. 8-9.<br />

29<br />

<strong>Vitaliano</strong> <strong>Brancati</strong>, Due viaggi, in Opere II, cit. p. 1681.<br />

30 Ivi p. 1678.

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